Creato da bluewillow il 31/03/2006

L'angolo di Jane

Tutto su Jane Austen e sui libri che mi piacciono!

L'ANGOLO DI JANE

Benvenuti nel mio blog!

Questo spazio è dedicato a recensioni di libri e film, ai miei racconti,  a riflessioni personali di varia natura e soprattutto a Jane Austen, una delle mie scrittrici preferite.

Sono una stella del firmamento
che osserva il mondo, disprezza il mondo
e si consuma nella propria luce.
Sono il mare che di notte si infuria,
il mare che si lamenta, pesante di vittime
che ad antichi peccati, nuovi ne accumula.
Sono bandito dal vostro mondo
cresciuto nell'orgoglio e dall'orgoglio tradito,
sono il re senza terra.
Sono la passione muta
in casa senza camino, in guerra senza spada
e ammalato sono della propria forza.

(Hermann Hesse)

 


 

 

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Panino al prosciutto - Charles Bukowski

Post n°602 pubblicato il 17 Settembre 2010 da bluewillow
 

Titolo: Panino al prosciutto Titolo originale: Ham on Rye Autore: Charles Bukowski Traduzione: dato non disponibile Casa editrice: Guanda pag: 327 costo: 16 euro Nota: esiste attualmente anche una versione più economica di questo libro pubblicata da TEA

Chiunque voglia conoscere a pieno Charles Bukowski, e capire fino in fondo tutto quello che ha finito per trasformare il semplice americano di origine tedesca Heinrich Karl Bukowski nel mitico Hank, uno scrittore dall'ironia acuta e dissacratoria, capace di ridere di qualunque cosa, soprattutto delle proprie numerose debolezze, dovrebbe leggere  "Panino al prosciutto".
Sebbene pubblicato dopo "Post office" (1971), che racconta invece della vita adulta dello scrittore, nel periodo in cui lavorò come postino, "Panino al prosciutto" (1982)  ne è l'ideale capitolo precedente, dedicato all'infanzia e alla prima giovinezza di Bukowski.
Se c'è una cosa che colpisce moltissimo di questo libro sulla veramente poco felice infanzia dello scrittore, è che qui gli episodi comici, il tentativo di suscitare una risata, anche nel mezzo di una quasi tragedia, che sono uno dei tratti distintivi della scrittura di questo autore, sono davvero molto pochi.  Ho avuto la forte impressione che, per quanto Bukowski abbia cercato di rimanere distaccato da ricordi evidentemente dolorosi, in questo libro a parlare non sia l'artista, colui cioè che reinventa la realtà per trovare una chiave espressiva originale ( che per questo scrittore significa spesso sconfinare nel comico o nell'erotico),  ma l'uomo. Quella che si sente attraverso queste righe non è la voce del grande scrittore Bukowski, ma proprio quella di Henry, il ragazzo con una invincibile e deturpante acne, un padre manesco, una madre distante e debole, una identità non chiara perché non del tutto americano, ma nemmeno più tedesco.
Una costante nella scrittura di Bukowski però rimane, ed è la sincerità: quest'uomo non nasconde davvero niente di sé stesso, per quanto imbarazzante e perfino potenzialmente pericoloso.
Dalla voce di Henry, il nome  con cui veniva chiamato da giovane dai propri genitori, veniamo a sapere del disagio e dell'isolamento scolastici in un istituto frequentato da persone molto più ricche, dei numerosi ritiri dovuti ad attacchi di brufoli che sembravano bubboni, delle molte e dolorose cure a cui doveva sottoporsi.
Ma anche di come, prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, si sia dichiarato filo-nazista solo per scioccare i propri insegnanti, difendendo idee che non condivideva realmente solo perché si sentiva in parte tedesco (tenete conto che non si sapeva ancora nulla di campi di concentramento) e di come, inaspettatamente, sia stato addirittura avvicinato da una associazione segreta di studenti, tutti americani, che invece credeva veramente in quelle che per Bukowski erano solo spacconate. Naturalmente l'autore fa capire molto chiaramente di non aver mai davvero condiviso alcun ideale razzista, ma di aver appoggiato delle idee solo per il gusto della sfida e dello scontro, spesso cercato in maniera totalmente autolesionistica.
La rabbia di Bukowski, la sua profonda, amara insoddisfazione, annegata per tutta la vita nell'alcool, che trovava sfogo in giovinezza in improvvise e violente scazzottate, ha certamente avuto origine dal tormentatissimo rapporto con il padre. Un tratto questo che lo accomuna ad un altro grandissimo scrittore  americano di origine europea, John Fante, che proprio come Bukowski trovò nell'autoironia la chiave per trasformare le proprie vicende biografiche in materiale per le proprie storie. Bukowski ammirava infatti moltissimo la scrittura di Fante e non fece mai mistero di aver trovato in questo autore una grande fonte di ispirazione. Le loro vicende sono così simili, come pure il modo in cui hanno saputo trasformare il dolore in arte, che davvero questi due scrittori sono idealmente fratelli: la sola differenza forse è che Bukoswki avrebbe festeggiato la cosa con una buona birra e Fante con del Chianti, del resto per quanto simili, erano pur sempre un quasi tedesco ed un quasi italiano.
Bukowski padre fu più del prototipo del pessimo genitore, lo scrittore fu davvero molto sfortunato e trovò nel capofamiglia, convinto che picchiare il figlio fosse un suo preciso dovere, un vero e proprio aguzzino: un uomo capace di pestare selvaggiamente un ragazzino perché i fili d'erba del prato non erano stati rasati tutti alla stessa altezza, e per il quale ogni pretesto era buono per tirare fuori la cinghia.
Charles BukowskiIl padre di Bukowski aveva avuto a sua volta un genitore alcolizzato e raccomandò per tutta la sua vita a suo figlio di non bere. Come un vero dovere, Bukowski bevve dall'età di tredici anni  fino forse alla fine della sua vita: bevve avidamente, compulsivamente, senza freni e celebrò l'alcool con gran gioia e senza pudore in tutti i suoi scritti, che letteralmente annegano nello spirito (da tutti i punti di vista).
Ma una cosa fu forse fondamentale per la storia di Bukowski e probabilmente della stessa letteratura. Il padre disprezzava profondamente gli scritti del figlio, trovandoli osceni. Arrivò addirittura a cacciarlo di casa, dopo aver trovato alcuni suoi racconti, nascosti in un cassetto: prese tutte le sue carte e la macchina da scrivere e li buttò nel giardino, proprio su quel prato fonte di punizioni ed ossessioni che tanto avevano tormentato il giovane Henry, a marcire in mezzo a rivoli di acqua, intimandogli a gran voce di non farsi più rivedere.
Henry forse morì quel giorno e quello stesso giorno nacque Charles Bukowski, il grande scrittore, perché Hank raccolse tutti i fogli che riuscì salvare, prese la macchina da scrivere e non tornò mai più sui suoi passi. Naturalmente la mossa seguente fu quella di ubriacarsi.
Significativamente il libro è dedicato "A tutti i padri".
Non c'è bisogno di aggiungere che "Panino al prosciutto" è davvero un gran bel libro, scritto impeccabilmente, forse solo un po' più triste del consueto, perché alla reinvenzione della realtà lo scrittore ha preferito l'aderenza alla stessa.

Di Charles Bukowski ho recensito anche:

Storie di ordinaria follia

Commenti al Post:
bimbadepoca
bimbadepoca il 17/09/10 alle 15:05 via WEB
Dovrò dare una seconda possibilità a Bukowski, probabilmente l'avrò letto nel momento sbagliato, forse avrò scelto il libro sbagliato (compagno di sbronze)... ma non mi è piaciuto.
 
 
bluewillow
bluewillow il 17/09/10 alle 16:02 via WEB
Non ho letto "compagno di sbronze", ma penso che "Post office" sia davvero un bel libro: nella prima parte è semplicemente esilarante. E' comuqne sempre pieno di buone dosi di erotismo, volgarità, ubriacature, etc, etc. Penso che per capire questo scrittore si debba tener conto di una cosa: le sue sono tutte iperboli, esagerazioni, invenzioni e reinvenzioni di esperienze reali. Alcune cose sono vere, altre sono esasperate ed esagerate. Capisco che possano disturbare, neanche a me piace tutto quello che Bukowski scrive, ma quello che invece mi piace compensa ampiamente tutto il resto. "Panino al prosciutto" è sicuramente il più accessibile e meno disturbante dei suoi libri: volgarità ridotte al minimo, ma anche per contro l'umorismo. "Storie di ordinaria follia" è pieno di frasi da citazione, di lampi di verità, di cose sconvolgenti; d'altra parte è anche e parecchio volgare :))). Ecco, volgarità e umorisimo per questo scrittore vanno a braccetto, però la sua volgarità è accettabile perché non è autocompiacimento, non è vanagloria, anzi spesso è l'esatto contrario: è un mostrare le proprie debolezze, cosa che lo rende incredibilmente umano.
 
LadyAileen
LadyAileen il 18/09/10 alle 22:36 via WEB
Che titolo!
 
 
bluewillow
bluewillow il 19/09/10 alle 12:22 via WEB
Il titolo deriva dal fatto che la dieta dello scrittore da giovane era piuttosto monotona e consisteva spessissimo proprio di semplici panini al prosciutto come pranzo o cena. Erano gli anni della grande depressione e frutta e verdura erano lussi, anche per questo Bukowski soffriva di acne. Infatti il medico che lo guarì gli impose di assumere frullati di carote e verdure e finalmente il giovane Bukoswki riuscì a risolvere il problema che lo affliggeva da anni. Forse lo scrittore vedeva nel "panino al prosciutto" un simbolo della propria infanzia e di una vita piuttosto dura. Non credo proprio fosse "prosciutto di parma" :)) quello del titolo, ma certamente un surrogato molto economico e poco vitaminico.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Bridget il 19/09/10 alle 21:11 via WEB
ciao Blue, era da un pò che non passavo di qui e ora mi tocca mettere in wishlist questo libro la cui trama mi sembra interessante. Ho finito intanto tutti i romanzi di Jane Austen (i sei più famosi) e ho cominciato la lettura di altri libri; ora è sul mio comodino Il mestiere di Regina ^_^
 
 
bluewillow
bluewillow il 20/09/10 alle 09:36 via WEB
Ho visto su anobii proprio poco fa :). Sono felice che ti siano piaciuti :)
 
rosenkar
rosenkar il 22/09/10 alle 10:03 via WEB
C'è anche spazio per Bukowski nel mondo di Jane Austen? Abbiamo proprio un interesse a 360° allora, complimenti! Questo libro è diverso rispetto agli altri, essendo autobiografico l'autore non indugia su particolari grotteschi e deliranti, ma lascia andare di più in libertà la propria anima, forse per questo alcuni lo trovano "familiare". Ciao Blue!
 
 
bluewillow
bluewillow il 22/09/10 alle 10:11 via WEB
"L'angolo di Jane" è aperto a tutti i libri scritti bene, Bukowski compreso! :) Ciao!:)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Davide Giacometti il 17/02/11 alle 12:50 via WEB
Ciao mi chiamo Davide e faccio l\\\'attore. Insieme a tre colleghi abbiamo riscritto la drammaturgia di \\\"Panino al prosciutto\\\" e presentando 20 minuti di messa in scena abbiamo vinto il primo premio della critica del concorso giovani realtà del Teatro di Udine. Fra un mese cominceremo l\\\'allestimento per la creazione dello spettacolo intero basato su tutto il testo. Hai qualche consiglio? http://www.youtube.com/watch?v=Kkx9xwXaFIk http://www.youtube.com/watch?v=Au1MDBlZxMI I video sono una prima fase embrionale... visto che ci unisce la passione per il grande Charles mi piacerebbe avere un tuo riscontro! Grazie... Davide
 
 
bluewillow
bluewillow il 19/02/11 alle 11:05 via WEB
In bocca al lupo per il vostro lavoro e complimenti per i riconoscimenti:). Io non sono un'esperta di teatro, quindi l'unico consiglio che mi sento di dare è di rispettare lo spirito della scrittura di Bukowski che usa la potente arma dell'ironia ogni qualvolta rischia di cadere nel melodrammatico.
 
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