Creato da littlelone il 06/02/2014

anarchy in UAE

le avventure di un espatriato

 

 

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il magazzino - una giornata tipo

Post n°7 pubblicato il 10 Aprile 2014 da littlelone
 
Foto di littlelone

in questo periodo, nonostante metta la sveglia alle otto mi alzo mediamente alle sette. la sera collasso sul divano verso le undici (se va bene...) e la mattina fa un caldo dannato. doccia colazione vestiti, tutto un po' di corsa, cercando di anticipare il mio coinquilino slovacco. mentre consumo il mio caffè con yogurt e muesli biologico l'odore o la sola vista di uova wurstel pancetta cipolle tonno senape e ketchup mi sturba. soprattutto se mischiati insieme. ma il ragazzo è continentale (nel senso che viene da un altro continente culinario) ed è un ottimo coinquilino, quindi non ho nemmeno una chance di lamentarmi.

alle nove, puntuali se no si incazza, ma a volte si incazza lo stesso anche se siamo puntuali, ci viene a prendere sukumar, il nostro prode driver indiano, con un pickup 5000 di cilindrata, scomodo come una cassapanca, se ti devi sedere dentro. all'esterno ci sono ormai sempre più di 30 gradi la mattina. in questo simpatico mezzo di trasporto sono possibili due modalità: vapoforno (senza AC) con temperature vicine a quelle necessarie a fondere il metallo oppure penguins mode, 13 gradi con il 3% di umidità. in entrambi i casi tossisco. la radio non posso toccarla perchè suku la mattina ascolta i risultati del cricket e il notiziario sulla radio indiana di dubai, preferibilmente a volume intollerabile. non accetta mediazioni perchè il mezzo è "suo".  puntualmente nel suo indiglese non proprio chiarissimo, dopo la seconda rotonda, inizia a lamentarsi. spesso non lo ascolto, ma nonostante questo nei giorni ho notato la ciclicità degli obiettivi principali della sua perpetua collera oltre a noi due: una squadra avversaria alla sua nel campionato di cricket, il caldo cocente che arriverà da qui a poche settimane, il traffico per i primi due minuti, dedica poi gli altri 26 del nostro viaggio a bestemmiare contro il nostro warehouse manager, che poi vuol dire capomagazziniere. per rispettare la sua privacy  lo chiamerò tommasobuscetta (cit.) e devo dire che mi sta tutto sommato simpatico. tutti hanno paura di lui perchè lievemente portato alla delazione. è un signore  libanese, vanaglorioso ("gli italiani di sgm hanno fatto le foto al magazzino perchè non avevano mai visto tanti proiettori in così poco spazio"... forse perchè ne volevano ridere con i colleghi di come li hai ammucchiati?), senza la minima idea di cosa siano le cose che abbiamo ma preciso puntiglioso e attento. ho deciso che mi sta simpatico perchè nei primi tempi mi ha invitato a casa sua facendomi usare la sua wi fi per chiamare lorenzo, e perchè l'ultima volta che ho detto quello che pensavo a un datore luci infame ("andareatempoenonagitarequeiquattromotorizzatianzichèfartiicazzimiei?") ne ho pagato le conseguenze. che io lo saluti credo faccia imbestialire ulteriormente il collerico suku, ma il fatto che non usi brillantina per i capelli aumenta la mia stima per lui da 1 a 2.

oltre l'ufficio di tommasobuscetta c'è il laboratorio, che mi attrae tantissimo perchè ha attrezzi che nemmeno potrei sognare di comprarmi, ma a cui non sono ammesso. saluto ogni giorno senza ottenere altro che un grugnito. si può accedere solo col passaporto delle filippine, altrimenti nisba, non rilasciano nemmeno visti turistici, "forà dai bal 'sti stranieri". imbocco quindi la via del magazzino dell'audio. si entra senza passaporto, all'ingresso si becca un po' di wi fi, e non si è sotto gli occhi di tommasobuscetta quindi ci trovo spesso tutta la manodopera nepalese, o i ragazzi delle luci (per lo più pakistani e indiani che condividono i bauli fregandosene delle dispute sul kashmir, al massimo discutono di cricket anche loro), e i "miei" filippini. delle molte e varie nazionalità presenti sono certamente il gruppo più numeroso e fortunatamente non tutti mi odiano. anche perchè in assenza di wi fi usano la connessione dati del mio telefono e non gli rompo le palle quasi mai. mi accerto che maya l'uccellino mascotte (in realtà sono svariati ma hanno un nome collettivo) ci sia sempre e che i gatti non abbiano fatto vittime tra i suoi piccoli riempiendo di cadaverini il magazzino, come è capitato. la natura non è affatto cruelty free!

se la giornata non è molto impegnativa, come inizia ad accadere spesso da quando è arrivata la primavera, il mio primo compito è accendere la musica, sulle mie bellissime genelec 1030 (marca e modello di casse) uguali a quelle che avevo anni fa e che ho ceduto allo studio "greenfog". stamattina ascoltavo "l'inverno della civetta" suonato, prodotto, mixato lì, e penso che mattia è diventato proprio bravo a fare il fonico. questo disco credo sia una delle cose più interessanti nella scena musicale genovese di questo periodo e mi sarebbe piaciuto farne parte. penso anche all'altro studio dove ho seminato materiale oltre a una quantità discreta di amore ed energia... (alla fine lo avete chiamato marmeria?)... da lì uscirà la roba più nuova e interessante dei prossimi dieci anni. quando mi manca genova sono felice di ascoltare quello che fanno mattia o martino e respirare aria di casa. la musica la scelgo solo io perchè dopo aver sentito 100 volte la breve playlist superpop che alterna bobmarley a gruppi filippini dei ragazzi putroppo mi si sono straziate le palle. democraticamente cerco di passare dall'hiphop (loux, sanguemisto, corveleno, piomboatempo, eminem) ai beatles, da johnmayer ai sicktamburo, senza trascurare spiraltribe e morricone, secondo l'umore del momento. 

il nostro magazzino è nell'industrial area 18 di sharjah, isolata stile area 51. non c'è acqua o cibo nel  raggio di chilometri, se si esclude il benzinaio che smazza ottimi succhi di frutta. quindi ciascuno di noi si porta il pranzo da casa. quindi la sala cibo è luogo divertente e  variegato. gli indiani mangiano con le mani, anzi solo con la destra, cibi piccantissimi e colorati, mentre i filippini accoppiano al riso carne pesce verdure o maiale, anche contemporaneamente, l'importante è che ci sia il riso. il mio amico slovacco non essendo un cuoco sopraffino (forse lo avevate già capito) preferisce il cibo che l'home delivery gli ha consegnato la sera prima, qualunque esso sia. il greco mangia insalata greca, sempre. tommasobuscetta e "l'unto del signore", che proviene dalla giordania, vivendo con la famiglia hanno sempre delle "schisciette" luculliane preparate verosimilmente dalle mogli. i nepalesi mangiano per conto loro. il profumo è buono. io alterno insalate di pasta a insalate non di pasta. considerato che siamo tutti maschi tra i 20 e i 40 anni il livello medio del cibo è sorprendentemente alto.

qui persino il dopopranzo è su base etnica: i filippini vanno a nescafè, io ho il termos col caffè vero, gli indiani si fanno il the e masticano tabacco, simile a quello che sniffano i ragazzi nepalesi (credo sia una roba legale comunque) che ha un colore molto più chiaro e la cui provenienza mi è oscura... non me l'hanno mai offerto, nonostante i miei timidi tentativi, ma quando succederà vi racconterò cosa diavolo sia.  

dalle quattro in poi la già poca voglia di lavorare generalizzata va a nanna, quindi nessuno fa più una beata mazza. tommasobuscetta da questo orario ha autorizzato attività varie: dal lavaggio macchine (la sua, a cui tiene moltissimo, in primis) allo sport.  tramite votazione plebiscitaria è stato scelto il basket, forse per via del voto compatto della lobby filippina. non so per quale ragione ma sono tutti dei piccoli michael jordan, forse lo hanno imparato a scuola. quando il basket e il lavaggio macchine coincidono nascono problemi di convivenza. io non gioco, sono molto scarso e quindi non amo il basket, e in quei frangenti spesso abbandono lo studio, a cui cerco di dedicare almeno un paio di ore al giorno, a favore dei romanzi sul mio kindle.

in questi giorni ho letto tretrecinque, il (primo?) libro di ivano fossati. inizialmente l'impressione è stata quella di una prova assolutamente al di sotto delle aspettative (alte, molto alte): la storia di vic vincenti mi sembrava una mezza cagata. mentre leggevo mi sono però reso conto che quel bastardo, senza chiedere il mio permesso ha messo su carta proprio i miei pensieri, nascosti dietro un centinaio di pagine (sarà stato il 50% del file sul kindle!) che sembravano inutili, ovviamente meglio di come io sarò mai capace di fare. è la storia di una persona che segue una strada obliqua, non è guidato da una grande passione ma la sua esistenza è percorsa da forze differenti, a volte contrastanti, che lo portano in giro per il mondo. inutile dire che per alcune cose mi sembrava di leggere un'allegoria della mia vita.

l'ultima mezz'ora è la noia. si chiude tutto mentre gli altri aspettano di timbrare il cartellino (io non lo ho!), in un momento altamente fantozziano, prima della fuga verso il traffico che porta a casa... con sottofondo di radio e lamentazioni conseguenti ovviamente!

http://www.rockit.it/linvernodellacivetta/album/linverno-della-civetta/24909

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