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« Messaggio #56Messaggio #58 »

Post N° 57

Post n°57 pubblicato il 12 Maggio 2008 da anonimalamente

Ancora giorno

 

MERCOLEDI’

 

Capitolo settimo

 

Mi svegliai lentamente e rimasi a rigirarmi tra le lenzuola incapace di intendere e volere.

Dopo un lasso di tempo non quantificabile iniziai a guardarmi attorno e capii di essermi disteso tra Filippo e Chicco, anche loro, come me, ancora vestiti dalla sera precedente. Mi alzai dal letto lentamente e andai in bagno a lavarmi i denti.

Finita la pulizia personale mi avviai verso la cucina. Nessuno aveva sparecchiato e men che meno pulito qualcosa. Feci finta di nulla e mi misi a preparare un caffé. Mentre attendevo rollai una canna. Speravo fosse terapeutica e riuscisse a vincere il senso di nausea che mi stava invadendo. La moka finì il suo lavoro e iniziai a cercare una tazzina vuota, ma erano tutte sporche. Senza pensarci, presi la prima che mi capitò fra le mani, la risciacquai con due dita e fu pronta per contenere il caffé.

L’odore, anzi puzza, della stanza mi fece nascere la voglia di consumare la colazione all’aperto così mi infilai addosso una felpa di non so chi e uscii.

Mandai in gola il caffé, amaro, e fumai.

Giunto a metà canna, sentii dei vocii e comparirono da una viuzza la Valeria e la ragazza di Alberto. Appena a portata di braccio passai a loro il cannone che accettarono di buon grado e incominciarono a complimentarsi con me per il fatto di essermi già alzato.

-         Diciamo che per un sacco di motivi ho sempre dormito poco. Quando lavoro, non è che si può arrivare tardi. Non ho i genitori che mi permettono di rimanere a letto. Ora con l’università dormo un po’ di più, però.

-         Non ti devi scusare.

Mi sentivo in imbarazzo, loro mi resero la canna che con tre tiri potenti finii.

Tornammo in cucina e vicino al computer vidi il raccoglitore di cd con sopra appoggiato il dvd del film “I soliti sospetti”, uno dei gialli più belli degli ultimi anni.

Accesi il pc e intuendo le mie intenzioni le ragazze si sedettero interessate. Presi dal frigo una birra per ciascuno. Mi guardarono male. Io in modo peggiore e si arresero.

La fidanzata di Alberto era molto presa dalla trama per cui non parlò proprio mai. Fu in quel momento che decisi l’obiettivo della mia giornata: comunicare con lei. “Almeno scoprire come si chiama” “Anna, Maria” “No Elena” “Cazzo non posso domandarglielo dopo due giorni”.

Quando finimmo la visione loro rimasero, naturalmente, di stucco. Mi guardai attorno annoiato. Andai in camera da letto per vedere se dormivano ancora tutti o c’era qualcuno da trasportare via. Iniziavo ad avere un certo appetito e non volevo mangiare praticamente da solo.

All’apparenza tutti ronfavano, poi Michele e l’Elisa sentendo i miei movimenti si svegliarono e si sedettero a gambe incrociate sopra il letto.

Li accompagnai in cucina. Presi la moka e ne preparai una per i nuovi arrivati. Andarono a lavarsi il viso e tornarono con un nuovo acquisto.

Chicco aveva deciso di risvegliare le sue membra ed era entrato in cucina come un tornado. Prese il caffé lo corresse con la grappa e lo bevve d’un fiato. Dopo si fece un bicchiere di amaro e si placò su una sedia.

Gli feci notare che forse l’amaro era di troppo.

-         Caffè-amaro-cicca. Dio …. Da che mondo e mondo.

Si accese la sigaretta e scattò in piedi iniziando a preparare il pranzo. Mangiammo divinamente e mettemmo il cibo avanzato per i dormiglioni in frigo.

Le ragazze, fulminate da un desiderio di pulizia che noi maschi in quel momento proprio non possedevamo, si misero a lavare i piatti e scopare per terra, una addirittura arrivò a pulire il bagno. Cosa che fece alzare Carlo e le sue prime parole nascondevano un buon umore: - Porca puttana, magari a casa non fate un tubo e in vacanza pulite il bagno.

Filippo e Alberto continuavano nel loro sonno indisturbati. Sapevo che Filippo poteva dormire fino a venti ore filate, alzarsi, mangiare, andare in bagno e tornare a letto altre tre quattro orette. Di Alberto nessuno aveva dati certificati, ma la fidanzata, che il vino a pranzo aveva reso leggermente più loquace, ci disse che sarebbe stata una sfida tra titani.

Carlo mangiò le cose ormai fredde.

-         Non ho palle di aspettare che si scaldino.

Aveva visibilmente ancora fame, allora prese e mangiò la parte di Filippo e quella di Alberto.

-         Scommettiamo che si alzano per la cena.- Disse rassicurandoci e gli credemmo senza fatica.

Venne preparata l’ennesima moka e quando Chicco mise in tavola le tazzine di tutti già riempite, una nuvola d’odore di grappa si alzò. Li aveva corretti tutti. Lui era fatto così, “cucina che vai usanze che trovi”. Dopo aver guardato tutti bere si girò e con un movimento da oste scaricò un vassoio pieno di bicchieri, tutti con tre dita di Montenegro dentro. Il pranzo ora era davvero finito.

Tutti assieme iniziammo a ripulire il tutto e si presentò un problema inaspettato.

-         Ma qua fanno la raccolta differenziata? Perché dobbiamo organizzare i sacchetti.- Domandai guardando le bottiglie di vetro e il sacchetto con il secco in mano.

-         Figurati se qua vengono a prendere la spazzatura porta a porta, sarà tutto assieme.

-         Cristo, Carlo. Lo so anch’io che qui non fanno la raccolta porta a porta, non  ci sono gli abitanti. Intendevo dire quando la portiamo giù, in pianura, com’è il loro sistema di raccolta?

-         Io direi di farla e in caso butteremo tutto dentro un cassonetto. No?

-         Grazie Elisa. Finalmente qualcuno che mi risponde con qualcosa d’intelligente.- Esclamai guardando i due bricconi e prendendo un altro sacchetto.

-         Ha ragione il tipo in tv, quello su Rai Tre. Ogni bacino di raccolta ha i suoi colori, poi certe cose in certi comuni vanno mischiati, in altri separati, cioè un casino.

-         Io se fossi Ministro dell’ambiente vieterei tutte le cose inutili tipo la carta attorno alle arance ammaccate, tutti sanno che quelle avvolte sono ammaccate e poi che tipo ci carta è?

-         Io se fossi Ministro dell’ambiente vieterei le scritte colorate nello scotex e nella carta igenica. Inquiniamo con i colori che loro usano per rendere le cose più belle, ma lo sanno che mi ci pulisco il culo dalla merda con la carta igenica? Cazzo me ne fotte dei fiorellini. Oppure i fazzolettini di carta di Topolino. Ma ti rendi conto. Muco è e muco rimane.

-         Io se fossi Ministro dell’ambiente farei imporre un’ora di ecologia alle elementari e alle medie. Un’ora alla settimana, come religione. Bisogna insegnare ai bambini.

-         Hai ragione, tanti inquinano perché sono ignoranti.- Dissi intervenendo nel dialogo tra Chicco e Carlo.

-         Sono i più ignoranti.

-         Esatto Chicco. Ma sai cosa sono riusciti a fare?

-         Cosa Carlo?

-         Taroccano i sacchetti di plastica. Hai presente che la plastica come struttura molecolare è una rete, ok? Bene, hanno allargato le maglie e dentro ci hanno infilato un molecolone d’amido. Così quando li sotterri per terra loro scompaiono, perché l’amido si scioglie, ma la maglia rimane invisibile e cancerogena nella terra.

-         Ma dai. Sti bastardi.

-         Non bastardi, molto peggio, perché così la gente non vede più il sacchetto nel campo che magari lo raccoglieva, facendo così tutto è invisibile, ma c’è.

-         E’ quasi come quando costruiscono una strada nuova, tu sei contento perché così arrivi prima e loro sono contenti perché dentro ci hanno sotterrato di tutto.- Disse Chicco.

-         Comincio a pensare che quando fanno una strada incomincino i lavori solo quando hanno accumulato i rifiuti da versarci dentro.

-         Pneumatici. Te li consiglio Carlo.- Dissi intervenendo con tono da gourmet.

-         Una volta, antiquato. Ora si usano squisite terre di fonderia. Troppo sgammo la strada tutta a conche. I sacchetti e i pneumatici si schiacciavano con il peso. La terra di fonderia è terra piena di metalli pesanti, ma terra. O suoi amici esavalenti.

-         Questi mi verrebbe da ammazzarli.

-         No so, sarebbe troppo semplice. Non se lo meritano. Prenderei un bel cucchiaio di cromo e glielo farei mangiare. Se gli piace tanto da seminarlo in giro?

-         Bell’idea.

-         A tutti quelli che sapevano e non hanno fermato, anche il camionista. Tutti con un bel cucchiaio di cromo in bocca. E sarei anche disposto di pagare le cure, solo per vederli morire tra le più atroci sofferenze e soprattutto lentamente, cinque sei anni di cliniche.

-         Basta che muoia alla fine.

-         Dammi dai due ai sei anni ed è dentro una stanza cementata in una cassa di mogano.

-         E’ che con un colpo in testa potevi almeno trapiantare gli organi.

-         Sei fuori. Sono organi malefici. Li cremeremo e le ceneri sparate nel sole.

-         Ok ok. Comunque se non c’ero io che ho portato i sacchi neri voi stavate ancora pensando a chissà cosa. Parlate tanto, ma fate come tutta la gente, va via senza pensare che farà spazzatura e allora poi butta tutte le cose in giro.- Disse l’Elisa guardandoci tenendo in mano il rotolo di sacchi, noi abbassammo gli sguardi e continuammo in silenzio.

 
 
 
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