Creato da: rebelsoul5581 il 17/11/2004
"Dobbiamo riconoscere che un popolo armato non è affatto garanzia certa di liberazione. Le nostre armi possono ammazzare i nemici, ma se non sono guidate dalla politica di un popolo rivoluzionario, finiranno soltanto per uccidere noi stessi. Le armi non vincono le guerre; pistole e bombe possono uccidere un uomo, ma non indicargli la strada [...] e non convinceranno mai un irriducibile a cedere"

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5 maggio 1981 - 5 maggio 2005

Post n°130 pubblicato il 05 Maggio 2005 da rebelsoul5581
Foto di rebelsoul5581

«Ta Bobby bàs»  
«Bobby è morto»
 


«Invece io ho tanta speranza. Tutti devono sperare e non perdersi mai d'animo. Ma la mia speranza sta nella vittoria finale della mia povera gente. Ci può essere speranza più grande?»

Il cinque maggio del 1981, all’1.17, dopo sessantasei giorni di sciopero della fame, nel carcere britannico di Long Kesh, a Belfast, moriva Bobby Sands, combattente per la libertà irlandese.
Con la sua morte l’Irlanda perdeva un uomo, ma guadagnava un eroe. Perché Bobby morì, senza piegarsi alle torture, protestando contro la prepotenza di chi comandava in casa d’altri. E a
ttraverso la sua morte aveva riaffermato la libertà di decidere, diventando completamente libero.
Sognava un'Irlanda libera, lo sogna ancora, visto che la sua terra è tutt'oggi occupata dai suoi aguzzini.
Bobby moriva a ventisette anni, sacrificando la propria vita per il riscatto della sua nazione, ma la sua morte, in realtà, non avvenne mai. Oggi, infatti, Bobby vive nel ricordo di chi, come lui, sogna un’Irlanda libera, nella quale le divisioni tra cattolici e protestanti smettano di solcare come cicatrici il corpo della nazione.
Quando, sull’isola di smeraldo, quel sogno sarà realizzato, quello che prima era il pianto di un cigno si tramuterà nel gioioso canto di un’allodola. E sul volto di Bobby Sands, lasciatosi morire per la libertà, verrà dipinto il sorriso del vincitore.

«Non ho dubbi o rimpianti per quello che sto facendo, perché so che quello che ho dovuto affrontare per otto anni, e in particolare per gli ultimi quattro anni e mezzo, lo dovranno affrontare altri, ragazzini che vanno ancora a scuola, o il piccolo Gerard, o Kevin, e moltissimi altri. Non ci criminalizzeranno, non ci priveranno della nostra vera identità, non ruberanno il nostro individualismo, depoliticizzandoci, come perfetti robot conformi alle leggi. Non saranno mai in grado di bollare la nostra lotta come criminale. Mi meraviglio ancora (nonostante tutte le torture) della logica britannica. Mai, in otto secoli, sono riusciti a piegare lo spirito di un uomo che rifiutava di farsi piegare. Non sono riusciti a scoraggiare, conquistare o a demoralizzare la mia gente, né ci riusciranno mai».

Oíche mhaith, Mo chara
Buona notte, Amico mio

 
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