Creato da arianna_leggera il 12/12/2006

Novità_in_arrivo

"The best is yet to come"

 

 

La maieutica del barista

Post n°121 pubblicato il 26 Novembre 2007 da arianna_leggera

"Le uniche cose concrete che possediamo sono la nostra essenza e il nostro carattere".

Questo mi ha detto oggi un barista porgendomi la tazzina di caffè più dolce e aromatica che abbia mai sorbito, condita con un sorriso che gli ha illuminato gli occhi fino a farli brillare. E tutto questo solo perchè avevo accompagnato la richiesta del caffè con un "per favore" e un successivo "grazie". "Signorina - mi ha detto - oggi lei è l'unica che ha usato la parola grazie. Qui sono tutti o stupidi o maleducati". Tre minuti di fronte a quel bancone mi hanno svelato l'esistenza di impensabili concretezze.

E' stata la cinematografica catarsi di una giornata vissuta al galoppo. Mi sono dimessa da un incarico inutile che mi dava solo problemi e nessuna soddisfazione, meno che mai economica. Un ruolo che mantenevo solo per quieto vivere. Il quieto vivere non mi interessa più.

L'ho mandata a dire a mezza redazione, oggi. Quando capisci che alzare metaforicamente la voce è l'unico modo per affermare le tue posizioni, non c'è null'altro da fare. Prendi un bel pennarello fluorescente e disegni il tuo profilo con un tratto spesso ed evidente. E dici: "Sono qui, occupo tutto lo spazio che mi serve. Non un cm di meno. Quando arrivi nelle mie stanze, indietreggia, fermati un istante e chiedi educatamente permesso".

E allora. Chi dà 100, riceverà 100. Fine dei saldi.
A Babbo Natale che - mio (e credo anche suo) malgrado - sta per arrivare, consegno una bella lista di iracondi insopportabilia.

Detesto la banalità, la maleducazione, l'egotismo, l'ignoranza della sintassi, il mancato uso del congiuntivo.

Detesto gli uomini con le sopracciglia depilate, le gattemorte, i "maschi" che parlano e si muovono unicamente dietro impulso wireless del proprio testosterone, con lo sguardo sornione di chi pensa "non potrà mai resistermi!".

Detesto le donne che "tanto gli uomini sono tutti stronzi e io sono mia" e che appena si imbattono in un ominide qualunque assumono le sembianze di un plaid (90% acrilico, ovviamente). E quelle che ancora - alla soglia del 3000 - portano le calze color carne (!).

Detesto quelli che hanno un consiglio pret a porter per qualsiasi occasione della vita (altrui). E che continuamente si lasciano sfuggire preziose occasioni per tacere.

Detesto i centri commerciali, i 3X2, le raccolte punti, i Blockbuster e i suoi commessi sempre incazzati.

Detesto i finti alternativi, quelli che "ci vorrebbe una bella dittatura", quelli che non "ho mai tempo di leggere", quelli che fanno i debiti pur di ricoprire la parete del salotto con un plasma da 100 pollici.

Detesto i logorroici, i mocassini con le nappine, quelli che non vanno a votare "perchè tanto è tutto un magna magna".

Detesto chi non ascolta, chi non sta stare in silenzio, i Suv, chi non mette la freccia, il pane nel cellophane, la birra calda, chi rinnega le proprie origini.

A colonna sonora di questo elenco - in onore del corso accelerato di "Lingua e cultura foggiana" che io e Uto stiamo per inaugurare - propongo il sonoro echeggiare di un corposo "Chi t'è mmurt e stramurt!".

Perchè nel mio Dna c'è anche questo. E annamo!

 
 
 

La bella Poltergeist nel monolocale

Post n°120 pubblicato il 19 Novembre 2007 da arianna_leggera

E' come infilare un dvd dentro il lettore e vedere la tua faccia, lì, come se fosse quella di un'altra. Oppure, cimentarsi in una di quelle esperienze di vita fuori dal corpo. Ari effetto Poltergeist. Come una nuvoletta (frangettodotata, ovvio) esco dalla mia pancia e mi guardo dall'esterno.

Una persona molto cara oggi mi ha detto: "Cazzuta, scurrile, avvinazzata, felice, triste, in lacrime, sorridente, serena, preoccupata....Mi piaci sempre! Sei bella così, dentro e fuori".

A una lettura superficiale, sembrerebbe il nitido ritratto di donna affetta da sindrome di multipersonalità acuta. Una sorta di effetto esorcista: giro la testa e sorrido, 180 gradi e via! furiosa come una biscia senegalese (boh, m'è venuta così). Mioddio. Un mostro.

Forse il Creatore - ai tempi - ha dovuto rabberciare qualcosa di riciclato per riempire 'sto benedetto quasimetroeottanta. Riempi, riempi, non si colmava mai.....alla fine, giustamente, santamente e metafisicamente, s'è stufato. E così, tra rose e gardenie, biscotti e cioccolato, c'è finito anche qualche pezzo di lamiera arrugginita, che ogni tanto stride un po'.

Però. E sottolineo però. Sul Foglio di oggi, si narra che tal Cynthia Albritton - una delle intraprendenti girls che negli anni Sessanta e Settanta facevano di tutto per diventare amanti delle rockstar (le cosiddette groupies) - era solita realizzare calchi in gesso degli organi sessuali delle star con cui andava a letto.

Ecco. C'è di peggio, direi.

E comunque, nel caso fossi colta da un guizzo emulativo...abito in 40 mq appena.

La vedo oltremodo ardua

Nota di servizio famiggghiare: porgo i dovuti onori agli illustrerrimi membri della mia famiglia fin qui giunti. Accogliendoli con ccccchrrrineccrrubbbole e AUN!! a gogò. All'amato Fratete, dedico un pezzo che sa di viaggi a bordo di un'Alfetta beige, con l'odore dei sedili in pelle che provocava conati anche sui rettilinei, di guanti senza dita e inquietante volante in radica. All'adorata Cuggggina Senior, colei che già bloggava quando tutti noi a malapena riuscivamo a destreggiarci con Ms-Dos, voglio regalare ricordi di una scatenata vacanza in Grecia, 4 in una stanza, i vicini gay che ci prestavano il phon e ci davano le dritte per la messa in piega. E alla deliziosa ChantalCogn, profetessa del glamour, terrore dei fattorini di Mondo Convenienza, non posso che dedicare questo.

 
 
 

Una WW di cioccolato

Post n°119 pubblicato il 02 Novembre 2007 da arianna_leggera

Premessa

Ci sono momenti nella vita in cui è necessario dire le cose con chiarezza. Con estrema chiarezza. Fra questi post risiede una parte molto importante di me. Che è cresciuta nel tempo. Ed è per rispetto a Lei che voglio, PRETENDO che sia tutto limpido e trasparente. Come me.
A dispetto delle chiacchiere, delle cose non dette, dei sotterfugi virtuali di qualsivoglia natura. A dispetto di persone che mi conoscono solo per aver scambiato qualche commento on line e si permettono di fare valutazioni su questioni che riguardano la mia vita privata, le mie emozioni, i miei sentimenti. Dei quali, ovviamente, sanno poco o nulla. Con una leggerezza che, se solo ci ripenso, mi lascia basita. In un modo e in un contesto così inopportuni da apparire surreali.
Il Web è un giardino libero. Ma qui, nel mio fazzoletto di prato fiorito, non permetto a nessuno di alimentare chiacchiericci.
In questi casi, la limpidezza spunta anche le armi più affilate.
Non ho segreti. Né scheletri nell'armadio. Non ho commesso nefandezze di cui vergognarmi.

Mettetevi comodi. Spegnete il cellulare. Restate in silenzio.
E' una prima visione. Ma non ci saranno repliche.
 


Questa sono Io.

Mi sento come un ovetto Kinder. Un guscio da WonderWoman. Un metro e ottanta di donna, sicura di sé e impenetrabile. Dentro, una bimba minuta, paffutella, curiosa come una gazza ladra, innamorata della vita, giocherellona, tenera, accogliente. E’ gioiosa, ora. Ma per molto tempo ha avuto paura. Tanta paura. Che qualcuno le facesse del male. Che non potesse capirla e accoglierla.
Che non riuscisse ad accettarla per quella che è.

Ora lo so. Ed è una sensazione straordinariamente sconosciuta. Mi sento drogata. Sento profumi nuovi. Mi sembra di vedere attraverso le cose. Quasi a scrutarne la sostanza, oltre la forma. Stamattina mi sono incamminata su un sentiero sconosciuto e vergine. Cammino da qualche ora. L’aria è frizzante. Il mio passo è ancora incerto. Ma il cuore batte al ritmo dei miei passi. Sì, sono sulla strada giusta. Dove diamine ho camminato finora? Perché nessuno mi ha detto dell’esistenza di Via Bambina?!

Tu sei l’unico che abbia compreso tutto questo. Un guscio inaccessibile dal cuore morbido e fondente. La donna altera e la bimba impacciata.

Nessuno degli uomini che ho incontrato prima di Te l’aveva capito. Tutti hanno creduto di avere accanto una Terminator con le batterie sempre cariche. Dalle energie inesauribili. O forse, era quello che volevano credere. Anche l’uomo con il quale ho convissuto per ben quattro anni della mia vita. Lui, quello che voleva sposarmi. Lui. Nemmeno lui aveva capito nulla. Per questo sono fuggita a gambe levate. In un giorno di ottobre di quattro anni fa. Da sola, con una valigia e le battute di un film di Ozpetek che rimbombavano nella mia testa: “Non si accontenti di sopravvivere. Lei deve pretendere di vivere in un mondo migliore. Non soltanto sognarlo”.

Tu hai visto oltre il velo. E’ per questo che mi sono innamorata di Te. Non potevo fare altrimenti. Ora so cos’era quel profumo di casa che ho avvertito la prima volta che ci siamo visti. Ora so cos’era quella nuvola odorosa di bucato fresco, di vaniglia, di sole d’agosto. Era la tua mano che accarezzava le mie gote di Bambina. Per la prima volta nella mia vita.

E’ tutto così chiaro, adesso. Mi sembra di star seduta in un cinema, con le immagini che corrono davanti ai miei occhi. Fotogrammi nitidissimi. Audio perfetto. Una trama che scivola via come seta, pur nella sua complessità.

Non sei riuscito ad accogliere quella bambina fino in fondo. Avevi i tuoi motivi. Ma io ti ho reso tutto più difficile. L’ho tenuta nascosta. La facevo uscire ogni tanto, per qualche ora d’aria. Ma avevo paura che prendesse troppo sole. Avrebbe potuto scottarsi. O troppo freddo. Avrebbe potuto ammalarsi. Non ho mai gridato fino in fondo il bisogno che avevo di Te. La gioia che provavo nel sentirmi tutta intera. Però, tu quella bimba l’hai vista lo stesso. Lì, dietro il vetro appannato. Chiusa in una stanza. Hai lanciato lo sguardo oltre me e l’hai trovata. Hai attraversato le mie viscere con i tuoi occhi, per vedere cosa c’era davvero. Non ti sei fatto abbindolare dalle mie moine.

Ora lo so. E sono libera da quella gabbia. Nel mio zainetto di Spiderman ci sono matite colorate, fogli bianchi per scrivere e disegnare, la pizza rossa e il succo di frutta. Non mi manca nulla. Posso andare ovunque. Senza tremare.

Allora, non serve più mirare al Cuore.

Quando ripenserai a noi, immagina due Bambini.
Strizzerai gli occhi.

 
 
 

Ubi maior, frangia cessat

Post n°118 pubblicato il 24 Ottobre 2007 da arianna_leggera

Basta. Non posso più tacere.

Il blog è un fenomenale strumento per raccontare gioie e dolori della mia vita, ridere e bighellonare con i miei bloggamici, lanciare messaggi e raccontare le sorti della mia frangia. E' vero.

Ma arriva un momento in cui non è più possibile ignorare la realtà che ci circonda. Fare finta che il nostro Paese non sia nel bel mezzo di una crisi politica e istituzionale che ha pochi precedenti. In cui, per l'ennesima volta, si reitera il grave conflitto tra politica e giustizia. Un braccio di ferro, quello tra il ministro Mastella e il pm de Magistris, che ha rischiato di far cadere il Governo. L'avocazione dell'inchiesta "Why not" ha risvolti preoccupanti. Avvelena la vita politica del Paese e fa sorgere sospetti sull'integrità delle parti in gioco.

Per questo, voglio dire la mia. Qui. Ora. Al di là delle polemiche e del credo politico di ognuno. Al di là dei discorsi triti e ritriti sull'uso politico della giustizia.

Sono fermamente convinta che il pm de Magistris sia davvero un gran figo.
 

 
 
 

un'amicizia in carne ossa e spago. post a 4 mani

Post n°117 pubblicato il 18 Ottobre 2007 da Uto88

Primo incontro Uto-Ari

ore 18, Foggia. Pronao della Villa.

Ari rivede a parole sue la cucina tipica foggiana

-sai Saso, oggi ho mangiato i Torcinelli al ragù di salsiccia-

Uto con faccia attonita e occhi strabuzzati fuori dalle orbite, pieno di stupore si chiede dove possa aver mangiato Ari.

Uto: -Come i torcinelli al ragù? E pure con la salsiccia? Io al massimo li mangio alla brace, ma già al forno con le patate mi danno la nausea, al ragù mai!-

Ari: -Come alla brace!? La pasta fatta in casa alla brace?-

Uto: -Ma come, le interiora di agnello al sugo, con il ragù e la salsiccia??? Che chiù???-

Ari: -eh... e allora mi sa che non mi so' mangiata i torcinelli... però mi ricordo che iniziavano con la T...-

Uto: -forse erano i troccoli???-

Ari: - Ah, si bravo Saso, lo sapevo che Saso lo sa... Certo, i troccoli!! Poi la carne, l'insalata, la pizza con le acciughe e l'uva passa, i dolcetti con le mandorle.... Mancano solo gli scagliozzi...-

Intanto i Fratelli della stazione , ignari della quantità di calorie appena ingurgitate da Ari, montavano spensierati i loro quattro gazebo per "La Notte dei Senza Dimora".

Uto, ancora stupito dalle sconvolgenti dichiarazioni di Ari fissa il vuoto, oltre il Pronao. A un tratto qualcuno lo scuote e gli chiede:

-scusa, non mi ricordo il tuo nome, ci fissi lo striscione? Dovresti solo salire sulla scala e legarlo tra due colonne... tanto tu sei alto! Che ci vuoi...-

Uto pensa: "anche Ari è alta perchè non l'hanno chiesto a lei?"

Ma intanto Ari se la svigna e si diletta a preparare la scaletta per la tavola rotonda.

Dopo mezz'ora sulla scala Uto non riesce ancora a fissare questo benedetto striscione...i Fratelli da sotto lo incitano... a parole...

A un tratto, col vento arriva Ari che, lasciata la scaletta della serata, sale sulla scala vera, appena un gradino sotto Uto. Lui è ormai tutto intrecciato di spago e si sente un Torcinello, una vero però, non come quelli di Ari...

è qui che i due si cimentano in complicatissimi giri di spago e nodi che manco Capitan Findus... quando il fiocco sta per essere completato Uto si accorge che nel nodo c'è anche la testa di Ari. Allora lei comincia ad inveire. Uto la libera. E lei, con un sospiro di sollievo, si raccomanda:

-Saso, mi raccomando...ricordati che non puoi scendere, eh... ci sono io qui sotto-

Uto: -Ma verament??? Pensavo fossi solo un blog....virtuale, inconsistente e in-schiacciabile-

C'è chi fugge da Foggia. Io ci resto. Per trasformare un nick in un'amicizia in carne, ossa e spago.

 
 
 

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