Post n°6 pubblicato il 12 Giugno 2007 da artemisia_65
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C'è una profonda esperienza del vuoto nell'arte del karesansui. Quest'esperienza del vuoto però non emerge da riflessioni teoriche, ma da una pratica di meditazione che può realizzare condizioni di vuoto produttivo nella mente, nel cuore e nel corpo non solo dell'artista, ma anche di chi ne apprezza le opere. Nell'arte giapponese si tende sempre a sottrarre qualcosa. La parola giapponese "yohaku" è composta da "resto" e "bianco", quindi lo spazio vuoto, l'essenziale, il non destinato a sparire, ciò che resta dopo che è stato tolto tutto ciò che può essere tolto. Nasce una riflessione sulla nozione di "resto", no ? Qui resto è residuo, in Oriente è origine! E' proprio nell'abissale semplicità del qui e ora, che con più potenza vacilla il senso codificato delle cose. Non è un nulla conclusivo, stato di inerzia e di inesistenza, ma un nulla originante, stato germinale della realtà. Sono elementi che devono nudrire la mente dell'artista occidentale confrontato oggi a un grande vuoto (esistenziale), proprio perché parte dal pieno, anziché dal vuoto.... la creazione è un togliere, non un aggiungere...solo così l'arte potrà -secondo me- rinascere...
Artemisia |
Nell’uomo la paura del vuoto ha una valenza che trascende l’aspetto inerente alla sfera dell’istinto e della percezione. Essa è sostenuta dall'idea (sorta dalla cultura greca) per cui il vuoto equivale al nulla, al niente assoluto. Su questa associazione di idee il vuoto evoca in un solo termine tutto ciò che esprime negazione, privazione, solitudine, desolazione. Come il pieno evoca ricchezza, opulenza, gioia e vitalità così il suo opposto, il vuoto, in analogia col nulla, porta con sé lo stesso timore, lo stesso senso di sgomenta ostilità. Questo almeno nella cultura occidentale. In Oriente il discorso non è simile: qui il vuoto non è ancorato al concetto di nulla ma, al contrario è considerato principio di tutto, qualità fondante dell’essere, mezzo conoscitivo, fonte d’ispirazione e approdo finale. Nella civiltà orientale il vuoto esprime bene, positività, fiducia, speranza.
Queste osservazioni ci invitano a riflettere sul concetto fondamentale di "vuoto", senza però confondere i vari livelli di interpretazioni. Il livello filosofico-concettuale è decisamente da distinguersi da quello esistenziale. Che cosa significa vuoto in arte, in pittura, ad esempio ? E che cosa significa "vuoto" nella nostra vita di mortali ? I due aspetti non sono da confondersi. La vita è concreta e ci radica in un "qui e adesso". La riflessione parte sì dal concreto ma per astrarsene e diventare universale. Proprio in questo processo di "generalizzazione" il concetto si stacca e non "appartiene" più alla realtà. L'arte deve seguire questo processo... solo così diventa atemporale e sempre valida cioè. Nasce qui una riflessione sulla "materialità" dell'arte.... come tracciare un segno il più "vuoto" e quindi il più "pieno" possibile ? L'arte, quella vera intendo, fa suo quel senso universale di "vuoto" che -in nessun modo- si può "vivere" (a meno di essere già un'anima che spero non siete ;-)) sul piano esistenziale....no ? Artemisia |
Inviato da: Egure
il 24/06/2007 alle 19:56
Inviato da: ardeacinerea
il 23/06/2007 alle 21:39
Inviato da: ardeacinerea
il 13/06/2007 alle 05:07
Inviato da: gnappa.etta
il 03/06/2007 alle 20:35
Inviato da: artemisia_65
il 03/06/2007 alle 19:59