Creato da: andrea_firenze il 15/06/2013
...

Area personale

 

Ultime visite al Blog

daunfiorediletta.castellianonimo.sabinoCuore.Nudoarturo.saittaBacio_Notturnozucchima1958Nues.sninolove2lesaminatorelumil_0lunadargent0DifettoDiReciprocitaandrea_firenze
 

Ultimi commenti

Citazioni nei Blog Amici: 15
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

 
« le bolle di motasettimanale puntata alla... »

c'è il gallo sulla colonna

Post n°136 pubblicato il 08 Novembre 2013 da andrea_firenze
 

c'è il gallo sulla colonna. Non resta tempo agli spergiuri. Se sono su questa strada, dove grifoni d'argento tirano fuori le unghie, le lumache agonizzano sui marciapiedi e le foglie larghe di malva sono ruvide come la lingua di un gatto, non è per te, ma per il granchio con le chele a guglia, che sembra una ballerina, per il viandante che dorme nel prato, con le braccia conserte e la testa poggiata sulla sacca, per l'uccello bianco dal becco lungo sulla testa di uno scolaretto con la barba ed un'ancora tatuata sul braccio, come Braccio di Ferro, il marinaio. Piove. Le gocce luccicano sulla stoffa, incerte di appartenermi. Strofino la schiena al muro come un orso all'albero, fin dove non arrivo con le mani. Qualche isola color crema è in suppurazione, vicino alla spina dorsale. Isole. Le senti schizzare quando vengono schiacciate, fanno un impercettibile rumore di sangue e pus; ti senti bagnare. Il cielo è sudato, gonfio e in tensione sotto l'urlo di un sole che tira le cuoia, stremato. Le case tremano e si sporgono in avanti, opprimendo sulla piazza, severe e torve come le casette intorno ad un coniglietto spaurito ad una festa di paese. Tutte mostrano sulle facciate i numeri civici. Anche questo è un gioco e noi tanti conigli. C'è la vita in palio e la maggior parte delle persone viene troppo presto. Scopiamo, come conigli. Gli occhi annaspano e remano sui visi della gente; un orecchio aguzzo si schiude fra capelli bruni. Il figlio del becchino affonda in un piumino consumato, con la testa di topo, minuscolo dietro quattro bottiglie di birra Moretti grande formato e la scatola delle crocchette multicolore per i gatti. La cassiera è bionda come un campo di grano. Sensazioni calde e colorate di morbidezza su nuvole perfette in lontananza, rifinite come la balza di una ballerina sulla schiuma del mare. Sono qui perché tutto questo e lei somigliano alla tua vita e tu all'io che si chieda con stupore che le stia facendo. Grandina di nuovo, fraintendendo ogni gesto, ogni chicco indifferente come un folle nella notte per le lunghe identiche vuote oscillanti senza fine corsie parallele di un ospedale. Di nuovo riprendo a bagnarmi come un ombrello chiuso. Le camere sono cieche e tu sei chiuso. Nessuno picchia sulla porta. Accade ancora su quanto è accaduto, la stessa finestra sullo stesso paesaggio, e, non si sa come la lucertola è nel cappio. Antonio, il matto della parrocchia, aveva l'ossessione di toccare i genitali ai ragazzini. A lui le cose succedevano alla luce del sole. Potevamo sapere senza credere, senza bisogno che ne leggessimo l'epigrafe dissacrante al cimitero della nostra piccola Spoon River. Antonio, il matto della parrocchia, una volta ci ha tastato i genitali sulle panche della chiesa. Cose che possono succedere. Abbiamo riso. Era un mago delle palpazioni. Fino ad oggi ho creduto che ai matti non capitasse, che i matti non morissero perché loro accadono un po' come la pioggia, che per questo lo chiamassimo Tonino, che si ripetesse senza volontà, tutto esplosione e testa e passi e giorno. Ed invece Antonio è morto, perché uno scrittoio somiglia ad un corvo; senza rumore; senza tuonare. Inconcepibile atto per un matto. Mi mancherà il tuo passare strano come forse a te già mancava la vista del mio volto, ormai sfiorito, di ragazzino. La pioggia si è fatta meno intensa. Riprendo a bagnarmi come un ombrello chiuso. Anch'io cammino di giorno adesso verso nessun dove. Tu ogni mattina andavi alla falegnameria e poi tornavi, ma non l'avevo mai saputo; fino ad ora. Che presunzione da parte mia pensare che tu fossi più matto di me. Per chi e quanti sono i matti e per chi. Forse è per te che sono qui; magari sei tu il vagabondo con la barba. Sorrido quando ci incrociamo e mi sembra che tu mi riconosca; non sono molto diverso da te. Il cicaleccio di cui mi pasco approfittando dell'assenza per il racconto dell'assenza è la mia dialisi. La tua è una cura appena differente. Indossi un cappellino ed un bomber rosso. Fai sempre la stessa strada; come me. Chissà che pensi la notte fra i transessuali che scherzano sguaiati alla capanna identici a bulletti di paese, se non fosse per le grandi tette, aspettando un autobus che non passerà; chissà cosa avresti da raccontare di giorno, indifferente al tempo, le mani in tasca, tenace come Michael Moore. Somigli un po' a Michael Moore, con qualche chilo in meno. Sono qui per ripetermi, per rivivere il piccolo sogno rassicurante che si interrompe ogni volta allo stesso punto. Non si rovinerà perché andare a puttane è il destino di ciò che è umano e ci si aspetta debba cambiare ed evolvere, nonostante sia già perfetto e completo nella sua immobilità. Per questo tanti mariti fottono le troie. E non c'è un fine che sia buono e giusto in questo, e la spinta è la presunzione che qualcosa non possa sopravvivere al degrado che irrancidisce l'io personale, quando questi è inevitabilmente sopraffatto dalla noia, riempito della propria scempiaggine ed avidità. Infilo il vicolo della Lupa prima che appaia l'alba rossa nello spazio eventi della città del sole. I peli sulla tua pancia sono del colore delle scaglie di ghiaccio sulla carne nelle mattine di sogno quando soffio su qualche soffione di campo sul fiume vicino al caffé Las Vegas, di fronte all'american bar serrato con un bandone da carrozzeria. La pioggia ha sciacquato i fiori dagli alberi, la polvere dall'aria. Il cielo ha fatto la sua sfuriata ed adesso gorgoglia tranquillo nei canali di scolo. Ed io sono qui vivo di fronte al paese dei veri brigidini, scampato ad un esercito di terracotta.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Vai alla Home Page del blog

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963