Il chirurgo di Emergency racconta il suo collaboratore afgano. E smonta le accuse nei suoi confronti
Rahmatullah Hanefi coinvolto nel rapimento di Daniele Mastrogiacomo, Adjmal Nashkbandi e di Sayed Agha. A lanciare l'accusa, è Said Ansari, il portavoce dei servizi segreti afgani guidati da Amrullah Saleh, l'uomo che per conto del comandante Massud gestiva i rapporti con gli statunitensi e in particolare con la Cia. A commentare questa accusa è lo stesso Gino Strada: “Abbiamo conosciuto Rahmatullah Hanefi all'inizio del 2000 – racconta il chirurgo - ha cominciato a lavorare per Emergency come autista. Si è poi occupato in particolare delle operazioni di cross border, cioè di accompagnare lo staff di Emergency attraverso la linea del fronte che allora separava i talebani dall'Alleanza del Nord e che era all'altezza di Mir Bacha Kot, a poche decine di chilometri a nord di Kabul”.
Sono plausibili, o verosimili, le accuse che i servizi gli muovono?
“Nella maniera più assoluta no. Nel 2001 Rahmat si trovava nel centro chirurgico di Emergency a Kabul quando, il 17 maggio, la polizia religiosa dei talebani ha fatto irruzione nell'ospedale. L'aggressione, a loro dire, era motivata dalla non rigida separazione tra uomini e donne all'interno dell'ospedale. Rahmatullah fu arrestato dalla polizia religiosa dei talebani e trattenuto per una decina di giorni, infine
rilasciato anche grazie all'iniziativa dell'allora ambasciatore italiano in Pakistan, Raffaele DeCeglie. A séguito dell'aggressione all'ospedale e allo staff, il centro chirurgico di Kabul è stato chiuso”.“Rahmatullah Hanefi – continua Gino Strada - è la stessa persona che, nel novembre del 2001 e dopo mesi di estenuanti negoziati con i talebani affinché garantissero le condizioni per riaprire l'ospedale, è andato a prendere lo staff di Emergency sotto le bombe dei B-52 statunitensi, per consentire la ripresa della attività del centro chirurgico di Kabul, di cui la popolazione aveva disperatamente bisogno”.
Una figura chiave, dunque.
“Emergency è debitrice a Rahmat del grande contributo che ha dato nelle operazioni di costruzione e di avvio dell'ospedale di Lashkargah, nel 2003. Dall'apertura dell'ospedale, Rahmat ne è diventato il capo del personale. La sua serietà, la sua professionalità, la sua dedizione a questo lavoro hanno permesso di raggiungere gli elevati standard dell'ospedale com'è oggi”.
Ma perché proprio Rahmat in questa vicenda?
"Rahmat è di Lashkargah, gestisce il personale dell'ospedale, ma il suo ruolo era anche quello di garantire all'ospedale la sicurezza. E siccome, in Afghanistan come ovunque, non sono le armi ma la conoscenza, la parola, la diplomazia a garantire la sicurezza, era suo compito avere relazioni con tutti. E le relazioni Emergency le ha garantite dal lavoro che svolge, dall'aver curato oltre un milione e duecentomila afgani. La disponibilità dimostrata da Rahmat, infine, nell'acconsentire alle richieste che Emergency gli ha fatto per conto del governo italiano durante la gestione delle crisi che hanno visto protagonisti Gabriele Torsello prima e Daniele Mastrogiacomo poi, ha dimostrato ancora una volta la sua affidabilità e il suo attaccamento ai valori di Emergency. Per questo le accuse nei suoi confronti sono semplicemente assurde”.
Maso Notarianni
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il 12/03/2008 alle 13:21
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il 11/06/2007 alle 20:48
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