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"PIU' DEL CLAMORE DEGLI INGIUSTI TEMO IL SILENZIO DEGLI ONESTI"

 

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« IL LIEVITO DEI FARISEIUN VELO DI IPOCRISIA »

UN CALCIO CON...COR...DATO

Post n°409 pubblicato il 15 Marzo 2007 da bargalla

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Erano anni che non provavo una soddisfazione così grande ed è bastato veramente poco, una semplice firma posta in calce ad una petizione, per riassaporare quel senso di appagamento già gustato nei momenti lontani di un tempo nel quale affidai invece ad un "calcio" il compito di manifestare in maniera "tangibile" tutto il mio veemente rancore verso un mondo nel quale girano più lupi che agnelli.
Erano gli anni del seminario e la mia reazione ad un gesto per niente paterno e sacerdotale, divenne così violenta e istintiva da sfociare nella rabbia incontenibile di un calcio che sferrai con divina potenza nelle invereconde pudende di un prete dedito alla più turpe delle nefandezze, la cui criminale, diabolica ipocrisia, ieri come oggi, trova il modo di pascersi stravolgendo anche il senso dell'evangelico
"sinite parvulos ad me venire".
Il ricordo dell'ambiente in cui maturò quel gesto a volte è angosciante, spesso però è appagante perché basta la vista di un prete, di un papa o di un cardinale, dai quali ormai tutto mi separa, soprattutto l'abisso infernale nel quale ogni giorno li scaraventa la mia voglia di prenderli a calci, cosa che idealmente continuo a fare, perché ogni volta che vedo un prete, un cardinale o un papa, non posso far altro col pensiero che calciare di collo pieno immaginando di vederli piegati su se stessi, come quel prete di tanti anni fa, mentre si contorcono cercando di farfugliare qualcosa e ascoltano increduli la mia voce di adolescente ribelle che li maledice per l'eternità. 
 
E mai come in questo periodo in cui l'interventismo della gerarchia ecclesiastica si va facendo sempre più intenso, sporco e falloso, entrando finanche a gamba tesa nell'agone politico, ho sentito nel mio piccolo l'esigenza di protestare per richiamare l'attenzione di un arbitro, distratto, perché fischiasse almeno un calcio di rigore ad una squadra la quale non solo vorrebbe dettare le regole, imponendo i suoi "valori non negoziabili" ma pretende anche di vincere sovvertendo l'ordinamento di uno Stato a sovranità limitatissima che la sponsorizza e la foraggia con buona pace della tanto sbandierata e indifesa laicità.
Avrei tanto voluto ascoltare almeno un richiamo verbale da chi, per la funzione che ricopre, potrebbe benissimo essere quell'arbitro del quale, però a ben guardare, non vi è neppure l'ombra, di quel deputato di Gallipoli cioè il cui ufficio gli consentirebbe di convocare l'ambasciatore della cosiddetta "santa sede" così come convocò qualche settimana fa quello dello zio Sam, facendo perlomeno finta di protestare contro "l'inopportuna interferenza" da parte di un presidente allora e di un di un papa oggi che, insieme all'annunciato ripristino della liturgia tridentina, del latino orante e del canto gregoriano, forse in cuor suo medita di oltrepassare anche il Tevere e il Rubicone.
Avevo appena letto la notizia dell'ennesimo richiamo rivolto da herr ratzinger al popolo bue e ai suoi ossequiosi e deferenti capobastoni, ai "politici e legislatori cattolici" sempre più irretiti, soggiogati e richiamanti all'obbligo della cosiddetta "coerenza nel voto" laddove sono in gioco i soliti e inflazionati valori ritenuti "non negoziabili" da una morale dogmatica e da una lobby clerico-affaristica la cui universale falsità è pari all'arrogante improntitudine del clericalume imperante, quando il Cielo mi ha messo sotto gli occhi il trafiletto di un giornale, vecchio di un mese, che annunciava l'inizio della raccolta delle firme per l'abolizione del concordato.
Ho cercato subito di saperne di più e alla fine è stato facile digitare
www.giovanisocialisti.it e procedere poi alla compilazione del relativo form col quale anch'io ho chiesto un'Italia più laica e meno vaticana.
A qualcuno può sembrare un azzardo, può darsi che non se ne faccia niente e l'atteggiamento proclive per non dire inginocchiato di molti onorevoli baciapile che bivaccano nei palazzi di Cesare sta lì a dimostrarlo,  ma conoscendo la propensione clericale per la pecunia e la sensibilità che lormonsignori hanno per "lo sterco del diavolo" penso che sia giunto il momento di non pagare più il pizzo ad una "cupola" che si comporta come una cosca obbligando i suoi affiliati a tradire i principi di uno Stato laico e democratico, intaccando e condizionando con i loro precetti la stessa sovranità popolare.
Non ha senso continuare a regalare due miliardi di euro all'anno ad una chiesa cattolica che sputa nel piatto in cui mangia reclamando altro foraggio, non ha senso continuare a pagare lo stipendio agli insegnanti di una religione che usa e sfrutta il suo dio perseguendo interessi di bottega.
Non voglio che una parte sia pure infinitesimale delle mie tasse, vada nelle casse di una chiesa la cui discutibile "morale" fa il paio con quei valori ritenuti "negoziabili" (quelli sì) investiti con profitto e a condizioni riservate ai clienti migliori, nei vari istituti bancari sparsi per l'Italia in alcuni consigli di amministrazione dei quali, per statuto, siedono membri di nomina curiale e vescovile per lucrare su di una "eticità finanziaria" impossibile da ricondurre nell'alveo di un Vangelo che impone a lormonsignori di non accumulare "tesori su questa terra".
E cos'altro è il Vaticano se non l'immenso caveau di una multinazionale dello spirito poco santo, che farebbe "cosa buona e giusta" se vendesse tutti i suoi averi per donarli ai poveri, così come prescrive loro il Vangelo.
Mi chiedo, e rivolgo la stessa domanda a chi dovrebbe difendere la laicità dello Stato, che senso ha parlare ancora di patti, quando una delle controparti li viola sistematicamente, disattendendo non solo l'art. 7 della Costituzione Italiana, ma anche l'art. 3 la cui applicazione pratica da parte dello Stato è lungi dall'esserlo, ma che se attuata, avrebbe la laica valenza che solitamente si attribuisce ai miracoli.
Lo riporto anche a beneficio del papa re e dei suoi cortigiani perché vale più di mille encicliche e perché in pochi commi c'è tutto quello che di grande hanno pensato i Padri di questa povera Italia, i cui figli degeneri spesso svendono per un piatto di lenticchie la propria dignità al primo che passa.
"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla Legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la Libertà e l'Uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".
Ed è proprio pensando all'art. 3, al calcio di cui sopra, all'ingerenza di un clero sempre più arrogante e al sacro enunciato di un qualcosa che forse rimarrà per sempre sulla carta che ho deciso di apporre la mia firma per chiedere insieme a tanti altri, che venga abolito il concordato, vero "pattizio leonino" che lega e vessa la Repubblica Italiana ad uno stato estero, monarchico, assolutista e teocratico, qual è per l'appunto la Città del Vaticano in cui vive e regna il papa re con il contributo determinante dei "sudditi" della Repubblica Italiana.

 
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avamposticulturali1
avamposticulturali1 il 27/03/07 alle 10:53 via WEB
Ciao ti invito a leggere un post scritto da me : http://blog.libero.it/controchiesa/2468342.html comunque ti invito a documentarti sul perchè quel concordato fu fatto. Ossia la cosiddetta "eversione dell'asse ecclesiastico" del 1866 ad opera del governo Rattazzi e la storia dello scippo ad danni, non solo del patrimonio della Chiesa, ma anche della desautorazione di tutte le sue attività fatta nel periodo dell'unificazione dell'Italia. Saluti avamposticulturali@libero.it
(Rispondi)
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