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« in ogni pensiero di teè così strano sentirsi a casa »

posso parlare con te qui dove non mi senti

Post n°131 pubblicato il 02 Novembre 2013 da andrea_firenze
 

posso parlare con te qui dove non mi senti, dove non ti vedo e so che non mi ascolti. Non saprei farlo altrimenti; non riuscirei a non toccarti, a non fare ciò che mi verrebbe naturale fare. Io so tutto di te e non ho bisogno di chiarimenti; sono con te ogni giorno in una forma più bella della realtà, in un modo che non ha bisogno di persuasione, che è solo mio e che non mi va di comunicare. Nei momenti più impensati passo in rassegna le cose infondo banali che abbiamo fatto insieme. Sono come le mille parti andate perdute del meccanismo di un orologio antico impossibile da riparare, ognuna così particolare, insieme semplice e complessa, che non sapresti attribuirle una funzione ma che sai essere necessaria. L'unica verità è la nostalgia del desiderio ed io cerco di proteggerla dalle ombre che nascono inevitabilmente da troppe spiegazioni. Non saresti più viva come ti vedo adesso e finiremmo per storpiare ciò che è stato. Vedi, non è lo stesso eppure è lui il gatto acciambellato sul ventre di mia nonna che, con cattiveria, lasciavo per ore, sola, sul divano del salotto, con al minimo l’audio della televisione. Mia nonna è morta eppure per questo è veramente mia nonna e per quel ricordo, ed io, che ero al suo fianco, con una maglia color salmone, i brufoli in faccia dei diciassette anni ed i ricci biondi, non sono più io stesso; mentre lei, che in realtà era l'altra, inespressiva e bianca come un pupazzo, adesso continua ad essere la stessa nonna che è morta. Loro hanno smesso di essere qualcos'altro e senza saperlo sono nate in me come una cosa indubitabile, mischiate in un nodo che non si può esprimere. Sai, alla fine avevo davvero creduto che fosse una cosa speciale, e che, del tutto inaspettata, fosse capitata a me proprio per il fatto che ero colui che non l'avrebbe mai creduta. Mi piace continuare ad ingannarmi così, e che quell'emozione resti nel pensiero così come è stata una volta, anche se si è subito disillusa. Quello che siamo, lo siamo diventati per caso, come qualunque cosa che la guardi e non collima con se stessa; e le pietre non sono esattamente pietre, e gli alberi e le case non proprio alberi e case. Li guardo e non mi convincono, ma neppure mi sembra che essi siano convinti di loro stessi. E infondo è un puro caso che anch'io non sia ogni cosa, come ogni cosa non sia me nell'essere. Labile è il confine della coscienza, un po' decentrato rispetto ai nostri corpi, dove non calza a pennello. Non mi meraviglia trovarmi spesso a fantasticare se le nostre potessero ancora almeno essere uscite clandestine; mi chiedo se riuscirei di nuovo a ripercorrere ciò che sono stato, e sento che, se così fosse, forse questa sarebbe una parola di verità fra tutto il resto che sto facendo. Sarebbe un altro modo per essere assente a ciò che non sono. Non sono un moralista, e non me ne vergogno, perché credo che l'etica sia ciò che trasforma la verità in realtà. Se la infrangi la crei e sei fuori da ciò in cui non eri mai entrato, dalle regole cui prima non avevi mai fatto caso perché ne eri naturalmente persuaso: quando nasciamo i nostri desideri sono assoluti e nessuno ci ha insegnato a misurare, valutare, a calcolare la perdita o il guadagno. Quella, per quanto fittizia, è la verità; ma almeno è totale e completa, come l'amore per tua madre, di cui tutti gli altri sono brutte copie, sempre più squallide più che ti allontani da quello che chiami, per sbaglio o per modo di dire, il primo amore. Quando smarrisci il fuoco e cominci ad osservare, affascinato, ogni cosa che appena le somigli; quando analizzi e a tutto metti dei confini, allora diventi il figlio della confusione; e non è che quei concetti si siano sminuiti o abbiano perso il valore che risiede nella loro astrazione, ma semplicemente ti hanno avvilito, perchè sei capace di afferrarne solo quel poco che già hanno inscatolato per te: le amicizie brevi e superficiali, i discorsi vuoti, l'apparenza, il sesso ed i suoi accessori, la rappresentazione di se attraverso ragionamenti capziosi. La verità è forza persuasiva e di conseguenza imposizione; affermare di voler arrivare all'essenza con l'uso della logica è un non senso, poiché essa ne è il suo vestito stretto. Di una cosa sola della mia vita vado fiero, una sensazione che molti troverebbero spregevole ma che per me è una sorta di alimento ad una forma di narcisismo ed un modo per sapere di avere dei sentimenti. Per sentirli davvero li devi pensare, ma affinché ti sia data la possibilità di pensare devi essere fuori dalla realtà, non ci devono essere fini o contrattempi o cose da fare o progetti. Anche la mia o la tua carne sarebbero una distrazione. La certezza dell'assenza e del silenzio di cui è fatta la mia anima sono la mia unica libertà. Adesso sono consapevole di quel me stesso che avverte di non partecipare veramente a tutto ciò che vive. Sono costantemente altrove, in un posto che non saprei ridire nemmeno se mi convincessero a descriverlo. Qualunque stupido gesto è come se lo guardassi sospeso dal soffitto delle stanze, come se osservassi con sufficienza il mio strano corpo dare la mano ad un collega, fare un cenno per salutare un conoscente, parlare. È una sensazione che non mi lascia mai. È per questo che ho difficoltà a vivere e che ogni particolare assume l'aspetto di un simbolo, di un cataclisma. L'assenza è l'unica cosa che mi piacerebbe condividere e per assurdo è l'unica impossibile; sarebbe una parola da aggiungere alle cose che faccio e che non dico a nessuno, come scrivere una canzone o questi brevi pensieri, cantare, passeggiare a tarda notte da solo per le strade deserte come i matti; masturbarmi, raccontare balle pur di essere lasciato solo, toccare con passione le pietre delle mura antiche e sporcarsi di polvere le mani, o i panni di qualche sconosciuto, appesi al filo, in un cortile, ad asciugare. Sarebbe come fare di nuovo l'amore, una o tante volte come fossero sempre l'unica, come le cose che si ripetono ma a cui nessuno fa caso. Come le sole cose che riesco a sentire davvero. Le cose che, come te, esistono fuori dalla realtà.

 
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