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"PIU' DEL CLAMORE DEGLI INGIUSTI TEMO IL SILENZIO DEGLI ONESTI"

 

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RIFLESSIONE PER UN GIORNO DI FESTA

Post n°395 pubblicato il 04 Febbraio 2007 da bargalla

     immagine

Sono rimasto in qualche modo legato ad un periodo della mia vita che, insieme a tanti tormenti, mi ha regalato quel poco che so e oggi, giornata che la chiesa cattolica dedica alla "vita consacrata" pur essendo lontanissimo da quel cimitero di "sepolcri imbiancati" leggo, come d'altronde faccio spesso, i brani del vecchio e nuovo testamento inseriti nella liturgia di una Parola, rimasta nei secoli lettera morta o, al più, usata e abusata dai suoi dottrinari esegeti, per svilire un messaggio evangelico che doveva essere "rivoluzione" riscatto sociale e invece è solo motivo di autocompiacimento da parte di un clero più attento ai bisogni dei "primi" ed empiamente dimentico di quegli "ultimi" ai quali la Buona Novella è indirizzata.
Messaggio incompiuto, disatteso, tradito, teologicamente stravolto da parte di una chiesa che si crede "navicella" ma che, invece, è solo un relitto in balia di un "equipaggio" soggiogato dal "mysterium iniquitatis" di cui Paolo di Tarso ha scritto profetizzando la grande apostasia finale e sul quale " mistero d'iniquità" la chiesa cattolica nel suo insegnamento ha sempre taciuto.

A commento dei brani di oggi, V domenica del Tempo Ordinario: passi tratti da Isaia, dalla prima lettera ai Corinti e dal vangelo di Luca, ho trovato, quando si dice il caso, un'omelia laica di Gianfranco Monaca, un autore che ha scritto varie opere nelle quali in modo molto originale e incisivo egli approfondisce la ricerca storica e biblica abbinandola a varie tecniche di trasmissione del messaggio.
Leggendo la pagina che offro anche alla riflessione di coloro che per ventura leggeranno questo post, confesso che ho pianto (tanto non mi ha visto nessuno) al pensiero che la maggior parte di quella "rivoluzione" è rimasta solo un enunciato filosofico, un pio desiderio di quell'estremista radicale che si chiamava Yehoshua ben Yosef (Gesù figlio di Giuseppe e di Maria) che non ha mai detto di essere Dio.

                      "PARLAVA DA DIO E FACEVA SOGNARE"

"Luca, il discepolo che non faceva parte del gruppo dei "Dodici" aveva conoscenza indiretta dei fatti che racconta nel suo Vangelo: li aveva raccolti dalle testimonianze dei primi apostoli, probabilmente da Pietro o dal suo giro. Il suo Vangelo seleziona ed evidenzia quegli aspetti e momenti della vita del Rabbi di Galilea che sembrano maggiormente realizzare il "programma" del Magnificat: "Dio dà prova della sua potenza distruggendo i potenti e i loro progetti. Ha rovesciato dal trono i potenti, ha rialzato da terra gli oppressi. Ha colmato di beni i poveri, ha cacciato i ricchi a mani vuote."
Vale a dire che il mondo non si divide in credenti e non credenti, ma in poveri oppressi e potenti oppressori. Sottosviluppati e sottosviluppanti.
Il figlio di Miriam, annunciatrice di una rivoluzione globale, vive per realizzare la profezia di sua Madre, una piccola donna intrepida: trovata illegalmente incinta aveva evitato la lapidazione grazie ad un modesto impresario della classe media che, accettando di sposarla e facendosi carico del nascituro, aveva sfidato pubblicamente gli ortodossi fondamentalisti salvandole la vita e l'onore.
Lungi dal nascondere la propria storia al figlio, Miriam gli aveva raccontato la propria angosciata gestazione di fronte alla condanna sociale che non poteva non essersi in qualche modo trasmessa per via intrauterina a colui al quale pensavano molti religiosissimi benpensanti, definendolo a mezza bocca come "il frutto del peccato" il figlio "di quella là".
Era cresciuto condividendo con lei il rancore verso la società dei benpensanti, dei ricchi depositari di verità indiscutibili, dei soddisfatti di sé, i lividi pilastri del tempio, gli inattaccabili dei quartieri alti.
Cadaveri ambulanti tenuti insieme da abiti griffati, tutti accalcati nelle prime file durante le cerimonie solenni secondo inviolabili ordini di precedenza, con il pensiero alla partita doppia e alla borsa valori.
Le cerimonie che danno il voltastomaco al Padreterno, a sentire il profeta Isaia.  
Il figlio di Miriam li fissava bene negli occhi, vedendoli entrare nel tempio in pompa magna, e leggeva nei loro occhi il disprezzo con cui ricambiavano il suo sguardo, indovinando i loro pensieri: "Questo ci darà dei problemi, dovevamo liquidarlo da piccolo, ha in faccia il marchio dello sfrontato!"
Questo giovane uomo, poco più che trentenne, era rimasto nell'ombra, nella casa dei genitori come un mammone; d'altronde, non aveva nulla da imparare dalla buona società che non lo avrebbe accolto volentieri.
Lavorava nella bottega del padre.
Girava per le città di Galilea per prendere ordinazioni e consegnare i prodotti, ma il lavoro era solo una scusa.
Seminava insurrezione ovunque andasse. Una mina vagante.
In sinagoga lo stretto indispensabile, al sabato, e anche lì aveva già dato prova di arroganza (così chiamavano la risolutezza politicamente scorretta con cui si esprimeva, come se si considerasse il Padreterno).
Aveva scandalizzato con la sua lettura di Isaia: "Ci sono buone notizie per i poveri, i carcerati, le donne sole, i sieropositivi: la nostra salvezza dipenderà dalle condizioni di vita che sapremo offrire loro.
Oggi stesso. Qui e subito. Io ci sono".
La gente era sbalordita e correva in massa per ascoltare le sue parole.
Le sinagoghe non bastavano più e scoppiavano come reti stracolme di pescato.
Parlava da Dio e li faceva sognare.
Qualche gruppetto di atei devoti, legionari e spioni doppiogiochisti, lo avrebbero invitato volentieri a far salotto nel chiuso delle loro principesche dimore, ma lui preferiva l'aria aperta, le piazze e la darsena, l'odore del pesce fresco misto al lezzo delle fogne a cielo aperto delle baraccopoli.
Anche per evitare aggressioni: ci avevano già provato.
Quella volta - per sicurezza? - salì su di una barca e la fece spingere a qualche metro dal molo.
I padroni della barca, Simone e Andrea, pescatori di mestiere, smisero di rassettare le reti e stettero ad ascoltarlo, sconvolti.
Quel momento di follia costò loro la vita.
Su quella barca salirono milioni di persone, come pesci di ogni specie: la cernita si farà poi, a tempo debito.
Non ha ancora smesso di navigare con ogni tempo e ogni mare".

 
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