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"PIU' DEL CLAMORE DEGLI INGIUSTI TEMO IL SILENZIO DEGLI ONESTI"

 

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LA PARTE PER IL TUTTO: OVVERO L'EFFETTO MERDOLASO

Post n°603 pubblicato il 13 Febbraio 2010 da bargalla


Chissà cosa pensano in alto loco le finissime menti, figlie e figli di gran puta (da qui de-putate e de-putati) allorquando nella quotidiana pratica del meretricio si trovano a coniugare efficacia ed efficienza.
Forse i pessimi ottimati, i magnaccia del bordello italiota e gli autocrati usurpatori ponzati dalla sordida porcata ordita pronta cassa dall’innominato nei cessi dei palazzi del potere credono che il popolo bue, oltre ad esser tale e pagare senza fiatare marchette e marchettari, debba essere anche inevitabilmente  deficiente fino al punto da fingere di credere che il malaffare sia l’indispensabile companatico istituzionale col quale fronteggiare le inevitabili “emergenze” foraggiando all’occorrenza boiardi, capitani d’assalto e capitolati d’appalto, imprenditori spregiudicati, abili nell’arte di frodare il pubblico erario ma, soprattutto, loro, i sempiterni politici corrotti, delinquenti populisti, statisti immaginari, curatori fallimentari della Res Publica, capaci solo di rubare, concutere infinocchiare e malversare.
Un’associazione a delinquere la cui mission riconosciuta è proprio quella di perseguire spudoratamente il ladrocinio di stato e l’interesse privato; costi quel che costi, anche un terremoto, un’alluvione, meglio ancora se fra queste calamità naturali altre calamite di ben altra forza attrattiva, un global forum, un campionato mondiale di nuoto, un congresso eucaristico (quando si dice la forza della fede!) arrivino, come i cavoli a merenda, a magnetizzare e monetizzare l’interesse privatissimo e truffaldino di una cricca che ha fatto della “protezione in…civile” un modo come un altro per aggirare e violare la Legge unendo l’utile della cresta sugli appalti al dilettevole del “coito di scambio”.

Nella più spregevole delle ipotesi di reato mossa a carico di un servitore dello Stato, peraltro inchiodato dall’evidenza di inequivocabili intercettazioni telefoniche, a corollario dei favori richiesti e concessi agli amici degli amici e delle immancabili dazioni pecuniarie sottese ed elargite in forma anche diversa dal vil denaro, in questa come in altre collaudatissime rapine con destrezza eseguite dai “soliti noti” sotto gli occhi di tutti, sempre più frequentemente ci si imbatte in nugoli di lucciole, sciami di escort offerte alla stregua di tangenti, pagamenti in natura, appagamento garantito dall’effetto indurente e rilassante, corpi di un reato vecchio come il mondo, ma che in certi ambienti e contesti diventa patognomonico di un sistema che celebra il puttanesimo mandando per l’appunto a puttane una Nazione intera, anch’Essa rea di essersi concessa al peggior degli offerenti, al più bieco e malvagio dei prosseneti.   
Un comune mortale, legge lo stralcio delle intercettazioni telefoniche riguardanti l’ennesima corruttela italiota resa ancor più abietta dall’aver sfruttato anche una tragedia come il terremoto e capisce perché “i soliti noti” aspirino a  “regolamentarle” e ad abolirle, togliendo alla Magistratura un essenziale strumento d’indagine, proprio perché lor signori ci tengono tantissimo alla loro privacy, nel senso che vogliono privare l’opinione pubblica del diritto di conoscere le malefatte di una banda di avanzi di galera i quali vorrebbero continuare indisturbati a fare i loro porci comodi con la complicità di un’informazione imbavagliata dal regime mediatico e ridotta al ruolo di megafono della voce del padrone.  

Mi coglie il solito senso di nausea! Lo schifo per quest’altro “gelatinoso” episodio di ordinaria corruzione che ha investito i vertici e i proteiformi interessi legati a filo doppio alla munifica e, per certi versi spregiudicata, gestione della cosiddetta “protezione civile” al servizio della malaethica istituzionale “del fare” nulla di buono per il Bene Comune, non poteva non suscitare rabbia e insofferenza, vomitevole ribrezzo dinanzi ad un ignobile presidente del consilvio che per tre volte invita i Pm “a vergognarsi”.   
Qui se c’è qualcuno che deve “vergognarsi” questo è proprio il signor berlusconi silvio, ammesso e non concesso che abbia ancora la capacità e l’umiltà di farlo dato che la presunta efficienza affrancata da ogni controllo, una boria gonfiata all’inverosimile da un ego ipertrofico, gli impedisce di cogliere la nefandezza di un modo di fare che la dice lunga sul concetto che lui ha della Legalità, della Libertà e dell’Uguaglianza.  
Si vuol far credere che in tutta la faccenda non ci sia nulla di penalmente rilevante e che “sua disgrazia” (per il momento solo indagato) sia inconsapevolmente diventato  il perno, unto di grasso, di uno sporco comitato di affari. Il sistema “gelatinoso” evidenzia invece “la sistematicità delle condotte illecite e dei rapporti illeciti e di cointeressenza tra gli indagati e le rilevantissime ripercussioni finanziarie ed economiche ai danni del bilancio dello Stato”. Gli imprenditori operavano grazie “a una normativa ampiamente derogatoria delle ordinarie regole in materia di aggiudicazione degli appalti pubblici che presuppone in chi la deve gestire ed applicare ancora di più un rispetto delle regole di trasparenza, fedeltà, imparzialità e di efficienza imposte da legge e Costituzione ai pubblici ufficiali.”

Già queste poche considerazioni del Gip di Firenze insieme alle risultanze delle intercettazioni telefoniche basterebbero a scrivere una sentenza di condanna, ma fatta salva la presunzione d’innocenza valida anche per il pupillo di un cardinale, viene spontaneo pensare a quanto scriveva Paolo di Tarso nella prima lettera ai Corinzi (15,33) in cui si legge “Corrumpunt mores bonos colloquia mala” dove per colloquia non è da intendersi conversazioni, bensì compagnie; così da concedere al ministro in pectore, legittimamente impedito di farsi processare, un’attenuante generica primariamente data da un verso di Euripide secondo il quale “le cattive compagnie rovinano i buoni costumi”.
Come dire: l’occasione rende l’uomo ladro, e di occasioni per delinquere in certi ambienti sovrabbondano così come la farina nel mulino tanto che il mugnaio è quasi costretto dagli eventi a sporcarsi così tanto da non accorgersi di niente; un po’ come capita a chi andando con lo zoppo impara a zoppicare.
A questo punto bisogna stabilire chi è lo zoppo e chi è il mugnaio, ma la cosa è talmente evidente da far passare quasi in secondo piano il ruolo avuto nella faccenda da un prete, anche loro immancabili quando di mezzo c’è la farina del diavolo.

Nessuna meraviglia quindi nel trovare nell’entourage dei corrotti e corruttori un bacherozzolo che fa la figura del pollo, un economo della congregazione del preziosissimo (quando si dice dei valori!) sangue, il cui coinvolgimento “non piomba come un fulmine a ciel sereno” essendo ben noto ai gerarchi clericali che “agiva in modo fin troppo autonomo e disinvolto” avendo accordato “fiducia a personaggi discutibili che poi lo hanno tratto in inganno, comportandosi “in maniera disinvolta, ingenua e poco prudente”.   
Quando si dice le cattive compagnie! Ah se solo avesse letto Paolo di Tarso! Il reverendo è un “manager di dio” e non ha tempo per queste quisquilie; dicono sia un “clone” di quell’altro della “protezione civile” e allora via con “le emergenze umanitarie” di stampo clericale a maggior ragione se si è dotati di “fund raising” della capacità cioè di rastrellare finanziamenti influenzando l’indirizzo del flusso degli aiuti.
Uno degli imprenditori arrestati nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti della Maddalena ha chiesto e ottenuto (a che titolo?) dal reverendo dei soldi che invece di andare a buon fine (in Africa) sono diventati parte di una tangente. Si parla di € 50.000! Quel che fa pensare non è tanto l’entità della cifra, spiccioli in rapporto al giro d’affari, quanto il tono delle intercettazioni: “senti evà, scusa se ti scoccio solo per rotture di coglioni, devo vedere una persona, come stai messo?” chiede l’imprenditore. Risponde il pretacchione: “Di soldi per l’Africa qui ad Albano  ce n’ho 10 soltanto, giù a Roma potrei darteli.”
Questi parlano di interventi caritativi, di beneficienza, di onestà, gestiscono imponenti somme di denaro e se pure qualche merito lo hanno, miseramente viene vanificato da episodi di “ordinaria corruzione” anche perché ingenerano sana sfiducia non sapendo fare nient’altro di meglio che finanziare il malaffare.
Dopotutto sono dei sepolcri imbiancati! Dall’esterno sembrano tutti candidi, lindi, casa e chiesa; ma basta sollevare la pietra tombale dell’ipocrisia elevata a sistema per rendersi conto del putridume che alberga nel clericalume imperante e controlla ogni comportamento del fariseume trionfante. 
 






 
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