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L'angolo di Jane

Tutto su Jane Austen e sui libri che mi piacciono!

L'ANGOLO DI JANE

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Questo spazio è dedicato a recensioni di libri e film, ai miei racconti,  a riflessioni personali di varia natura e soprattutto a Jane Austen, una delle mie scrittrici preferite.

Sono una stella del firmamento
che osserva il mondo, disprezza il mondo
e si consuma nella propria luce.
Sono il mare che di notte si infuria,
il mare che si lamenta, pesante di vittime
che ad antichi peccati, nuovi ne accumula.
Sono bandito dal vostro mondo
cresciuto nell'orgoglio e dall'orgoglio tradito,
sono il re senza terra.
Sono la passione muta
in casa senza camino, in guerra senza spada
e ammalato sono della propria forza.

(Hermann Hesse)

 


 

 

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Il canto della rivolta - Suzanne Collins

Post n°856 pubblicato il 24 Maggio 2012 da bluewillow
 

Titolo: Il canto della rivolta Titolo originale: Mockingjay Autrice: Suzanne Collins Traduzione: Susanna Brogli Casa editrice: Mondadori pag: 419 costo: 17,00 €

Il terzo e conclusivo capitolo della saga di "Hunger Games", ambientato nel futuristico e post-apocalittico mondo di Panem, segna il passaggio ad atmosfere molto più cupe e tragiche di quanto avvenuto nei volumi precedenti: se qualche critico ha talvolta accusato questo originale e coraggiosa saga Young Adult di confezionare una distopia "all'acqua di rose", forse per la mancanza di critiche esplicite alla società attuale, credo dovrà necessariamente ricredersi o quanto meno rileggere fra le righe con più attenzione.
Nel mondo di Panem l'informazione passa solo attraverso la televisione: le notizie sono scelte con cura, confezionate scegliendo le parole migliori e le inquadrature più efficaci. Che si riprenda una strage, un attacco aereo, o che la figura simbolo di una rivoluzione tenga un discorso per incitare gli indecisi alla ribellione, niente è mai spontaneo, tutto è artefatto, già scritto, programmato.
Quando, nei primi due libri, Suzanne Collins ci mostrava Capitol City  intrattenere il pubblico con i crudeli "Hunger Games", in cui due ragazzini di ogni distretto dovevano sfidarsi fino alla morte in una specie di reality-show, non stava parlando solo di un futuro lontano e forse impossibile: ci stava mostrando come sia facile adeguarsi e considerare normale la crudeltà, la disumanità, quando questa è confezionata con una  veste attraente, quando si ritiene accettabile mettere su un piatto della bilancia vita umana e dignità e sull'altro denaro ed onori e pensare che sia naturale che questo non si inclini mai dalla parte delle persone. Bei vestiti, sponsor e fama per i vincitori: la vita umana è in saldo solo nel distretto di Panem o forse anche anche adesso, nella nostra apparentemente non distopica società?
Suzanne Collins sceglie come protagonista una ragazza di appena diciassette anni cresciuta solo con l'obiettivo della sopravvivenza: Katnis Everdeen, che decide di prendere il posto della troppo giovane sorella Prim per affrontare una lotta mortale. Katniss non ha in sé un autentico spirito di opposizione al sistema in cui vive, il suo coraggio nasce solo dall'amore per la sua famiglia: vorrebbe fuggire, ma non ha mai la speranza di cambiare il sistema, che è troppo marcio fin nelle fondamenta perché questo avvenga. Accetta con fatica il ruolo di "leader" apparente della ribellione, scatenata dalla sua opposizione a Capitol City nell'arena dei giochi: pensa che questo potrebbe migliorare la posizione di chi ha sofferto come lei, ma allo stesso tempo è consapevole che la sua è ancora una volta una lotta per la sopravvivenza, in un gioco in cui è in fondo solo una pedina.
Katniss non è una eroina classica, con un mantello svolazzante e certezze in un bene superiore: ha paura, è a volte vigliacca, cerca perfino di sfuggire a responsabilità troppo grandi. E' una persona comune che non ha mai visto prevalere il bene una sola volta: eppure desidererebbe accadesse.
E' una visione credo tutt'altro che rosea e certamente realistica.
Nel precedente volume "La ragazza di fuoco" avevamo lasciato Katniss Everdeen nel mezzo di una azione concitata: con l'aiuto non previsto dei ribelli del distretto 13, Katniss, divenuta simbolo della stessa ribellione e soprannominata "Ghiandaia imitatrice" (in inglese "Mockinjay", titolo originale del volume), viene liberata dall'arena degli Hunger Games, a cui è stata costretta a partecipare per una seconda volta, per essere portata in un posto sicuro dai rivoltosi.
Il terzo libro si apre però "a freddo": Katniss è già stata liberata da tempo, Capitol City ha distrutto e fatto strage del suo distretto di origine, il 12, e la ragazza si trova nel distretto 13, fatto di cunicoli sotterranei, insieme ai pochi sopravvissuti scampati alle bombe dell'oppressore.
Katniss ha ritrovato madre e sorella, per le quali ha lottato nell'arena, e l'amico di un tempo Gale, ma la sua vita è ben lontana dall'essere tranquilla.
L'amico, e forse amato, Peeta è ancora nelle mani del malvagio presidente Snow, c'è una guerra in corso e tutti contano sulle capacità di Katniss di ispirare gli altri distretti a ribellarsi.
L'organizzazione del distretto 13 sembra una replica spartana di Capitol City : è povero, ma i metodi usati per combattere sono gli stessi degli antagonisti e passano anche attraverso una informazione televisiva manipolata.
La presidentessa Coin, a capo del 13, sembra una replica allo specchio dello stesso Snow: non è qualcuno su cui Katniss possa contare ed è forse altrettanto desiderosa di sbarazzarsi della troppo grande influenza della "Ghiandaia imitatrice" quanto lo poteva essere il suo vecchio nemico.
"Il canto della rivolta" segnerà ancora una volta una evoluzione, molto dolorosa, del personaggio di Katniss che, persa ogni speranza, e questa volta senza l'aiuto di figure di sostegno come Peeta, dovrà prendere decisioni fondamentali per porre fine una volta per sempre al dominio di Capitol City e all'infamia degli Hunger Games.
La parte sentimentale della storia, il triangolo amoroso Peeta - Katniss - Gale, passa decisamente in secondo piano rispetto alla progressione della disillusione della protagonista: in questo libro Katniss è davvero sola e assaggia fino in fondo il sapore amaro del calice della sua apparente vittoria, per capire che non basta cambiare divisa per cambiare lo stato delle cose, se ancora si continua a calpestare la vita come se non contasse nulla.
Il distretto 13 e Capitol City diverranno le facce di una stessa medaglia e questa volta le frecce di Katniss dovranno mirare a centrarle entrambe in un solo colpo.
Unico difetto di questo libro è forse la mancanza di qualche scena esplicativa su cose che avvengono fuori dalla portata delle voce narrante di Katniss, come la liberazione di Peeta: in un certo senso appaiono come buchi narrativi, qualcosa di cui vorremmo sapere di più, ma che possiamo solo immaginare. Una scelta fatta, forse, per segnare una maggiore indipendenza del personaggio di Katniss dai suoi tradizionali alleati.
Un libro che conclude degnamente la appassionante saga di Hunger Games: con un inizio spiazzante, ma un finale assolutamente efficace, che segna la conclusione della saga e della crescita del personaggio di Katniss.

I precedenti capitoli della saga:
"Hunger Games"
"La ragazza di fuoco"

Commenti al Post:
VentoDiPoesia
VentoDiPoesia il 03/06/12 alle 12:14 via WEB
Ho letto il primo libro e mi è piaciuto molto. Curiosa di leggere gli altri. Ottima recensione.
 
 
bluewillow
bluewillow il 03/06/12 alle 17:01 via WEB
grazie :)), è una saga veramente appassionante :)
 
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