Creato da bluewillow il 31/03/2006

L'angolo di Jane

Tutto su Jane Austen e sui libri che mi piacciono!

L'ANGOLO DI JANE

Benvenuti nel mio blog!

Questo spazio è dedicato a recensioni di libri e film, ai miei racconti,  a riflessioni personali di varia natura e soprattutto a Jane Austen, una delle mie scrittrici preferite.

Sono una stella del firmamento
che osserva il mondo, disprezza il mondo
e si consuma nella propria luce.
Sono il mare che di notte si infuria,
il mare che si lamenta, pesante di vittime
che ad antichi peccati, nuovi ne accumula.
Sono bandito dal vostro mondo
cresciuto nell'orgoglio e dall'orgoglio tradito,
sono il re senza terra.
Sono la passione muta
in casa senza camino, in guerra senza spada
e ammalato sono della propria forza.

(Hermann Hesse)

 


 

 

JANE AUSTEN -RITRATTO

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L'ultimo teorema - Arthur C. Clarke e Frederik Pohl

Titolo: L'ultimo teorema Titolo originale: The Last Theorem Autori: Arthur C. Clarke, Frederik Pohl Traduzione: Flora Staglianò Casa editrice: Mondadori Collana: Urania pag: 300 costo: 4,90 € note: è una pubblicazione distribuita nelle edicole


Il 10 Ottobre 1952, ben sessanta anni fa, veniva pubblicato il primo volume di Urania, una collana destinata a rimanere nella storia dell'editoria fantascientifica italiana fino ai nostri giorni. Quel primo timido inizio era stato sotto buoni auspici, anche perché quel volume era niente di meno che  “Le sabbie di Marte” di Arthur C. Clarke, un autore destinato a diventare una icona della fantascienza anche grazie all'aiuto del cinema di Stanley Kubrick, che trasformò il racconto di Clarke “La sentinella” nell'indimenticabile film “2001: Odissea nello spazio”.
Per festeggiare il suo anniversario, nonché un cambio netto nello stile delle copertine, Urania ripropone per Ottobre 2012 l'ultimo libro in assoluto di Clarke, scritto prima della morte, avvenuta nel 2008, in collaborazione con l'amico Frederik Pohl, altro celebre autore di fantascienza.
Inizialmente Clarke non aveva progettato di scrivere “L'ultimo teorema” in collaborazione con altri, ma nel 2006, all'età di 88 anni, la sua salute si aggravò pericolosamente e dovette ricorrere all'aiuto di Frederik Pohl, al quale consegnò cinquanta pagine già compilate e numerosi appunti.
Il libro si può quindi considerare una idea originale di Clarke, la cui effettiva stesura avvenne però, nel corso di due anni, per mano di Frederik Pohl, sebbene ogni passaggio sia stato approvato e discusso con Clarke stesso.
Il libro venne pubblicato a Luglio 2008, pochi mesi dopo la morte del suo ispiratore ed in un certo senso, sebbene non sia stato per necessità un'opera interamente di Clarke, è in fondo una specie di testamento ed ultimo saluto ai lettori, visto che raccoglie molti temi cari allo scrittore e numerosi spunti autobiografici.
Anche lo scenario del romanzo è tratto da quello che è stato il paesaggio dello scrittore per gran parte della vita: sebbene nato a Minehead, in Inghilterra, nel 1917, dal 1956 in poi lo scrittore visse sempre nell'amato Sri Lanka, grande isola dell'Oceano Indiano.
Ed è in Sri Lanka, in una collocazione temporale che potrebbe essere un futuro molto vicino, che iniziano le avventure del protagonista Ranjit Subramanian, sedicenne studente di matematica, che viene ben presto affascinato da uno dei più grandi problemi della matematica: la congettura di Fermat.
Chi era Pierre de Fermat, per diventare tanto importante con la sua congettura? Semplicemente un magistrato del XVII secolo con la passione per la matematica che una sera scrisse due righe, sul margine di una copia della Arithmetica di Diofanto, che divennero il tarlo di generazioni di matematici:

“È impossibile dividere un cubo in altri due cubi, una quarta potenza o in generale una potenza qualsiasi in due potenze dello stesso valore maggiore del secondo. Dispongo di una meravigliosa dimostrazione di questo teorema che non può essere contenuta nel margine troppo stretto della pagina”

Fermat ebbe l'impudenza di morire senza mai chiarire quale fosse tale dimostrazione o se magari non si fosse sbagliato, ma numerosi studiosi cercarono di afferrare il suo segreto.
Come molti ricorderanno, questo importante teorema è stato dimostrato definitivamente da Andrew Wiles nel 1995,  ma con una spiegazione complicatissima, veramente comprensibile solo a matematici di professione, che prevedeva l'uso di una matematica avanzata che non poteva essere nota a Fermat.
Clarke e Phol, immaginano che il giovane Ranjit si arrovelli per trovare una dimostrazione che avrebbe potuto essere usata da Fermat stesso e quindi, per sua natura, più elegante e semplice.
Mentre, sulla Terra, Ranjit ragiona su Fermat, le guerre sul pianeta Terra continuano come al solito, ma c'è qualcuno, laggiù nello spazio lontano, che ha captato degli strani segnali provenienti da quello sperduto pezzo di roccia che occupa la terza orbita della nostra stella gialla: sono i Grandi Galattici, una entità una e multipla, che ha un proprio senso della giustizia universale (ma anche pochissimo umorismo) e che si è assunta il compito di distruggere le specie troppo violente.
Ranjit ancora non lo sa, ma il destino della Terra è segnato, i Grandi Galattici hanno mandato come emissari altre specie, i Nove-Arti, i Cinque punto Uno e i Digitalizzati, per spazzare via i pericolosi terrestri, turbatori della quiete pubblica universale. Ci vorranno decenni per arrivare sul nostro pianeta, a compiere questa missione di pulizia spaziale, ma non importa.
Nel frattempo la vita di Ranjit prosegue, non senza parecchie disavventure, mentre nel mondo le tre grandi potenze America, Cina e Russia, cominciano a spazzare via i governi minori ribelli, tra cui la Corea del Nord, grazie all'uso di armi modernissime che distruggono solo le attrezzature elettroniche, ma non gli esseri umani.
L'intero romanzo è condotto sul doppio binario che vede da un lato gli alieni farsi sempre più prossimi, in pagine non prive di una certa ironia per il senso di supponenza dei Grandi Galattici, dall'altro la crescita di Ranjit che da studente diviene un giovane adulto, si sposa ed ha dei figli, e finisce per risolvere in modo più elegante di Wiles l'enigma di Fermat, diventando famosissimo,  mentre sulla Terra la smania di conquista delle grandi forze armate porta paradossalmente ad un minore uso di violenza, anche se non ad una maggiore libertà; cosa questa che potrebbe essere l'ultima salvezza dai Grandi Galattici.

Clarke, con l'aiuto di Pohl, infila nella storia tutti i suoi argomenti preferiti: trucchi matematici, la possibilità di costruire un'ascensore spaziale, le tecniche per raggiungere la Luna o pianeti lontani, la vita extracorporea ottenuta tramite tecnologia, l'incontro con razze aliene.
Allo stesso tempo il libro prende di mira la brama di potere delle grandi potenze, le loro smanie  espansionistiche, la loro tendenza all'iper-controllo e a sopprimere il dissenso, anche mediante il ricorso all'occupazione militare.
I Grandi Galattici e i grandi conquistatori terrestri, sicuri di avere tutte le ragioni e la verità in tasca, non sembrano poi molto differenti gli uni dagli altri. L'unica salvezza degli esseri umani sembra essere quella di non dimenticare mai la “regola d'oro”: fai agli altri quello che vorresti che gli altri facessero per te.
Gli elementi biografici di Clarke, nel volume, sono molti: Ranjit, proprio come Clarke, non riuscirà mai a laurearsi, sebbene nel libro raggiunga importanti traguardi scientifici. Questo accadde allo stesso Clarke che non fu ammesso all'università, ma continuò ad occuparsi di scienza. In un articolo del 1945 suggerì, ad esempio, di usare dei satelliti geostazionari per ottenere una copertura radio per tutta la Terra: questa idea venne realmente sfruttata in seguito, e l'orbita geostazionaria terrestre è detta per questo orbita di Clarke.
Durante l'adolescenza, Ranjit ha esperienze omosessuali, e lo stesso Clarke dichiarò la pubblicamente la propria omosessualità, sebbene poi il protagonista de “L'ultimo teorema” finisca per vivere una vita eterosessuale, sposandosi.
L'ambientazione a Colombo e Triconomalee, città dello Sri Lanka, come già ricordato, è quella di tutta una vita intera passata in questo paese. In un passaggio, chissà se si di Clarke o di Phol, un personaggio chiede a Ranjit di farsi portavoce di una importante iniziativa perché divenuto uno dei pochi personaggi famosi dello Sri Lanka, ma Ranjit obietta che ci sarebbe anche “un certo scrittore”: un ironico autoriferimento (o forse un omaggio di Phol) allo stesso Clarke.
Infine (o meglio all'inizio), il libro si apre con un paio di capitoli in cui sia Clarke che Pohl ricordano alcuni errori, compiuti in gioventù, che avrebbero potuto risvegliare i Grandi Galattici, provocandone l'arrivo.
Questo libro potrebbe anche sembrare un minestrone che mette insieme un po' di tutto, senza realmente sviluppare bene alcun argomento. Ad esempio l'ultimo teorema di Fermat tutto sommato, per quanto se ne discuta nel libro, è irrilevante ai fini dello sviluppo della storia: Ranjit potrebbe diventare famoso per qualunque motivo, non necessariamente per aver fatto concorrenza ad Andrew Wiles. L'impressione è che Clarke abbia voluto parlare, in questo ultimo volume, di tutto quello che ha amato nella vita: il risultato, forse proprio per la passione di chi racconta, è tutto sommato piacevole, sebbene la storia possa apparire un po' sfuggente, visto che apparentemente si narra la vita di Ranjit e della sua famiglia (la moglie Myra de Soyza, la figlia Natasha e il figlio Robert, l'amico Gamini Bandara), ma in realtà l'unico discorso coerente e ben sviluppato è di come il potere tenda sempre ad espandersi a dismisura, se glielo si concede: tutta la Terra per le potenze di casa nostra, tutto l'universo per i Grandi Galattici.
La citazione di Orwell e del suo 1984 in questo libro è un omaggio, ma anche un memorandum per chi resterà dopo lo scrittore: quello che avviene nella fiction non è mai realmente accaduto, ma chissà che non possa succedere, quindi, sembra dire Clarke, ricordatevi della regola d'oro e di usare umanità e buon senso.

 
 
 
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