12 gennaio 2014
aereo emirates tra milano e dubai
ho avuto il visto e subito dopo il biglietto aereo.
come al solito: anzi no.
la stessa sottile eccitazione nel guardare la mail, l’aeroporto di partenza, gli orari, i cambi, e l’idea che spezzerò per un po’ la catena di eventi che si chiama normalità, qualunque cosa voglia dire . ma questo biglietto è diverso dagli altri, molto diverso. non prevede un ritorno.
facciamo un passo indietro: 2013 anno lavorativo deludente. prima partenza per circa 20 giorni verso doha, qatar, per un paio di lavori, durante i quali mi viene proposto un lavoro vero a dubai. accetto.
in verità il biglietto non è solo fino a dubai: si parte con un lavoro a riyadh, arabia saudita. che vuol dire visa difficile da ottenere. che vuol dire andare a roma, all’ambasciata, preparare documenti, fare foto, cercare informazioni. che vuol dire non pensare davvero a quello che sta accadendo: sto mettendo 6000 km tra me e la mia famiglia, la mia storia finora, tutto ciò che mi stava a cuore fino a ieri. lo inizio a realizzare solo in serata quando la separazione è imminente. il dolore inizia a farsi sentire. con la paura per questo salto nel buio. con le lacrime di mio padre che mi accompagna all'aeroporto.
non è un viaggio come gli altri.
e' il bisogno a muovermi prima di tutto, il bisogno di soldi e di uscire dallo stallo, di togliermi il peso di un lavoro che era diventato triste e insoddisfacente. scappo perchè mi sento senza prospettiva. ma a voi e a mio figlio cercherò di raccontarlo come fosse un'avventura in luoghi esotici pieni di frutti meravigliosi e misteriosi.
10 giorni dopo
“sorpresi donne a sciogliersi i capelli...” (cit.) infatti uscendo dall'arabia saudita molte donne in aereo si liberano dell'abito nero tradizionale per un look più occidentale
terminata l’esperienza saudita eccomi sul volo ek820, che tra 1 ora esatta atterrerà a dubai.
e ora? non so quasi nulla di cio che mi sta per accadere, ma il viaggio come spesso mi è accaduto lenisce lo stato di ansia della partenza… hey ho let’s go… guardo il mio tatuaggio, cerco di ricordare chi sono e mi preparo all’atterraggio.
perchè ormai lo sanno tutti... il problema non è la caduta ma l'atterraggio. “allacciate le cinture...”