INDIAN DREAMS
GRANDE SPIRITO HO BISOGNO DI TE'
...GRANDE SPIRITO HO BISOGNO DI TE'...
THE DEEP SPIRIT OF NATIVE
GRAZIE RICKY !!!
MANIFESTO DEI DIRITTI DELLA TERRA
UNA LEGGENDA
La leggenda della Luna Piena
In una calda notte di luglio di tanto tempo fa un lupo, seduto sulla cima di un monte, ululava a più non posso. In cielo splendeva una sottile falce di luna che ogni tanto giocava a nascondersi dietro soffici trine di nuvole, o danzava tra esse, armoniosa e lieve. Gli ululati del lupo erano lunghi, ripetuti, disperati. In breve arrivarono fino all’argentea regina della notte che, alquanto infastidita da tutto quel baccano, gli chiese: - Cos’hai da urlare tanto? Perché non la smetti almeno per un po’?- - Ho perso uno dei miei figli, il lupacchiotto più piccolo della mia cucciolata. Sono disperato… aiutami! - rispose il lupo. La luna, allora, cominciò lentamente a gonfiarsi. E si gonfio, si gonfiò, si gonfiò, fino a diventare una grossa, luminosissima palla. - Guarda se riesci ora a ritrovare il tuo lupacchiotto - disse, dolcemente partecipe, al lupo in pena. Il piccolo fu trovato, tremante di freddo e di paura, sull’orlo di un precipizio. Con un gran balzo il padre afferrò il figlio, lo strinse forte forte a sé e, felice ed emozionato, ma non senza aver mille e mille volte ringraziato la luna. Poi sparì tra il folto della vegetazione. Per premiare la bontà della luna, le fate dei boschi le fecero un bellissimo regalo: ogni trenta giorni può ridiventare tonda, grossa, luminosa, e i cuccioli del mondo intero, alzando nella notte gli occhi al cielo, possono ammirarla in tutto il suo splendore. I lupi lo sanno… E ululano festosi alla luna piena. |
GRAZIE MONY !!!
Grazie Mony
Un Abbraccio Infinito ...
AURORA
La leggenda dell'aurora
Molto tempo fa in questo paese era buio fitto. Gli abitanti, tennero un'assemblea e decisero che occorreva una persona che fosse veloce a correre.: Scelsero Ghiandaia Azzurra. |
INDIANI AQUILA
Saggezza di un Grande Capo |
"Sono un Pellerossa e non comprendo nulla. Noi preferiamo il soave sussurro del vento sull'acqua rinfrescato dalla pioggia di mezzogiorno o profumato dall'aroma di pino...
Gli uomini bianchi comprano le nostre terre come si può comprare o vendere il firmamento? o il calore della terra? Se non siamo padroni della freschezza dell'aria, nè del rumore dell'acqua, voi come farete a comprarli?
Ogni zolla di questo terreno è sacra alla mie genti. L'acqua limpida che scorre nei fiumi e nei ruscelli è anche il sangue dei nostri antenati. Se vi vendiamo le nostre terre, dovete ricordare che sono sacre, e che ogni riflesso , ogni gorgoglio dell'acqua del lago e dei ruscelli racconta la vita della nostra gente. La voce dell'acqua è la voce del padre di mio padre." (Parole del Capo Indiano Noah Sealth) |
SAKAGAWEA BIOGRAFIA 1
Sacajawea nacque nella tribù Agaidika ("mangiatori di salmoni" nell'idioma indigeno) dei Shoshoni i quali vivevano tra i torrenti Kenney e Agency, vicino a quella che oggi è Tendoy, in Idaho[2]. Quando raggiunse i dodici anni venne rapita assieme ad altre ragazze da un gruppo degli Hidatsa durante una battaglia che vide la morte di quattro uomini, quattro donne e molti giovani dei Shoshoni[3]. Sacajawea in seguito fu trasferita in un villaggio Hidatsa presso l'odierna Washburn, in Dakota del Nord.
All'età di tredici anni divenne la moglie di Toussaint Charbonneau, un commerciante di pelli francese che viveva nel villaggio, il quale già aveva un'altra moglie di nome Otter Woman. Si pensa che Charbonneau abbia comprato entrambe le "mogli" dalla tribù oppure che abbia vinto Sacajawea al gioco.
SAKAGAWEA BIOGRAFIA 2
Sacajawea rimase gravida nel periodo in cui il "Corpo di Esplorazione" arrivò nelle vicinanze del villaggio Hidatsa per passare il loro inverno a cavallo tra gli anni 1804 e 1805. In quel luogo i capitani Lewis e Clark costruirono il forte Mandan e si informarono tra i vari commercianti se ve ne fosse stato qualcuno in grado di aiutarli da lì in avanti con delle traduzioni fungendo da interprete. I due esploratori convennero per reclutare Charbonneau ed in seguito scoprirono che sua moglie era in grado inoltre di parlare la lingua Shoshoni. Ben presto capirono che avrebbero avuto bisogno di questa coppia per raggiungere la sorgente del Missouri. Il 4 novembre 1804 Lewis registrò nel suo diario di viaggio:
« Un francese di nome Chabonah, che parla la lingua Big Belley, ci è venuto a trovare, desidererebbe essere ingaggiato e ci ha fatto sapere che ha due donne con sé che sono indiane snake, lo abbiamo ingaggiato ed abbiamo portato con noi una delle sue mogli come interprete...[4] » | |
(Meriwether Lewis) |
Una settimana dopo Sacajawea e Charbonneau entrarono stabilmente nel forte e Lewis stesso poté assistere al parto di Jean-Baptiste l'11 febbraio 1805. Clark e gli altri soprannominarono il neonato "little pomp" o "pompy" col significato di "primogenito". In aprile il corpo di spedizione lasciò il forte ed iniziò la risalita del fiume Missouri tramite piroghe.
SAKAGAWEA BIOGRAFIA 3
Il 14 maggio 1805 Sacajawea riuscì nell'impresa di recuperare degli oggetti che erano caduti in acqua dopo il rovesciamento di una barca tra i quali vi erano anche il diario ed i rapporti dei due capitani. Questi ultimi elogiarono particolarmente l'avvenimento e nominarono il corso d'acqua "fiume Sacagawea" in suo onore.
Nell'agosto 1805 incontrarono una tribù Shoshoni e tentarono di proporre degli scambi per ottenere dei cavalli per poter attraversare i passi tra le Montagne Rocciose. Sacajawea, che in quell'occasione si rivelò essere la sorella del capo-tribù di nome Cameahwait, si fece avanti nel ruolo di traduttrice. La registrazione di Lewis attesta:
« poco dopo l'arrivo del Cap. Clark con l'interprete Charbono, e la donna indiana, la quale si dimostrò essere la sorella del capo Cameahwait, i rapporti con questa gente diventarono veramente affettuosi, in particolare tra Sah-car-we-ah ed una donna indiana che era stata fatta prigioniera con lei ed in seguito, scappata dai Minnetares, e si era riunita con il suo popolo...[5] » | |
(Meriwether Lewis) |
Il 20 novembre, nel momento in cui erano ormai prossimi alla foce del fiume Columbia, Sacajawea si privò della sua cintura per permettere ai capitani di poter trattare l'acquisto di una pelliccia che avrebbe dovuto essere un regalo per il presidente Jefferson[6].
SAKAGAWEA BIOGRAFIA 4
In gennaio, quando l'oceano Pacifico era stato raggiunto e la truppa stava svernando a forte Clatsop, una carcassa di balena si arenò sulla spiaggia e Sacajawea insistette in maniera ostinata per poter vedere quella che per lei era una grande meraviglia. Durante il viaggio di ritorno consigliò inoltre a Clark di passare le Montagne Rocciose in quello che oggi è noto come passo Bozeman, in seguito scelto anche dalla "Northern Pacific Railway" (Ferrovia del Nord Pacifico) come passaggio opzionale per attraversare la suddetta catena montuosa.
Malattia e morte [modifica]Charbonneau e Sacajawea dopo la spedizione passarono 3 anni tra gli Hidatsa prima di accettare l'invito di Clark e di stabilirsi a St. Louis nel 1809. La coppia affidò l'educazione di Jean-Baptiste a Clark il quale lo iscrisse alla Saint Louis Academy. Poco dopo il 1810 (non si conosce la data precisa) Sacajawea diede alla luce sua figlia Lisette.
Secondo dei documenti storici Sacajawea morì nel 1812 di una malattia sconosciuta. Un rapporto di Henry Brackenridge, un commerciante di pelli, stabilisce che sia Sacajawea che suo marito vivevano a forte Manuel Lisa sul fiume Missouri nel 1811. Egli scrisse anche che Sacajawea "si era ammalata e desiderava rivedere la sua terra natale". L'anno seguente un altro rapporto, redatto dal prete John Luttig, testimonia che "la moglie di Charbonneau, una snake squaw (il termine usato per definire gli indiani Shoshoni), morì di febbre all'età di circa 25 anni lasciando una piccola figlia"[7].
Pochi mesi dopo il forte Lisa subì un attacco da parte dei nativi e quindici uomini persero la vita. John Luttig e la piccola Lisette sopravvissero mentre si pensa che Touissant Charbonneau fu ucciso in quest'occasione. Il fatto che tra i documenti di Clark non vi sia nessun riferimento a Lisette lascia presumere che quest'ultima non sia sopravvissuta oltre l'infanzia.
SAKAGAWEA BIOGRAFIA 5

Le notizie storiche affidabili riguardanti Sacajawea sono veramente limitate. La sua partecipazione alla spedizione e la carenza di registrazioni ufficiali che la riguardano hanno portato alla creazione di un mito.
Secondo alcune storie tramandate oralmente dai nativi americani si dice che Sacajawea anziché morire nel 1812 lasciò il marito e si imbatté in una tribù nelle Grandi Pianure durante il tragitto per il ritorno alla sua terra. Qui si sposò e lasciò in seguito la tribù, dopo l'uccisione del marito, per proseguire il suo ritorno verso i Lehmi Shoshoni nel Wyoming.
Una donna Shoshoni di nome Porivo (donna-capo) morì nella riserva indiana di Wind River nel Wyoming, il 9 aprile 1884. Il reverendo che officiò al suo funerale comunicò dopo le esequie che la donna in questione era la nota Sacajawea.
Nel 1925 un fisico Sioux, il dottor Charles Eastman, venne incaricato dall'Ufficio degli Affari Indiani di localizzare i resti di Sacajawea. Eastman fece visita a varie tribù indiane interrogandole su chi avesse avuto notizie di Sacajawea. Nella ricerca tralasciò comunque la tribù dove Sacajawea passò l'infanzia, gli Agaidika, e quella dove morì Porivo, la donna indiana creduta Sacajawea. La sua conclusione fu che l'ipotesi relativa a Porivo fosse veritiera. Nel 1963 nella riserva indiana vicino a Lander, nel Wyoming, venne eretto un monumento a "Sacajawea degli Shoshoni" sulla base di questa affermazione[8].
SAKAGAWEA BIOGRAFIA 6
Alcune "invenzioni" riguardo alla spedizione vorrebbero Sacajawea coinvolta sentimentalmente con i capitani Lewis e Clark. I diari mostrano in effetti che Sacajawea era molto legata a Clark e spesso gli faceva dei favori, ma l'esasperazione verso un rapporto sentimentale fa parte dei romanzieri che hanno scritto in periodo molto distante da quello della spedizione. La storia del viaggio inoltre è rappresentata nel film western "I due capitani" del 1955.
EtimologiaUna lunga diatriba si svolge da diverso tempo riguardo l'etimologia e la corretta pronuncia del nome dell'amerinda.
SacagaweaSacagawea è in assoluto la versione più utilizzata e si pronuncia con la "g" dura. Gli stessi Lewis e Clark nel loro diario la chiamano in questo modo per ben 17 volte. La scrittura "Sacagawea" fu accettata nel 1910 dall'Ufficio Etnologico degli Stati Uniti ed è stata scelta anche per essere rappresentata sul dollaro commemorativo. Naturalmente è utilizzata anche da altre fonti e da moltissimi studiosi di storia[9].
SAKAGAWEA BIOGRAFIA 7
Sakakawea deriva dalla parola Hidatsa "tsakáka wía" (donna-uccello) ed è il nome più usato dopo Sacagawea oltre ad essere utilizzato dalle "Tre Tribù Affiliate"[10], la Hidatsa la Mandan e la Arikara. Questa scrittura è diffusa in tutto il Dakota del Nord dove ha dato anche il nome ad un lago. Non meno importante è il fatto che sia la versione più condivisa tra gli specialisti. Inoltre la Società di Storia del Dakota del Nord (North Dakota State Historical Society) ha trovato dei riferimenti[11] a questo tipo di scrittura, proprio tra le registrazioni del viaggio, secondo le quali Charbonneau spiegò ai membri della spedizione che il nome di sua moglie significava "donna-uccello" ed in aggiunta Lewis scrive di lei utilizzando due modi, tra i quali questo.
Sacajawea
Sacajawea o Sacajewea si dice derivi dalla parola del linguaggio Shoshoni che significa "colei spinge/tira la barca" ed è l'appellativo preferito dalla tribù dei Lemhi Shoshoni i quali sostengono che i rapitori Hidatsa avrebbero semplicemente cambiato il suo nome adattandolo al loro dialetto[12]. Il nativo americano dell'Idaho John Rees si interessò dei fondamenti di questa etimologia nel 1920 ed in un'edizione ripubblicata nel 1970 col titolo di "Madame Charbonneau" sostenne con varie argomentazioni questa tesi[13].
SAKAGAWEA BIOGRAFIA 8
La parola Sacajawea, usata negli insegnamenti fino al tardo XX secolo, è ormai considerata errata dalle moderne accademie. Il professor Liljeblad dell'Università di Stato dell'Idaho sostiene che sia improbabile che la parola Sacajawea derivi dalla lingua Shoshoni in quanto potrebbe avere delle attinenze con la parola "saiki" (barca) ma il resto del nome risulterebbe incomprensibile a qualsiasi nativo di quella tribù.
Rozina George, lontana parente di Cameahwait (fratello di Sacajawea), sostiene che la tribù dei Lemhi non riconosce la scrittura Sacagawea e nemmeno la relativa pronuncia[3]. La prova viene mostrata dalle scuole e dalle aree commemorative dell'area le quali riportano tutte il nome Sacajawea.
In conclusione possiamo notare come vi siano molte parole Shoshoni che possono essere legate etimologicamente a questo nome e probabilmente non si riuscirà mai ad ottenere una risposta definitiva.
FOTO 4


SIOUX CITY E CAVALLO PAZZO
(Donna Bisonte Bianco)
FRASE 1
Lungo il cammino delle vostra vita fate in modo di non privare gli altri della felicità. Evitate di dare dispiaceri ai vostri simili ma, al contrario, vedete di procurare loro gioia ogni volta che potete!
( Sioux )
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Tribu'
Post n°47 pubblicato il 31 Maggio 2009 da acquadolcebg
Alcune tribù dei Nativi Americani ALGONCHINI Gli algonchini (o Algonkini) sono con tutta probabilita’ il piu’ grande gruppo di tribu’ linguisticamente imparentate tra di loro nel Nord America. Distribuiti sull’intero continente dall’Atlantico alle Montagne Rocciose, essi includono gli Algonchini di Ottawa propriamente detti,gli Cheyenne, gli Arapaho, gli Ojibway,i Sac e Fox,i Pottawatomi, gli Illinois,i Miami,i Kickapoo ed i Shawnee.Tuttavia, quando si dice che la leggenda indiana e’ d’origine algonchina, generalmente si vuol significare che proviene da una tribu’ della Costa orientale, come sono ad esempio i pequod, i Mohegan, i Delaware, gli Abnaki od i Micmac. SIOUX La nazione Sioux e' composta da tre etnie, la Lakota o Teton-Wan, la Dakota e la Nakota. I Lakota o Teton-Wan sono le sette tribu' Sioux piu' occidentali tra tutte quelle che abitano all'al di la' del Missouri; essi si chiamano Ikche-Wichasha, i Veri Esseri Umani Naturali. Le Sette Tribu', o cheti Shakowin (Sette Fuochi d'Accampamento), che compongono il gruppo Lakota sono la Hunkpapa, gli Oglala, i Minneconjou, i Brule' (conosciuti pure come Sichangu o Burned Tights), gli Ooenunpa o Two Kettles, gli Itazipcho o No Bows e gli Sihasapa o Blackfeet, da non confondee con gli Algonchini Blackfeet (Siksika) del Montana. Gli strenui cavalieri e cacciatori di buffali Lakota sono Indiani delle Pianure per eccellenza, i Cavalieri Rossi della Prateria, il popolo di Nuvola Rossa, Toro Seduto e Cavallo Pazzo. La loro fu la cultura nomade del tipi e del travois, in un primo momento attaccata al cane ed in seguito al cavallo. Adorano Wakan Tanka - Tunkashila, lo spirito antenato - pregano con la pipa sacra, e vanno alla ricerca di una visione, comportante un digiuno di quattro giorni e quattro notti e praticano tuttora l'autotortura (per perforazione) durante la danza del sole, il piu' solenne di tutti i rituali delle Pianure. La Native American Church, conosciuta anche come Peyote Cult, rappresenta un'interessante sintesi del simbolismo e delle credenze cristiane con i rituali e le pratiche religiose degli indiani d'America. Il peyote è ritenuto una pianta sacra ed è usato dagli indiani d'America per comunicare con la divinità. I riti peyote, sono praticati principalmente dalle tribù sioux e navajo. Durante i primi contatti, i Lakota furono in relazioni amichevoli con i Bianchi, ma quando furono costretti a difendere i loro antichi territori di caccia li combattereno strenuamente. I sioux combatterono al fianco degli inglesi durante la guerra d’Indipendenza americana e nella guerra del 1812. Successivi trattati con gli Stati Uniti confermarono il controllo Sioux su un vasto territorio che comprendeva gran parte degli attuali Minnesota, North e South Dakota, Wisconsin, Iowa, Missouri e Wyoming. Parte di questo territorio fu successivamente venduto agli Stati Uniti. La pressione dei coloni generò tuttavia ripetuti conflitti, che culminarono nella guerra di Nuvola Rossa (1866-67), così chiamata dal nome di un capo sioux. La firma del trattato garantiva ai Sioux il possesso perpetuo delle Black Hills, ma la violazione del trattato da parte del governo federale in seguito alla scoperta di giacimenti d’oro e miniere portò a una guerra che vide l’uccisione del generale Custer e dei suoi 300 soldati a Little Bighorn (1876), a opera del capo Sioux Toro Seduto e dei suoi guerrieri. Il massacro di oltre 200 uomini, donne e bambini Sioux perpetrato dai soldati americani, che avevano una schiacciante superiorita' numerica e cannoni a ripetizione nel 1890 a Wounded Knee piegò la resistenza indiana. CHEROKEE Il nome Cherokee deriva probabilmente da chiluk-ki, una parola Choctaw che significava Popolo delle Ceverne. I Cherokee sono una delle cosi’ dette Cinque tribu’ Civilizzate una locuzione che ricorre per la prima volta nel 1876 nei rapporti dell’Ufficio Indiano. Queste tribu’ avevvano un loro governo costituzionale, sul tipo di quello degli Stati Uniti, le cui spese erano sostenute per mezzo di fondi comuni. I Cherokee furono anche agricoltori, seguendo in cio’ il costume dei loro vicini bianchi. Abbondanza e terre fertile furono la rovina dei Cherokee. Ai tempi della politica del “Trasferimento Indiano” di Andrew Jackson e Van Buren, le truppe comandate dal generale Winfield Scott scacciarono gli Indiani dalle loro terre ancestrali per consentire ai coloni bianchi di occuparle. Un terzo dei deportati peri’ durante la marcia di trasferimento verso i cosiddetti Territosi Indiani, situati ad ovest del Mississipi, ed oggi ricordata come l’infame Sentiero delle Lacrime. Gran parte dei Cherokee vive oggi in Oklahoma e di essi solo un piccolo numero riusci’ in seguito a stabilirsi in territori piu’ vicini ai luoghi d’origine. La loro popolazione ammonta aggi a circa 7.000 individui, che vivono nei circa 56.000 acri della Riserva Cherokee del Nord Carolina. NEZ PERCES I Nez Perces (dal francese “nasi forati”) devono questo nome alla loro abitudine di portare un pezzo di conchiglia di dentalio infilato nel setto nasale. Appartenevano alla cultura seminomade degli Alpini, ed erravano nell’alta ed arida regione dell’Idaho e nelle regioni orientali dell’Oregon e dello Stato di Washington. Erano noti per il loro acume commerciale, il loro coraggio, la loro generosita’, la loro bravura nell’allevare i famosi cavalli Appaloosa ed i bei canestri intrecciati dalle loro donne. Furono con coerenza amici dei bianchi e pure una grande tribu’ della famiglia linguistica Shahaptin. Le loro dimore tradizionali erano costruite da grandi case comuni, capaci di ospitare parecchie famiglie. Ingiustamente scacciati dalla loro amata Wallowa Valley, combatterono con fierezza ed abilita’ durante la guerra Nez Perces del 1877 sotto la guida del loro grande leader Chief Joseph, che si guadagno’ l’ammirazione persino dei nemici per il coraggio e l’umanita’ con cui condusse quella guerra. Oggi i circa 1.500 membri della tribu’ vivono sugli 88.000 a Lapwai, Idaho IROCHESI Il nome Irochesi, che significa “vere vipere”, e’ di origine algonchina. Gli Irochesi si riferiscono a se stessi come a Noi Che Appartengono Alla Tenda Estesa. Non sono affatto un gruppo tribale, ma un’alleanza di tribu’ che dominava la vasta aera che si estende dalla Costa Atlantica al Lago Erie, e dall’Ontario sino al loro lega fu costituita intorno al 1570 per gli sforzi di Hiawatha, un Mohawk (che non deve essere confuso con l’eroe romantico Longfellow), e del suo discepolo Dekanawida, un hurone di nascita. L’originaria confederazione delle Cinque Nazioni fu composta dai Mohawk, Oneida, Cayuga e Seneca, tribu’ che prima di allora erano state in guerra tra loro. La lega formo’ una repubblica tribale con consigli composti da delegati liberamente eletti. I capi erano eletti su designazione delle matrone della tribu’ ed agivano con il consenso e la cooperazione delle donne in eta’, di procreare. CHEYENNE Il nome forse deriva dal termine "Sha-hi'-ye-na" che in lingua Lakota significa "Popolo che parla una lingua strana". Loro invece preferivano chiamarsi "Dzi'tsiis-tas", cioè "La Gente che è Uguale". Di lingua algonchina, agricoltori ed artigiani, un tempo vivevano nella zona dei Grandi Laghi (Minnesota), ma si dovettero spostare verso le Pianure in seguito alla pressione dei Lakota e degli Ojibway. Vivenano nei Wigwam, capanne fatte di pali piantai nel terreno e incurvati alle sommità e legati fra loro, ricoperte con erba secca e fango e rivestite dicon corteccia e canne intrecciate. In estate, durante il periodo della caccia, invece conducevano vita da nomadi e le loro abitazioni erano delle semplici tende ricoperte di pelli e trasportate dai cani, animali molto vicini a questa popolazione. Agli inizi del secolo scorso, dopo altri trasferimenti ancora più ad occidente, conobbero il cavallo. E' così cambiata radicalmente la loro organizzazione socio-economica; divennero nomadi delle Pianure e sopravvivevano con la caccia al bisonte, vivendo nei tipici Tepee (le classiche tende coniche). Divennero degli eccellenti cavalieri. Essi si dividevano in due gruppi principali: i Cheyenne settentrionali, influenzati dai costumi e lingua dei Sioux, e quelli meridionali, confinanti con gli Arapaho. I Cheyenne nella loro terra nativa praticavano l'agricoltura,la caccia e la raccolta,ma nelle nuove terre nelle quali si trovarono ad abitare, passarono alla caccia al bufalo e cominciarono a condurre vita nomade.I Cheyenne erano guerrieri (suggestiva e cruenta la loro pratica della danza del sole).Negli anni Cinquanta dell'Ottocento, quando arrivarono in massa i cercatori d'oro,i Cheyenne si videro rubare le loro terre e da allora i conflitti si fecero sempre più aspri, fino a sfociare nel massacro, da parte delle truppe statunitensi,di un gruppo pacifico di uomini,donne e bambini Cheyenne a Sand Creek (Colorado) nel 1864. Nel 1876, gruppi di guerrieri Cheyenne e sioux inflissero una sconfitta al generale George Custer e alle sue truppe nella battaglia di Little Bighorn.I Cheyenne si arresero nel 1877 e furono trasferiti dal governo statunitense nei Territori Indiani (nell'odierno Oklahoma), purtroppo in una zona infestata dalla malaria e altre gravi malattie; guidati dai capi Coltello Spuntato e Piccolo Lupo, una parte della tribù tentò disperatamente un ritorno nei territori d'origine e riuscì ad ottenere il permesso di stabilirsi nel Montana, nella Riserva Cervo Zoppo, mentre la restante parte della tribù rimase invece in Oklahoma. Il nome Apache deriva dalla parola Zuni Apachu, che significa “nemico”. Il nome con il quale si definiscono e’ N’de o Dineh, che vuol dire Uomini. Agli inizi del sedicesimo secolo alcuni gruppi che parlavano la prima lingua Athapaska abbandonarono la loro patria d’origine nel Canada occidentale per emigrare a sud in quei territori che attualmente comprendevano l’Arizona, il New Mexico e l’area dei quattro angoli. Erano divisi in quattro piccole tribu’ e bande che comprendevano i Lipan, gli Jicarilla (termine spagnolo che significa “piccolo canestro” e che si riferiva alle loro coppe per bere intrecciate a spirale), i Chiricahua, i Tonto, i Mescalero e gli Apache White Moutain. Gli Apache erano un popolo nomade e vivevano in ripari di frasche conici (wickiups) ai quali aggiungevano sovente una ramada, quattro pali ritti che sostenevano un tetto di rami. Cacciavano e raccoglievano piante selvatiche, e solo in seguito iniziarono a piantare granturco e meloni. Abitualmente i loro abiti erano di pelle di daino e portavano i capelli lunghi e sciolti, tenuti fermi da una benda allacciata intorno alla testa. Gli uomini indossavano pure un gonnellino aperto sui fianchi. I loro alti mocassini, allacciati sotto le ginocchia, erano una importante parte del loro abbigliamento in un terreno coperto di rovi, boscaglia e cacti, poiche’ erano prevalentemente corridori d’incredibile resistenza piuttosto che cavallerizzi (benche’ avessero ottenuto presto i cavalli e fossero eccellenti Cavalieri). La loro arma principale era l’arco, che avevano usato per molto tempo prima di possedere i fucili. Le donne Apache intrecciavano canestri di eccezionale fattura, alcuni dei quali legati in modo cosi’ ermetico da non lasciar passare tra le sue spirali nemmeno un ago. Portavano i bimbi in culle ad asse, giocavano un ruolo importante negli affari di famiglia e potevano possedere una loro personale proprieta’ e divenire sciamane. Gli Apache Lipan vissero all’inizio in pace con i Bianchi, con i quali erano venuti in contatto nel sedicesimo secolo. Cavalieri nomadi e selvaggi, i Lipan erravano nel Texas occidentale e prevalentemente nel New Mexico ad est del Rio Grande, e con il trascorrere del tempo divennero il flagello dei minatori e dei coloni, particolarmente in Massico. Tra i loro grandi capi vi furono Cochise e Magnus Colorado, e pure Goyathlay, Quello Che Sbadiglia, meglio conosciuto come Geronimo. Gli attacchi degli Apache ai bianchi non erano immotivati, perche’ queste tribu’ furono spesso vittime di tradimenti, patti non rispettati e massacri perpetrati dai Bianche e dai Messicani. Essi non furono domati se non negli anni ’80 del secolo scorso. I Jicarilla, il cui numero oggi ammonta da 1.500 a 2.000 individui, vivono in una riserva di 750.000 acri situata sulle montagne del New Mexico settentrionale. Gli Apache White Mountain (chiamanti pure Sierra Blanca o Coyotero) vivono in Arizona e New Mexico, e tra essi ci sono anche i circa 6.000 individui della Riserva Fort Apache dell’Arizona che si estese su uno spazio di 1.600.000 acri. Nel 1905 soltanto 25 Lipan erano sopravvissuti, e con il tempo furono sistemati nella Riserva Apache Mescalero. CROW I Crow erano una tribu' di strenui cavalieri e cacciatori di buffali tipica delle Pianure. Si separarono dalla tribu' Hidatsa intorno alla seconda meta' del diciottesimo secolo: a detta di alcuni, a motivo d'una controversia per della carne di buffalo; secondo altri, quale conseguenza della rivalita' tra duecapi. In seguito i Crow si divisero in due bande: i River Crow ed i Mountain Crow. Un tempo piantatori semisedentari di granturco, che vivevano in capanne di terra e le cui donne praticavano l'arte della ceramica, i Crow erano gia' ritornati un popolo cacciatore nomade quando furono incontrati per la prima volta dai Bianchi. Questo cambiamento fu dovuto probabilmente all'introduzione nella loro cultura dei cavalli e dei fucili, due elementi che rendevano il modo di vita nomade facile e glorioso. Come altri Indiani delle Pianure, vivano in tende che avevano fame di essere le piu' grandi tra quelle di tutte le tribu'. Erano ardenti combattenti ed abili nell'universale sport di rubarsi cavalli tra tribu'. I Crow intrattennero generalmente rapporti amichevoli con i Bianchi e fornirono esploratori all'esercito degli Stati Uniti durante la guerra indiana. Oggi i Crow vivono nella loro riserva del Montana, non lontano dal Campo di Battaglia di Custer. NAVAHO I Navaho sono una tribu’ Athapasca che intorno al 1300 emigro’ dal Canada nordoccidentale nei territori del Sudovest. Essi si chiamano Dineh, il Popolo, come fanno i loro cugini da circa 1.500 miglia. Fieri, ricoperti di pelli, cavalieri nomadi, terrorizzarono le tribu’ agricole sedentarie del Sudovest. I Pueblo li chiamavano apachu, che significa “nemici-stranieri”; da questo derivo’ la locuzione mista di tewa e spagnolo “Apaches de Nabahu”, che alla lunga fu contratta in “Navaho”. I Navaho adottarono molte abitudini culturali dei loro vicini Pueblo, come le danze con maschere (yebichai), l’intrecciare canestri e il modellare vasellame. Divennero raffinati ergentieri, avendo quell’arte dagli Spagnoli, proprio allo stesso modo in cui avevano imparato a tessere dai Pueblo. Verso la meta’ del diciannovesimo secolo cominciarono a fare gioielli ed a tessere coperte; le loro semplici coperte dei capi si sono evolute nelle odierne ben note coperte Navaho. Con una popolazione di oltre 130.000 individui, io Navaho sono la piu’ grande tribu’ degli Stati Uniti. La loro riserva si estende per 200 miglia nel New Mexico e nell’Arizona, dalla zona di Gallup sino al Gran Canyon, ed e’ ricca di meraviglie naturali, come il Monument Valley ed il Canyon de Chelly, e di giacimenti di carbone e petroliferi. Ma sul loro territorio si possono anche vedere fattorie e grandi mandrie di pecore, nonche’ qualche mandria di bovini. Si puo’ dire, dunque, che a confronto delle altre la Navaho e’ sicuramente una nazione ricca. Le donne indossano ancora il loro tradizionale costume: camicette di velluto, lunghe gonne colorate che scendono sino alle caviglie e collane di argento e turchese. La loro casa tradizionale e’ l’hogan, una bassa struttura conica di pali ricoperta di terra e fango, con un’apertura per il fumo sulla cima. SENECA I Seneca, termine che significa Luogo della Pietra, erano una tribu’ che facevano parte della Lega delle Sei Nazioni degli Irochesi. Erano anche conosciuti come il Popolo della Montagna e nella confederazione occupavano la carica di “custodi della grande porta nera”. Il grande profeta e capo religioso irochese Loga Bello era un Seneca. Fuse la tradizionale religione irochese con certi concetti bianchi, insegnando al suo popolo a costruire case simili a quelle degli agricoltori bianchi, a lavorere sodo, ad istruire i bambini e ad astenersi dalle bevande intossicanti dell’uomo bianco. Il codice di Lago Bello e’ tuttora seguito da molta gente del popolo irochese. Originalmente i Seneca vivevano ad ovest del lago Erie e lungo il fiume Allegheny. Credendo che gl’Inglesi li avrabbero protetti dai coloni sempre avidi di terre, si unirono ai Mohawk comandati da Joseph Brant (Thayendanegea) per combattere a fianco degli Inglesi durante la guerra d’Indipendenza. Oggi vivono in vari luoghi del Nordest, incluse le Riserve Allegheny, Cattaraugus e Tonawanda dello Stato di New York. Negli anni ’50 l’Army Corps of Engineers costrui’ la diga di Kinzua, che inondo’ una gran parte della Riserva Senaca dello stesso George Washington, assicurasse gli Indiani che quella terra non sarebbe mai stata loro sottratta. PAPAGO I Papago - il Popolo dei Fagioli - sono una tribu’ del Sudovest strettamente imparentata con i Pima. Sono probabilmente i discendenti degli antichi Hohokam. I Papago sono un popolo agricolo che irriga inondando. Benche’ frugali e pacifici, essi diventavano violenti se attaccati e si difendevano con risolutezza contro le scorrerrie delle bande degli Apache. Le donne Papago sono rinomate per i loro meravigliosi canestri in fibra di iucca intrecciata. Le loro case tradizionali erano rotonde, a forma di cupola, con la parte alta piatta, con un diametro che variava da 12 a 20 piedi ed alle quali era di norma unito un riparo di frasche (ramada). Attualmente vivono nella quarta parte di una riserva di quasi tre milioni di acri in Arizona, e solo alcuni rami della tribu’ vivono a Sonora, Messico. SIOUX BRULE' I Brulé appartengono all'Oceti Shakowin, il consiglio dei sette fuochi della nazione Lakota o Teton-Wan, cioe' le sette tribu' Sioux Occidentali. Il loro nome deriva dalla parola francese brule', "bruciato". I Brule sono un popolo molto tradizionale, che conserva ancora gli antichi costumi e rituali che includono la danza del sole, l'offerta delle carni, la cerimonia della tenda-del-sudore, la ricerca d'una visione e le cosiddette cerimonie yuwipi. Molti Brule appartengono alla Chiesa Nativa Americana, che pratica il culto del peyote. Oggi occupano Rosebud, una grande riserva nella parte sudoccidentale del Sud Dakota. MOHAVE I Mohave (o Mojave) sono la piu’ numerosa e bellicosa delle tribu’ Yuma, che vivono su entrambe le rive del fiume Colorado. Descritti dai primi viaggiatori di bell’aspetto, atletici e coraggiosi, coltivavano granturco, melopoponi, zucche, fagioli e meloni; raccoglievano pinoli e pescavano. Usavano dipingersi e truccarsi il corpo e cremare i morti. Vivevano in ripari sparpagliati, ciascuno dei quali era formato da quattro bastoni laterali che sostenevano una copertura di frasche e fango, e riponevano le granaglie in strutture cilindriche dal tetto piatto. Sulle prime fecero una buona accoglienza agli Spagnoli, ma quando gli invasori cercarono in seguito di forzarli ad adottare il modo di vita dell’uomo bianco, opposero una fiera resistenza. I Mohave ed i loro cugini Chemehuevi vivono oggi nella Riserva del Fiume Colorado in Arizona, approssimativamente 270.000 acri dove meno di 2.000 persone. |
PROFEZIA CREE
Solo dopo che l'ultimo albero sarà abbattuto, Solo dopo che l'ultimo lago sarà inquinato,Solo dopo che l'ultimo pesce sarà pescato,Voi vi accorgerete,che il denaro non può essere mangiato Profezia Cree
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QUANDO AL MATTINO TI SVEGLI, RINGRAZIA IL TUO DIO PER LA LUCE DELL'AURORA, PER LA VITA CHE TI CHE HA DATO E PER LA FORZA CHE RITROVI NEL TUO CORPO. RINGRAZIA IL TUO DIO ANCHE PER IL CIBO CHE TI DA' E PER LA GIOIA DELLA VITA. SE NON TROVI UN MOTIVO PER ELEVARE UNA PREGHIERA DI RINGRAZIAMENTO, ALLORA VUOL DIRE CHE SEI IN ERRORE (Tecumseh)
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