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"PIU' DEL CLAMORE DEGLI INGIUSTI TEMO IL SILENZIO DEGLI ONESTI"

 

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SENATORES BONI VIRI...

Post n°443 pubblicato il 07 Giugno 2007 da bargalla



Chiunque operi nella politica e nelle Istituzioni, non può concedersi il lusso del pessimismo” frase pronunciata ieri mattina dal Presidente della Repubblica al plenum del Consiglio Superiore della Magistratura in un contesto in cui non c’è quasi nulla da far pensare all’ottimismo per così dire più disperante.
Per giustificare questo “ottimismo della ragione” che potrebbe senz’altro fare il verso al più cogente “pessimismo della volontà” è stato scomodato Agostino d’Ippona con il suo “spes contra spem” e chissà se sperare nonostante la disperazione, sia ancora lecito in un Paese dove anche sognare sta diventando molto difficile, visto il clima di generale impazzimento nel quale perfino un refolo di vento può scatenare una tempesta dagli esiti imprevedibili.
Forse, al di là del motto agostiniano e del facile ottimismo, c’era proprio questo nella mente del Presidente Napolitano, fattosi improvvisamente pensoso, mentre ieri assisteva sul far della sera alla conclusione dei festeggiamenti per il 193 esimo compleanno dell’Arma dei Carabinieri.
Mi ha molto colpito la sua espressione malinconica, da nonno triste e solo con, sulle spalle, un peso più grande dei suoi anni che ogni giorno qualcuno, con i suoi capricci e le sue bizze da “nipote” discolo e ingordo, contribuisce a rendere più pesante e oneroso. Faceva quasi tenerezza vederlo in quel soprabito indossato in tutta fretta per ripararsi dal ponentino romano fattosi improvvisamente freddo e pungente.   
Fisicamente era lì, in Piazza di Siena, con sullo sfondo i pini di Roma, tanto cari a Ottorino Respighi, ma si vedeva che con la mente era altrove, probabilmente era al Senato, a Palazzo Madama, dove stava per consumarsi un altro giorno da “lunghi coltelli” con sullo sfondo l’indegna gazzarra di un manipolo di mal…destri facinorosi che sarebbe un’offesa per la sacralità del luogo che li ospita, definire “senatori”.
Dovrebbero concedere più spesso la diretta televisiva perché così facendo il “popolo bue” avrebbe modo di vedere all’opera i sedicenti rappresentanti di una “società civile” che se fosse davvero tale, avrebbe di che vergognarsi per aver concesso ad una “casta” di politicanti da strapazzo, una rappresentanza che li qualifica per quelli che sono: parlamentari ebbri di potere, senatori e deputati, maleducati, sguaiati e irascibili che si azzuffano e si offendono reciprocamente dando dimostrazione di uno scarso senso civico e di un’assenza pressoché totale di rispetto per le Istituzioni in cui esercitano, senza vincolo (forse il problema sta proprio qui) il mandato popolare.  
Capisco la faziosità di alcuni, che per un verso rientra nella normale dialettica “democratica” o il più inutile degli ostruzionismi, che è pur sempre una forma di opposizione e di dissenso, quello che faccio fatica a definire “civile” è la violenza verbale, e non solo quella, di altri, sempre i soliti, i più facinorosi, violenza che si spiega solo con l’insensatezza di un argomentare dettato dall’esclusiva voglia di polemizzare senza andare troppo per il sottile.
Causidici, cerusici ed emeriti professori universitari di diritto costituzionale, tutti “senatores boni viri” che danno del buffone e dell’ignorante ad un insigne economista, un ministro “tecnico” trasformatosi per l’occasione in avvocato d’ufficio e politico navigato del quale ho colto innanzi tutto, la pacatezza, la “solitudine dei giusti” e la calma forse apparente, con la quale ha accolto tutta quella caterva di improperi piovutagli addosso dai banchi dell’opposizione indispettiti anche dal suo sorriso che a tratti tradiva un certo nervosismo.
Comunque sia TPS, come ormai viene chiamato, è uscito indenne e a testa alta da un gioco al massacro, un “battesimo del fuoco” quasi una iniziazione che ha stoicamente sopportato e superato, per difendere il suo vice nel caso “Visco versus Speciale” il primo accusato di interferenze nella catena di comando delle Fiamme Gialle, il secondo defenestrato “ex abrupto” perché in rotta di collisione con l’esecutivo.
Un caso ordito da un’accorta regia che gioca con i poteri dello Stato e aspetta che l’attuale esecutivo imploda per dare “scacco matto” al re.
Vorrei vedere quanti fra quei “senatores boni viri” che hanno dato dell’ignorante al prof. Tommaso Padoa Schioppa, possano vantare il curriculum di TPS, vorrei vedere se c’è qualcuno fra loro che sia mai riuscito a vincere una borsa di studio equiparabile alla Bonaldo Stringher. 
Evidentemente aveva ragione Quello, quando diceva “mai dare perle ai porci” soprattutto dopo aver sentito che fra quei senatori che ieri hanno sproloquiato contro TPS, difendendo per partito preso un generale molto, ma molto “speciale” ce n’era uno, taglia extra large, accusato, fresco fresco, di riciclaggio con l’aggravante di aver agevolato un’associazione mafiosa.
“Senatores boni viri, senatus autem mala bestia”.
“I senatori sono uomini perbene, ma il senato è una cattiva bestia”.
Come dire, in ogni collettività i componenti, presi singolarmente sono brave persone, mentre non sono più tali, quando fanno comunella.
Forse anche questo detto di origine incerta e popolare, deve essere rivisto e corretto, tenendo presente che molti di quei “singoli membri” approfittano dell’impunità derivante dall’essere parte di un organismo, e che organismo, si industriano per ricavare l’utile dal dilettevole.
E per lorsignori il potere è di estremo diletto!
Ecco, caro Presidente Napolitano, è difficile essere ottimisti, ma tentar non nuoce, anche nel disincanto dell’illusione; sperando, soprattutto, che il sonno della ragione (la disperazione) degli italici dormienti non generi altri mostri.

 
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