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"PIU' DEL CLAMORE DEGLI INGIUSTI TEMO IL SILENZIO DEGLI ONESTI"

 

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ANCHE NOI CREDEVAMO

Post n°629 pubblicato il 02 Gennaio 2011 da bargalla

 

                            


Per un po' di tempo ho scelto di estraniarmi da tutto e da tutti e di fare del disinteresse un comodo alibi per rifiutare una realtà che non riesco a modificare, mi dibatto fra determinismo e casualità cercando una risposta che giustifichi perfino la mia ritrosia ad accettare l'ineluttabile sia pure suffragato da un Destino che, anche nei rapporti umani, mi ha lasciato in balia dei miei fantasmi. Ho preferito volgere lo sguardo altrove sperando di riuscire ad abituarmi al peggio, mi son rifugiato fra le pagine dei miei cari classici seguendo le rotte dell'Anonimo del Sublime, una sorta di esercizi di stile che periodicamente mi portano a solcare le onde di un impegno culturale mai del tutto soddisfatto e rimasto, ahimè, fra le secche di un passato in cui volentieri i miei pensieri s'incagliano e indugiano cercando nelle affioranti emozioni un motivo in più per continuare a navigare. La seducente memoria di noi mi indurrebbe a parlare di te, ma non temere, non lo farò, anche se i lontani bagliori di un faro mi portano ugualmente a ricordare l'alba di un nuovo anno, di là da venire, atteso ai piedi di quel faro e i chicchi di un melograno rimasti come rubini ad arrossare un tramonto pennellato a tinte fosche su giorni sempre uguali. Tu sai quanto appagante sia per me la memoria, così come per te l'oblio, perciò piuttosto che spargere sale su ferite ancora sanguinanti evito di gettare l'ancora fra le pieghe della mente e riprendo a scrivere di tutto e di niente su questo blog, forse perché sollecitato da un'attualità, peraltro scientemente rifiutata, che per certi versi imporrebbe ben più di un'arida riflessione, ben più di un vano parlarsi addosso, tuttavia sono qui a scrivere ancora una volta sull'acqua stagnante delle illusioni perdute e degli ideali accesi dai giovanili ardori rimasti sotto la cenere del disincanto.

Lo faccio quasi per tacitare una coscienza stanca di illanguidirsi nell'ignavia dell'accomodante conformismo alimentato dall'egotismo più selvaggio che annulla e appiattisce ogni desiderio rendendo vano perfino il sogno di un'utopia giacché se alla parola non segue l'azione ogni buona intenzione è destinata a insterilirsi generando rassegnazione e, peggio, servilismo.

E' inutile elencare tutto ciò che non va, basta guardare con occhi distratti una realtà resa viepiù falsa e virtuale da chi ha tutto l'interesse a esiliare il libero pensiero confinandolo negli steccati del falso perbenismo, per rendersi conto che la conseguente somma algebrica delle aspettative legate al Bene Comune è fortemente negativa laddove questa deve fare i conti con gli interessi di una sparuta minoranza che usa e abusa del potere usurpato con l'inganno per consolidare una rendita di posizione da cui dettar legge con la protervia di chi ha fondato sull'arroganza del capitale la sua ragion d'essere.
Sento vaneggiare di interesse generale, ma a prevalere è sempre il particulare: l'interesse personale e privato di chi bada bene a coltivare solo il proprio orticello, fregandosene di quello altrui, rimasto incolto e infestato dalla mala pianta di una politica corrotta, autoreferenziale, lontana anni luce dalle aspettative di un popolo preso prima a pretesto e poi a calci in culo da una classe cosiddetta dirigente, inetta e spregiudicata, avvezza solo a consolidare gli interessi di bottega, di lobby, sette e camarille che, tanto per dire, cavalcano il malcontento sociale opportunamente aizzato, sfruttano i bisogni della povera gente e, magari anche Dio, per rendere ancora più bue e beota un popolo italiota mai così tosato e munto come l'attuale, incapace di redimersi motu proprio, di incazzarsi solennemente, liberandosi di sua sponte dal giogo di un'oppressione dei cuori e della mente il cui combinato disposto produce le peggiori illegalità sulle quali per carità di Patria e cristiana pietas preferisco stendere il classico velo pietoso.
Ma ciò non mi esime dal palesare lo sdegno di chi vive con profondo disagio la propria condizione di "cittadino" ridotto, suo malgrado, a "suddito" incapace di rassegnarsi a uno Stato di cose, un sultanato popolato da omuncoli, cortigiani, puttane e servi fidelizzati a questo capo-bastone o a quel leader carismatico, a questa cupola o a quella setta, a questo papa o a quel cardinale.

Mi provoca ancora un certo ribrezzo, il pensare ad aula sordida e grigia divenuta foro boario, lupanare e bivacco di manipoli, dove un titolato
cavalier servente, degno esponente di cotanta teppaglia istituzionale al termine del suo agiografico panegirico volto ad esaltare le res gestae di satrapo, se ne esce con uno svenevole slogan propagandistico ("se non ci fosse bisognerebbe inventarlo") che la dice lunga sull'infimo grado raggiunto da siffatta vile gentaglia che ardisce dettar legge confidando unicamente sull'ignoranza palesata e su quella programmata.
Si vantano di aver riformato l'università, una ciliegina sulla torta di un'istruzione non a caso privata dell'aggettivo che più la qualificava, è destinata a diventare scuola borghese, di classe e di elite.
I plebei e i servi della gleba che votano per i patrizi devono iniziare a farsene una ragione: il figlio dell'operaio non sarà mai dottore, ma soprattutto non sarà mai uguale al figlio del professionista.
Ipse dixit
berlusconi silvio la sera del 3 aprile 2006. Bisogna dargli atto: sta mantenendo le promesse!  
Alla fine di ogni anno di solito si fanno consuntivi, si stilano classifiche, si pubblicano focus e dossier, si fanno auspici per quello appena iniziato e ci si accorge ben presto che tutto resterà miseramente uguale; a meno che un moto delle coscienze non stravolga e rivoluzioni dal basso un sistema avvitato su se stesso che, tanto per restare nell'ex bel paese, giustifica le vessazioni, permette  le violenze, anche le più subdole, e perpetua le ingiustizie.

In un recente rapporto si legge che il 10% delle famiglie italiane possiede il 50% della ricchezza nazionale e già questo dato dovrebbe far riflettere quel 90% su cui grava il peso di tale disparità e più ancora dovrebbe far pensare il dato secondo cui il 50% delle famiglie italiane possiede (si fa per dire) il 10% della ricchezza nazionale. Non si tratta di essere comunisti fino al punto di pensare (sbagliando) che la proprietà sia un furto; bisognerebbe però chiedersi l'origine di certe
inindagabili ricchezze e di come si è giunti a privare gli altri del modo di stare tutti meglio. Serve a ben poco riportare questi dati se poi non si fa nulla per ridistribuire il reddito, magari con le tasse, o per rimuovere quegli ostacoli che, di fatto, bloccano la mobilità sociale in un Paese mal governato da una cricca di sporchi oligarchi autocratici, in cui i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Un Paese dove si tagliano i servizi pubblici, la sanità, l'istruzione e la ricerca e si spendono 15 miliardi di euro per acquistare 131 cacciabombardieri progettati per imbarcare anche testate nucleari. Magari torneranno utili per la prossima guerra, magari "santa" dichiarata tale dopo l'invito rivolto da herr ratzinger ai governanti baciapile per difendere i cristiani dalle persecuzioni.
A questo punto altre gerarchie di altre religioni potrebbero fare lo stesso e scatenare l'Armageddon finale!
Il fondamentalismo di ogni credo è da condannare a priori, ognuno dovrebbe esser libero di credere nel proprio Dio senza esser costretto a farlo dai laccioli di religioni fondate da uomini per la maggior gloria di altri uomini. Dio non c'entra niente con la chiesa dei papi, così come Egli si guarda bene dal frequentare qualsivoglia altra religione o tempio di culto in cui si celebra unicamente l'ipocrisia clericale.  
E così in una spirale di violenza senza fine anche le religioni si confermano strumenti di potere e di terrore, il fanatismo di chi proclama il proprio dio migliore di altri aspetta solo momenti come questi per ripetere, ad esempio, quanto già fecero i cristiani dei vescovi Cirillo e Teofilo in quella stessa Alessandria d'Egitto dove non solo bruciarono i templi e la biblioteca più grande del mondo antico ma uccisero e smembrarono  Ipazia ("astro incontaminato della sapiente cultura") la prima martire offerta alla Scienza e al Libero Pensiero dall'oscurantista chiesa dei papi.
Forse ci vorrebbero un nuovo Umanesimo e un altro Risorgimento! 


 
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