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"PIU' DEL CLAMORE DEGLI INGIUSTI TEMO IL SILENZIO DEGLI ONESTI"

 

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ANCORA INGERENTI E INGERITI

Post n°396 pubblicato il 06 Febbraio 2007 da bargalla

 immagine

Come volevasi dimostrare, nonostante le fiacche smentite e le mezze verità dei diretti interessati, peraltro ampiamente sconfessati dalla realtà, la regola non scritta dell'ingerenza nel giro di poche ore è stata pervicacemente applicata da "Paesi Terzi e Quarti" con grave nocumento delle prerogative di uno Stato (italiota), mai come in questo periodo a sovranità limitatissima, in balia dei veri poteri forti che governano e condizionano anche la "repubblica dei pulcinella e dei baciapile" e per questo ogni giorno di più destinato a diventare quel che in effetti è sempre "stato" ovvero il miserrimo participio passato del verbo "essere".
Uno stato nel quale non ci sono più cittadini ma sudditi devoti e obbedienti, servilmente proni e pronti a strisciare ai piedi di papi papponi e di vassalli, valvassori e valvassini squallidamente infeudati e succubi, ora del clericalume soggiogante, ora dello zio sam imperante; comunque sempre ossequioso verso un potere che è la negazione della tanto decantata "indipendenza" che, a pensarci bene, proprio perché "decantata" diventa puntualmente feccia, sentina, acqua di fogna nella quale il pensiero dominante e dominato, non riesce mai a depurarsi del tutto dalle scorie inquinanti del falso perbenismo, dell'ipocrisia dilagante e affoga nel gorgo di un regime assolutista, totalizzante, di portata planetaria, per questo imperialista e falsamente democratico, che annichilisce il dissenso, tacciandolo di estremismo, o di antiamericanismo, per questo da cancellare con ogni mezzo imponendo come al solito "manu militari" la legge del più forte.

Senza pensare (e se invece ciò fosse scientificamente determinato ?) che così facendo si finisce per fomentare proprio quel terrorismo che si vuol combattere, non certo esportando la "democrazia" malata di quel signor qualcuno che nasconde nel cavallo di Troia di mille eserciti i propri interessi e quelli di una civiltà, di una monocultura esclusiva e totalitaria, che si vorrebbe superiore ad ogni altra.
Come altrimenti interpretare la lunga lettera aperta degli ambasciatori di Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia, Canada, Olanda e Romania, indirizzata agli italiani, nella quale le feluche, forse perché abituate a muoversi in quelli che in gergo diplomatico si chiamano "gabinetti" hanno finito per pisciare fuori dal vaso, scrivendo che l'Italia non deve andar via dall'Afghanistan perché il contributo italiano è "fondamentale" perché nel paese dei talebani c'è ancora molto da fare, etc, etc.  e via di questo passo verso la catastrofe generale.  
Iniziativa senza precedenti definita "irrituale" dai ministri di un deludente governo di centro-sinistra votato per rappresentare una certa "discontinuità" dal precedente esecutivo destroso, ma che invece nel solito linguaggio diplomatico che dice tutto e niente, se ne esce con la rassegnata presa d'atto di una pressione giudicata flebilmente "indebita" senza per questo rispedire al mittente quella missiva forse sollecitata da qualcuno che, in quanto cavaliere, vorrebbe continuare a cavalcare l'onda anomala di un consenso che si nutre anche della follia della lobby buscista e bellicista, che proprio nel "bel suol d'amor" ha trovato il luogo ideale per installare 113 dei suoi avamposti, fra cui 8 basi nelle quali chi effettivamente comanda è lo zio sam e l'Italiano si ritrova ad essere il nipote, idiota, stupido e imbecille che è sempre stato.
Le chiamano giustamente "servitù militari" e mai come in questo caso le parole hanno un senso, soprattutto in considerazione del fatto che altre al danno della sovranità territoriale violata ed espropriata, c'è la beffa del vile denaro che, visti i tempi, tanto vile non è, considerando che economicamente quelle basi sono per il 41% a carico del contribuente italiano.
La qual cosa si evince spulciando l'ultimo rapporto ufficiale del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, anno 2004, alla pagina B-10 si legge che il contributo annuo versato dall'Italia agli Usa per "le spese di stazionamento" delle Forze Armate americane è pari alla bellezza di 366 milioni di dollari, soldi che provengono direttamente dalle tasche dei cittadini italiani, anche da quelli che sono accusati ingiustamente di essere antiamericani, perché pacifisti tout court.
Più dell'Italia pagano soltanto Giappone e Germania, mentre perfino la Gran Bretagna, che degli Usa è l'alleato più stretto, paga meno vale a dire 238 milioni di dollari.
E c'è chi ha ancora la faccia tosta di parlare, a vanvera, di indubbi vantaggi economici per l'Italia, derivanti dall'essere parte dell'arsenale anche "atomico"  degli Usa, o di rispetto per accordi già presi nell'ambito di alleanze o patti multilaterali da rivedere e ridiscutere, sopratutto dinanzi alle mutate condizioni dello scenario internazionale. 
Non contenti dell'ennesimo schiaffo ricevuto per l'ampliamento della base militare americana di Vicenza e della lettera dei "magnifici sei" c'è in giro più di qualche italiota che, nel contempo, per non perdere le più becere e servili abitudini,  porge masochisticamente  l'altra guancia (e anche il deretano) per ricevere un sonoro ceffone (e qualcos'altro) nel caso in specie dal solito vaticano che ha trovato nel partito del margheritino "cicciobellico" e nella destra più retriva e conservatrice la sponda ideale per condizionare le scelte politiche di un parlamento ridotto ad avallare scelte prese da altri e in altra (poco santa) sede.
Si parla e si sussurra di indebite interferenze, dei vescovi e dei preti, di inaccettabili pressioni clericali su alcuni ministri e parlamentari della repubblica dei baciapile per ostacolare il ddl sulle coppie di fatto.
C'è un partito senza tessere, ma pericolosamente trasversale e teocratico, il partito dei teo-con dei teo-dem e degli atei devoti, che occupa e riscalda illegalmente alcuni scranni del parlamento come se fossero i banchi di una chiesa che abusa del suo discutibile ascendente per esercitare un potere temporale che, per il mandato ricevuto, dovrebbe completamente esulare dai suoi interessi terreni, ma in verità in verità vi dico, così non è e non è mai stato. 
Ecco quindi il signor betori, prelato della più ipocrita delle chiese, definire "superflua" una legge ancora in itinere che forse si arenerà nelle sacrestie di una gerarchia ecclesiastica, per niente cristiana ma tanto, tanto spudoratamente settaria e "cattolica" che invece di "religere" parla di politica, di economia, di genetica e filosofeggia sul sesso degli angeli e rinnega di fatto il messaggio evangelico a favore di un formulario morale e moralistico, facendo finta in definitiva, di "credere ancora ciò in cui, in realtà, non crede più". 

 
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