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Creato da parsival51 il 19/02/2009
briganti o rivoluzionari
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AUSCHWITZ? NO........SOLDATI MERIDIONALI DEPORTATI E STERMINATI NELLA FORTEZZA DI FENESTRELLE IN PIEMONTE
La prima pulizia etnica della modernità occidentale operata sulle popolazioni meridionali detta Legge Pica, promulgata dal governo Minghetti “…per la repressione del brigantaggio nel Meridione”
Questa legge istituiva, sotto l’egida savoiarda, tribunali di guerra per il Sud ed i soldati ebbero carta bianca, le fucilazioni, anche di vecchi, donne e bambini, divennero cosa ordinaria e non straordinaria. Un genocidio la cui portata è mitigata solo dalla fuga e dall’emigrazione forzata, nell’inesorabile comandamento di destino: “O brigante o emigrante”
Lemkin, che ha definito il primo concetto di genocidio, sosteneva: “….genocidio non significa necessariamente la distruzione immediata di una nazione…esso intende designare un piano coordinato di differenti azioni mirati a distruggere i fondamenti essenziali della vita dei gruppi nazionali….
Migliaia i soldati dell’esercito borbonico massacrati nel lager di Fenestrelle in Piemonte . guardate la foto..... la memoria riporta subito ad Auschswitz. E invece no. Non c’erano le camere a gas? I prigionieri, portati al Nord con quattro stracci addosso, a 2000 metri d’altezza, venivano gettati nella calce viva.
Nell’agosto del 1862 i paesi del SUD in rivolta contro l’invasione italiana erano 1.500 e fu dichiarato lo stato d’assedio e legge marziale, inizia violenta e dura la repressione dei paesi liberati dai partigiani Borbonici.
La guerra di conquista durò oltre il 1880 e causò al Regno delle Due Sicilie 1.000.000 di morti, centinaia di paesi rasi al suolo, 500.000 prigionieri politici, l’intera economia distrutta e la diaspora di molte generazioni.
Il Piemonte/Italia ebbe oltre 23.000 morti il doppio di quelle subite in tutte le sue sedicenti guerre d’indipendenza.
Le atrocità compiute, ancora secretate per la vergogna, impedendo così l’imputazione di genocidio, primeggiano su quelle naziste e competono con quelle giacobine rivoluzionare in Vandea (1793), quando cuocevano a vapore anche preti e suore.
fonte ...terni magazzine
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"Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l'Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d'infamare col marchio di briganti" (Antonio Gramsci in "Ordine Nuovo", 1920).
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Naturalmente era necessario avere un supporto legale al massacro che si stava compiendo e di strumenti per continuare a reprimere .....ed ecco che nel 1863 viene approvata la più volte citata Legge Pica.....
prestare attenzione in particolare all'articolo 7....... ne stiamo pagando ancora le conseguenze
Il N. 1409 della Raccolta ufficiale delle Leggi e dei Decreti del Regno d'Italia contiene la seguente legge:
VITTORIO EMANUELE II
PER GRAZIA DI DIO E PER VOLONTÀ DELLA NAZIONE
RE D'ITALIA
Il Senato e la Camera dei deputati hanno approvato,
Noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue:
Art. 1. Fino al 31 dicembre corrente anno nelle Provincie infestate dal brigantaggio, e che tali saranno dichiarate con Decreto Reale, i componenti comitiva o banda armata composta almeno di tre persone, la quale vada scorrendo le pubbliche vie o le campagne per commettere crimini o delitti, ed i loro complici, saranno giudicati dai Tribunali Militari, di cui nel libro II, parte II del Codice Penale Militare, e con la procedura determinata dal capo III del detto libro.
Art. 2. I colpevoli del reato di brigantaggio, i quali armata mano oppongono resistenza alla forza pubblica, saranno puniti colla fucilazione, o co' lavori forzati a vita concorrendovi circostanze attenuanti. A coloro che non oppongono resistenza, non che ai ricettatori e somministratori di viveri, notizie ed ajuti di ogni maniera, sarà applicata la pena de' lavori forzati a vita, e concorrendovi circostanze attenuanti il maximum de' lavori forzati a tempo.
Art. 3. Sarà accordata a coloro che si sono già costituiti o si costituiranno volontariamente nel termine di un mese dalla pubblicazione della presente legge la diminuzione da uno a tre gradi di pena. Tale pubblicazione dovrà essere fatta per bando in ogni Comune.
Art. 4. Il Governo avrà pure facoltà, dopo il termine stabilito nell'articolo precedente, di abilitare alla volontaria presentazione col beneficio della diminuzione di un grado di pena.
Art. 5. Il Governo avrà inoltre facoltà di assegnare per un tempo non maggiore di un anno un domicilio coatto agli oziosi, a' vagabondi, alle persone sospette, secondo la designazione del Codice penale, non che ai camorristi, e sospetti manutengoli, dietro parere di Giunta composta del Prefetto, del Presidente del Tribunale, del Procuratore del Re, e di due Consiglieri Provinciali.
Art. 6. Gl'individui, di cui nel precedente articolo, trovandosi fuori del domicilio loro assegnato, andranno soggetti alla pena stabilita dall'alinea 2 dell'articolo 29 del Codice Penale, che sarà applicata dal competente Tribunale Circondariale.
Art. 7. Il Governo del Re avrà facoltà di istituire compagnie o frazioni di compagnie di Volontari a piedi od a cavallo, decretarne i regolamenti, l'uniforme e l'armamento, nominarne gli ufficiali e bassi ufficiali ed ordinarne lo scioglimento. I Volontarii avranno dallo Stato la diaria stabilita per i Militi mobilizzati, il Governo però potrà accordare un soprassoldo, il quale sarà a carico dello Stato.
Art. 8. Quanto alle pensioni per cagione di ferite o mutilazioni ricevute in servizio per la repressione del brigantaggio, ai Volontari ed alle Guardie Nazionali saranno applicate le disposizioni degli art. 3, 22, 28, 29, 30 e 32 della Legge sulle pensioni militari del 27 giugno 1850. Il Ministero della Guerra con apposito regolamento stabilirà le norme per accertare i fatti che danno luogo alle pensioni.
Art. 9. In aumento del Capitolo 95 del bilancio approvato pel 1863, è aperto al Ministero dell'Interno il credito di un milione di lire per sopperire alle spese di repressione del brigantaggio.
Ordiniamo che la presente, munita del Sigillo dello Stato, sia inserita nella raccolta ufficiale delle Leggi e de' Decreti del Regno d'Italia, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato.
Dat. a Torino addi 15 Agosto 1863.
VITTORIO EMANUELE
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Il brigantaggio, che trova le sue radici in una società caratterizzata da profonde differenziazioni economiche sociali, non è stato un male endemico solo delle province più povere del su Italia .
Esso è un fenomeno universale che, pur presentandosi sotto forme e aspetti diversi è sempre rivolto contro il potere costituito da parte di chi si oppone al sistema,; è l’endemica protesta dell’ OPPRESSO e del POVERO ; è la manifestazione di vendetta e di odio contro tutti i torti subiti in una società in cui la GIUSTIZIA, feroce e severa nei confronti del povero , è sempre pronta a minimizzare ed ad ignorare gli arbitri e gli illeciti dei potenti.
E a volte, quando non è soltanto la protesta del povero e dell’oppresso , è anche un movimento che opera contro il Sistema per REALIAZZARE UN MONDO DIVERSO.
Poiché il Brigantaggio è stato questo, ci spieghiamo perché chi detiene il potere ha sempre avuto solo interesse a reprimerlo nelle sue forme esteriori ignorandone sempre le cause.
SCOPRIRE LE CAUSE E INDIVIDUARNE LE ORIGINI E’ LA CONDANNA AL SISTEMA.
Ma il brigantaggio cos’è stato? Un movimento politico o una rivolta degli oppressi e diseredati.
Movimento politico quando i popolani difendono i paesi contro l’occupazione da parte di eserciti stranieri ; Movimento e lotta sociale quando si insorge contro i metodi e sistemi difesi da una classe dirigente che nega al popolo ogni diritto e ne ignora i bisogni e le loro legittime aspirazioni.
E il non aver analizzato le cause, il non aver analizzato i motivi del brigantaggio politico e sociale sono alla base della irrisolta QUESTIONE MERIDIONALE i cui mali, ancora sotto gli occhi di tutti sono conseguenza della politica seguita dai vari governi.
E ancora oggi, in forme diverse , ma con l’obiettivo primario di proteggere le classi dominanti che si operano scelte , ambientali, sociali e politiche che affossano sempre di più il popolo .
E come allora il popolo si organizza………………………
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È cosa comune che la storia viene scritta sempre dai vincitori e sicuramente non fanno eccezione le vicende che caratterizzarono la sanguinosa conquista piemontese del Sud Italia. Tali vicende pur essendo tuttora oggetto di trattazioni sono viste sempre e comunque dalla parte degli “unificatori" con un sistematico affossamento di documenti e verità comprovanti avvenimenti lontani da quanto raccontato dalla storia ufficiale.
Ne è prova evidente la grande quantità di foto, cartelle ed atti di ogni genere relativi al brigantaggio che, dopo 136 anni, sono ancora considerati segreti di stato e, pertanto, sistematicamente preclusi ad ogni consultazione. Certo é che non si possono ricostruire avvenimenti storici di un paese libero e democratico, quale si definisce l'Italia, sottraendo elementi sicuramente fondamentali alla ricerca della verità.
Le dimensioni della guerriglia appaiono evidenti in questa carta militare del 1862, nella quale i punti indicano la presenza delle formazioni ribelli. Da notare l'attività a ridosso del confine dello Stato della Chiesa e la completa assenza di guerriglieri in Sicilia. Il rilevamento, effettuato dai servizi informazione dell'esercito piemontese, fu considerato "riservato" al fine di non rendere di dominio pubblico l'enormità della rivolta delle popolazioni meridionali considerata, ancora fino a qualche tempo fa, un "fenomeno isolato di malavita organizzata" e privo di ogni significato politico. Su questa carta furono studiate le zone militari previste nella proclamazione dello stato d'assedio del 25 aprile 1862.
FORZE IN CAMPO NEL 1862
ESERCITO PIEMONTESE
- 120.000 uomini, metà della forza nazionale, dislocati dalla Campania alla Sicilia divisi in:
- 52 Reggimenti di Fanteria;
- 10 Reggimenti di Granatieri;
- 5 Reggimenti di Cavalleria;
- 19 Battaglioni di Bersaglieri;
Inoltre agli uomini dell'Esercito vanno sommati
- 7.489 Carabinieri
- 83.927 Militi della Guardia Nazionale
In totale le forze impegnate nella repressione della resistenza antiunitaria erano:
211.416
GUERRIGLIERI MERIDIONALI
- 135.000 uomini male armati, divisi in 488 bande scoordinate tra di loro e composte ognuna dai 5 ai 900 guerriglieri.
- Ad essi vanno aggiunti i contadini ed i piccoli possidenti terrieri che rifornivano ed informavano gli uomini in armi, le popolazioni che si sono più volte ribellate in massa all'occupazione militare piemontese.
LA CARTA DELLA REPRESSIONE
Con la proclamazione dello stato d'assedio, avvenuta il 25 aprile 1862, la resistenza antiunitaria delle popolazioni meridionali fu dichiarata ufficialmente illegittima, di conseguenza si avviò una repressione politico-militare tra le più spietate della storia moderna. Nel Sud fu schierato il grosso dell'esercito piemontese che nella sua pesante azione repressiva non esitò a violare i più elementari diritti. Torture, processi sommari, carcere, lavori forzati, evacuazioni, fucilazioni di massa, incendi e la distruzione di ben 41 paesi, furono gli effetti di una sporca guerra che vide in campo un intero esercito contro la popolazioni del Sud Italia. Lo schieramento militare dì occupazione fu diviso tra i vari comandanti generali, cosi come riportato su questa carta illustrativa dell'esercito piemontese del 1863.
GUERRIGLIERI ED OPPOSITORI POLITICI UCCISI E
DETENUTI TRA IL 1861 ED IL 1872
GUERRIGLIERI UCCISI
- CADUTI IN COMBATTIMENTO: 154.850
- FUCILATI O MORTI IN CARCERE: 111.520
- TOTALE DELLE PERDITE: 266.370
GUERRIGLIERI CONDANNATI
- ALLA DETENZIONE: 328.637
- ALL'ERGASTOLO: 10.760
TOTALE DEI DETENUTI: 339.397
GUERRIGLIERI CONDANNATI
- DOPO UN PROCESSO: 19.850
- SENZA PROCESSO: 479.000
- TOTALE DETENUTI POLITICI: 498.850
SOLDATI PIEMONTESI UCCISI TRA IL 1861 ED IL 1872
NELLA REPRESSIONE DELLA GUERRIGLIA
- CADUTI IN COMBATTIMENTO: 21.120
- MORTI PER MALATTIE O PER FERITE: 1.073
- DISPERSI O DISERTORI: 820
- TOTALE DELLE PERDITE: 23.013
non era certo una lotta contro bande filo borboniche , ma un massacro sistematico contro un popolo eche insieme allo smantellamento di una fiorente industria ha portato a emigrazione, sfruttamento, clientelismo, camorra...e gli volgiamo ancora chiamare Briganti o vogliamo usare le parole del procuratore Ravot che scriveva al generale Sacchi nel 1868"...il brigantaggio è un reato sui generis da non potersi confondere coll'associazione di malfattori. Di tali associazioni ve ne hanno dappertutto, ma non minano la base della società: il brigantaggio invece è una vera setta costituita per rovesciare l'ordine, per conseguire in fatto il comunismo dei beni che non si osa di proclamare apertamente.
Il brigantaggio è una potenza che spiega influenza in tutti gli ordini sociali e là ha i suoi sudditi, i suoi impiegati in ogni uomo che mancante di mezzi o di animo pravo ha bisogno di esser sostenuto, o vuole arricchirsi, o vendicarsi a danno dei suoi simili...in questi mesi, dopo votata la legge d'imposta sul macinato ebbesi una recrudescenza del brigantaggio.
Vedranno i nostri rappresentanti quando sarà troppo tardi, ed allora voteranno le leggi eccezionali...col colonnello Milon ...siamo d'accordo per abbattere il colosso, procederemo sempre d'accordo e spero che riuscirà nell'intento...l'azione deve essere un poco lenta in principio fino a potersi orizzontare bene, poi celere, energica, forte. Ed è questo il sistema adottato per non compromettere l'operazione...".
La storia la scrive chi vince..... cambiare tutto per non cambiare niente ...e la storia si ripete e la CASTA da combattere e sempre la stessa.....
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