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L'angolo di Jane

Tutto su Jane Austen e sui libri che mi piacciono!

L'ANGOLO DI JANE

Benvenuti nel mio blog!

Questo spazio è dedicato a recensioni di libri e film, ai miei racconti,  a riflessioni personali di varia natura e soprattutto a Jane Austen, una delle mie scrittrici preferite.

Sono una stella del firmamento
che osserva il mondo, disprezza il mondo
e si consuma nella propria luce.
Sono il mare che di notte si infuria,
il mare che si lamenta, pesante di vittime
che ad antichi peccati, nuovi ne accumula.
Sono bandito dal vostro mondo
cresciuto nell'orgoglio e dall'orgoglio tradito,
sono il re senza terra.
Sono la passione muta
in casa senza camino, in guerra senza spada
e ammalato sono della propria forza.

(Hermann Hesse)

 


 

 

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Cambiamenti - Mo Yan

Post n°888 pubblicato il 12 Ottobre 2012 da bluewillow
 

Titolo: Cambiamenti Titolo originale: Bian Autore: Mo Yan Traduzione: Patrizia Liberati Casa editrice: Nottetempo formato: ebook pag: 104 (riferite al cartaceo) costo: 6,9 € (ma ci sono promozioni per cui costa meno)

Mo Yan, che significa alla lettera “non parlare”, e è il nome d'arte dello scrittore cinese Guan Moye, vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 2012.
Certamente “Cambiamenti”, un brevissimo racconto autobiografico pubblicato nel 2011 da Nottetempo, scritto con molta autoironia, non è il principale motivo per cui Mo Yan ha ricevuto un così alto riconoscimento, dovuto senz'altro ai suoi romanzi più corposi, ambientati nella Cina del '900, come “Sorgo Rosso”, “Grande seno, fianchi larghi” o “Le sei reincarnazioni di Ximen Nao”; tuttavia è comunque il modo più rapido che ho trovato per fare conoscenza con uno scrittore di cui sapevo ben poco, prima di imbarcarmi in volumi che hanno dalle 500 alle 900 pagine, con una maggiore dose di fiducia.

“Cambiamenti” offre un piccolo scorcio della biografia di Mo Yan (classe 1955) e cerca di illustrare in breve le grandi differenze fra la vita cinese del periodo della rivoluzione culturale di Mao, a partire dal 1969, ancora molto rurale, e la Cina più moderna e vicina nel tempo, attraverso le vicende che legano lo scrittore a due suoi vecchi compagni di scuola: il ribelle He Zhiwu, da giovane una vera e propria pecora nera, e la ammirata Lu Wenli, bambina invidiata dai compagni di classe per il camioncino del padre, una delle poche vetture a motore del villaggio.
Scopriamo così che Mo Yan ha avuto la sfortuna di essere cacciato da scuola dal proprio maestro, perché accusato di avergli dato il soprannome di “rospo”: un autentico dolore al quale non si arrese, tentando più volte di ritornare con la forza in classe, venendone ogni volta buttato fuori.
Un uomo che è riuscito a diventare un famoso scrittore, per una lunga parte della propria vita ebbe solo il titolo di quinta elementare, anche se in seguito riuscì comunque a conquistarsi la laurea.

Così si definisce lo scrittore:

“Fin da piccolo sono sempre stato un povero infelice, un disgraziato a cui le furbizie si ritorcono sempre contro. Persino i tentativi di ingraziarmi i maestri venivano presi come macchinazioni ai loro danni. Più di una volta mia madre mi aveva detto sospirando: “Figlio mio sei come il gufo che annuncia buone nuove, per quanto si sforzi non gli crederanno mai!”
Proprio così, non c'era verso che nominassero me e una buona azione nella stessa frase, ma se si trattava di una bricconata allora il responsabile dovevo essere io.”


Deve essere per questo che a forza di sentirsi dire “non parlare” (che in cinese si dice mo yan), lo scrittore ha deciso di fare di queste parole il proprio nom de plume.

Se il giovane Mo Yan viene cacciato, il suo amico He Zhiwu, giovane teppistello, destinato da adulto a fare carriera sfruttando, non sempre in modo lecito,  la corsa della Cina verso il capitalismo, prende invece la decisione di uscire di scena dalle aule scolastiche in maniera del tutto autonoma, in modo assai teatrale: rotolando fuori dalla classe, per far dispetto all'insegnante, cosa che lo rende una figura quasi eroica perché “Ogni grande farabutto racchiude in sé almeno un briciolo di eroismo e i grandi eroi sono in parte grandi mascalzoni”.
Abbandonata la vita rurale dopo un'esperienza come operaio, per imbarcarsi nell'avventura della vita militare, unico modo per sfuggire ai limiti del piccolo villaggio di origine, il giovane Mo Yan deve rinunciare alla “grande” aspirazione di diventare autista di camion e finisce, attraverso una serie di casi imprevisti, a poter studiare e a lanciarsi nella vita di scrittore che, dopo diversi rifiuti, finisce per dargli la fama.
Da adulto rivedrà sia He Zhiwu che Li Wenli, a cui la vita avrà parimenti dato un fato diverso da quello che ci si sarebbe potuto aspettare.
La Cina di Mao e quella moderna sono accomunate dal dominio del “partito” nel determinare carriere e sogni, in un paese in cui conta molto avere le giuste conoscenze e raccomandazioni, soprattutto quando, come Mo Yan, si hanno umili origini contadine.
La Cina spartana e perduta del passato, la vita del villaggio in cui tutti si conoscono, cede il passo nel racconto ad una Cina più metropolitana, anche se in verità rimane costante la sensazione che ci sia sempre una volontà a cui non  ci si può opporre, l'autorità governativa, ad incanalare in qualche modo il corso degli eventi e a dirigere i destini.
La cosa che certamente resta più impressa è come la Cina si sia avvicinata alla modernità in modo molto lento e la sensazione che questo non sia ancora  avvenuto del tutto, soprattutto per quanto riguarda la libertà personale, come quella di avere il numero di figli che si desidera: ad esempio un personaggio arriva a sposare una donna di una etnia “protetta”, solo perché così gli sarà consentito di avere almeno due figli, anziché il figlio unico previsto dal piano di controllo delle nascite.
Il libro è scritto con una buona dose di ironia ed è davvero una piacevole lettura, sebbene anche attraverso il sorriso Mo Yan riesca tutto sommato a dire più di quanto non sembri: avrà imparato a non parlare, ma di sicuro ha capito come si fa a scrivere.

 
 
 
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