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"PIU' DEL CLAMORE DEGLI INGIUSTI TEMO IL SILENZIO DEGLI ONESTI"

 

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QUINTO ANNIVERSARIO

Post n°335 pubblicato il 11 Settembre 2006 da bargalla

A distanza di cinque anni dall'abbattimento delle Twin Towers ad opera del terrorismo islamico di Al Qaeda e di quell'undici settembre che cambiò per sempre la sky line di New York  segnando al contempo in modo drammatico le sorti di interi Popoli e Nazioni e dopo due anni di indagini parlamentari "super partes" è stato parzialmente reso noto un dossier di una commissione del Senato degli Usa, che ha analizzato le motivazioni che "costrinsero" la Casa Bianca ad attaccare l'Iraq.
Secondo il rapporto del quale per opportunità politica sono stati resi di pubblico dominio solo i primi due capitoli, non esiste un nesso fra il deposto Saddam Hussein, rais iracheno e Al Qaeda.
"Il rapporto è una devastante accusa dei tentativi implacabili e ingannevoli dell'amministrazione Bush-Cheney di legare Saddam ad Al Qaeda...
L'Amministrazione facendo leva sul profondo senso di insicurezza degli americani dopo gli attacchi dell'11 settembre, ha indotto la maggioranza del Paese a credere che l'Iraq avesse avuto un ruolo degli attentati".
Questo è parte del commento di due fra i più autorevoli componenti della Commissione che hanno sbugiardato bush & c. 
 
Una conclusione che demolisce l'equazione tanto cara al lobbista bush per il quale le guerre "preventive" sono il mezzo migliore per combattere il terrorismo e per esportare la tanto sbandierata "democrazia" che, con il senno di poi, si rivela essere lo sciancato cavallo di Troia che nasconde ben altri fini.
  
Ma al di là di ogni analisi, di ogni dossier e di ogni dietrologia complottistica tanto in voga in questo periodo, c'è un dato che da solo potrebbe bastare per "giustificare" la guerra di bush.
Ovvero la costruzione della nuova ambasciata statunitense a Bagdad, le cui dimensioni, fanno ben capire che dietro c'è qualcosa di grosso.
Doveva restare segreto, ma è impossibile nascondere un cantiere che si estende per 56 ettari, un'ambasciata grande quanto la Città del Vaticano.
L'opera è in costruzione sulle rive del Tigri, all'interno della "green zone" controllata naturalmente dai militari statunitensi.
Vi lavorano novecento operai asiatici, nessun iracheno.
Giusto per farsi benvolere e amare di più da una popolazione che per metà è disoccupata.
C'è da dire però che alla Halliburton, la ditta che dirige i lavori  (legata al vice presidente americano dick cheney, quello che per sparare ad una quaglia fece fuori per sbaglio il suo migliore amico), non si fidano troppo della manovalanza irachena.
La nuova struttura accoglierà ottomila persone che vivranno e lavoreranno in 21 edifici e 619 appartamenti, con ristoranti, piscina, negozi, un cinema e un salone delle feste.
Tutti numeri che stridono con le dichiarazioni di g. w. bush, il quale continua a ripetere che gli Usa non hanno alcuna intenzione di restare in Iraq.
Il punto è che un'ambasciata con ottomila addetti, più qualche migliaio di soldati a garantirne la sicurezza, più che un avamposto diplomatico sembra una vera base permanente.
Ecco il risultato della guerra preventiva di bush al terrorismo, creare delle teste di ponte, meglio delle servitù, per influenzare con la propria ingombrante presenza il governo e l'ordinamento di altri Stati che così finiscono per essere di fatto delle colonie americane.
Una fallimentare, tragica e ingannevole operazione bellica quella di bush in Iraq sfociata in una guerra civile, la cui "asimmetria" continua a produrre quotidianamente morte e distruzione.
Ormai è impossibile quantificare il numero dei morti fra gli iracheni, siano essi civili o militari, che dovrebbe comunque aggirarsi fra le centinaia di migliaia dall'inizio della guerra di bush, ma sul fronte a stelle e strisce una tragica contabilità aggiornata per difetto, porta a 2974 il numero dei militari americani uccisi sul suolo iracheno.
Qualcuno ha voluto rapportare questo numero a quello delle vittime delle Twin Tower che furono 2896 e come si vede ampiamente superato da delle perdite che non giustificano in alcun modo il tentativo del duo "bush-cheney" di legare Saddam ad Al Qaeda.
Troppi morti sulla coscienza di un comandante in capo per il quale anche uno solo di quei morti dovrebbe essere un peso insopportabile da portare, eppure questo sceriffo guerrafondaio, nonostante l'evidenza di un rapporto parlamentare che lo sconfessa ampiamente, continua sprezzante a predicare l'opportunità di un intervento armato, l'ennesimo della nefasta era bush, per combattere un terrorismo che paradossalmente egli stesso ha fomentato con una politica di aggressione le cui mire espansionistiche vanno dal controllo del territorio a quello delle fonti energetiche.

 
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