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"PIU' DEL CLAMORE DEGLI INGIUSTI TEMO IL SILENZIO DEGLI ONESTI"

 

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DICO LA MIA SUL "FAMILY DAY"

Post n°434 pubblicato il 15 Maggio 2007 da bargalla

               immagine

Qualcuno nei giorni scorsi aveva giustamente fatto osservare che anche l’anglicismo lessicale adottato per celebrare il “family day” poteva dare adito a più di un sospetto mascherando quello che era il vero scopo della manifestazione: l’esibizione muscolare della destra clericale, la deriva vandeana e antidemocratica di una destra che sembra aver trovato il nuovo omuncolo della provvidenza nel signor berlusconi silvio.
La motivazione principale, per quanto abilmente travisata, andava quindi ben oltre la celebrazione della cosiddetta “famiglia” lasciando intendere che dietro tutto quel movimento di piazza nato dai microfoni di una radio catto-fondamentalista, oltre ad esserci la “longa manus” del clericalume imperante, si poteva benissimo intravedere anche la manina del politicume trionfante: un’accoppiata diabolicamente ipocrita e vincente che ha dimostrato ancora una volta quanto conti il potere temporale dei papi in Italia e quanti mostri possa generare nelle menti obnubilate dal sonno dogmatico della religione, il cosiddetto magistero papale, un soggetto politico extra parlamentare che in Italia agisce in modo scopertamente eversivo condizionando la vita democratica di un popolo, bue per antonomasia, sempre più soggiogato dal fascino del mysterium iniquitatis, l’unica verità rivelata che decreta il fallimento storico del cristianesimo trasformando la religione cattolica nell’ideologia dei papi.
E, come da copione, è chiaro che in tutto ciò ci sia sempre qualcuno in grado di giocare con la piazza e riesca a far fermentare col il lievito dei farisei un consenso che lo pone sullo stesso piano di certi uomini della provvidenza tanto cari alla chiesa dei papi.
Il “family day” proprio per il barbarismo usato per definire “la giornata della famiglia” se da un lato poteva snaturare il carattere tipicamente italiota, clericale e sanfedista di una manifestazione organizzata unicamente (sic) per protestare contro i famigerati neo-Dico ex-Pacs (diritti già acquisiti dai parlamentari italioti che “protestano” perchè siano di loro esclusiva prerogativa) dall’altro richiamava e sublimava il ricordo di ben altre adunate “sediziose” sponsorizzate e promosse dal signor berlusconi silvio, nelle quali l’immagine e il culto della personalità del leader maximo avevano il sopravvento su ogni altra motivazione.
E così è stato anche per quella di sabato, almeno a leggere certi fogli di propaganda pretesca e destrorsa nei quali i soliti pennivendoli cantano il peana chiesastico elevando alla gloria dei loro altarini la corte dei miracoli di un certo cavaliere errante, quanto calcolatore e titubante, che solo all’ultimo momento ha sciolto la riserva concedendosi all’abbraccio dei suoi “correligionari” vandeani convocati dai “suonatori di Brema” che bivaccano da gran parassiti sul colle Vaticano, per difendere la famiglia fondata sul matrimonio, possibilmente religioso e benedetto dalla chiesa dei preti e sempre più minacciata dalle convivenze more uxorio nelle quali il libero amore diventa peccato, da perseguire come se fosse un reato, impedendo con gli anatemi omofonici, sessuofobici e misogini, la regolarizzazione di un rapporto altrettanto degno di essere vissuto al pari di quelli “certificati” dalla precettistica cattolica.      
Un esercito di mogli devote e mariti esemplari con figli al seguito, teo-con e teo-dem, nostalgici sansepolcristi: tutti rigorosamente cattolici osservanti, a fare da degna cornice allo stato maggiore del “family day” gli onorevoli divorziati che inneggiano alla famiglia; un paradosso, certo, ma non l’unico, considerando che accanto all’onorevole fariseume albergano i sepolcri imbiancati, i preti, i quali pur celebrando il matrimonio, pur lucrando su questo come su altri sacramenti, lo rifiutano a priori con motivazioni più che risibili votandosi ad una cosiddetta castità celebataria che sa tanto di presa per il podice, poiché la maggior parte di loro convive more uxorio con perpetue molto disponibili o con segretari tuttofare che all’occorrenza divengono mogli e amanti.
Da che pulpito viene la predica! Mi verrebbe quasi voglia di mandare a tutti loro uno dei miei soliti “vaffa”. Consideratelo fatto!
Io ancora non ho capito, faccio per dire, perché non si vogliano concedere alle coppie di fatto, i diritti (e i doveri) che nulla tolgono alla famiglia tradizionale; che una legge come i “Dico” metta in discussione la famiglia e crei un fatto così grave da parlare di “dissoluzione della società” mi sembra un’emerita stronzata, strumentalemente ponzata dalla gerarchia ecclesiastica e dai loro amplificatori mediatici e politici.
Fra gli amplificatori politici in passerella, uno eccelleva sugli altri per l’invereconda ipocrisia spocchiosamente esibita come un fiore all’occhiello: adultero e concubino, smanioso di ergersi a defensor fidei e a pater familias; un’incredibile pagliacciata col solito blazer blu e cravatta a pois.  L’indegna esibizione di un riccastro paraninfo, un tycoon politicante di bassissima lega, un imprenditore dell’antipolitica che, a seconda, del palcoscenico, diventa laico e clericale, liberale e liberista, casto e fedifrago, cattolico e protestante, operaio e presidente, allenatore e giocatore, senza essere null’altro che l’immagine sbiadita di chi, per esclusivo interesse personale, di pecunia e di bottega, ama apparire senza mai essere.
Una strumentalizzazione dell’evento vissuto aspettando la manifestazione dell’atteso messia personificato nella fattispecie dall’unto (e bisunto) signore di arcore, accompagnato dal solito codazzo di scherani e manutengoli prezzolati che con un vero blitz arriva gettando scompiglio fra le truppe cammellate dell’esercito del papa.
Il tutto proprio mentre nell’aria, incredibile ma vero, si spandeva il canto giulivo dei neo-catecumenali “Risuscitò, alleluia” un segno del destino canterino, un omaggio della ditta biascicapartenostri & c. che un’accorta regia poteva rendere ancora più inverosimile, ci mancava solo che una voce dall’alto “der cuppolone” confermasse il prestigio di cui gode il novello messia dicendo: “questi è il mio figlio prediletto nel quale mi sono compiaciuto, ascoltatelo!”.
E in effetti, intorno al cavalier vanesio, altero “figlio” prediletto di cotanto pastore alemanno, inizia a premere la calca del volgo che si scappella al suo passaggio e si inchina in segno di deferente omaggio; tutti sono ansiosi di ascoltare il suo verbo ispirato, oltre ai farisei di “formigonia” e alle “formichine” di un’emittente radiofonica catto-integralista che ogni anno, unica nel suo genere, si becca un congruo finanziamento statale con la legge sull’editoria, ai “parrocchetti” baciapile e alle beghine  in calore e a decine di altre sette di affiliati e coscritti, fra i quali abbondano i “miles” e i legionari di cristo, anche gli scribi e gli scribacchini, i megafoni della voce del padrone, pendono assorti dalle sue tumide labbra pennellate di papaia e registrano a futura memoria quello che sarà ricordato come l’anatema “Vauro”.
Infatti, sansilvio ha una buona parola per tutti, in particolare sembra preferire un certo Vauro, ironico disegnatore di gran vaglia, la cui salace e appuntita matita non manca quasi ogni giorno di castigare “ridendo mores” così come ha fatto anche sabato mattina disegnando per “il Manifesto” una vignetta posta in apertura sul giornale comunista, alla cui vista il cavaliere taumaturgo ha rotto gli indugi decidendo di scendere tosto in piazza per dire: “E’ intollerabile. E’ incredibile che si arrivi a tanto”. E’ intollerabile che qualcuno nel giorno del “Family day” disegni una moglie con due bambini che dice al marito: “Ci saranno un sacco di preti” e lui molto saggiamente risponde: “Dici che è meglio se lasciamo a casa i bambini?”
Questa lapalissiana considerazione, ancorché venata da un pizzico di sana e santa satira anticlericale, ha fatto imbestialire il pio berlusconi, noto barzellettiere, chansonnier e chiacchierato grand viveur, il quale non ha gradito l’accostamento “preti-pedofili” e ha preso a pretesto quella vignetta per rubare la scena ad una piazza ergendosi, pro domo sua, a paladino non solo della famiglia, ma anche di quel clero nel quale, ad onor del vero e malgrado certi improbabili difensori d’ufficio, abbondano i preti dediti alla più turpe delle nefandezze. Ma, per ironia della sorte, proprio nel giorno del “Family day” e proprio nel giorno in cui il Manifesto pubblicava quella vignetta dando il giusto risalto ai preti-lupo travestiti da agnelli, ecco che le agenzie battono i particolari di una notizia che conferma la vignetta di Vauro, fornendo al contempo la risposta migliore alle insulse preoccupazioni del cattolico berlusconi.
Un ex parroco, tale nicolangelo rossi, di anni 75, è stato arrestato e posto ai domiciliari presso un istituto salesiano campano, con l’accusa di violenza sessuale su minori perché all’epoca dei fatti, primavera del 2006, quand’era prevosto in quel di Foggia, avrebbe molestato cinque bambine di dieci anni “toccandole” e accarezzandole nel confessionale, al riparo da occhi indiscreti, nel periodo in cui le piccole si recavano in chiesa per la catechesi e il corso di preparazione alla prima comunione.  
Quando un prete bastardo e figlio di puttana viene sbattuto in galera, sia pure ai domiciliari, non posso fare a meno di gioire, mi dispiace per l’empio silvio e per quelli come lui che non possono rallegrarsi con me, e prego il Buon Dio e Lo ringrazio perché un altro lupo travestito da agnello è stato scuoiato e la sua pellaccia non servirà più a mascherare le malefatte di una casta che la chiesa di herr ratzinger copre con l’omertà e il silenzio, così come prescritto dal “Crimen sollicitationis” un documento fra i più controversi che getta un’ombra inquietante, una delle tante, sulla chiesa dei papi.  
Invece di far osservare quel documento e altri successivi che recano la firma di herr ratzinger e del suo segretario signor tarcisio bertone, cercando così di insabbiare e di mantenere il basso profilo in situazioni alquanto scabrose in cui sempre più frequentemente sono coinvolti i loro preti tirapiedi, potevano semplicemente applicare ciò che il Vangelo prescrive in casi come quello appena citato e regolarsi di conseguenza: “Ma chi scandalizzerà uno di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa una macina d’asino al collo e fosse gettato nel profondo del mare”.  (Mt. 18,6)
Non c’ è altro modo di espiare quel tipo di colpa, non c’è altro modo d’indignarsi che non sia anche quello di Vauro e, più modestamente il mio, che prende corpo in questi post che forse lasciano il tempo che trovano, ma con quali, evidentemente, ogni volta cerco di esorcizzare certi fantasmi vomitando loro addosso, e per loro intendo i preti, tutto il mio rancore e il mio risentimento.
Vado oltre la vignetta e colgo un messaggio per così dire di prevenzione, perché, dopotutto, prevenire è meglio che curare e certi preti sono come l’aids: se li conosci, li eviti! Così come è necessario stendere il classico velo pietoso su certe strampalate dichiarazioni di silvio berlusconi in quale ha voluto probabilmente impartire una lezione di cattolicesimo snaturato dallo strabismo destrorso di cui è affetto, affermando da par suo che “non si può essere cattolici e stare a sinistra”.
Per quanto mi riguarda la cosa non mi tocca per niente, soprattutto perché cattolico non lo sono più da un pezzo e posso stare tranquillamente a sinistra fregandomene altamente di quel che dice e pensa il noto riccastro sfondato, ma avendo una certa frequentazione con le sacre scritture, posso affermare che quel tipo di destra della quale il signor berlusconi silvio è la massima espressione è lontanissima anni luce dal messaggio evangelico, anzi se Cristo tornasse, considerando l’ideologia che predicano, penso proprio che li omaggerebbe con uno dei suoi proverbiali “Maledetti” perché: “ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, sono stato forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e carcerato e non mi avete visitato. Allora risponderanno anch’essi dicendo: Signore, quando mai ti vedemmo affamato o assetato, straniero o nudo, malato o carcerato e non ti abbiamo assistito? Allora, risponderà loro dicendo: In verità vi dico: in quanto non l’avete fatto anche ad uno solo dei più piccoli di questi miei fratelli, non l’avete fatto a me”. (Mt. 25,42-45)
Pertanto mi sento “umanamente” offeso da un ricco epulone che sbeffeggia il Lazzaro di sempre, senza capire che a condannarlo già fin d’ora è quella stessa sfrontata ricchezza che lui esibisce in un modo molto spudorato.
E’ scritto: “E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio” (Mt. 19,24) nel Vangelo di Luca (6,24) Cristo Gesù arriva a maledire proprio i ricchi: “Ma guai a voi ricchi, perché avete la vostra consolazione”.  
E nel Siracide, libro sapienziale dell’Antico Testamento, c’è un paragone che dovrebbe far tremare i polsi e scuotere le menti intorpidite di una gerarchia ecclesiastica che se la fa con i potenti: “Come gli onagri sono vittime dei leoni del deserto, così i poveri sono pascolo dei ricchi”.
Il salmista arriva finanche a stabilire un’equazione tra l’ingiustizia e la ricchezza accumulata violando quella che sarà la carità cristiana: “Il poco del giusto è cosa migliore dell’abbondanza degli empi”.
Come dire: “dietro grandi fortune ci sono grandi delitti” e chi ha orecchie per intendere, intenda!

 
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