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"PIU' DEL CLAMORE DEGLI INGIUSTI TEMO IL SILENZIO DEGLI ONESTI"

 

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SILVIO, ANCORA SILVIO, MA STAVOLTA C'E' ANCHE NICOLAS

Post n°433 pubblicato il 11 Maggio 2007 da bargalla

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Ebbene si, bisogna ammetterlo, senza l’ex presidente del consilvio il teatrino della politica sarebbe di una noia mortale, fra molti comprimari o presunti tali, che si beccano come tanti galli spennacchiati e fortemente influenzati dall’aviaria atlantica e papalina, l’unico che continua a recitare a soggetto, sia pure pro domo sua, è lui, il cavalier menzogna, già venditore di aria fritta e grande imbonitore dell’italico vigore.
Forza, Italia! Ancora un poco e ci siamo, prepariamoci ad assistere al gran ritorno sul soglio chigiano del tricofilo minor chiamato, a furor di popolo a rinverdire i fasti e i fasci di una destra ringalluzzita dal gallico chicchirichì del cugino sarkozy.
Gli immancabili sondaggi, dal nostro consultati come gli antichi facevano con gli aruspici, dicono di un silvio in grande spolvero e sempre più sulla cresta dell’onda anomala nata dall’irrisolto conflitto dei molteplici interessi nei quali il proteiforme e viscido proscritto è coinvolto fin nell’intimo delle budella.
E’ bastata la presentazione del ddl sul conflitto d’interessi e quello sull’assetto radio-televisivo per toccare un nervo scoperto e scatenare la violenta reazione del signor berlusconi, una congenita allergia sviluppata dalla vacatio legis, un’intolleranza già altre volte manifestata col solito corteo di sintomi fatto di invettive e di accessi verbali, una patologica avversione a norme e regolamenti che in tutti questi anni gli hanno consentito di spadroneggiare nel far west mediatico, permettendogli di occupare settori molto sensibili, quali quello dell’editoria e delle telecomunicazioni, fino a consentirgli (mi consenta, cribbio!) di diventare il monopolista privilegiato che sappiamo e un “asso” pigliatutto, il quale ha avuto poi buon gioco nel fare e disfare a suo piacimento, scendendo in campo “a miracol mostrare” e consolidando ulteriormente una rendita di posizione che di fatto gli permette ancora di recitare una parte da bieco protagonista nella telenovela della vita politica italiota.
Purtroppo il disegno di legge presentato dall’Unione (che ormai fa sempre più rima con “delusione”) non prevedendo l’ineleggibilità per i soggetti portatori sani e malati di considerevoli patrimoni che ardiscono cimentarsi nell’agone politico, ma solo la semplice incompatibilità, non risolve in nuce il vulnus, lasciando a questi inqualificabili “plutocrati” con l’hobby della politica, il coltello dalla parte del manico per annientare quel residuo di democrazia rappresentativa che a fatica sopravvive, nonostante i condizionamenti che da molte parti giungono col fine di limitare la sovranità di un popolo sempre più suddito e in balia dei veri poteri forti, siano essi le intemerate vaticane di herr ratzinger o le pretese imperialiste dello zio sam, del quale cantero (nell’accezione di zio) il buo silvio si vanta d’essere il nipote preferito.    
Parla di “killeraggio politico” attribuendo all’attuale esecutivo la voglia di eliminarlo con una legge che riprende il “blind trust” della legislazione americana, un vero e proprio “placebo” che comunque non servirà a curare il vero male della politica italiana, proprio perché è talmente blando da risultare inutile ed efficace: un’arma spuntata in mano a “killer” buoni solo per usarla contro sé stessi, per un suicidio politico del quale già si colgono le prime avvisaglie.
Se davvero volevano fare una vera legge sul conflitto d’interessi, avrebbero dovuto inserire l’ineleggibilità, proprio così come consigliava di fare il compianto prof. Sylos Labini; l’unica terapia adatta per scongiurare l’avvento di oligarchi senza scrupoli e di comitati d’affari desiderosi di trasformare lo Stato in una cupola affaristico-mafiosa; l’unica terapia da “cavallo” che impedisca ad un “cavaliere” qualsiasi di scendere in campo e di sgroppare a suo piacimento, passando impunemente dal trotto al galoppo, senza che nessun giudice di gara abbia la compiacenza di fargli notare che sì, il “fantino” ha proprio “rotto”!
“Ormai è chiaro, vogliono eliminarmi” il “berlosko” usa parole di fuoco contro il provvedimento che il centrosinistra dovrebbe approvare e che prevede appunto l’incompatibilità tra cariche di governo e proprietà di grandi aziende; filippiche velenose anche contro il ddl “Gentiloni” riguardante l’ordinamento dell’assetto radio-televisivo, ribattezzato dal padrone del partito-azienda “legge ammazza-mediaset” un progetto che “farebbe sparire tutti gli investimenti stranieri” e che ha come unico obiettivo quello “di rovinare le aziende che sono di proprietà del proprio oppositore…Sono atti banditeschi, sono leggi incostituzionali”.
Implicito riconoscimento, nemmeno poi tanto implicito, di quanto l’anomalia tutta italiana del partito forzista sia figlia di un’azienda che, guarda caso, ha fornito anche i dirigenti e i quadri ad una formazione politica che non può non agire nell’esclusivo interesse del padrone. E questo il buon silvio lo sa, che grato ringrazia e si appresta a lanciare un’altra emittente che dovrebbe far riferimento alla “libertà” la sua beninteso, continuamente minacciata dalle mire di una sinistra liberticida e comunista.
Impegnato nel tour elettorale per le amministrative, il tricofilo minor lancia fendenti a destra e a manca; più a manca, come d’abitudine, dove pesca a piene mani nella neghittosità di una nomenklatura cosiddetta di governo che anche in fatto di walfare non sa più che pesci prendere e ci mette del suo per smantellare lo stato sociale.
“Per i sondaggi siamo in testa” dice il “gongolo-silvio” nano ad honorem di una farsa nella quale eccelle per immorale statura, ancorché zeppata dalla sentenze prescritte e dalle famigerate plurimae leges ad personam. Gli ultimi lo danno al 58% contro un misero 42% raggranellato dalla variegate “sinistre” sempre più distratte da un centro a rischio deriva clericale e integralista.
“Per i sondaggi siamo in testa…sento un gran malcontento fra gli italiani…
Ci implorano di tornare…”

Non solo, non contento di aver dato nel recente passato del “coglione” al potenziale elettore di prodi, ora si spinge oltre ed ecco pronta l’ennesima perla del silvio-pensiero, una frase pronunciata a mò di boutade, per denigrare ancora una volta il suddetto elettore di centro-sinistra, mai così incapace di intendere e di volere: “Credo che se i cittadini non dovessero confermare un sindaco e un buon governo che hanno operato così bene, dovrebbero essere ricoverati tutti per infermità mentale”. Lo stesso concetto espresso in un infuocato intervento tenuto quand’egli era ancora premier ad una convention della Confindustria.
Ciò che mi fa pensare non è tanto quel “coglione” quanto il fatto che il signor berlusconi silvio arrivi a paventare, sia pure per scherzo, l’internamento negli ospedali psichiatrici per tutti i suoi potenziali oppositori. Proprio come un tempo usavano fare gli antenati-soviet dell’attuale zar di tutte le Russie, quel putin il quale non disdegna applicare certi sistemi, se è vero, com’è vero, che anche recentemente ha soffocato con la forza una manifestazione di piazza, che il buon silvio, nell’occasione suo gradito ospite in quel di San Pietroburgo, ha fatto di tutto per far passare quegli “incidenti” come “problemi di traffico”.
In effetti, tutto dipende dalla visuale, ognuno “vede” quel che vuole anche a costo di negare l’evidenza, anche se poi le bugie, proprio perché hanno le gambe corte come quelle di silvio, che, visto da vicino (e anche da lontano) non è poi quell’adone che vorrebbe far credere (a dispetto del defatigante maquillage quotidiano cui si sottopone) e non è neanche quel “pavone” al quale evidentemente lo avvicina una smodata considerazione di sé, considerando il fatto che ha voluto prendere giustappunto le piume del pavone per contestare il trionfalismo fuori luogo esibito dall’attuale premier che ha voluto attribuire all’azione del suo governo il merito di aver risanato, in un solo anno, i disastrati conti pubblici lasciati in eredità dal berlusca. Quelle di prodi, ha infatti detto il padrone del partito-azienda “sono parole vuote di chi si pavoneggia con le piume di un altro…Il “tesoretto” è dovuto alla nostra finanziaria del 2005”.
E giacché c’era ha voluto arrogarsi anche il merito di aver svolto un ruolo determinante nel portare all’Eliseo quel sarkosy del quale egli è insieme guru, mentore e ispiratore: “Non esiste il modello sarkozy, sono io il suo modello. Le sue idee guarda caso sono le stesse che ho palesato io nei miei discorsi. Non a caso dopo aver vinto le elezioni sono stato il primo che ha chiamato”.
Ed evidentemente stavolta silvio ha ragione da vendere, visto che per smaltire le tossine della trionfale campagna elettorale, nic le sarkò, si è imbarcato su un lussuosissimo yacht messogli a disposizione da una altro paperon de paperoni per una mini crociera nelle acque di Malta, ostentando così uno strettissimo rapporto con i patron dell’economia che di certo hanno avuto un peso determinante nella sua elezione a presidente della Repubblica francese.
Una vacanza dorata, un comportamento “censurato” dalla stampa d’oltralpe che accusa il neopresidente di voler importare in Francia proprio il discusso e discutibile “modello-berlusconi”. Il capo di forza italia è pluricitato con ironia come pericolo incombente per la democrazia e termine di paragone senza distinzione fra chi gli yacht li possiede e chi ci viene invitato.
In prima pagina su Le Monde dell’altro giorno c’era un’efficace vignetta: il panfilo del neopresidente naviga sulle onde della protesta sociale che si prepara fin dai primi giorni del suo mandato. Gli studenti stanno già occupando gli atenei, Sorbona compresa, proprio come nel maggio del sessantotto; giovani anarchici e “casseur di professione” hanno ricominciato ad incendiare vetture “contro la dittatura” che secondo loro si starebbe installando in Francia.
A questi movimenti si unisce la protesta nata in periferia, nelle banlieu, i cui abitanti vennero definiti “feccia” da quel sarkozy che da ministro degli interni usò il pugno di ferro per sedare gli incidenti scaturiti dal comportamento sui generis della “gendarmerie”.
Forse sarkò dovrà presto fare i conti con un fantasma che in campagna elettorale ha fatto di tutto per esorcizzare, quel “sessantotto” al quale ha attribuito, secondo copione destrorso, ogni male possibile: dal relativismo (pure lui!) intellettuale e morale fino al culto del dio denaro e alla speculazione finanziaria.
Strano j’accuse, quest’ultimo, non certo degno di un uomo di destra che si onora dell’amicizia di silvio e usa gli yacht degli amici nababbi e speculatori, per concedersi una vacanza da gran pascià.

 
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