Creato da bluewillow il 31/03/2006

L'angolo di Jane

Tutto su Jane Austen e sui libri che mi piacciono!

L'ANGOLO DI JANE

Benvenuti nel mio blog!

Questo spazio è dedicato a recensioni di libri e film, ai miei racconti,  a riflessioni personali di varia natura e soprattutto a Jane Austen, una delle mie scrittrici preferite.

Sono una stella del firmamento
che osserva il mondo, disprezza il mondo
e si consuma nella propria luce.
Sono il mare che di notte si infuria,
il mare che si lamenta, pesante di vittime
che ad antichi peccati, nuovi ne accumula.
Sono bandito dal vostro mondo
cresciuto nell'orgoglio e dall'orgoglio tradito,
sono il re senza terra.
Sono la passione muta
in casa senza camino, in guerra senza spada
e ammalato sono della propria forza.

(Hermann Hesse)

 


 

 

JANE AUSTEN -RITRATTO

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(clicca sul nome degli slime per leggerne la descrizione)

 

Pink Slime


 

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Gli scrittori e il regno animale

Gli antichi avevano le Muse ad ispirarli, ma in tempi più moderni, in quest'epoca di incredulità e cinismo, le divinità immateriali dell'Olimpo sono state in molti casi rimpiazzate da creature in carne ed ossa, capaci di mettere in moto quei complicati meccanismi che portano la semplice scrittura ai livelli dell'arte.
Credete stia parlando di uomini e donne, di persone molto amate e vicine agli scrittori?
Niente di più lontano dalla verità: le Muse moderne, come le antiche, non parlano lingua umana e conservano per questo tutto il loro mistero.
Detto in poche e semplici parole, moltissimi scrittori hanno spesso avuto animali, da compagnia e non, ad ispirarli e chissà che fra zampe e occhi cucciolosi non albergasse davvero quel che resta delle divinità olimpiche, visti i risultati.

L'esempio più classico è quello di Ernest Hemingway, che adorava i gatti al punto non solo da circondarsene, ma da attribuire loro personalità umana. In “Festa mobile" confessa candidamente di aver lasciato a guardia del sonno del proprio figlio Bumby, in mancanza di una tata, proprio il gatto F. Puss, sostenendo che fosse migliore di qualunque baby-sitter. Ovunque vivesse lo scrittore non poteva fare a meno di circondarsi di gatti, arrivò a possederne oltre cinquanta. Nella sua casa di Kay West, ora trasformata in museo, vivono ancora i discendenti dei gatti che ebbe in vita, la metà dei quali è caratterizzata da una rara anomalia genetica,  che li rendeva speciali agli occhi dello scrittore: sono polidattili, hanno cioè un dito in più alle zampe, sei invece di cinque in quelle anteriori

Ma non sono le creature a sangue caldo e ricoperte di morbido pelo ad ispirare gli scrittori. Vi siete sempre chiesti cosa abbia ispirato George R.R. Martin a scrivere la complessa saga di “Le cronache del ghiaccio e del fuoco”? Se osservate alcune delle foto più famose di Martin, quelle in cui indossa un cappellino con sopra un tartaruga, potrete avere già un indizio.
Da bambino, gli unici animali che fosse concesso al giovane Martin di allevare erano proprio le tartarughe: ne comprò diverse che teneva in due vaschette con una palma di plastica nel mezzo, ma morivano molto spesso. Osservando le piccole tartarughe, il giovane Martin cominciò ad immaginare che fossero cavalieri, re e dame, e a costruire complesse storie di intrigo per giustificare perché le povere tartarughe facessero una brutta fine.
Per questo ancora oggi, in ricordo di quelle tartarughe, non è raro vedere Martin con un cappello che ha per stemma una tartaruga.

Flannery O'Connor (di cui ho recensito “Il cielo è dei violenti”) allevava pavoni. Alla domanda sul perché lo facesse,
rispose che da piccola ad uno dei suoi polli fu dedicato un articolo di giornale per il fatto di saper camminare all'indietro. Da quel giorno la giovane Flannery cominciò a “collezionare” polli,  ai quali confezionava persino dei vestiti con le proprie mani. Dopo un certo tempo, Flannery ritenne di doversi dedicare a creature più universalmente riconosciute come portatrici di bellezza e cominciò quindi ad allevare pavoni. Potete leggere l'intero aneddoto relativo a questa storia dalle parole della stessa Flannery O'Connor qui (in italiano).

Anton Cechov, il grande scrittore di racconti russo, ebbe per circa un anno e mezzo, come animale da compagnia, una mangusta che chiamò Svoloch e che descrisse in una lettera come “un misto tra un ratto e coccodrillo, di tigre e scimmia”. Alla fine la mangusta fu donata ad uno zoo, perché lo scrittore aveva necessità di viaggiare e non poteva portare sempre con sé l'animale, ma chissà che non sia stata comunque una fonte di ispirazione: in fondo le manguste, con i loro movimenti rapidi ed imprevedibili non potrebbero aver spinto Cechov a migliorare l'arte del raccconto breve, proprio per il fatto che stare dietro ad una mangusta richiede costantemente un occhio alla pagina ed uno all'ambiente circostante? Nessuno potrebbe mai smentire questa affermazione, visto che da tempo sia Cechov che la mangusta sono passati a miglior vita, quindi prendiamola per buona...

Nel caso di Gerald Durrell, scrittore noto soprattutto per il divertentissimo “La mia famiglia ed altri animali”, la passione per scrittura e creature a due,  quattro o più zampe divenne invece un tutt'uno. Fin da bambino, Durrell amava circondarsi di ogni genere di creature, dagli insetti, ai corvi, ai più classici cani e gatti, e finì quindi per diventare un naturalista e zoologo. Da adulto scrisse un libro in cui narrava della sua fantastica infanzia sull'isola di Corfù, insieme alla sua simpatica famiglia, fra cui il serissimo fratello maggiore, lo scrittore Lawrence Durrell ( a cui gli animali di Gerald fecero passare più di un brutto quarto d'ora) e iniziò una carriera anche nel campo della narrativa. Se per caso vi sentite giù di corda, vi consiglio vivamente di leggere “La mia famiglia ed altri animali” perché sono certa che mi metterà di buon umore: è un libro che non si può leggere senza farsi almeno una risata.

Non tutti però avevano il fervore animalista di Durrell, ad esempio Vladimir Nabokov era noto per il fatto di essere un collezionista di farfalle e di passare molto tempo a dar loro la caccia con il classico retino. Quindi se Vladimir Nabokov avesse invitato qualcuno a vedere la propria collezione di farfalle, probabilmente non ci sarebbe stato alcun doppio senso sottinteso. Non credo si possa realmente considerare amore per gli animali, visto che collezionare farfalle significa ucciderle, ma suppongo che la cosa non pregiudicasse l'ispirazione dello scrittore (anche se deve averne parecchio oscurato il karma).

Charlers Dickens possedeva praticamente un piccolo zoo:
due corvi,  vari cani fra cui un san bernando, uno spaniel e un mastino, un gatto, un canarino ed un pony.  Aveva dato loro nomi come Grip I, Sultan, Bumble, Timber, Linda e Newman Noggs. Uno dei corvi, Grip I, fu impagliato dopo la sua morte e, secondo questo articolo,  sarebbe conservato nella biblioteca pubblica di Filadelfia.

Questi sono solo alcuni esempi, ma è chiaro che la presenza degli animali è stata di conforto per più di uno scrittore, perciò se ambite a raggiungere le alte vette, che aspettate? Correte a procuravi qualche animale da compagnia! Sono certa che la qualità della vostra scrittura ne trarrà grande giovamento!

 
 
 
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-nessuno mi regala i biglietti del cinema
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- e nemmeno quello che non penso!
- perchè se il "Giornale del Grande Fratello" èuna testata giornalistica, va a finire che io sarei la CNN! (questa l'ho quasi copiata da un altro blogger!).
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