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Capitolo 5

Post n°33 pubblicato il 25 Agosto 2005 da antislamico
Foto di antislamico

La mezzaluna rosa

La donna nell’islam…tenui .segnali di speranza!

“Non è cattivo, è la sua natura. Non penso di poter impedire questo comportamento ricorrendo alla magistratura. L’unica cosa che chiedo è che mi picchi solo una volta la settimana”. Questo il contenuto della deposizione che Mariam J., una donna iraniana di Teheran, ha rilasciato agli esterrefatti giudici di una corte locale. La sua storia è riportata dal quotidiano iraniano Aftab ed è stata ripresa dalle agenzie stampa di tutto il mondo.

La donna ha fatto causa al marito, ma non per ottenere il divorzio o per l’arresto del coniuge violento, bensì perché il tribunale dia cadenza settimanale alle percosse subite. Il marito, al momento della sua deposizione, ha dichiarato che “una volta ogni tanto questo trattamento è necessario, perché una donna deve avere sempre paura del marito per ubbidirgli”. Per la cronaca il tribunale di Teheran ha fatto firmare al marito di Mariam un impegno ufficiale a non picchiare più la moglie.

Le donne e il mondo islamico, un rapporto intenso e difficile. Nella cultura islamica, la donna ha un ruolo ben definito. A lei viene lasciato il compito della cura dei figli e della casa. Il problema si complica  quando vengono violati i diritti fondamentali . La contraddizione tra rispetto e sottomissione della donna che caratterizza il mondo dell’Islam è fatto di storie come quella di Mariam J., ma anche di storie di donne di grande coraggio e qualità.

Per restare in Iran, come non parlare di Azar Nafisi? Il suo primo libro, ‘Leggere Lolita a Teheran’, è un caso editoriale in tutto il mondo. La scrittrice insegnava letteratura inglese all’università di Teheran dove, dopo la rivoluzione khomeinista, diventava ogni giorno più duro parlare della cultura di quell’Occidente simbolo di tutti i mali. Nel 1995 Azar si arrende e si ritira, ma non smette di credere nella forza delle pagine scritte da grandi autori stranieri. Come non smettono di crederci sette delle sue studentesse. Da quel momento, ogni giovedì mattina, le ragazze vanno a trovare Azar Nafisi a casa sua. Per
 leggere assieme, per parlare di letteratura, confrontarsi e arricchirsi.

Un gruppo di lettura clandestina insomma, come i protagonisti dell’Attimo fuggente, film di culto di qualche anno fa. Nel 1997 il loro segreto viene scoperto e, per il bene suo e delle ragazze, Azar interrompe le sue letture e accetta una cattedra di letteratura inglese all’università John Hopkins negli Stati Uniti. Della sua storia ha fatto un libro, che ha appassionato milioni di lettori. “Non credo al cambiamento imposto con la forza”, ha dichiarato recentemente Azar Nafisi, “credo al mito di Shahrazàd, la protagonista delle Mille e una notte che ha cambiato il sovrano malvagio con la forza del racconto, della pazienza, dell’intelligenza. La donna ha capito che non è la violenza a cambiare il mondo, ma la cultura”.

 

 

Arwa Shanti-Boxall vive negli Emirati Arabi Uniti. Arwa è la proprietaria del negozio ‘Petzone’, a Dubai. Il suo negozio di animali è uno dei più conosciuti del Paese ed è stato aperto grazie ai finanziamenti che il governo degli Emirati ha stanziato per l’imprenditorialità femminile. Di suo, Arwa ha colmato con le sue capacità il fossato che esiste nel suo Paese tra il ricevere un incentivo economico e la considerazione sociale di una donna che lavora. Lei lo ha fatto con eccellenti risultati. Questa piccola  e isolata storia può rappresentare  una  speranza per il futuro delle donne che vivono nel contesto islamico!

Come Rula Hannoun, che lavora in banca ricoprendo un ruolo di responsabilità. “A volte incontro uomini che hanno difficoltà a relazionarsi e a fare affari con me”, ha raccontato Rula alla Bbc in una recente intervista, “ma alla fine si pensa solo a lavorare. Le cose sono profondamente cambiate a Dubai, soprattutto negli ultimi dieci anni. Sono sempre di più le donne che si vedono nei posti di lavoro e sempre meno gli uomini che perdono tempo a rompere le scatole”.

L’esempio viene da una cooperativa di donne sole che, per mantenersi in una società dove se non sei una moglie, una figlia o una sorella di qualcuno praticamente non esisti, ha deciso di guadagnarsi la vita con i propri mezzi. Allora è nata una delle principali fabbriche per la produzione del velo.

Gli Emirati Arabi Uniti confinano con l’Arabia Saudita, un Paese dove la condizione femminile è molto differente. Alle donne è proibito anche guidare, figurarsi intraprendere un’attività da sole. Questo non sembra preoccupare Nadia Bakhurji. Un mese fa il governo saudita ha indetto per febbraio del 2005 le prime consultazioni elettorali della storia del Paese. Nadia, un architetto di 37 anni, ha deciso che se il momento è storico va vissuto fino in fondo. E si è candidata.

“Spero che tante donne non ritengano assurdo il mio gesto”, ha dichiarato Nadia in un’intervista, “sono una donna e sono una patriota. Voglio servire la mia comunità e il mio Paese”. L’Arabia Saudita vive il periodo più difficile della sua storia. La monarchia degli Saud è schiacciata tra le derive fondamentaliste dell’Islam e la richiesta di riforme che proviene dalla società civile. Il terrorismo ha causato centinaia di vittime in diversi attentati negli ultimi anni, eppure Nadia ha voglia di lottare per aiutare l’Arabia Saudita a cambiare.

“A volte ho paura, ma voglio provare. Non tornerò indietro”, ha concluso Nadia. Per avere la percezione del coraggio di questa donna, basti pensare che non è stato ancora chiarito dal governo di Riad se le donne saranno chiamate a votare. Esiste però un movimento di cui fa parte Nadia assieme a tante altre donne che ha deciso di battersi per ottenere il diritto di voto e per partecipare sempre più alla vita pubblica.

Speriamo che vinca la sua battaglia!

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