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"PIU' DEL CLAMORE DEGLI INGIUSTI TEMO IL SILENZIO DEGLI ONESTI"

 

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PIU' AMBULANZE, BANCHE E LECCA LECCA PER TUTTI!

Post n°445 pubblicato il 14 Giugno 2007 da bargalla

   

Dalla protesta di buttiglione che segnala l’imperdonabile mancanza degli essenziali coni gelato nella cambusa della camera alta, all’ambulanza di selva, passando per l’ennesima diffusione del periodico bollettino “intercettazioni telefoniche e dintorni” della premiata ditta “affari & politica”.
Un affresco falsamente naif che meglio di ogni altro, contribuisce a rendere più leggibile un quadro dove, nonostante il tentativo di sminuirne la prospettiva e sfumare i contorni, anche un veniale peccato di gola, come può essere il desiderio, insoddisfatto, di un gelato da prendere al volo tra una defaticante seduta e l’altra nell’ovattata atmosfera del refettorio senatoriale, o la prova di becero bullismo senile esibita da un cardiopatico inquilino di palazzo Madama che prende l’ambulanza come se fosse un taxi, dice di un ceto politico vorace, autoreferenziale, arrogante e, soprattutto, “malato” in fase terminale, cronicamente affetto da un male incurabile da estirpare quanto prima con un deciso colpo di bisturi elettorale che solo il moto della coscienza popolare può dare, regalandosi, sovranamente, una nuova classe dirigente non più frutto di “porcate” e di compromessi, ma nata da elezioni veramente libere e democratiche che facciano tabula rasa dell’attuale, indigesta dirigenza e diano finalmente all’Italia la sensazione di essere un Paese normale.
Fateci sognare, per noi forse sarà un incubo perché ritornerà il caimano, ma fate una nuova legge elettorale, che sia degna di questo nome e dimettetevi!
Speravamo che fosse finita l’era del caimano, ma voi con la vostra insipienza e la vostra dabbenaggine state nuovamente per gettarci fra le fauci fameliche dell’infido predatore, che già assapora l’attimo in cui si getterà nuovamente “sul fiero pasto” chigiano.
Il furbastro signore di arcore, dopo cinque anni di malgoverno culminati con la madre di tutte le “porcate” che ha partorito un aborto di parlamento affetto da tare ereditarie, ora vorrebbe ritornare al vecchio Mattarellum, il sistema elettorale in vigore prima della sua “porcata”. Una mossa decisamente astuta da vecchia volpe spelacchiata che non ha perso il vizio di puntare la preda, già sapendo che con quel sistema, sondaggi alla mano, il suo casato otterrebbe “un risultato alla Sarkozy” una dittatura della maggioranza in cui non ci sarà più trippa per gli altri quattro gatti.
“Mi accusano di curare solo i miei interessi, invece il prezzo delle azioni Mediaset è sceso da 12 a 7 euro in un anno e nessuno dice nulla”. Ipse dixit il “povero” silvio e migliore conferma non poteva esserci sull’influenza esercitata sul mercato azionario dalla sua debordante presenza sulla scena politica, proprio considerando il fatto che (quando si dice il caso!) il calo delle azioni mediaset si è verificato nell’ultimo anno, periodo nel quale silvio, com’è noto, non ha rivestito cariche di governo.
Scommettiamo che quando silvio ritornerà a palazzo Chigi anche le azioni del suo impero mediatico ritorneranno a salire?
Avete spianato la strada al trionfale ritorno di silvio che, grato ringrazia e si associa manifestando solidarietà ai diessini colpiti dal bailamme mediatico delle intercettazioni che a loro volta si associano condannando “l’uso politico della giustizia” lamentandosi per “la ferita di immagine” che periodicamente viene inferta alle due controparti: condoglianze trasversali che si porgono vicendevolmente per sancire un patto di non belligeranza che permetta loro di praticare il vecchio “vizio del consociativismo” spingendo per una nuova legge sulle intercettazioni che imbavagli la stampa, poiché non è bene per loro che “il contadino sappia quanto è buono il formaggio con le pere”.
Meglio fermarsi all’apparenza e parlare dei patres coscripti che rivendicano un legnetto da ciucciare o un sorbetto da gustare alla buvette senatoriale, o di quella voglia scioccamente senil-senatoriale d’apparire ancora bulli scambiando un’ambulanza per un taxi e di menar vanto per questo, accampando un malore dettato dall’arteriosclerosi; o più ancora di una cordata di scalatori rampanti e di altri “capitani coraggiosi” protagonisti “intercettati” di un gioco di società dove perfino un cadeau come il gigantesco “echinocatus grusonii” recapitato via mare per ingraziarsi il favore del boss, ha fatto la sua “porca” e spinosissima figura.  
Al signor buttiglione rocco & C. come regalo di fine mandato, al posto del laticlavio e del  gelato bramato, si conceda quindi un lecca lecca, al gusto cavolo amaro, come emblema di un modo di fare politica che ha nel leccaculismo clerico-fascista la sua ragion d’essere.
Al signor gustavo selva, ottuagenario di belle speranze, che ha già nel nome l’uso imperfetto dell’ambulanza che verrà, si faccia omaggio di un modellino di taxi-ambulanza telecomandato, allestito per il soccorso cardio-polmonare con il kit del piccolo rianimatore di bordo; così potrà continuare a sognare di circolare per le strade di Roma fingendo un attacco cardiaco che dovrebbe comunque giungere quanto prima per rendere più credibile la situazione di emergenza. In tal caso può permutare l’ambulanza con un carro funebre per viaggi di sola andata.
A piero e a massimo, confidando nel buon cuore del magnate silvio, si regali invece una merchant banck telematica, una specie di “second life” creditizia, fornita di impiegati, sportelli, azioni, obbligazioni e denaro, tutto rigorosamente virtuale,  da movimentare  a loro piacimento per lanciare offerte pubbliche di acquisto e immaginare di scalare assicurazioni e giornali con l’aiuto di quei furbetti del quartierino che offriranno gratis la loro disinteressata consulenza per il gioco del risiko bancario.

Non passa giorno che non venga fuori qualcosa di marcio da quel bubbone purulento che ammorba l’habitat e il “lazzaretto” ricavato nel sottoscala dei palazzi del potere in cui cresce rigogliosa e indisturbata, la colonia di una casta di “intoccabili” politicanti da strapazzo che da onorevoli saprofiti si sono via via trasformati in pericolosi parassiti, fino a diventare agenti patogeni, putridi untori, altamente contagiosi e resistenti di un morbo che fa della corruzione e dei privilegi, l’ideale brodo di coltura nel quale si sviluppano e prosperano indisturbati, intaccando i gangli vitali di un organismo, lo Stato, che stenta a riconoscerli come agenti infettanti e ad espellerli, come meriterebbero, dal tessuto connettivo di una società non più in grado di fronteggiare un pericolo così letale per la sua stessa sopravvivenza.
La nostra “democrazia” ancorché incompiuta e bloccata è essenzialmente malata, preda di un male trasmesso dagli stessi medicastri che nel tempo si sono succeduti al suo capezzale prescrivendo rimedi peggiori del male, senza riuscire minimamente a rafforzare le difese di un sistema “immunitario” che le consentisse di sviluppare quegli “anticorpi” che, qualora ci fossero, potrebbero sempre combattere in modo adeguato per impedire l’evolversi di un decorso clinico dall’esito prognostico più che infausto. 
Anzi, qualcosa che abbia a che fare con una certa “immunità acquisita” l’hanno fatta, potenziando una prerogativa parlamentare qual’è per l’appunto “l’immunità parlamentare” che a dispetto del tentativo fatto di emendarla in senso restrittivo, è diventata in certi casi vera e propria “impunità” un retaggio medievale che va ad arricchire la già folta schiera di privilegi e di prerogative che rendono questi “paria” al di sopra della Legge.
Non contenti dell’uso eccessivamente personalistico della Res Publica, ormai res privata, ovvero “cosa loro” e per evitare che da personaggi pubblici quali sono, finiscano per essere esposti al pubblico ludibrio, perché magari “intercettati” nel libero e spregiudicato esercizio delle loro funzioni di rappresentanti di un potere affaristico-economico che esula dai loro compiti istituzionali e nel nome di un diritto alla privacy, impossibile da rivendicare per chi sceglie di essere sempre sotto i riflettori, ecco che si scagliano contro l’uso improprio delle intercettazioni telefoniche, censurando una stampa che ha solo il merito di scoperchiare il verminaio nel quale coltivano i loro interessi al riparo da occhi indiscreti. 
A volte si ha l’impressione che tutta quella marmaglia di dotti, medici e sapienti, chiamati a consulto per cercare di rianimare un infermo comatoso, non abbiano mai avuto a cuore la salute dell’insigne paziente, anzi, sembra quasi che abbiano approfittato del loro ruolo per spennare una gallina dalle uova d’oro, ritagliandosi un posto nell’immaginario collettivo che occasionalmente riesce a vederli per quelli che realmente sono: carnefici e sfruttatori, lenoni di un sistema “Paese” dove tutti loro, senza distinzione di schieramento, si prostituiscono e si vendono per un misero piatto di lenticchie scambiando una primogenitura che assicuri loro lo scettro del comando.
Gli onorevoli deputati al magna magna quotidiano, ogni tanto si fanno beccare con le zampe nella marmellata o, a seconda della taglia, nel lardo e per quanto l’evidenza del misfatto cancelli ogni forma di sospetto e lasci il posto alle certezze e al giudizio sommario che il comune mortale emette senza aspettare il normale corso di una giustizia che per loro non è mai sufficientemente severa, ecco che lorsignori se n’escono con giustificazioni risibili quanto scarsamente supportate da un’etica comportamentale che ha nella formula del “non penalmente rilevante” un’attenuante generica difficile da accettare specie dinanzi ad un pour parler “intercettato” fatto di banche, scalate, assicurazioni, furbetti e concertisti in cui basta, per l’appunto, un semplice sospetto per screditare Cesare e la moglie di Cesare.
Il segaligno piero, se ne uscì con “allora, abbiamo, anzi, avete una banca” che tanto scosse la base di una quercia all’ombra della quale non si ferma più nessuno.
Lo stesso massimo, skipper infiacchito dagli agi e dalle mollezze del potere, ha preteso troppo e col suo “Ikarus” si è avvicinato eccessivamente al sole (dell’avvenire?). Le ali posticce di cera non hanno retto lasciandolo miseramente cadere in quel mare di Gallipoli dal quale salpò per un’avventura che poteva davvero significare qualcosa per questa terra dimenticata non certo da Dio, ma da quegli uomini come lui che sembra vogliano rappresentare solo se stessi e gli interessi della loro casta.
“Facci sognare” dice, rivolgendosi ad un suo “unipolista” pregustando forse il momento in cui avrebbero potuto dirsi “padroni” di una banca che non penso fosse fra le priorità di un partito, di una politica asservita ai potentati economici di riferimento, che ha comunque fatto della “finanza rossa” non certo un cavallo di Troia, come dice qualche forzuto italiota con l’hobby della finanza a buon mercato, ma uno dei suoi tendini di Achille, mostrando poi una vulnerabilità elettorale che di fatto lo allontana da quella base che difficilmente perdona un uso così spregiudicato del mandato popolare.  
Non poteva mancare nei brogliacci diffusi ad arte (sic) un riferimento all’ex presidente del consilvio tirato in ballo dai suoi tirapiedi, sempre ansiosi di metterlo al corrente sulle scalate dei “furbetti del quartierino” e sugli sviluppi e gli intrallazzi di una situazione che a distanza di tempo continua a riservare sorprese.
Ma sull’ex presidente del consilvio è meglio stendere il classico velo pietoso costituito dall’irrisolto conflitto d’interessi e dalle famigerate plurimae leges ad personam che gli hanno consentito di dare il suo determinante contributo per incancrenire una situazione in cui la collusione e la commistione fra affari e politica, grazie a lui (sia detto a suo disdoro) è diventata sempre più palese e frequente, con grave nocumento delle Regole, delle Leggi, puntualmente infrante e violate, del Bene Comune e degli interessi più generali di una Nazione, scambiata per terreno di pascolo abusivo dove un manipoli d’ingordi bovari serra i ranghi e chiude gli stazzi per difendere l’indifendibile: una politica delegittimata da quegli stessi politici che puntualmente si mostrano offesi e indignati per l’uso definito “folle” delle intercettazioni che invece devono essere saggiamente pubblicate e diffuse perché servono a sputtanare un re che è già nudo di suo.
Il cavaliere ha fatto scuola, in molti si sono adeguati aderendo alla sua concezione del potere, ma non è detto che per questo tutto debba passare in cavalleria.

 
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