Creato da bargalla il 30/01/2005
"PIU' DEL CLAMORE DEGLI INGIUSTI TEMO IL SILENZIO DEGLI ONESTI"

 

Archivio messaggi

 
 << Agosto 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
      1 2 3 4
5 6 7 8 9 10 11
12 13 14 15 16 17 18
19 20 21 22 23 24 25
26 27 28 29 30 31  
 
 

 

Ultime visite al Blog

rdapiaggiossimorasteph27nikya1pinellogiuseppenapoli891540mariomancino.mluisinioIl_Signore_RaffinatocamarossogiacintoingenitoMaurizio_ROMAmonacoliomassimo.sbandernopmichepel
 

Area personale

 
Citazioni nei Blog Amici: 10
 

Ultimi commenti

insisto...nella speranza di risentirti...anche in privato...
Inviato da: ossimora
il 16/02/2016 alle 10:03
 
Sarebbe bello rivederti comparire...con qualsiasi scrittura...
Inviato da: ossimora
il 06/07/2014 alle 17:07
 
torna....
Inviato da: ossimora
il 23/03/2012 alle 02:52
 
Adoro gli idra!
Inviato da: chiaracarboni90
il 31/05/2011 alle 10:51
 
Carino sto post ... :-)
Inviato da: fantasista76
il 03/11/2010 alle 08:33
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

I miei Blog Amici

 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

 

« MENEURS DES FOULESPIZZICATE SUGGESTIONI »

PER L'ITALIA CHE "NON CI STA"

Post n°510 pubblicato il 22 Giugno 2008 da bargalla

                    

E’ proprio vero, la prima impressione è quella che conta.
Difficilmente mi sbaglio e anche con silvio, posso affermare, a distanza di tempo, che il mio intuito ha fatto centro.
La prima (e unica) volta che ho visto da vicino il presidente del consilvio ero “emigrante-terrone” nella opulenta padania e in tempi non sospetti, quando ancora c’era Bettino e silvio era “solo” un “imprenditore” ebbi subito la netta sensazione di avere a che fare con uno squallido personaggio: viscido come il biscione che figura nella suo stemma “nobiliare, e vero come vero può essere il similoro involgarito dalla presunzione di apparire per quello che non è e non potrà mai essere.

Di quel periodo mi piace ricordare però un altro paio di incontri dettati dal caso, anche se mai nulla accade per caso. Lo faccio per inciso, non certo per stabilire un paragone, improponibile, con quello appena citato, quanto per sottolineare la grandezza morale e la dignità di due personaggi fra loro molto diversi dei quali avevo sempre sentito parlare e letto con un rispetto e una venerazione tali da farmeli sembrare  forse inarrivabili e di certo mitici.
Abitavo a due passi da Piazza Missori e andavo a fare la spesa alla Standa di via Torino, quando la Standa era ancora “la casa degli italiani” e della “casa delle libertà” forse non c’era neanche il progetto, anche se il proprietario di entrambe già allora smaniava per un posto al sole.
Comunque sia, uscendo da quel supermercato carico di sacchetti della spesa, mi scontrai con Indro Montanelli che passeggiava sul marciapiede antistante. Lo riconobbi subito, chiesi scusa per la mia sbadataggine e lo salutai con estremo imbarazzo. Abbozzò un mezzo sorriso e senza dir nulla mi porse la mano. Ebbi modo di rivederlo qualche volta ancora, il pomeriggio andava talvolta da via Torino verso Piazza Cordusio, io facevo di tutto per incontrarlo, era sempre emozionantissimo incrociarne lo sguardo e accennare ad un saluto, il che mi rendeva estremamente felice.

Per andare e tornare dal lavoro passavo davanti alla chiesa di San Nazaro in Brolo.
Qualche volta ci entravo, rimanevo in silenzio ricordando gli anni trascorsi in seminario, anni che avevano fatto di me un fervente anticlericale e un credente “eretico” poco propenso ad affidare ai preti l’esclusività di mediare il contatto con la Divinità.
Una mattina entrai in chiesa durante la celebrazione della messa. Non avendo mai badato al celebrante, sulle prime non prestai attenzione, ma mi bastò sentire il timbro della sua inconfondibile voce per provare un tuffo al cuore, era David Maria Turoldo. Avevo letto le sue poesie i suoi saggi, avevo ascoltato qualche sua conferenza, sapevo delle persecuzioni, dell’esilio e dell’ostracismo di cui era stato oggetto in seno a quella stessa chiesa che serviva e lo avversava per il suo impegno civile verso gli ultimi e gli oppressi. Aspettai che finisse di celebrare e chiesi di poterlo incontrare.
Volle sapere un po’ di me e di questo estremo lembo di terra che peraltro conosceva per averne parlato in una sua bellissima poesia “dedicata agli amici del Capo di Leuca”.
David Maria Turoldo per me non era un prete come tanti, era un Sacerdote come pochi e quando glielo feci notare, mi rispose: “acuta osservazione, ma sono solo un servo di Maria” alludendo evidentemente all’Ordine al quale apparteneva.  

Ecco, ho avuto la fortuna di incontrare brevemente nel mio cammino due stelle polari che brillano di luce propria sopratutto adesso che non ci sono più.
Il ricordo che conservo è fra i più belli, l’eccelsa dignità, la coerenza, la dirittura morale di entrambi mi fa capire quanto miserrima ed effimera sia la pretesa di una meteora che per il solo fatto di essere diventato presidente del consiglio, pensa di meritare un posto nel firmamento della Storia.

Mischio il diavolo con l’acqua santa e ritorno nel seminato.
Una volta, in un forum, mi chiesero di definire il cavalier menzogna con un aggettivo, stante l’epidermica antipatia che provo per lui e per quelli che (come i preti) hanno fatto della falsità la loro ragion d’essere, una sensazione a pelle che si esacerba anche al solo pensare a questi agenti patogeni altamente infettanti e pericolosi, associai al presidente del consilvio l’aggettivo “orrido” pensando soprattutto alla sgradevole sensazione che provo nel solo leggere il patronimico dell’innominato, come se  il novello duce fosse un nauseante fattore irritante che provoca, orrore, schifo e ribrezzo, non certo spavento, anche perché se incutesse solo timore o paura, si finirebbe per subire passivamente l’azione prevaricante di un mostro che invece bisogna combattere e avversare spargendo sulle ferite aperte della sua prevaricante demagogia intrisa di egoistica perversione capitalista quel sale della Democrazia che si chiama dissenso.
Anche se, a pensarci bene, orrido è pure sostantivo e sinonimo di burrone, precipizio, baratro, tutti luoghi nei quali  bisogna stare attenti a non precipitare specie in un momento in cui il pifferaio magico, dopo aver blandito e accecato un popolo intero, lo sta conducendo sull’orlo del baratro di un regime dittatoriale, pronto ad ingoiare la Democrazia , lo Stato di Diritto e le Garanzie Costituzionali. 
L’orrido “berlusconi silvio” dall’alto della sua infima statura morale, ancorché zeppata e falsata da una “inindagabile” ricchezza sulla cui origine sarebbe più che lecito nutrire qualche ragionevole dubbio, può continuare tranquillamente a presentarsi come il più improbabile e inverosimile degli “statisti”. Per quanto i suoi manutengoli si affannino a presentarlo come tale, il cavalier menzogna resta, nel migliore dei modi, un chiacchierato parvenu approdato in politica soltanto per abusare di quello Stato col quale per mania di onnipotenza si identifica; volendo salvaguardare solo se stesso e i suoi molteplici interessi, egli continua impunemente a sferrare attacchi all’Ordinamento Istituzionale senza suscitare quella ondata di generale indignazione che un comportamento siffatto meriterebbe.
L’ultimo in ordine di tempo è costituito dal farneticante attacco alla Magistratura.
Bersaglio preferito delle sue invettive, dopo i comunisti, ora sono i Giudici, colpevoli di aver portato sul banco degli imputati, sua maestà berlusconi silvio, a giudizio del quale le “toghe rosse” hanno imbastito un “fantasioso processo” per “mettere in dubbio il voto degli italiani”. Altrettanto risibile diventa la motivazione che sua impunità produce per svilire e denigrare il lavoro dei Magistrati i quali, perseguendo il presidente del consilvio, non farebbero altro che andare contro “la volontà popolare”.
Che c’entra il culo con le quattro tempora, mi verrebbe da dire, non vorrei sembrare oltremodo volgare anche se vorrei tanto parafrasare quel detto popolare e fare i conseguenti raffronti, ma chi confonde la funzione con l’essere, chi si pone al di sopra della Legge, chi ha trasformato la Res Publica , in res privata, dovrebbe avere la almeno decenza di non esporsi così tanto, anche perché “il re è nudo” e non offre di sé una bella immagine.
Specialmente se accusa i magistrati di essere “sovversivi”, un’impudicizia che gli si ritorce contro come un boomerang considerando che se in Italia c’è un “sovversivo” questi è proprio il signor berlusconi silvio il quale  è un vulnus per l’idea stessa di Democrazia. Lo dimostrano i quotidiani sfregi alla Costituzione, il massacro delle Istituzioni, le leggi ad personam, l’occupazione dei mezzi d’informazione, le intimidazioni alla stampa libera, la censura preventiva, lo strapotere del denaro, l’aggressione alla Magistratura, l’uso criminale e spregiudicato di un potere esercitato in funzione dei suoi molteplici interessi. Interessi, guarda caso, coltivati e consolidati in modo poco cristallino, perché se fosse diversamente nulla avrebbe da temere, neppure i Giudici; eppure il signor berlusconi silvio, forse perché ha la coda di paglia, per non dire della coscienza sporca, si prende la briga di decretare la sospensione di centomila processi (e con quelli il suo che lo vede imputato per corruzione in atti giudiziari) pur di salvarsi da una ipotetica condanna che potrebbe precludergli il Colle più alto.
L’attacco alla Magistratura, ammoniva Montesquieu, lo stravolgimento del potere Giudiziario, è il primo, gravissimo segno di degenerazione illiberale di un governo che spudoratamente si proclama liberale e democratico. Le plurimae leges ad personam, le norme “salva-premier” e quelle “salva-preti” di recente approvazione vanno in direzione opposta a quel principio costituzionale secondo il quale “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge” ma questo come il resto dell’art. 3 rischia di diventare la pietra tombale dello Stato articolo di Diritto.
Nel post precedente, forse in modo prolisso, così come qualcuno mi fa periodicamente notare, ho cercato di fornire, a mio uso e consumo, una chiave di lettura del “fenomeno berlusconi”, dove l’etimo greco di fenomeno – phainomai – mostrarsi, apparire, ben si attaglia a chi, come il berlusconi, ama spudoratamente esibirsi per mettere in mostra le sue inguardabili qualità di statista, degne certo del più volgare affarista, un piazzista senza scrupoli, un falsario della Democrazia che ostenta e vende l’articolo più falso eppure il più vero del suo campionario: l’ipocrisia elevata all’ennesima potenza e applicata a sistema di potere, riuscendo così a vendere e a capitalizzare un consenso estorto con l’inganno, con le porcate, dove lo particulare suo condiziona e determina la vita e la politica di una Nazione in cui la “piazza”, il “popolo” opportunamente aizzato o ammansito dal meneur des foules che sa coglierne gli umori, spesso tribali e viscerali, diventa un comodissimo alibi che consente (cribbio!) ad un ipocrita populista di bassissima lega di ergersi a sovrano assoluto del destino altrui.
Non vorrei ripetermi, anche perché rischierei di dilungarmi, rimando pertanto gli occasionali lettori di questo blog a leggere il post precedente. Con questo vorrei semplicemente invitare quanta più gente possibile a diffondere e a sottoscrivere il manifesto promosso da Critica Liberale,che di seguito propongo. Grazie. .   

 

              CRITICA LIBERALE PROMUOVE UN “MANIFESTO” E SI RIVOLGE SOPRATTUTTO ALLA SOCIETA' CIVILE PREOCCUPATA DELLA CRISI DEL PAESE, DELLO STATO DELLA DEMOCRAZIA,
DELLA NOSTRA RAPPRESENTANZA POLITICA.
PARTECIPATE - FIRMATE SINGOLARMENTE E COLLETTIVAMENTE - FATE VOSTRO QUESTO MANIFESTO E DIFFONDETELO OVUNQUE E CON OGNI MEZZO.

                      Manifesto dell’Italia che “non ci sta”                                 

            Per uno “spazio lib-lab”
1. C’è un’Italia che non ci sta.

C’è un’Italia che non si rassegna né allo sconfortante quadro politico nazionale né al tracollo civile né al conseguente disastro economico e sociale.
È un’Italia democratica, laica, europea, riformatrice, in varie forme da liberale a socialista, senza la cui voce si è destinati ai margini della modernità. Un’Italia che vuole la restituzione delle effettive condizioni di democrazia, un Parlamento davvero rappresentativo, la riaffermazione dei diritti civili e sociali, la costruzione di una libera economia di mercato non disgiunta da politiche di equità sociale, la costruzione di una società aperta.
2. Questa Italia è ormai da decenni priva di un riferimento politico organizzato.

Ma ora la situazione è diventata drammatica.
Il Paese è in mano a una coalizione di partiti espressione di una destra populista che in ogni altro paese occidentale sarebbe limitata a frange marginali perché profondamente illiberale, col culto primordiale del Capo e del Padrone, allergica alla democrazia, affarista, clericale, corporativa, protezionista, euroscettica, xenofoba e omofoba, in alcuni settori dichiaratamente fascista. Una destra particolarmente pericolosa perché contesta apertamente l’identità di un’Italia unita e fondata sulla resistenza ai totalitarismi; perché vuole imporre la cancellazione o l’adulterazione della memoria storica nonché l’affermazione di uno Stato etico che prevarichi la sfera delle libere scelte private dei singoli.
A questa destra affastellata e unita dal potere non si oppone con la necessaria forza un partito che si autodefinisce democratico, ma in effetti è monocratico e senza pratica di vita democratica, senza riferimenti internazionali, privo d’una cultura politica con qualche omogeneità, carente di valori, di ideali, di progetto, perfino di radicamento. Un partito che dal berlusconismo sta mutuando linguaggio, mentalità, pratica del potere, ormai anche programmi e strategia.
Queste due formazioni, composte perlopiù da un mediocre personale politico, – ove non vi sia una sempre auspicabile inversione di tendenza nel Pd – corrono il rischio di fondersi definitivamente, nell’immagine pubblica come nella concreta dialettica parlamentare, in un cartello di interessi antidemocratici finalizzato al rafforzamento e all’estensione degli aspetti truffaldini del sistema elettorale, alla distruzione forzosa per legge di ogni competitore politico, all’illegale mantenimento del pieno controllo politico delle televisioni, alla pretesa e all’accondiscendenza verso i conflitti d’interesse. Tra inverosimili riverenze reciproche, questo accordo rischia di sancire la rovina del paese e il suo definitivo distacco dall’Europa liberaldemocratica. Fuori dal Parlamento, ma ancora con una significativa forza organizzativa, si agita una inutilizzabile sinistra ottocentesca, che sogna la rivoluzione comunista e coltiva il residuo orticello massimalista, estranea com’è alla concezione che considera prioritarie la democrazia e la nonviolenza, lontanissima da una moderna teoria dell’economia di mercato, incline al laicismo ma troppo spesso disposta al suo accantonamento.
3. Eppure, in un Paese che si mostra corrivo a questo desolante panorama, in

assenza di minime condizioni di libera informazione, nonostante un dibattito pubblico drogato, in un sistema economico corporativo e familista, nel crescente degrado della legalità e dei costumi civili, resiste un’Italia che non ci sta.
Un’Italia che crede nel valore e nella pratica delle libertà, nelle virtù civiche, nei diritti umani, nel pluralismo culturale ed esistenziale, nella convivenza civile, in un’Europa che si è costruita nella lotta all’intolleranza e al dogmatismo.
Un’Italia che esige l’affermazione della cultura delle regole e il ristabilimento dello Stato di diritto. Che persegue l’indirizzo d’una sempre maggiore divisione tra il potere politico, il potere economico e il potere mediatico. Che non tollera che gli individui siano sottoposti a imposizioni o a forme di rappresentanza comunitaristico-religiosa.
Un’Italia che crede nella necessità dell’Europa e vuole il rilancio del processo d’integrazione federale.
Un’Italia che pretende l’instaurazione di una vera libertà di coscienza e di vita contro le pretese e i privilegi clericali, con la ferma difesa del principio della laicità delle istituzioni.
Un’Italia che reclama un sistema di informazione libero da condizionamenti padronali, dal monopolio berlusconiano e dalla lottizzazione.
Un’Italia che esige trasparenza e certezza di regole nell’economia e nel diritto societario, e una seria disciplina antimonopolistica.
Un’Italia che vuole le sanzioni penali strettamente limitate a fattispecie inequivocabilmente definite e davvero uguali per tutti, ma che vuole anche finirla con l’incertezza del diritto e con l’eterna sequela di condoni, indulti e deroghe.
Un’Italia che intende garantire indipendenza ai magistrati e liberare l’amministrazione pubblica dalla colonizzazione partitica, pretendendone però efficienza, autorevolezza e responsabilità.
Un’Italia che chiede il rispetto di un’etica pubblica esigente, fatta di trasparenza e cultura del servizio da parte di una classe dirigente radicalmente rinnovata.
Un’Italia che sente il bisogno di liberare le energie della società riattivando la mobilità sociale, riconoscendo il merito, costruendo un quadro di eguaglianza delle opportunità.
4. Questa “Italia che non ci sta” delinea di fatto uno spazio in cui la sinistra si

ridefinisce finalmente sulla base dell’incontro delle esperienze liberali, democratiche e socialiste europee. Uno spazio lib-lab, che in passato è stato rappresentato in maniera insoddisfacente e parziale da una somma di partitini che hanno avuto i loro meriti, ma anche le loro colpe, e che comunque non esistono più e non vale la pena di rimpiangere e di riesumare.
Non è guardando indietro che questa Italia avrà finalmente voce. Ma puntando in prospettiva a una nuova rappresentanza politica nel centrosinistra e operando fin da adesso in queste battaglie, delle quali i firmatari del Manifesto sottolineano la necessità e l’urgenza.
Questa Italia è ancora determinata a “non mollare”.

Giugno 2008

Ci appelliamo agli individui, alle associazioni, ai siti, ai blog, a tutto il web. Ci aspettiamo da voi la firma sotto questo Manifesto, ma soprattutto una partecipazione attiva. Per prima cosa cercate di moltiplicate la diffusione di questo testo, inviatelo alle vostre mailing list, ai vostri amici, mettetelo sui vostri siti e sui vostri blog .

FATELO VOSTRO.

Per sottoscriverlo e per avere una registrazione automatica della firma, è preferibile che voi usiate il modulo presente nella home page di www.criticaliberale.it    Oppure inviate una email con i vostri dati (cognome, nome, professione, email, città, regione) ad appello@criticaliberale.it
 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Vai alla Home Page del blog
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963