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"PIU' DEL CLAMORE DEGLI INGIUSTI TEMO IL SILENZIO DEGLI ONESTI"

 

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GIORNI DI VENTO

Post n°323 pubblicato il 22 Agosto 2006 da bargalla
Foto di bargalla

Dalla scorsa notte soffia il maestrale, raffiche di vento agitano le chiome degli alberi, ulivi e palme si fanno scarmigliare dall'invisibile e possente respiro del cielo mentre all'orizzonte "biancheggia il mare".
Increspature, da qui non sono altro che graffi, tratti di una bianca matita tracciati nel turchese ondeggiare che forse placa la voglia d'estate ma non il desiderio di sentire ancora la dolce risacca che ora, sorda, con violenza sulla scogliera si frange schiumando.

Ascolto il vento, eco di parole perse e ritrovate impigliate fra i rami, fra le righe di pagine mai lette, un lacero aquilone che vorrebbe ancora volare  seguendo le candide nuvole che altissime sfilano via, a brandelli, in un viaggio senza ritorno.
Mulinelli di foglie secche, le prime, precoci avvisaglie della stagione che verrà, vorticano insieme ai miei pensieri, si posano fra le pagine ingiallite dei giorni e volano via insieme agli istanti rappresi nei ricordi di un altro ieri che è già domani. 
Cerco di ingannare il tempo ma è il tempo che inganna e si prende gioco di me e del mio inutile tentativo di raccogliere nel vuoto guscio di una conchiglia tutto ciò che mi resta, i granelli di sabbia di una rotta clessidra, i frammenti e le  schegge impazzite di un disastro pieno di niente, mai passato e sempre presente.
Intorno a me ospiti pigolanti sembrano indecisi se spiccare il volo o pigramente indugiare fra le pagliuzze di un nido che come un letto disfatto attende solo di essere rassettato.
Annotare, scrivere per ricordare questi giorni fatti di vento, un vento strano che rinforza portando aria umida e il grigio torpore di un'insolita giornata d'agosto, scrivere di annoiati turisti che si dicono turbati e infastiditi dall'arrivo di barconi stracarichi di clandestini disperati che fuggono via dall'inferno, verso il presunto paradiso di un falso perbenismo borghese e xenofobo che assiste schifato all'invasione degli ospiti indesiderati e propone di sparare a salve per fermare le carrette del mare e i loro malvagi Caronte.
Scrivere di chi suo malgrado diventa tragicamente icona di un malessere che affonda le radici in assurde credenze religiose che più di altre ammorbano e avvelenano il cuore e la mente e dello sciacallaggio mediatico che per partito preso sfrutta il dolore altrui e diventa pregiudizio.
Fatti di cronaca, diari di guerra e di tregue violate che brillano per idiozia e malvagità; incontri al vertice per decidere di non decidere; risoluzioni che non risolvono; meeting estivi in cui l'Infinito evocato ha ragione a non manifestarsi nel lobbistico cenacolo di una comunità che confonde politica e religione, un mix che l'avvicina e pericolosamente l'accomuna agli integralismi di ogni fede e latitudine. Meglio il pensiero fluttuante di un giorno di vento e il contingente riverbero di una bruciante memoria che mille presunte certezze di saccenti imbonitori bravi solo a rendere più cupi questi tempi con le loro vuote parole!
Come queste mie, che però lasciano il segno solo nella banalità del mio quotidiano che presto il vento disperderà per lasciar spazio ad altre parole, ad altre nuvole, ad altri giorni.

 
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