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"PIU' DEL CLAMORE DEGLI INGIUSTI TEMO IL SILENZIO DEGLI ONESTI"

 

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IL TENUE BAGLIORE DI UN CERO, LA MIA PREGHIERA

Post n°324 pubblicato il 23 Agosto 2006 da bargalla
Foto di bargalla

C'è una piccola chiesa di campagna, un santuario dedicato a Maria, uno dei tanti che la tradizione cristiana ha dedicato alla "Vergine Madre" l'unico luogo sacro in cui sento ancora il bisogno di pregare.
E' fuori da ogni circuito turistico-religioso, lontano dall'opulenza delle chiese museo e dall'ipocrisia dei preti manager dello spirito poco santo; è retto da una piccolissima comunità di francescani riformati e forse la loro presenza non è casuale in quel contesto dove quel poco che c'è induce a pregare.

Ed è lì che ogni tanto vado per restare in silenzio ed ascoltare.
Credo in Dio ma non al dio che certi uomini di chiesa dicono di rappresentare;  non so quindi se posso ancora dirmi cattolico, penso proprio di non poterlo fare e in verità non mi importa più di esserlo, di certo posso con sicurezza affermare di non essere più praticante.
Però certi gesti esteriori di devozione popolare come l'accendere un cero li sento ancora miei e confesso di aver conservato questa pratica devozionale e di applicarla nelle rarissime volte in cui varco la soglia di quella chiesetta.
Il tenue bagliore di una candela per me diventa preghiera.

Per il resto ho da tempo escluso dalla mia vita tutto quel mondo bigotto fatto di sepolcri imbiancati e di obblighi da cartolina precetto, evito di frequentare tutto ciò che gravita intorno alla multinazionale catto-cristianista che, pur mostrando qualche salutare fallimento, continua purtroppo ad influenzare in modo più che subliminale i cuori e le menti dei suoi adepti. 
L'ipocrisia del clericalume imperante, il farisaico accattonaggio della morale dogmatica e il simoniaco mercimonio di quanto un tempo era forse sacro, hanno determinato in me un distacco graduale, ora pressoché totale, da un ambiente che guardo con estrema commiserazione.
E adesso, felicemente eretico ed anticlericale, seguace di quel "libero pensiero" bruniano che in altri tempi mi avrebbe garantito la certezza di una fumante pira, mi trovo spesso a discettare di questo e di altri "massimi sistemi" con un personaggio che da quanto scritto, potrebbe sembrare il meno adatto e soprattutto il meno disponibile ad ascoltare le mie eresie e i miei improperi.
Eppure è l'unico di quel mondo con il quale intrattengo un rapporto per così dire di amichevole dissenso.
Sembra uscito fuori dal romanzo del Manzoni, un Fra Cristoforo che vive nella pienezza evangelica una vita fatta di preghiera e di povertà.
Per me non cattolico, non praticante e anticlericale, il discorrere con chi davvero vive il Vangelo senza gli orpelli e le incrostazioni prodotte dalla gerarchia ecclesiastica, diventa quasi preghiera che non necessita di alcuna formula magica per parlare di Dio e con Dio.
Era da tanto che non chiacchieravo con il mio Fra Cristoforo e oggi pomeriggio sono passato a salutarlo.
Inevitabile il discorso è poi caduto sugli ultimi fatti di cronaca, abbiamo fra l'altro parlato di Hina la giovane pakistana sgozzata dal padre padrone e in particolare di Elena la ragazza bresciana uccisa in chiesa dal sacrestano cingalese.
Nessun giudizio, come suo solito, solo amare constatazioni al pensiero di due giovani vite stroncate dalla cieca violenza.
Hina che agli occhi del padre si era occidentalizzata fin troppo e voleva vivere da "cristiana" sepolta in giardino con la testa rivolta verso la Mecca.
Elena che nel giorno del suo onomastico, a mezzogiorno, entra in una chiesa per accendere una candela e una mano assassina spegne la sua vita.
Un gesto di devozione, una preghiera e poi il raptus omicida.
Mi ha ricordato i primi versi di una poesia di Paul Claudel "La Vergine a mezzogiorno" che proprio il mio Fra Cristoforo mi fece conoscere quando gli dissi che la mia preghiera non aveva più il sostegno della fede nel Dio dei cristiani, ma quello ben più saldo nella Grande Madre alla quale avrei acceso sempre un cero.
"E' mezzogiorno. Vedo la chiesa aperta. Bisogna entrare.
Madre di Gesù Cristo, io non vengo a pregare.
Non ho nulla da offrire e niente da chiedere.
Vengo solamente, o Mamma, guardarvi...
perché voi siete la donna il cui sguardo trova il cuore ...
perché è mezzogiorno e siete là per sempre..." 

 
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