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Mastro Manole

Post n°72 pubblicato il 13 Dicembre 2011 da anelusa
 

MASTRO MANOLE
o LA LEGENDA DEL MONASTERO CURTEA DE ARGES
(costruita dal principe Neagoe Basarab tra il 1512 e il 1517)Giù lungo l'Arges,

Lungo una bella riva,

Passa Negru-Voda

Con dieci compagni
nove grandi mastri,
manovali e muratori,
dieci con Manole,
che tutti li supera.
Vanno tutti insieme
per scegliere a valle
il luogo del monastero
e della memoria.
Ecco mentre andavano
per strada incontravano
un povero pastorello,
che zufolava le doine,
e quando lo vedeva
il principe gli diceva:
"-Bel pastorello,
che zufoli le doine,
su lungo l'Arges
col gregge sei andato,
giù lungo l'Arges
col gregge sei stato,
Per caso non hai visto,
là dove sei passato,
un muro abbandonato
rimasto incompiuto,
in mezzo alla ghiaia,
fra i verdi nocioli?"
-"Ma si, signore, ho visto
là dove sono passato,
un muro abbandonato
rimasto incompiuto,
i cani, appena lo vedono,
ci si avventano
e latrano a sventura
e uggiolano a morto."
Quando lo sentiva,
il principe si rallegrava
e subito partiva,
al muro si dirigeva
con nove muratori,
nove grandi mastri,
dieci con Manole,
che tutti li supera.
-"Ecco il mio muro!
Qui io scelgo
il luogo del monastero
e della memoria.
Allora voi grandi mastri,
manovali e muratori,
impegnatevi subito,
mettetevi all'opera
qui per innalzare
e per costruire
un monastero alto
come mai nessun altro.
Che vi darò una fortuna,
vi farò signori,
o se no, altrimenti,
vi farò murare
vi murerò vivi
proprio nelle fondamenta!"
I muratori si affrettavano,
gli spaghi tendevano,
il luogo misuravano
larghi fossati scavavano,
sempre lavoravano,
il muro innalzavano,
ma tutto quel che facevano
di notte si disfaceva!
Così il secondo giorno,
così il terzo giorno,
così il quarto giorno,
lavoravano invano!
Il principe si meravigliava
e poi li riprendeva
e si corrucciava
e li minacciava
che li metterà vivi
proprio nelle fondamenta!
Quei grandi mastri,
manovali e muratori,
tremando lavoravano,
lavorando tremavano,
il lungo giorno d'estate,
dall'alba fino a sera.
Manole invece si fermava,
nemmeno più lavorava,
andava a dormire
e un sogno sognava,
poi si risvegliava
e così parlava:
-"Nove grandi mastri,
manovali e muratori,
sapete cosa ho sognato
quando mi son coricato?
Un mormorio dall'alto
in verità mi ha detto
che tutto quel che faremo
di notte si distruggerà,
finchè non decideremo
di murare nell'edificio
la prima moglie,
la prima sorella
che comparirà
domani all'alba,
a portare cibo
al marito o al fratello.
Dunque, se volete
portare a termine
il santo monastero
per la memoria,
impegnamoci
e tutti giuriamo
e ci vincoliamo
a serbare il segreto,
e quella moglie
o quella sorella
che domani all'alba
per prima arriverà,
la sacrificheremo
nel muro la mureremo!"

Ed ecco all'alba
Manole si svegliò
e poi salì
sullo steccato di legno,
più in alto, sull'impalcatura,
nella pianura guardava
cercando il sentiero.
Quando , ahimè, cosa vede?
Chi è quella che viene?
La moglie sua,
fiore di campo.
E lei si avvicinava
e gli portava
pranzo da mangiare,
vino da bere.
Lui quando la scorse,
il cuore gli balzò,
in ginocchio cadde
e piangendo disse:
-"Manda, Signore, sulla terra
una pioggia scrosciante,
che venga giù a fiumi,
che scorra a torrenti,
che si gonfino le acque
e fermino la mia amata,
che la fermino nella valle,
che ritorni sui suoi passi!"
Il Signore si impietosiva,
la preghiera ascoltava,
le nubi radunava,
il cielo oscurava,
e subito scrosciava
una pioggia spumeggiante
che si faceva fiume
e gonfiava i torrenti.
Ma per quant'acqua cadeva,
la sua amata non si fermava,
ma andava sempre avanti
e si avvicinava.
Manole la vedeva,
gli piangeva il cuore,
ancora si inginocchiava
e ancora pregava:
-"Soffia, Signore, un vento,
soffialo sulla terra,
che spogli gli abeti,
che si schiantino i platani,
che i monti si rovescino,
la mia bella faccia tornare,
che torni sui suoi passi,
che la porti giù a valle!"
Il Signore s'impietosiva,
le preghiere ascoltava
e soffiò un vento,
un vento sulla terra,
che i platani schianò,
gli abeti spogliò,
i monti rovesciò.
Eppure Anna
niente la fa indietreggiare!
Lei sempre veniva,
sul cammino esitava
e si avvicinava
e, povera lei,
ecco che arrivava!
I grandi mastri,
manovali e muratori,
mplto si rallegravano
quando la vedevano,
e Manole impazziva,
la sua amata baciava,
in braccio la prendeva,
sulle impalcature la portava,
sul muro la metteva
e scherzando diceva:
-"Tranquilla, amore mio,
non spaventarti,
per scherzo vogliamo
fingere di murarti!"
Anna si fidava
e allegra rideva.
Manole sospirava
e cominciava
il muro da costruire,
il sogno da realizzare.
Il muro s'innalzava
e la richiudeva
fino alle caviglie,
fino ai polpacci.
Ma lei, povera lei,
non rideva più,
e invece diceva:
-"Manole, Manole,
mastro Manole,
basta con questo gioco,
che non è bello, sai.
Manole, Manole,
mastro Manole,
il muro mi stringe forte,
il corpo mi stritola!"
Manole taceva
e continuava a murare,
il muro s'innalzava
e la richiudeva
fino alle caviglie,
fino ai polpacci,
fino al costato,
fino alle mammelle.
Ma lei, povera lei,
continuava a piangere
e continuava a dire:
-"Manole, Manole,
mastro Manole,
il muro mi stringe forte,
mi piange la mammella,
mi stritola il bimbo!"
Manole impazziva
e continuava a lavorare,
il muro s'innalzava
e la richiudeva
fino al costato,
fino alle mammelle,
fino alle labbra,
fino agli occhi,
finchè, povera lei,
non la si vide più, ma si sentiva
dal muro che diceva:
-"Manole, Manole,
mastro Manole,
il muro mi stringe forte,
la vita mi si spegne!"
Giù lungo l'Arges,
lungo una bella riva
viene Negru-voda
per inchinarsi
a quel monastero,
maestoso edificio,
monastero alto,
come mai nesssun altro.
Il principe lo guardava
e si rallegrava
e così diceva:
-"Voi, mastri muratori,
dieci grandi mastri,
ditemi sinceramente,
con la mano al petto,
se il vostro mestiere è tale,
da fare ancora per me
un altro monastero
per la memoria,
ancora più splendente,
ancora più bello?"
Quei grandi mastri,
manovali e muratori,
mentre stavano sulle travi,
lassu sopra il tetto,
allegri si vantavano
e poi rispondevano:
-"Come noi, di grandi mastri,
manovali e muratori,
altri non ce ne sono
su questa terra!
Sappi che noi possiamo
costruire quando vogliamo
un altro monastero
per la memoria
ancora più splendente
e molto più bello!"
Il principe li ascoltava,
rimaneva penoso,
poi ordinava
di abbattere le impalcature,
di togliere le scale,
e che quei muratori,
dieci grandi mastri,
li si abbandoni,
che marciscano
là sulle travi,
lassù sopra il tetto.
I mastri pensarono
e si costruirono
ali per volare
con assi leggere.
Poi le tendevano
nel vuoto si lanciavano,
ma subito cadevano,
e dove si schiantavano,
il corpo si spezzavano.
Ma il povero Manole,
mastro Manole,
mentre cercava
di getttarsi in volo,
ecco che sentiva
dal muro che usciva
una voce soffocata,
una voce tanto amata,
che forte gemeva
e ancora ripeteva:
-"Manole, Manole,
mastro Manole,
il muro mi stringe forte,
la mammella mi piange,
il bimbo mi stritola in grembo,
la vita mi si spegne!"
Come la sentiva,
Manole impazziva,
gli occhi li si velavano,
il mondo si rovesciava,
le nuvole ruotavano,
e dalle travi,
da sopra il tetto,
ahimè, cadeva morto.
Là dov'è caduto,
cosa si è formato?
Una fonte quieta,
di poca acqua,
d'acqua salata,
di lacrime bagnata!

raduzione di Renata Sperandio
dal volume  "Le nozze del sole. Canti vecchi e colinde romene" , a cura di D.O.Cepraga, L.Renzi, R.Sperandio, Carocci, Roma, 2004

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MariaLara66 il 11/08/14 alle 10:56 via WEB
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