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parole

Post n°237 pubblicato il 25 Gennaio 2015 da lesaminatore

historia di un blog

essere dannati non è una condanna, essere dannati è una condizione, è una ricerca che non ha fine, dove il fine è la ricerca di sé nell'altro....

è strano come solitamente, immancabilmente, si scrive quando si ha del dolore da distribuire, come nutella amara sul pane, e mi viene in mente quella battuta sentita in un recente film sulla vita di un rapper, ciò che non ci uccide...ci fortifica...a cui aggiungerei oppure si cicatrizza sull'anima...come testimonianza di un vissuto.

Pensò di scrivere o almeno tentare di scrivere una storia...lo spunto erano i blog e le persone che in essi riversano il loro vissuto, le emozioni che ci sono dietro, quando ci sono, era bello provarci...

chi sà perchè molti associano al fumo della sigaretta il pensiero...e al pensiero lo scrivere..sarà frutto di influenza letteraria o cinematografica, certo che personalmente fumo e penso e pensando mi viene da scrivere, e poi il fumo della sigaretta nobilita e sdrammatizza la concretizzazione del sentire....e passata da ere non troppo lontane il tempo dell'inchiostro e della penna, un giorno scoprii il blog...non ricordo quando...due, tre anno orsono, sembrano pochi, lo sono, in effetti il mio rapporto con le tecnologie è molto casto, anzi favolistico, le conosco per sentito dire, o perché incocciate nelle mie letture, o per passaparola, allora mi incuriosisco e le incontro...non le capisco, anzi le osservo come opera di genialità sconosciute, quasi sortiligi magici, ne intuisco i rudimenti e ne approfitto, ecco il nostro rapporto si limita a questo, una conoscenza interessata e riverente, superficiale e ignorante, ma utile.

tutto ciò che è meccanico, elettronico, automatico, lo uso ma non saprei trarmi d'impaccio se si ferma, auto, moto, computer, cellelare, impianti elettrici, idraulici, ecc ecc, sono meraviglie che non comprendo, è come se i miei neuroni fossero tarati solo per l'astrazione delle parole e dei pensieri, tutto ciò che è compiuto, efficace, matematico, mi è avulso, ne soffro, ma è così... 

non sono un uomo che abbia avuto un notevole vissuto, diciamo semplicemente che ho un vissuto, un pò sfigato, come può esserlo chi ha sempre investito sui sentimenti, conscio della puerilità di certe situazioni, troppo impregnato di musica, romanzi, film, romanticherie d'antan, abbastanza intuitivo da ridere di sè, e dei suoi se, insomma un quarantenne in bilico, perennemente in bilico, come un paperino coscienzioso e a tratti malizioso, caduto e rialzato decine di volte, i capitomboli li conosco bene...ebbene...la scoperta di un mondo virtuale...era quello che si dice...cacio sui maccheroni.... scoprire l'altro...attraverso la parola...non vedendo null'altro che l'espressione virtuale della proiezione di sè...cercare le similtudini più recondite, più celate, più intime, scoprire le fragilità più nascoste, protette da un'anonimato a tempo e ad arbitrio..ecco era molto nuovo ed inaspettato qualcosa del genere, almeno per me...usualmente nel nostro ordinario vivere, sono gli sguardi che parlano, il corpo, le infinite occasioni di socialità indotta o casuale a creare incontri...quì nel virtuale il gioco era diverso....ribaltato....e poi....quelle bustine che lampeggiano...ricordano altri tempi e altra prosa...mi commuovono...una volta si imbustava anche il cuore in buste profumate, magari scritte su inchiostro tacciato di lacrime...insomma mi piaceva vedere quelle bustine....scoprire cosa c'era dentro.....come una piccola lotteria postale della conoscenza.

In questi anni, ho incontrato diverse persone, che in realtà non ho mai incontrato fisicamente, almeno non nel senso di contatto fisico, ma spirituale si, di loro non ricordo neanche il nome o il cognome, nè il volto, nè la statura, nè lo sguardo, nè gli occhi, di loro ricordo il nick, questo strano nome che ognuno si sceglie, cosa in sè bellissima, il nostro vero nome non è stata una nostra scelta, ci è stato imposto, mentre il nick è frutto della nostra fantasia, vagliato tra mille congetture di noi stessi, quasi un parto di noi stessi....poi eccolo che compare dal nulla e ci accompagna nell'etere, ci identifica, anzi colora la nostra anima virtuale, che più virtuale di così non può essere, "belloesfigato, "Durone69", Porcamatta, Duepersempre, azzobene, ilmiglione, Fantasy45 ilsignorepero Monikapelucci, c'è di tutto e di più, da sorridere o piangere di disperazione per la cretinaggine che si sbatte in rete, ma tra migliaia di anime virtuali sfiorate, agganciate, ignorate, dipanate, è stato un viaggio, un viaggio molto particolare...dove il corpo era lungo disteso sul divano, ma complice una tastiera...l'anima fluttuava di qua e di la, da Milano a Messina, tra Cuneo e Forlì, tra i vicoli di Napoli, o i ristorantini di trastevere.....emozionante...

si, emozioni, spesso, si scrivono emozioni...e tra migliaia di esse...si cercano i riflessi delle proprie...perché ognuno ha una parte di se che è nascosta è così intima e fragile , fatta di ritagli di ricordi, di vecchi cartoon, telefilm, canzoni, briciole antiche, che non hanno mai avuto risposta, neanche con il nostro partner, neanche con il nostro migliore amico, è quel barlume di fiamma, quel lumicino, solo nostro, che ci ha seguito negli anni, nei nostri anni, senza mai aver trovato mani affettuose che l'abbiano riconosciuto e ammirato... 

sono pieno di anni, questo non sottintende che siano necessariamente sinonimo di saggezza, anzi spesso un cretino vecchio è solo un cretino con i capelli bianchi, ma per me gli anni sono stati nulla, sono sati solo certi momenti che hanno dato senso ad alcuni anni, si ricorda solo ciò che ci segna, il resto, la maggior parte del resto, si oblia.... 

Stò divagando, torniamo al blog, ecco.. il blog, termine astruso e assai controverso, fà venire subito in mente qualcosa di complesso e arruffato, guazzabuglio di tutto, e infatti lo è, nel blog c'è tutto, video, musica, politica,poesia, stupidità, genialità, follia, amenità luoghi comuni, copieincolla insipienti e dotti, insomma, anche io partorii il mio blog, scelsi il colore, lo sfondo, il testo, e già da questo mi resi conto delle scelte che vi si induceva a fare..ed è nelle scelte che si delinea la personalità, non a caso ciò che ci ha rovinato o migliorato la vita sono state le nostre scelte, quelle maledette scelte che la vita ci mette continuamente davanti.

Scelsi tutto quello che c'era da scegliere, foto inclusa, dettaglio importantissimo, naturalmente non foto di me stesso, ma la foto del personaggio di un poco noto fumetto, quanto ho amato quel fumetto, ne aspettavo l'uscita mensile quasi come si aspetta la morosa, avido di leggerne la trama, ammirarne i disegni, il processo di identificazione con esso era notevole, persino il naso a becco mi rassomigliava...o volevo che mi rassomigliasse, eppoi era l'antieroe per antonomasia, falliva spesso, anzi le prendeva spesso, era ironico e riflessivo, e intanto che rifletteva perdeva il treno...ma era sempre equilibrato, dalla parte giusta delle cose...se esiste poi la parte giusta delle cose..... la storia la scrivono i vincitori... 

i blog...tanti blog, alcuni sfiorati, sfogliati, pagine e pagine, di letture dell'altro, fermarsi a raccogliere sensazioni, e poi le foto, le raccolte di foto, che raccontano anch'esse, attraverso le immagini, che bella la fotografia, quante suggestioni trasmette un' immagine, e poi i video, la musica, era una continua immersione...alla ricerca di sè dell'altro sè...scoprire similtudini, inganni, e disinganni, e di quanto è difficile rivelarsi davvero...comporre infinite volte o tentare di farlo quel prezioso mosaico che ti racconti, fatto di mille cose, mille dettagli, infiniti dettagli, tutti quelli che la tua mente e il cuore hanno depositato dentro di te, che ami, che tocchi con dolcezza, con cautela.

e allora eccomi a vagliare centinaia di fotografie, sceglierne alcune, sacrificarne altre, postare link, video, musica, emozioni, per poi cancellarle, resuscitarle, e infine lasciare solo quello che ritieni sia veramente tuo, e aspettare, esplorare, messaggiare, leggere e ancora leggere, imbattersi in blog meravigliosi, originali, spiritosi, noiosi, ripetitivi, assenti, defunti, eh si, anche defunti, perchè anche i blog muoiono, possono morire, spegnersi, e può esserci stato anche chi ne ha scritto in rima i necrologi elegantemente ironici, e quì devo soffermarmi, perché una mente sensibile e profonda aveva avuto l'intuizione di compiangere in una sorta di cimitero dei blog, l'effimera vita degli stessi, riuscendo non sò come a individuarli e componendo per loro degli addii splendidi, intrisi di un'ironia e compassione sottile e poetica, aveva scelto come nick il nome di una strega bruciata sul rogo tre secoli orsono, e si divertiva a scrivere racconti brevi horror, poi anche lei decise di spegnersi, non potei non scriverle a mia volta due versi di addio. 

quante volte ne sono stato affascinato, non molte direi, sono stati pochi i blog che ho amato, che ho cercato, ricercato, che ho ammirato, ma ci sono stati, travolto dalle parole, innamorato delle parole, perchè ci si può innamorare delle parole, e di chi le sà scrivere,  ho questa debolezza, credo nelle parole, nel fascino delle parole, mi piace il sapersi raccontare, come un ragazzino che ascolta al fuoco di un bivacco favole e leggende, sono rapito dalla dialettica, da quella capacità che hanno in pochi di trasmettere il tanto con il poco, sono convinto che il sapere ha bisogno di poche parole, ma che parole, sono quelle dei poeti e degli scrittori, parole scelte, scelta di parole, come musica...

e come accade quasi sempre ai naviganti, un giorno si imbattè in un'isola sconosciuta ma familiare, era sabbiosa e con una strana roccia vagamente simbolica che incombeva sulle sue dune, da marinaio qual'era approdò disinvolto, afferrò le cime del vascello e frettoloso diede fondo all'ancora, era a casa... 

strana definizione "sentirsi a casa", cosa vuol veramente dire? occorre una premessa, da navigante dell'etere, col tempo ho imparato a distinguere gli ostacoli e le sirene, i millantatori e i narcisi, i collezionisti di nick e i parolai, insomma come in una vera navigazione, non viaggiavo con la bussola e gli strumenti, ma in gergo "viaggiavo a vista", ovvero avevo imparato a riconoscere d'impatto un nick o un blog veramente interessante, bastava a volte solo l'immagine scelta o il presunto significato del nick, poi vagliato questo passavo alla lettura, non senza prima aver dato una scorsa all'album fotografico. Quante cose raccontano le foto scelte nell'album, quasi un tracciato per immagini del profilo psicologico, forse addirittura più rivelatrici delle parole.

C'era chi postava esclusivamente immagini di se (rare), chi le postava in pose pseudo sexy, chi esplicitamente hard (e sono quelli/e che hanno grossi problemi), chi si appropriava di foto di avvenenti e misteriose (non tanto) donne, simulando beltà e curve non proprie, chi al contrario tanto per giocare chiaro (nel senso, sono bella dentro), postava foto indescrivibili e scoraggianti, insomma un calendoscopio umano enorme.

C'è chi e sono tanti (più donne), che usano il blog come un vomito dell'anima, come un romanzo finito male d'amore (e quant'amore!), chi lo usa per le ricette della Sora Lella, chi per far proseliti di ideologie astruse, politiche e sociali, chi si dichiara psicologo o psichiatra e dimostra di averne bisogno, chi avvocato del gossip de panza, e infine tra centinaia e migliaia di blog, c'è l'artista vero, c'è la genialità, la poesia, il vero dolore, lo spleen più autentico.....e allora non puoi far altro che fermarti e leggere, e ancora leggere....

i blog, i nick, i link, i post, i video, tutto parlano di noi, si può passare dal sublime al grottesco, dal ridicolo al penoso, un'amalgama di fattori, quanto più è complessa la persona dietro il monitor, tanto più è elaborata la sua veste virtuale (non sempre), si inizia dal solo scarno nick con magari un viso anonimissimo e beota, accompagnato da assenza di dettagli sul profilo, al nick denso, corredato da book fotografico, decine di video, centinaia di post, in una scala di varianti vastissima, e si cerca di tutto, da una vetrina per le proprie possenze fisiche amatorie (li riconosci dal nick, tipo: FALLOperprima o LECCHINAsempre), e allora vai con orgiastiche foto di peni mostruosi e poppe all'anguria.. 

po c'è l'infinita serie degli aneliti d'amor perduto, in prosa o in versi, alcuni ammantati di lussuria, (quasi tutti femminili), originali, presi in prestito dalla Merini o dal Vate, dai Fiori del Male o da centinaia d'altri autori più o meno conosciuti, amori lontani, vicini, quasi un riflesso dello stesso dolore spezzato in mille frammenti di specchio, solitudine, tanta solitudine, ma di un tipo particolare, qui sul blog, si manifesta la più intima solitudine, quella che neghiamo anche a noi stessi, la solitudine del "sentire", quella della condivisione mancata o cessata, quella che fà male davvero....

poi c'è la Corte dei miracoli delle lesbiche, dei gay, degli erotomani virtuali che simulano giganteschi e raffinati amplessi, irripriducibili nella realtà, poi ci sono le anime dolenti, che trasferiscono sul web, il loro maltrattatto diario di una vita....poi ci sono i curiosi, gli imbecilli, i santoni, i massoni, gli esoterici, i coglioni, insomma c'è davvero di tutto, accomunati tutti da una sola cosa.....essere qui dentro e digitare una tastiera....

certo anche io dovrei autonomamente collocarmi in una cellula di questo alveare irreale, chi sono io? che scrivo e sarcasticamente dileggio, che si accinge a scrivere "un elogia della bloggheria", son forse l'esaminatore da Potterdam? un meschino emulo del grande Erasmo da Rotterdam? beh, condensando il tanto nel poco, direi...solo un uomo che pensa, che sà ancora ridere, che osserva e sà ancora piangere... un uomo qualunque, col suo bagaglio di errori e tentativi di scalare quella perdurante parete che è la vita. un uomo che fortunatamente ha ereditato uno humor (mia nonna), in grado di addolcire le cadute, e saper ricominciare.  

dicevo....dopo innumerevoli peregrinazioni virtuali scoprii un blog, e fu come essere a casa...ciò che leggevo era permeabile, era familiare, mi sentivo avvolto da sensazioni ed emozioni anche mie, ma il modo in cui erano scritte mi avvinceva, riuscivo a leggere e leggere senza stancarmi, tutto scorreva come un meccanismo dell'anima perfettamente equilibrato, ogni parola era dosata come in un profumo, ogni immagine scelta era suggestiva ed evocatrice di sentimenti che conoscevo..anche lì come in tanti altri blog c'era la manifestazione di un dolore, ma era narrato con un'infinita dolcezza, profondità, non era la descrizione della fine di un rapporto d'amore, era l'anatomia poetica della fine di un amore, anzi della fine dell'amore....lessi tutti i suoi post...erano decine e decine, guardavo e riguardavo le foto postate (e ad ognuna c'era un commento), nulla c'era del suo aspetto, della sua età, provenienza, ma sapevo che era donna, nessun uomo poteva scrivere in quel modo, era semplicemente il modo d'essere di una donna....cominciai con dei messaggi di cauti complimenti, scegliendo con cura le parole, e piano piano...molto piano...cominciò una comunicazione tra due esseri virtuali.......

non è facile comunicare, non lo è fuori da qui, e non lo è in un mondo virtuale, forse lo è ancora di più in un contesto dove ci si deve limitare alle parole, privati della voce, della mimica facciale, del contatto, ci si adopera solo con le parole, veicolo immenso ma mutilato, eppure iniziò una comunicazione...anzi era un reciproco test, ci si confrontava con infiniti ricordi, collage di ricordi, cercando di incastrarli, verificarli, ed ogni cosa sembrava andare al suo posto, era incredibile, sembravamo due fratelli che fossero vissuti nello stesso tempo, stessa età, stesse sensazioni, ci divertivamo a commentare la locandina di un film, un vecchio musical, un telefilm dimenticato, e riaffioravano emozioni comuni, e non si finiva mai, era un rincorrersi con canzoni di de André, Dalla, De Gregori, Vasco, Liga, citazioni da film da romanzi, battute ironiche, e soprattutto era un fitto scambio di messaggi dove il meglio di noi stessi si nascondeva dietro una bustina lampeggiante, era poesia, davvero era poesia.

Tale innamoramento di due anime senza sesso e volto, durò alcuni mesi, scrivemmo tantissimo, e di tantissimo scrivemmo, concordavamo su quasi tutto, riuscendo persino ad essere sensuali, era un mix esatto di ingredienti amati da entrambi che godevano nel vederli riflessi nell'altro, era qualcosa che travolgeva entrambi, la collimazione perfetta di due dolori simili, avevamo entrambi una sofferenza antica, come una malattia, subdola pervadente inestinguibile, che Baudelaire definì spleen, ne eravamo consapevoli, conoscevamo il dettaglio del nostro comune dolore, ogni più remoto brandello, come una vela a pezzi, sì la nostra anima era come una vela a pezzi, ma dello stesso tessuto dello stesso colore e lacerata dallo stesso vento, il nostro male non derivava da fatti contingenti, non dalla nostra vita densa di errori incrostati come serrature bloccate dalla ruggine dei doveri e delle responsabilità, anzi la nostra vita era solo un conseguente riflesso del danno innato che portavamo addosso come stimmate non palesi.

non palesi, perchè eravamo persone "belle", attente, spiritose, colte, vive, piacevoli, ma questo solo ad uno sguardo superficiale, perchè negli occhi, nello sguardo c'è sempre o quasi sempre un qualcosa che tradisce l'inganno, l'arteficio.

perchè leggendo l'iride avresti scorto in lui la disperazione, non quella disperazione nichilista che ti annienta, non quella disperazione di chi non sà più a cosa aggrapparsi, era la disperazione buona, come colesterolo buono, era consapevolezza. 

consapevolezza del male di vivere, ma consapevolezza del giusto vivere, erano occhi che avevano guardato, osservato, compreso le leggi non scritte della strada, metabolizzato tante cose, non per questo essendo pervenuto ad un senso o ad una possibile verità, ma le accettava, accettava la lotta, pago a volte del solo semplice respiro del sole attraverso i fitti rami di un cipresso, povero meraviglioso vituperato albero, relegato a custode dei morti, lui invero testimone di vita, protettore di infinite forme di vita ospiti nel suo trionfale verde scuro. 

c'erano catene nella vita di entrambi, catene non di ferro, il ferro si può spezzare, sciogliere, polverizzare, erano catene di sangue e carne, sorrisi e manine strette, testimoni viventi di un passato non divenuto mai presente, almeno non quel presente che ti bagna di futuro, non quel presente in cui si è vivi, presenti, insieme.  

E la loro fu una brevissima storia, di pochissimi incontri sul piano fisico, erano stati fiamma che incontra fiamma, non potevano che divenire cenere, consumati dalla fame di vita che li divorava.

le loro anime troppo simili, le loro attese troppo idealizzate, rimasero entrambi con una sensazione di sgomento, seppero che non sarebbero riusciti ad essere così forti da rompere con il loro passato, incapaci di prendersi cura l'uno dell'altro, consapevoli che nell'altro c'era se stessi, la ricerca poteva dirsi conclusa, ma troppo fragili nella stessa identica maniera, un ponte, come un ponte in legno li avvicinò e nel contempo li vide lasciarsi, quel ponte lo chiamarono Madison County.

E sono ancora lì, è ancora lì che tornano..e ritorneranno sempre..perché è solo allora...solo allora che l'illusione potè dirsi realtà, in un futuro che non c'è stato.

Lui era un tipo strano, come sono sempre strani i tipi che leggono e posseggono un barlume di originalità, si barcamenava da anni tra l'insoluta questio e un senso della vita insensato, acconciava e rappezzava perennemente i cocci delle sue scelte sbagliate, cercava ogni giorno della sua vita di accordare la sua intima natura sensuale con la sua ancor più intima natura ideale, e tutto ciò non poteva che accrescere il danno. 

Credeva fermamente di avere dentro qualcosa da raccontare, ma forse era più serio dire che se le raccontava. 

Le sue scelte sbagliate, tante, troppe, o forse c'era una unica scelta sbagliata, la donna che aveva sposato, mai due persone così diverse avrebbero dovuto incontrarsi, era stato un gioco al massacro, senza vincitori, solo sconfitti, incatenati alla loro incapacità di lasciarsi, per i figli, per vigliaccheria, per i mille ricatti che stringono le gambe, proprio le gambe, perché entrambi avrebbero voluto fuggire, lontano l'uno dall'altro.......panta rei....

 
 
 
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