Creato da antonio.gambini il 12/02/2007

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MISTER OBAMAAAAAAAAA

Post n°530 pubblicato il 05 Aprile 2009 da antonio.gambini

TEST MISSILE NORD COREANO RAFFORZA MINACCIA PROLIFERAZIONE (ANSA) - PRAGA, 5 APR - Un mondo senza armi nucleari. Il presidente Barack Obama ha lanciato oggi da Praga, davanti ad una folla entusiasta, un'altra delle sue sfide apparentemente impossibili. E lo ha fatto evocando la Primavera di Praga e la Rivoluzione di Velluto come simboli di sogni audaci (come era stata la sua candidatura alla Casa Bianca) che sono poi diventati realta'. Affermando che la ''leadership morale e' piu' potente di qualsiasi arma'', il presidente, che ha gia' firmato la chiusura di Guantanamo e messo al bando la tortura nelle prigioni della Cia, ha proclamato oggi in un discorso ricco di valori simbolici - ha citato anche il Muro di Berlino e il famoso viaggio di John Kennedy in Europa nel 1961 - che gli Stati Uniti, come ''unica potenza nucleare ad avere usato la bomba atomica'', hanno ''la responsabilita' morale di agire'' per liberare il pianeta dagli arsenali nucleari. ''La Guerra Fredda e' finita, ma ci ha lasciato in eredita' migliaia di ordigni nucleari - ha detto Obama - mentre il pericolo di una guerra nucleare e' sparito, e' paradossalmente aumentato quello di un attacco nucleare'' da parte di terroristi o di nazioni canaglia. Obama ha annunciato una serie di ''passi concreti'' per trasformare in realta' il sogno di un mondo senza piu' bombe atomiche: la ripresa dei negoziati con la Russia per un nuovo trattato sul disarmo entro la fine dell'anno (quando scadra' lo Start); la ratifica negli Usa del Trattato sul Bando di ogni tipo di Test Nucleare; un nuovo trattato internazionale che metta fine alla produzione di materiale fissile utilizzabile per ordigni; un vertice globale sulla sicurezza nucleare. E numerose altre iniziative. Il discorso di Obama contro la proliferazione nucleare, programmato da tempo, e' stato preceduto oggi a Praga, di poche ore, dal test missilistico da parte della Corea del Nord che ha fatto scattare le accuse Usa di ''provocazione'' e la convocazione del consiglio di sicurezza dell'Onu. Obama, che si e' svegliato a Praga con la notizia del lancio, ha accusato la Corea del Nord di avere ''violato tutte le regole'' e ha sollecitato ''una forte risposta internazionale''. Il presidente Usa ha avuto buon gioco nell' osservare che l'azione della Corea del Nord conferma ''quanto sia urgente'' affrontare il tema della proliferazione nucleare. E quanto resti attuale il progetto di uno scudo anti-missile (la Repubblica Ceca e' destinata ad ospitare la stazione radar del controverso programma). Obama ha incluso nella equazione anche l'Iran: finche' Teheran non avra' fatto ''una chiara scelta'' e non avra' rinunciato al suo programma nucleare gli Stati Uniti ''andranno avanti col sistema difensivo anti-missile''. Praga ha offerto uno scenario perfetto a Obama per il suo discorso. Sia dal punto di vista scenografico (tra gli striscioni sventolati sulla Piazza del Castello c'era anche uno con la scritta tricolore ''Obama, Sorry for Berlusconi''), che sotto il profilo del richiamo storico. Il paladino della audacia della speranza, tornando alle immagini piu' efficaci della sua campagna elettorale, ha ricordato il ''sogno impossibile'' dei ragazzi della Primavera di Praga scesi nelle strade per proclamare ''che la liberta' e' un diritto per tutti, a prescindere da quale parte del Muro viviamo, a prescindere dall' aspetto che abbiamo''. Scesi nelle strade per dimostrare che ''una protesta pacifica puo' scuotere le fondamenta di un impero''. E cosi', intrecciando i sogni di liberta' dal comunismo ai sogni di liberta' dal razzismo, evocando ''i fantasmi del '68' e la 'Rivoluzione di Velluto' (ha incontrato anche l'ex-presidente Vaclav Havel), il candidato che ha promesso di cambiare l'America e il mondo ha cercato oggi sulla Piazza del Castello di mantenere la parola: liberare il mondo dall'incubo nucleare, secondo Obama, non e' piu' un sogno proibito. (ANSA).

 
 
 
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Milano, 12 dicembre 1969 h 16.37
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Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l'incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.

Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.


 

THE BRIDE OF THE MONSTER - BELA LUGOSI

 

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"Il mondo … questo grosso essere assurdo. Non ci si poteva nemmeno domandare da dove uscisse fuori, tutto questo, né come mai esisteva un mondo invece che niente. Non aveva senso, il mondo era presente dappertutto, davanti, dietro. Non c’era stato niente prima di esso. Niente. Non c’era stato un momento in cui esso avrebbe potuto non esistere. Era appunto questo che m’irritava : senza dubbio non c’era alcuna ragione perché esistesse, questa larva strisciante. Ma non era possibile che non esistesse.

 
Voglio dire che, per definizione, l’esistenza non è la necessità. Esistere è essere lì, semplicemente : gli esistenti appaiono, si lasciano incontrare ma non li si può mai dedurre. C’è qualcuno, credo, che ha compreso questo. Soltanto ha cercato di sormontare questa contingenza inventando un essere necessario e causa di sé. orbene, non c’è alcun essere necessario che può spiegare l’esistenza : la contingenza non è una falsa sembianza, un’apparenza che si può dissipare; è l’assoluto, e per conseguenza la perfetta gratuità. Tutto è gratuito, questo giardino, questa città, io stesso. E quando vi capita di rendervene conto, vi si rivolta lo stomaco e tutto si mette a fluttuare … ecco la Nausea".

"Eravamo un mucchio di esistenti impacciati, imbarazzati da noi stessi, non avevamo la minima ragione d'esser lì, né gli uni né gli altri, ciascun esistente, confuso, vagamente inquieto si sentiva di troppo in rapporto agli altri. Di troppo: era il solo rapporto ch'io potessi stabilire tra quegli alberi, quelle cancellate, quei ciottoli. Invano cercavo di contare i castagni, di situarli in rapporto alla Velleda, di confrontare la loro altezza con quella dei platani: ciascuno di essi sfuggiva dalle relazioni nelle quali io cercavo di rinchiuderli, s'isolava, traboccava. Di queste relazioni (che m'ostinavo a mantenere per ritardare il crollo del mondo umano, il mondo delle misure, delle quantità, delle direzioni) sentivo l'arbitrarietà; non avevano più mordente sulle cose. Di troppo, il castagno, lì davanti a me, un po' a sinistra. Di troppo la Velleda…
 
Ed io - fiacco, illanguidito, osceno, digerente, pieno di cupi pensieri - anch'io ero di troppo. Fortunatamente non lo sentivo, più che altro lo comprendevo, ma ero a disagio perché avevo paura di sentirlo (anche adesso ho paura - ho paura che questo mi prenda dietro la testa e mi sollevi come un'onda). Pensavo vagamente di sopprimermi, per annientare almeno una di queste esistenze superflue.
 
Ma la mia stessa morte sarebbe stata di troppo. Di troppo il mio cadavere, il mio sangue su quei ciottoli, tra quelle piante, in fondo a quel giardino sorridente. E la carne corrosa sarebbe stata di troppo nella terra che l'avrebbe ricevuta, e le mie ossa, infine, ripulite, scorticate, nette e pulite come denti, sarebbero state anch'esse di troppo: io ero di troppo per l'eternità"

(JP Sartre, La nausea)
 

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