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"PIU' DEL CLAMORE DEGLI INGIUSTI TEMO IL SILENZIO DEGLI ONESTI"

 

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« L'AQUILONECARPE DIEM SUI GENERIS »

POLEMICO NATALE

Post n°595 pubblicato il 25 Dicembre 2009 da bargalla

                 



Chi sa leggere i segni dei tempi, avrà pane per i suoi denti e non morirà certo di fame o di noia nel trangugiare il contenuto degli ultimi eventi cercando di assorbire l’essenza fattuale di avvenimenti solo apparentemente circoscritti nella sfera della devianza comportamentale, nell’interleggere cioè quanto accade fra le righe di un’attualità dettata da contingenze che rimandano a ben altre analisi lontane da quelle che si leggono nell’immediatezza di fatti “scientificamente” viziati dall’emozione e massificati da un sistema che si regge proprio sulla sistematica falsificazione della realtà.
Mi è stato insegnato che non bisogna mai fermarsi alle apparenze, bisogna scavare in profondità per cogliere gli aspetti di un malessere che pregiudica in primo luogo l’esistenza di una qualsivoglia società civile, a maggior ragione se questa manifesta una predisposizione verso patologie apparentemente benigne la cui nefasta morbilità determina il silente disseminarsi di metastasi che alla lunga non possono che incancrenire l’intero organismo, sia esso inteso come Stato (nel senso di participio passato del verbo essere ovvero di qualcosa che c’era, com’è per l’Italia ) o quello che taluni chiamano “corpo mistico”.

Le schegge impazzite (e se fossero invece le più savie?) dell’uno e dell’altro sistema ogni tanto manifestano la loro insofferenza compiendo gesti di muta ribellione e di timida violenza all’indirizzo di quelli che, per il ruolo pro tempore ricoperto, esasperano situazioni che se da una parte inducono al “volemose bene” più sfacciato e velenoso dall’altra fomentano l’odio più acceso e lo scontro al calor bianco. Il vuoto sentimentalismo di giorni votati al più falso buonismo risente di un gioco delle parti in cui l’odio e l’amore sono pur sempre facce della stessa medaglia che in mano a dei ciarlatani di grosso calibro diventa una patacca totemica con cui continuare indisturbati a sobillare le masse ad influenzarle in modo che queste seguano i dettami del clericalume imperante e del fariseume trionfante.  

Ci fossero ancora Freud (Psicologia delle masse e analisi dell’Io)  e Weber (Sociologia delle religioni) forse avremmo  una chiave di lettura più appropriata della realtà, sebbene la folle aggressione all’innominato colpito da un modellino del duomo, dalla riproduzione di un tempio in cui il trono e l’altare copulano contro natura, e l’atterramento del pastore tedesco spintonato da una donna psicolabile, vestita di rosso, proprio nella basilica papale dalla cui loggia si benedicono i furbi e gli orbi, sono episodi che nella loro demenziale marginalità danno il senso del limite infranto con cocciuta ostinazione proprio da chi paradossalmente veste i panni della vittima. Il fanatismo degli uni si scontra inevitabilmente con quello degli altri, la lucida follia è figlia degenere della ragione e a volte segna il discrimine fra la falsità propalata e la verità sottaciuta. Non vorrei essere frainteso, ma a volte sembra quasi che il Fato o la Provvidenza si serva di qualche pazzo per porre fine ad una situazione non più sostenibile data da un tiro alla fune che, spezzandosi, manderebbe fatalmente tutti a gambe in aria.
Non è il caso di addentrarsi in analisi socio-psicologiche e trinciare giudizi che lasciano il tempo che trovano, ma già vedo montare l’italico bigottismo attorno alla rancida crema clericale, si scambiano attestati di solidarietà grondanti vicendevole, complice, sostegno e partecipe conforto; già mi sembra di ascoltare gli anatemi di un branco di misogini tonsurati, pederasti incalliti, rivolti all’indirizzo della donna, in certi ambienti considerata creatura satanica che per ironia della sorte veste anche di rosso, come certi prelati d’alto rango per i quali la porpora prelatizia è la manifestazione di una smodata ambizione.

Sono fatti della stessa pasta, il lievito dei farisei li accomuna fra loro e il risultato non può che essere l’ipocrisia con cui amano condire anche il cosiddetto “amore” per il prossimo (inteso come circonvenzione d’incapace) che da ultimo ha fatto breccia nel sinedrio provocando a furor di popolo la nascita del partito dell’amore (roba da prostitute dell’intelletto!)  risentendo dell’influenza di un clima che l’antinomia di certe campane ha preteso fosse odio o, al più, invidia; uno dei sette vizi capitali che, a proposito di capitale (salto di palo in frasca), ha permesso ad un oligarca spregiudicato di giungere al sommo del potere con tanta opulenza e sconfinati patrimoni. Neanche nei paesi protestanti (per restare a Weber) dove la ricchezza è considerata un segno della divina benevolenza, le carriere politiche nascono da grandi e ancorché “inindagabili ricchezze”. Non a caso accanto alle classiche distinzioni didattiche e istituzionali di Montesquieu, figura anche l’etica del potere politico (per tacere di quello religioso) che, a scanso d’equivoci, dovrebbe essere autonomo dal potere economico.  A tal proposito Luigi Sturzo il prete dei “liberi e forti” ha sentenziato: “Chi è troppo attaccato al denaro non faccia l’uomo politico né aspiri a posti di governo. L’amore del denaro lo condurrà a mancare gravemente ai propri doveri”.
Più evangelicamente, considerato l’altro lupus in fabula miseramente precipitato al suolo, si dovrebbe dire che nessuno può servire due padroni, eppure la chiesa di herr ratzinger lo fa barattando all’occorrenza “dio e mammona”.

Vorrà pur dire qualcosa se l’innominato è stato colpito nel giorno dedicato a Santa Lucia, protettrice della vista. Un modo come un altro per dire “aprite gli occhi”! Invece c’è chi continua a fingere di non vedere quel che è accaduto e accade avendo sugli occhi le fette di salame di un moralismo falso e bacchettone.
Vorrà pur dire qualcosa se il papa re è stato spintonato proprio la notte di Natale quando, con la sua corte principesca, si dirigeva in pompa magna verso l’altare a baldacchino percorrendo la navata centrale di una basilica-museo extra lusso, lontana anni luce dall’umile stalla di Betlemme in cui il loro Dio nacque avendo per culla una mangiatoia. Il messaggio stridente che se ne ricava è la pietra d’inciampo di una chiesa, di un papa che vivono di rendita e nel lusso, sfruttando il lascito di un depositum fidei in mercé del quale possono arrogarsi il diritto di presentarsi come agenti monomandatari di un marchio che consente ai loro affiliati di lucrare perfino sul natale “del sole invitto” oscurato dal biancore integralista, pezzente e razzista di quanti propugnano lo scontro di civiltà al grido di “Deus lo vult”.
E così la nascita di un “dio povero” diventa il pretesto per celebrare l’esclusiva mondiale di un brand, la ricchezza, l’effimero, il voluttuario, la fiera dei pupi, delle pupe e dei pupari, in altre parole il consumismo, avendo completamente perduto di vista il senso di un evento che rimane astronomicamente divino e profondamente umano.    
Si parla sottovoce di crisi economica ed esistenziale, di licenziamenti e di operai usa e getta, e di fabbriche che chiudono dopo aver delocalizzato un lavoro divenuto sinonimo di sfruttamento; ma è bene non insistere, si rischia di passare per disfattisti: certe verità è bene tacerle anche perché, a sentire alcuni soloni, potrebbero ingenerare odio e istigare alla violenza.
Con i tempi che corrono (mala tempora currunt!)  bisogna perfino fingere che tutto va bene madama Dorè e accontentarsi di uno Stato e di un Natale di cartapesta con un papa che, spinto da una donna, cade e si rialza (mentre un altro cardinale finisce all’ospedale col femore rotto) e di un presidente del consilvio divenuto taumaturgo grazie alla sua conclamata ipocrisia, ai vizi privati e alle sue pubbliche virtù “eroiche” (leggi erotiche) così da elevarlo alla gloria del predellino, il primo gradino di un processo di canonizzazione che lo rende “santo subito”.       

Che Natale povero, che Natale senza intenzioni” scriveva Alda Merini, la poetessa dei matti e dei Navigli “…facciamo finta che sia Natale, tanto di buoni in Italia ce ne sono tanti”.   
 



 
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