ARCHEOASTRONOMIA
Studi e ricerche di archeoastronomia di Piero Barale
BENVENUTI NEL CIELO DELLA PREISTORIA
L’uomo "erectus" fu il primo ad osservare la volta celeste?
L’uomo "sapiens" si era già reso conto dell’importanza del Sole e della Luna, dei luminari del giorno e della notte?
La complessa macchina del cielo era un' "entità" impalpabile ma reale, una sorta di "Lanterna Magica" che attirava l’attenzione di tutti i popoli fin dai tempi più remoti.
Nonostante la "Scienza Astronomica" non fosse ancora nata, l’osservazione della volta celeste che presso alcune culture raggiunse dei livelli sorprendenti, veniva riprodotta al "suolo" in determinate situazioni tramite particolari strutture megalitiche oppure attraverso semplici - ma non meno significative - immagini istoriate sulla pietra.
L’interesse che le società pre-protostoriche coltivavano per l’astronomia "sferica" viene oggi testimoniato dalla moderna "Archeoastronomia", disciplina che studia le conoscenze astronomiche di questi popoli altrimenti detti "primitivi".
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Valdieri (CN) - Riferimenti archeoastronomici da un antico sepolcreto di rango
Post n°63 pubblicato il 22 Novembre 2007 da p.barale
(Valle Gesso) Come per le aree occidentali ed atlantiche e quelle del Mediterraneo centro-occidentale, la valle Gesso ospitava, a partire dal secondo millennio a.C., un cospicuo complesso monumentale costruito in pietra che sembra si ergesse ad attestare il profondo senso religioso della vita e della morte. Questa originaria concezione religiosa, nata dalle più antiche civiltà megalitiche europee, venne qui sicuramente adattata alla cultura locale. I gruppi umani a vocazione agro-pastorale che frequentavano la valle erano sicuramente dotati di un profondo sentimento religioso, una fede che li aveva indotti ad erigere questo monumento in pietra per i loro defunti. Tra le evidenze di archeologia protostorica emerse nelle valli delle Alpi Sud-occidentali, il gruppo di sepolture rinvenuto a Valdieri riveste una particolare importanza non solo per le singolari caratteristiche dell’impianto, ma anche e soprattutto perché costituisce l’unico esempio di sepoltura monumentale che non ha trovato, almeno fino ad oggi, un adeguato confronto in contesti coevi. |
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