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Post n°28 pubblicato il 04 Maggio 2014 da akkuaketa
Se la solitudine è stata la mia malattia fin da bambina, malattia tra l'altro ereditaria, mia madre non faceva che lamentarsene, come posso guarirne adesso? Nelle attività di tutti i giorni è mascherata dalle cose da fare... ma poi nei tempi di festa passo inosservata e dimenticata. Se cerco mi sento mal sopportata. Un tarlo |
Post n°27 pubblicato il 04 Maggio 2014 da akkuaketa
. Eliminare i ricatti del passato. Che siano nel rimpianto dei bei ricordi, che siano nel rimorso degli errori compiuti. E la stasi del presente? |
Post n°26 pubblicato il 22 Dicembre 2012 da akkuaketa
Il primo giorno dell'ultimo mese dell'anno è quello del funerale di mia madre. Dai colleghi solo un telegramma, collettivo. Meglio così, temevo la presenza di quel fesso del dirigente in doppiopetto da gangster. Qualcuno ha mandato un sms e gli sono grata. Mamma! Sento la sua mancanza. Piango in segreto. |
Post n°25 pubblicato il 10 Novembre 2012 da akkuaketa
Ci sono due uomini nel mondo, che |
Post n°24 pubblicato il 16 Settembre 2012 da akkuaketa
. i giorni della vita richiedono un alternarsi fisiologico di questo . . e di quest'altro . |
Post n°22 pubblicato il 15 Settembre 2012 da akkuaketa
Come se fossi appena giunto a Roma, (tratto da Roma Sparita)
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Post n°21 pubblicato il 12 Settembre 2012 da akkuaketa
Oggi è il giorno in cui respiro piano, un giorno che faccio finta di non sapere: difesa della mente. Ieri sera sono andata a dormire sapendo che sarebbe stata l'ultima così: per riviverla aspetterò altri dieci mesi. Oggi è il giorno in cui termina l'anno. Fingo di non sapere che da domani risuoneranno le campanelle, ricominceranno i pomeriggi a fare i compiti, riprenderà la proccupazione per l'alto livello di organizzazione che richiederà l'azienda "famiglia" affinché si abbia qualcosa da mangiare pronto nel piatto, due merende in due zaini (per risparmiare e mangiare più sano), un calmo parere quando vorresti urlare che hai anche tu i tuoi problemi, una casa accogliente accettabilmente ordinata, pochi panni da lavare e pochi da stirare, far bastare quel che transita in banca, dare spazio al parere del marito anche quando non sono d'accordo, essere con lui una cosa sola e poi saper guardare a quell'infinito mondo di universi che incontrerò domani alle 8.10. Affido tutto a colei che oggi ricordiamo nel suo Santo Nome. "O tu che nelle vicissitudini della vita, più che camminare |
Post n°20 pubblicato il 10 Settembre 2012 da akkuaketa
"Ricordo bene quando la mia Livia, la bambina più ubbidiente che esista, si è fatta cogliere da una crisi isterica irrefrenabile, dopo l'incontro folgorante con l'oggetto dei suoi desideri. (...) Lei aveva un anno, non parlava e non camminava bene. Dal suo passeggino ha cominciato a gridare dalla pazza gioia cercando di farsi avvicinare alla vetrina dei suoi sogni: era piena di bambole di pezza. (...) eccola finalmente scegliere qualcosa di veramente suo. Una bambola da accarezzare, accudire, allattare. Ovviamente è stato impossibile resistere, così Livia ha avuto la prima di una lunga serie di esserini da nutrire con tazze di sassi e foglie in giardino. Ricordo che non amavo le bambole. Quando me ne regalavano una mi prendeva quella strana sensazione allo stomaco che ho sempre provato davanti alle imposizioni. Probabilmente chi me ne faceva dono, riconosceva la mia femminilità. In realtà di femminilità ne avevo ben poca. Anche oggi nel guardare i vecchi filmini mi meraviglio nel vedere la rozzezza della mia camminata, la scarsa coordinazione e la poca grazia nel gesticolare: sembravo una scimmietta da addomesticare. Per farla breve, la strana sensazione allo stomaco compariva ogni volta che l'adulto svelava delle attese su di me, attese del tutto innocenti e legittime, ma che io percepivo come un desiderio, da parte dell'altro, di incanalarmi in un cliché contro la mia volontà. Ovvero, non è che non volevo essere femmina, solo desideravo che gli altri non si accorgessero di me, o meglio volevo arrivarci per conto mio ad essere femmina senza interferenze con gli schemi precostituiti della società. Dunque ero diversa nel manifestarmi rispetto alla piccola Livia di cui sopra. Livia vede la bambola, la desidera e la richiede con tutte le sue forze. Quando la ottiene le dedica tutte le sue attenzioni ed energie. Io desideravo e tacevo. Le tiritere sui sacrifici dovevano in qualche modo soffocato la mia spontaneità nel chiedere, tanto che anche oggi vorrei che gli altri si accorgessero delle mie necessità forte del fatto che io, le necessità degli altri le riconosco, le vedo e talvolta anche le prevedo. Desideravo invece avere i capelli lunghi, mentre i miei genitori erano convinti sostenitori che anche per le bambine i capelli corti erano più comodi. Per farli crescere dovetti arrivare a 12 anni, in estate. L'input me lo diede mia cugina Cristiana che era venuta in vacanza da noi. Mentre i miei genitori mi stavano portando dal parrucchiere, Cristiana mi chiese "ma perché non glielo dici?". La mamma allora volle sapere cosa avevo da chiederle e fu così che acconsentì, senza tragedie, a questo mio desiderio. Complicata vero? Insomma, desideravo e non ottenevo perché non mi rivelavo. Altresì ricevere un dono poteva mettermi in imbarazzo, vuoi che non ero capace di manifestare la gioia e in secondo luogo perché non mi volevo mostrare. Ecco perché odiavo il giorno del mio compleanno: non volevo essere al centro dell'attenzione. Amavo invece i pupazzi, di gomma o di peluche, le costruzioni, l'altalena. L'unica bambola ammessa tra i miei giochi era lei: la bambola sporca. Non ricordo chi me la regalò. So soltanto che era una di quelle bambole di gomma che chiudono gli occhi quando le sdrai. Aveva i capelli corti, mossi, castano scuro. In breve tempo la privai dei vestiti che aveva e la scarabocchiai dalla testa ai piedi. Mamma a quel punto la classificò tra i giocattoli da eliminare per dare spazio alle altre bambole più belle, ma da me totalmente ignorate. L'unico "essere" di cui volevo occuparmi, a cui volevo bene e che desideravo difendere era lei, la senza nome "la bambola sporca". E per tutti divenne la bambola sporca. Chissà se in essa si nascondeva la piccola "me" che non voleva essere vista da nessuno o se si nascondeva l'altro, "il bisognoso", l'essere che ti tende la mano e chiede aiuto, vista la mia naturale propensione nel gettarmi, dall'adolescenza ad oggi, in attività di volontariato e caritatevoli?
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Post n°19 pubblicato il 02 Settembre 2012 da akkuaketa
Andrea Parodi, cantante dei Tazenda, muore nel 2006. Questa la sua ultima esibizione in cui sono evidenti i segni devastanti del cancro; eppure l'interpretazione è leggera, vibrante, intensa e soave. Sotto le parole in lingua sarda e in italiano. . . No potho reposare
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Il primo e terzo punto non meritano approfondimenti. 2. Il perché di questa mia tristezza, oggi. Ho una figlia di 15 anni con tre materie a settembre, liceo scientifico. Premessso che l'anno scorso non ha voluto affrontare per tempo e con cura l'orientamento, ci trovammo alla vigilia della scadenza delle iscrizioni alle superiori senza che lei ci fornisse una preferenza, così alla fine ha deciso mio marito e, nonostante la mia perplessità, non mi opposi e con lei che si è sentita sollevata dal peso della scelta. Dopo un'estate con luglio con i corsi di recupero e un po' di ripetizioni, siamo passati ad un agosto segnato dalla svogliatezza, nonché da una pausa vacanziera dove giustamente non ci siamo portati dietro i libri. Tralasciamo il livello di preparazione, dove qui - apro parentesi - scotennerei i docenti che le hanno dato tre materie: quella orale si doveva abbonare per favorire lo studio delle altre due, ma qui poi ce penso io (ah vendetta feroce vendetta)... Insomma, mo' di punto in bianco mi dice che si vuole iscrivere al Professionale alberghiero... proprio non la mando giù. Mi fermo qui e se qualcuno commenta mi darà aiuto per riflessioni e approfondimenti. . Musica di Lucio Battisti, testo di David Bowie, interprete e strumentista Mick Ronson e così "Io vorrei non vorrei ma se vuoi" diventa "Music is lethal" (1974) |
Post n°17 pubblicato il 28 Agosto 2012 da akkuaketa
28 agosto. Torno al mio lido prima che finisca la stagione balneare, ci sono delle amiche da salutare dopo la pausa in Salento. Adesso il mio mare torna a piacermi, passata la buriana ferragostana. Adesso il caldo è meno caldo, c'è meno gente, quasi come a giugno. Delle quattro amiche che incontro tutte sono separate con figli. Però F. è tornata col marito dopo la separazione, P. è divorziata due volte e non trova un compagno sebbene sia una donna bella, brillante ed interessante, una tipa in gambissima; S. è separata/divorziata ma poi comunque lui qualche anno fa è morto: refrattaria ad altre unioni. L. è la più giovane anche in fatto di separazione. Il privilegio dell'età la rende la più appetibile. E poi ci sono io, quella quadrata, quella che ha superato tutte le tempeste, semper fidelis. Quella che chissà quanti film le hanno girato addosso, con quel marito simpatico e compagnone, ma insopportabile alla lunga per quel caratteraccio mutevole. Appena arrivo l'accoglienza è festevole, com'è andata nel Salento? Siete stati bene? Avete girato? Ma poi piano piano l'attenzione si sposta. Intervengono le conoscenze da spiaggia. Le illusorie amicizie, le relazioni effimere, ma molto cordiali, molto confidenziali e piano piano io ritorno a margine. Sopraggiunge una signora indicata come la "nonna di Barbara". Bassina, bionda in coda di cavallo, cerchi d'oro alle orecchie. Immagine bon ton fino a quando non apre bocca e il rantolo rauco espone in quattro e quattr'otto l'azzeramento del riposo estivo a causa delle intemperie delle tre biondissime nipoti. Le mie amiche sembrano molto partecipi al piagnisteo: osservo e taccio. Convinco L. a fare il bagno: quest'anno ho sempre voglia di stare in acqua. A breve arriva l'ingegnere che le fa la corte. L. mi sembra in difficoltà, forse perché c'è anche la figlia adolescente accanto a noi. Con una pezzo di bravura intervengo io a sostenere la chiacchiera. Si argomenta su questioni scolastiche, sulla bellezza della matematica, sulle scelte dei figli; in questo modo tutti partecipano al discorso. Capisco che i due si vogliono appartare e mi spupazzo la figliola della mia amica che si allontana a nuoto con l'ingegnere. La ragazzina li sbircia e trova consolazione nella mia presenza. Per me è tutto così triste. Abbiamo freddo e usciamo, mentre i due nuotatori sbucano dalla spiaggia adiacente. Tutto mi appare così senza senso, vuoto, triste. Il film "L'ombrellone" proposto su Rai3 alcune mattine fa, sebbene ambientato negli anni '60, mi sembra proporre lo stesso non-senso che ho respirato oggi. Buona visione. Enrico Maria Salerno attore di grande bravura. . |
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. . ti aprono la porta quel tanto per farti entrare, così che la devi spingere e chi ha abbassato la maniglia ha già girato le spalle... chiedi di sparecchiare, ma ti lasciano giù la tovaglia... e le pile di piatti sono piene degli scarti... insomma, quando ti lasciano lì quella cagatina per cui comprendi che le cose sono fatte per dovere e non per amore, per obbligo e non per condivisione... ... . .
Ridere, adesso manca il nostro ridere,
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Su segnalazione di un amico ho letto ieri questo articolo uscito su La Stampa. Pur non conoscendo lo scrittore sono rimasta attratta dal personaggio e dall'analisi limpida del giornalista. Posto e conservo. |
tutto tace.... perché? |
E' una gran comodità rovesciare sugli altri la responsabilità della fatica, di quello che ci manca.
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... e sei tu... o tu ne fai parte... Me ne accorsi leggendo quelle righe, all'improvviso. Dove tu sei, è fumo e odore acre di bruciato, è star male dentro. La verità, il bello, invece, hanno un segno: destano la commozione. |
Inviato da: lesaminatore
il 12/12/2016 alle 23:44
Inviato da: wherethestreetshave
il 27/09/2014 alle 23:10
Inviato da: wherethestreetshave
il 27/09/2014 alle 23:09
Inviato da: Lolablu7
il 12/12/2012 alle 16:14
Inviato da: Lolablu7
il 27/09/2012 alle 18:00