ARCHEOASTRONOMIA
Studi e ricerche di archeoastronomia di Piero Barale
BENVENUTI NEL CIELO DELLA PREISTORIA
L’uomo "erectus" fu il primo ad osservare la volta celeste?
L’uomo "sapiens" si era già reso conto dell’importanza del Sole e della Luna, dei luminari del giorno e della notte?
La complessa macchina del cielo era un' "entità" impalpabile ma reale, una sorta di "Lanterna Magica" che attirava l’attenzione di tutti i popoli fin dai tempi più remoti.
Nonostante la "Scienza Astronomica" non fosse ancora nata, l’osservazione della volta celeste che presso alcune culture raggiunse dei livelli sorprendenti, veniva riprodotta al "suolo" in determinate situazioni tramite particolari strutture megalitiche oppure attraverso semplici - ma non meno significative - immagini istoriate sulla pietra.
L’interesse che le società pre-protostoriche coltivavano per l’astronomia "sferica" viene oggi testimoniato dalla moderna "Archeoastronomia", disciplina che studia le conoscenze astronomiche di questi popoli altrimenti detti "primitivi".
Post n°70 pubblicato il 22 Novembre 2007 da p.barale
Siccome Orione costituisce la costellazione più luminosa della volta celeste poiché comprende due stelle di prima grandezza (Alfa e Beta Orionis), l’osservazione di un simile sistema stellare non si limitava alla sua caratteristica "cintura", ma si doveva estendere a tutto il quadrante di cielo dove si può rintracciare tale costellazione. La "Spada di Orione", composta dalla brillante stella Iota Orionis e dalla Grande Nebulosa M42, nube stellare visibile a occhio nudo, era conosciuta come il "Portopan" ossia il tascapane. Questo oggetto celeste dava l’impressione a chi lo osservava di essere appeso alla cintura della costellazione. Sotto il profilo della cultura popolare pare che l’estensione della costellazione di Orione non si limitava a quella che noi ora conosciamo come tale, ma comprendeva Sirio, stella della costellazione del Canis Major (Cane Maggiore o Grande Cane) e il luminoso ammasso galattico delle Pleiadi nel Taurus (Toro). Secondo la parlata di Elva, Sirio era la "Tupiniero" (Vivandiera), ossia quella donna che portava l’acqua e il pasto caldo ai falciatori. Le Pleiadi erano ben conosciute e venivano chiamate, a seconda della parlata, "La Pusinà", "La Puliziniara", e "La Puslinera" (la chioccia con i pulcini), caratteristica formazione di stelle che nel mese di gennaio appare a Sud-Ovest in una forma simile ad una nidiata di pulcini avvolti in un alone di color giallo. |
Post n°69 pubblicato il 22 Novembre 2007 da p.barale
Nonostante l’antica nomenclatura di tradizione "occitano-provenzale" del firmamento sia apparsa molto limitata ed in parte sia andata persa a causa di usi e costumi scomparsi e di attività oramai cessate di cui solo i valligiani più anziani ricordano ancora qualcosa, i pastori più vecchi utilizzano ancora alcuni asterismi riferiti ai profili montuosi, un sistema che come si può evincere, potrebbe avere radici molto antiche. Dalle ricerche effettuate in alcune valli del cuneese (Po, Varaita, Maira, Grana, Stura, Colla e Josina) emerge in modo inequivocabile che la costellazione di Orione, ma soprattutto le stelle che ne compongono la "Cintura", hanno costituito per le comunità di queste valli, dopo i luminari (Sole e Luna), il riferimento astronomico più importante. Non c’è dubbio che la costellazione di Orione sia l’asterismo più spettacolare e suggestivo del cielo equatoriale. La sua caratteristica forma costituita da tre stelle allineate diagonalmente al centro di una singolare figura a "quadrilatero" ha da sempre colpito la fantasia popolare. Nella tradizione popolare delle valli del Basso Piemonte, si fa soprattutto riferimento alla "Cintura di Orione", asterismo conosciuto in quasi tutte le località come "Li Seytùr" (I Falciatori) con le relative varianti fonetiche nella locale parlata occitana. Solo in pochi luoghi l’asterismo è riconosciuto come "I Tre Re", toponimo già riscontrato in Val d’Aosta e nell’area montana del comasco. Nella stagione invernale, periodo in cui la costellazione di Orione è maggiormente visibile per la sua declinazione che culmina nel cielo al 15 gennaio alle ore 22, scandiva il tempo delle "veglie" serali. La Cintura di Orione era anche collegata al tempo atmosferico e ai viaggi. La sua posizione era osservata quando ci si doveva mettere in cammino, soprattutto a piedi e durante la notte, per attività di lavoro o per partecipare a mercati o a fiere in località lontane. Nonostante siffatte nozioni legate a questa costellazione siano già alquanto interessanti, il fatto più significativo è quello collegato ai ritmi della tradizione agricola. Le connessioni con l’agricoltura appaiono chiare in diverse località delle valli appena indicate, dove gli astri della Cintura di Orione erano considerati le "Stelle della falciatura". Il riferimento allo sfalcio e alla fienagione, ricordato dai fenoour (braccianti) di Bellino (Alta Valle Varaita) che indicano la Cintura di Orione come le "Tres Stéles acoubies" (le tre stelle accoppiate), è confermato dalla denominazione di alcune stelle brillanti e vicine che compongono l’intera costellazione. Ricordate confusamente in alcuni punti della Valle Maira, a Elva sono conosciute secondo la parlata locale come le "Rastliris" ovvero le stelle delle rastrellatrici. |
Post n°68 pubblicato il 22 Novembre 2007 da p.barale
L’attenzione per alcuni corpi celesti, soprattutto per particolari stelle e costellazioni, è molto antica e non si può certamente ritenere che l’ampiezza convenzionale delle costellazioni oggi conosciute, corrispondano a quelle del passato. Tra i particolari salienti della mitologia greca deve essere ricordato il fatto che Orione veniva riconosciuto come "Il Cacciatore" o "L’Abitante delle montagne", e verso l‘ultima metà del V secolo a.C. venne definitivamente identificato nella costellazione omonima. |
Post n°67 pubblicato il 22 Novembre 2007 da p.barale
I profili montani con funzioni di "meridiane naturali" sono discretamente frequenti nell’arco alpino. La più conosciuta di tutte è quella di Sesto in Val Pusteria dove ben cinque cime indicano rispettivamente le ore 9:00, le 10:00, le11:00, le 12:00, e le 13:00 quando il Sole è sulla loro verticale. Una ben dettagliata ed estesa meridiana naturale è stata recentemente segnalata da Giorgio Casanova e da Gianni Berogno. Questo orologio naturale, posto in fronte alla Val Tanarello, valletta che osservata dalla frazione di Pornassino corrisponde al mezzogiorno, si trova naturalmente collocato in alta Valle Tanaro tra Ponte di Nava e Viozene. Il periodo che veniva utilizzato questo orologio naturale andava da aprile a settembre, e i punti di riferimento naturali per la divisione oraria del giorno erano ben nove:
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Post n°66 pubblicato il 22 Novembre 2007 da p.barale
Le dimore dei morti, in special modo quelle dei guerrieri e dei capi importanti della comunità, erano infatti da identificare in strutture litiche considerevoli, solide, incorruttibili, tali da garantire l’immortalità dell’anima. Siccome la "ritualistica" era una parte fondamentale della vita nella preistoria, non è da escludere che il complesso monumentale di Valdieri fosse anch’esso destinato a celebrazioni religiose connesse con i culti ctonici, che a loro volta potevano essere correlati con certi fenomeni celesti coinvolgenti in special modo il Sole. Le comunità proto-Liguri che si insediarono in questa valle, in seguito riconosciute nei Ligures Comati o Capillati, osservavano sicuramente il cielo. E’ assai probabile che queste genti calcolassero i periodi di maggiore durata della luce solare e quelli di minore apporto di essa, e altre situazioni favorevoli come i pleniluni, molto importanti nell’antichità per la luminosità della Luna.
Questo particolare "orientamento" divenne una scelta preferenziale presso queste antiche popolazioni, poiché si è potuto constatare che i nuclei minori di forma quadrangolare conservarono rozzamente questa direzione privilegiata. L’impianto monumentale ritrovato nella necropoli di Valdieri costituirebbe un favorevole punto di osservazione dal quale cogliere il moto del Sole in uno dei suoi momenti più significativi. La soluzione più congegnale che sicuramente venne scelta per sviluppare queste osservazioni fu a sua volta imposta dalla geomorfologia del territorio. Siccome questa località è posta in una vallata racchiusa da cime di una certa altezza, si pensa che in questo sito venisse utilizzato come "terminatore" il profilo dei monti ossia lo sky-line, sistema che potrebbe spiegare l’assenza in quest’area alpina di grandi strutture megalitiche paragonabili a quelle del Nord-Europa. L’orientamento dei resti dei recinti rinvenuti - in particolare di quelli più antichi riferibili alla struttura monocellulare centrale - sono rivolti verso un profilo particolare: si tratta del punto di raccordo del costone settentrionale della Comba dell’Infernetto con la dorsale occidentale della Rocca Vanciarampi. |
Post n°65 pubblicato il 22 Novembre 2007 da p.barale
L’impianto monumentale di questa antica necropoli si può collocare su una preesistente area a destinazione funeraria risalente alla fine della media età del Bronzo. Questa datazione si fonda sul ritrovamento di un manufatto assimilabile per le sue caratteristiche agli spilloni lombardi di Guado di Gugnano. Il vano rettangolare allungato che costituisce il nucleo originario dei recinti, in base al ritrovamento di alcuni frammenti decorati di vasi probabilmente biconici e della relativa tomba ad esso pertinente, risalirebbe all’età del Bronzo finale. La forma e le dimensioni di un’urna cineraria rintracciata in prossimità di tale struttura, hanno suggerito un verosimile confronto con alcuni vasi di Bismantova (X sec. a.C.), località posta fra le valli del Secchia e dell’Enza (Castelnuovo né Monti - Reggio Emilia). Nell’età del Ferro l’organizzazione strutturale del complesso si contraddistinse con la creazione di nuclei minori, costituiti da una serie di piccoli recinti. Lo scavo archeologico mise in luce quattro di questi ambienti che ospitavano nel loro interno altrettante tombe di cremati risalenti alla media età del Ferro (prima metà del VI secolo a.C.). Una di queste sepolture trova sicuri riscontri nell’ambito della cultura di Golasecca, in particolar modo nei repertori funerari rintracciati in alcune tombe della necropoli di Cà Morta a Como e di Ameno presso Orta. |
Post n°64 pubblicato il 22 Novembre 2007 da p.barale
Il sito indagato dal 1993 al ’95 è posto sul ciglio di un’ampia ed antica superficie terrazzata e presenta le caratteristiche di una piccola necropoli ad incinerazione. In questo sepolcreto caratterizzato da alcuni recinti funerari, è tuttora rintracciabile il nucleo originario della struttura principale, già in parte danneggiato e parzialmente distrutto in tempi passati. In quest’area probabilmente già a destinazione funeraria, venne realizzato un vano a pianta rettangolare allungata delimitato da una struttura muraria di circa 90 cm di spessore. Queste murature perimetrali realizzate con materiale di provenienza locale, risultano strutturate a secco tramite l’impostazione di considerevoli elementi litoidi di origine fluviale. All’interno di questo recinto è stata individuata una sola sepoltura a pozzetto, che venne localizzata sul versante più settentrionale del vano esattamente a ridosso del muretto orientato Sud/Est-Nord/Ovest. Questa disposizione è indubbiamente riferibile alla prima utilizzazione della struttura funeraria. L’area di frequentazione attorno a questa struttura funeraria, restituendo un numero così limitato di sepolture, ha dato l’impressione che nella maggior parte dei casi fosse tenuta sgombra e pulita. Solo un impianto di fondazione di un cippo o signacolo, disposto a pochi metri dal recinto e giacente ancora parzialmente nel suo antico sito, poteva avere un’eventuale funzione di segnalazione di una particolare "area sacra", e quindi di una zona degna di rispetto. L’ambiente sistemato all’interno del nucleo originario venne in un secondo tempo ridotto in due vani minori. La divisione del recinto principale, realizzata tramite un tratto di muro trasversale, pare rappresenti l’inizio di una nuova organizzazione dell’intero complesso. Questa muratura è posta a circa quattro metri dal lato orientale del recinto e sembra si possa accomunare ad altre strutture presenti in situ, che in alcuni casi si distinguono per la diversa tessitura costruttiva con la quale sono stati impostati i nuovi corpi di fabbrica. La nuova fase di questo complesso funerario venne caratterizzata dall’associazione di una serie di vani minori al nucleo più antico. Si tratta di quattro recinti di forma quadrangolare misuranti in media m 3,30 x 2. Questi ambienti, nella maggior parte dei casi posti a ridosso del vano principale, erano sigillati da una leggera copertura di pietrisco minuto costituito da ghiaie fluviali raccolte nel sito medesimo. In ogni vano dei piccoli recinti vi era una sola sepoltura a cremazione strutturata: in certi casi a semplice pozzetto, oppure con cinerario ricoperto da una losa in arenaria o a cassetta litica. |
Post n°63 pubblicato il 22 Novembre 2007 da p.barale
(Valle Gesso) Come per le aree occidentali ed atlantiche e quelle del Mediterraneo centro-occidentale, la valle Gesso ospitava, a partire dal secondo millennio a.C., un cospicuo complesso monumentale costruito in pietra che sembra si ergesse ad attestare il profondo senso religioso della vita e della morte. Questa originaria concezione religiosa, nata dalle più antiche civiltà megalitiche europee, venne qui sicuramente adattata alla cultura locale. I gruppi umani a vocazione agro-pastorale che frequentavano la valle erano sicuramente dotati di un profondo sentimento religioso, una fede che li aveva indotti ad erigere questo monumento in pietra per i loro defunti. Tra le evidenze di archeologia protostorica emerse nelle valli delle Alpi Sud-occidentali, il gruppo di sepolture rinvenuto a Valdieri riveste una particolare importanza non solo per le singolari caratteristiche dell’impianto, ma anche e soprattutto perché costituisce l’unico esempio di sepoltura monumentale che non ha trovato, almeno fino ad oggi, un adeguato confronto in contesti coevi. |
Post n°62 pubblicato il 22 Novembre 2007 da p.barale
Nell'immagine a fianco sono stati impostati i probabili allineamenti di carattere astronomico di Bric Lombatera.
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