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BERLUSCONATE DA CESTINARE NELLA SPAZZATURA DELLA STORIA

Post n°516 pubblicato il 27 Luglio 2008 da bargalla

                        

Sono talmente confuso e amareggiato da non sapere da che parte iniziare, eppure di carne al fuoco ce n’è tanta, ma forse è proprio la puzza di bruciato a togliere il fiato e la voglia di veder chiaro oltre la cortina fumogena delle solite emergenze propalate ad arte: ordine e sicurezza, tolleranza zero e clandestini, spazzatura, impunità e altre amenità; falsi scopi inquadrati per mirare al vero obiettivo, la democrazia, la libertà, lo Stato di Diritto, indigesti ingredienti presi a pretesto dall’esecutivo "furbastroni" per cuocere a fuoco lento e bollire un’opinione pubblica sempre più distratta dai mezzi di disinformazione di massa che in tal modo assiste impotente alla privatizzazione della Res Publica e allo scempio delle Istituzioni.
A leggere il lancio pubblicitario dell’ultimo libro di Marco Travaglio, il “regime” berlusconi ha più di un motivo per evitare che a settembre cadano le “foglie” scoprendo le pudende di un re sempre più nudo e inverecondo; ecco perché il cavaliere ha commissionato ai suoi scudieri “il Bavaglio” formato dalle “foglie di fico” delle leggi vergogna, una mordacchia da applicare con la forza per impedire che la libera stampa getti un fascio di luce e squarci l’oscurità del regime mediatico.
Il blocco dei processi che lo riguardano, la legge sulle intercettazioni telefoniche, la censura, il lodo-berlusconi, lo stato di emergenza nazionale, le impronte digitali, le leggi razziali rivedute e corrette dai soloni legaioli, la robin tax di tremonti, alias la tassa sull’uccello e sulla passera, la demagogica abolizione dell’ici, la criminale sanatoria antiprecari, sono solo alcune delle tappe di un percorso accidentato che porteranno il popolo bue sull’orlo del baratro. Ma questo sembra non interessare più nessuno, neanche la cosiddetta opposizione parlamentare, praticamente inesistente, complice, succube del berlusconismo e “diversamente favorevole” (quindi pro-silvio) che a giudizio del prof. Ricolfi è pure affetta dalla  “sindrome del rospo”.
“Avete presente il rospo che resta fermo e immobile mentre il bimbo lo prende a sassate? E più viene colpito più si pietrifica, tentando (invano) di rendersi invisibile?”
L’ultima berlusconata in ordine di tempo, è la sanatoria antiprecari; ebbene, può darsi che anch’io mi sia fatto distrarre dai potenti mezzi della disinformatia, ma all’inizio non ho sentito una sola reazione dell’opposizione avversa all’adozione di questo sciagurato provvedimento. Dal che desumo che il veltro e gli altri componenti della cinofila democratica siano “diversamente favorevoli” e prima di pronunciarsi per balbettare qualcosa di scontato si siano consultati per paura di non apparire sufficientemente “riformisti e aperti al dialogo”. Eppure il governicchio di Romano fece passare una leggina per la stabilizzazione dei precari, ma a distanza di due anni anziché “sanare” le posizioni dei lavoratori a rischio licenziamento, si peggiora sempre più la situazione occupazionale, preferendo “sanare” le irregolari esposizioni dei datori di lavoro che così potranno continuare tranquillamente a sfruttare il mercato dei nuovi schiavi incatenati alla flessibilità e alla precarietà di contratti rigorosamente interinali.
Da una parte ci sono i patrizi, dall’altra i plebei e i servi della gleba a perpetuare una lotta di classe che vede la vecchia e nuova borghesia parassitaria calpestare i diritti faticosamente acquisiti da un proletariato “post fordista” da sempre considerato semplice “forza lavoro”, anche se più scolarizzato e intellettualizzato di prima, condizione questa che, paradossalmente, lo rende più remissivo, facilmente influenzabile e ghettizzabile; un “proletariato” che, forse per quieto vivere, forse per rassegnazione, di certo per necessità, non riesce più a coniugare reddito e salario né a protestare come Dio comanda per reclamare condizioni di vita più eque e dignitose.
Ho degli amici “precari” con tanto di laurea, moglie e figli a carico che, grazie al malgoverno berlusconi, probabilmente rimarranno “precari a vita”, inseguiranno il miraggio del “posto fisso” forse emigreranno, forse si imbatteranno nello spettro della disoccupazione o, nel migliore dei modi, saranno obbligati a cambiare continuamente occupazione pur di lavorare, sottopagati e senza tutela, pur di sopravvivere; svolgendo, come già fanno, mansioni il più delle volte diverse (e umilianti) da quelle inerenti il titolo di studio conseguito.
La cosa potrebbe anche andar bene, dopotutto il lavoro nobilita l’uomo, almeno così dicono, anche se recentemente di “nobile” è rimasto solo il ricordo di una citazione che suona amara e beffarda; il “lavoro” è diventato merce svenduta dai nuovi negrieri che si fanno anche chiamare “onorevoli” al mercato degli schiavi della flessibilità, alle agenzie interinali, alle ditte e alle imprese orbitanti nel cono d’ombra dei “padroni” del destino altrui, tanto che il più “ignobile” fra loro ha preso il sopravvento e naviga a gonfie vele nel mare dell’impunità e delle irregolarità. Tanto che dopo aver varato un’altra delle famigerate leggi ad personam, con la quale ha blindato la sua permanenza ai vertici del potere, ha pensato bene di adottare un provvedimento ad aziendam per accontentare  quelli della sua stesa risma: i patrizi, i padroni, i lobbysti e la confindustria che, non a caso, hanno accolto molto favorevolmente quella che è una sanatoria a tutti gli effetti.
Le imprese che ricorrono sempre più numerose ai contratti atipici e sfruttano il lavoro interinale, in caso di irregolarità contrattuali, non saranno più obbligate a trasformare in tempo indeterminato il contratto dei lavoratori precari.
Molti lavoratori precari sono costretti a rivolgersi la magistrato per uscire da una sequenza infinita di contratti a termine, soprattutto quando l’azienda o l’ente che li ha assunti, li licenzia senza motivo, perché magari avevano avuto l’impudenza di iscriversi al sindacato o, se donne, perché avevano avuto l’imprudenza di farsi ingravidare.
Una norma ad hoc inserita con qualche sotterfugio nella manovra economica approdata in senato e approvata nottetempo dalla commissione bilancio della camera, contiene una misura che, se confermata, impedirà di ottenere la stabilizzazione del lavoro precario. Un emendamento del malgoverno o della maggioranza berlusconiana (non è ben chiara la paternità di quest’altra porcata) limiterà la facoltà del giudice del lavoro a reintegrare il lavoratore precario in caso di irregolarità sui contratti. Evenienza, questa, sempre più frequente, per “sanare la quale, le imprese verseranno un semplice indennizzo in denaro (fino ad un massimo di sei mensilità) a favore del lavoratore “sfruttato” e poi licenziato senza tanti complimenti.
Non trovo le parole giuste per dire quello vorrei senza scadere nella volgarità o nella violenza verbale che pure avrebbe una sua logica consequenziale in un contesto in cui il pattume istituzionale si ammucchia nei palazzi del potere, aumenta in maniera esponenziale il suo fetore e assume rilevanza legale producendo norme e provvedimenti che suonano di offesa per il buon senso, per la Ragione , per quella Carta che chiamano Costituzione, diventata “rifiuto” indifferenziato in una Nazione dove “chiunque può vedere pregiudicati e delinquenti d’ogni risma e colore, mettere sull’attenti compunti picchetti d’onore”.

In Italia chiunque può vedere un presidente del consilvio, imputato impunito, megalomane e arrogante, mentre legifera pro domo sua e per decreto delibera il non luogo a procedere per sé e per le cosiddette alte cariche dello Stato che di “alto” hanno solo emolumenti e provvigioni, avendo da tempo smarrito quel “senso” dello Stato che, se presente, avrebbe loro evitato di abbassarsi servilmente ponendosi allo stesso piano di un potenziale avanzo di galera e avallare supinamente la deriva reazionaria attuata da un presidente del consilvio definito “controverso” dalle Cancellerie internazionali.
“Anche altrove, lo so, si santifica il crimine, anche altrove si celebrano i riti del privilegio e dell’impunità trasformati in dottrina dello Stato. Ma solo a noi, già fradici di antiche colpe e remissioni, a noi prima untori e poi vittime della peste del secolo è toccata, con il danno, la beffa, una farsa in aggiunta alla sventura”. Ritornano attuali i versi di Giovanni Raboni, i suoi scritti sono emblematici, si attagliano a questo presente così gravido di incognite e invitano alla riflessione.
“Il premier italiano Silvio Berlusconi è stato uno dei più controversi leader nella storia di un paese noto per la corruzione e per i vizi dei suoi governanti”. A sostenerlo non è un comunista sfegatato, ma la “cartella stampa” distribuita ai giornalisti al seguito del presidente americano, notoriamente amico di silvio, durante la recente riunione del G8 tenutasi in Giappone, alla fine della quale il glande silvio ha voluto perfino misurare la prestazione internazionale degli altri sette glandi, ritenuti non tutti all’altezza della situazione da lui magistralmente cavalcata.
Per la serie “ sei glande, glande, glande, come te sei glande solamente tu…”
Nella biografia distribuita alla stampa, il cavalier menzogna è descritto come “un uomo d’affari con massicce proprietà e grande influenza nei media che è considerato da molti un dilettante della politica ed ha conquistato la sua importante carica solo grazie alla sua notevole influenza sui mezzi di comunicazione italiani”. Per la serie “alla faccia del conflitto d’interessi”.
Si racconta poi che “da ragazzo guadagnava i soldi organizzando spettacoli di marionette per cui si faceva pagare il biglietto d’ingresso” e che “mentre studiava si era messo a vendere aspirapolvere, a lavorare come cantante sulle navi da crociera e a fare i compiti degli altri studenti in cambio di soldi”. Tutte qualità che hanno fatto di lui lo “statista” italiota che il mondo ci invidia, perfettamente a proprio agio in quel teatrino della politica dove, sotto la sua regia, continuano ad esibirsi “le marionette” i nani e le ballerine della sua compagnia di giro.  

In Italia chiunque può vedere un sedicente ministro degli interni che si comporta come il suo patronimico impone, nomen omen, credendo forse di avere a che fare con una massa di coglioni pieni d’acqua salata che dovrebbero accettare senza fiatare le direttive emanate dal malgoverno berlusconi, per assicurare la cosiddetta “sicurezza nazionale” minacciata prima dai Rom e poi dai clandestini. Ecco quindi il censimento dei campi nomadi, la rilevazione delle impronte digitali ai bambini, roba che solo una mente nazistoide poteva partorire; la proclamazione dello stato di emergenza nazionale, un crescendo di provvedimenti ispirati da una mente perversa che, quella sì, attenta all’ordinamento costituzionale, alla democrazia, e alla sicurezza nazionale.
Aberranti leggi razziali, la cui abnormità sta “nel considerare la questione della sicurezza esclusivamente nei termini della “nostra sicurezza” – così come scrive un documento diffuso da 11 sacerdoti che invitano i lettori ad attuare concrete forme di dissenso – quando invece è una condizione che riguarda indistintamente il diritto di tutte le persone” prese indistintamente e garantito a tutti dall’essere “abitanti” dello stesso pianeta e cittadini di un mondo che solo quando risponde alle leggi del mercato e del capitale, si vorrebbe “globalizzato”. L’insicurezza, purtroppo “è strutturale, riguarda milioni di persone impoverite e affamate, oppresse e sfruttate, vittime della guerra e di violenze tremende, condizioni di cui in un modo o nell’altro siamo complici; mentre pretendiamo sicurezza per noi, contribuiamo all’insicurezza di gran parte dell’umanità”.

In Italia chiunque può assistere all’esibizione di un cosiddetto ministro delle riforme longobardo, greve, borioso e ignorante, che prima vorrebbe usare il Tricolore come fosse carta igienica, poi mostra compiaciuto all’inclita platea legaiola il suo dito medio e oltraggia con un “toh” rigorosamente padano, l’Inno Nazionale, poiché il poveretto è convinto che il canto dell’Inno (…Dov’è la Vittoria ? Le porga la chioma, ché schiava di Roma Iddio la creò”…) sia un atto di sottomissione a “Roma ladrona”, capitale di uno Stato dal quale, pur ignorando il significato dei versi di Mameli e sentendosi “schiavo di Roma” volentieri riceve privilegi, un cospicuo stipendio da ministro della Repubblica e, in futuro, una pensione d’oro, pagata dagli Italiani, compresi i tanto vituperati insegnanti del Sud senza i quali le scuole “padane” chiuderebbero i battenti lasciando i barbari-pirla alla loro beata ignoranza; già, poiché, nel frattempo il cosiddetto ministro delle riforme, dopo aver oltraggiato i simboli dell’Unità Nazionale, ha pure trovato il modo di offendere gli insegnati terroni: “Non possiamo lasciare martoriare i nostri figli da professori che non vengono dal nord”. E poi dicono che non sono razzisti!
Quando li sento, mi ricordano la battuta di un comico napoletano che anni fa ironizzava su questo tipo di argomenti  e diceva: “Non siamo noi che siamo razzisti, solo loro che sono meridionali!”
Si parla tanto del melting pot, delle difficoltà di integrazione tra cittadini di Stati diversi, quando poi anche in uno stesso Stato l’integrazione, la convivenza fra "Nordisti e Sudisti" viene messa a dura prova dalla devolution, dal federalismo di rapina, cocciutamente perseguito da un sedicente ministro delle riforme che fabbrica involuti castelli in aria e sogna una Nazione che non sia l’Italia.
Ora capisco la fretta e l’urgenza di certi provvedimenti legislativi degni di chi li ha adottati, regolamenti paleo-fascisti tornati prepotentemente in auge: “E’ tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti. Tutta l’opera che ha fatto il regime in Italia è in fondo del razzismo…”
Lugubri r
ichiami che trovano rispondenza, folle giustificazione e conformità nel famigerato “manifesto della razza” tornato in auge insieme ad un periodo oscuro e drammatico destinato nuovamente a finire nella spazzatura della Storia insieme ai suoi sciagurati epigoni. 

 
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Commenti al Post:
sara_80b
sara_80b il 27/07/08 alle 23:05 via WEB
Certo che di cavolate ne scrivi tante. Meno male che il governo Prodi ha fatto di meglio ... Gente come te dovrebbe emigrare , non stare sempre a fare il gufo. Ciao Sara
(Rispondi)
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