Creato da arzakk il 08/10/2008
Racconti erotici di un viaggiatore poco curioso - la lettura, per i contenuti scabrosi ed espliciti è riservata esclusivamente ad un pubblico adulto.

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Jane, bellezza nera - terza parte

Post n°10 pubblicato il 20 Febbraio 2009 da arzakk
 
Foto di arzakk

La sento gemere forte, mischia parole nuove a quelle che conosco. I suoi dialetti cambiano, le sue intonazioni scoloriscono ma sono pur sempre la voce di una donna che sta godendo. Non potrebbe fingerlo. Il suo sesso mi dice di no mentre mi esprime i suoi pensieri liquidi, col quale parlo da vicino e nel quale la mia lingua si confonde. Stringe sempre con le cosce lasciandomi solo nella mancanza di rumori e voci che mi giungono ovattati in questo limbo uterino nel quale mi è dolce il dondolare i mie pensieri. Non sono semplicemente perso in quel che faccio, ma penso. Penso ai suoi odori, alla pelle liscia che ogni minuto in più sconvolge questa esperienza. Al fatto che la mia bocca non si stanca mai di succhiare, a come faccio a resistere in una posizione innaturale. Penso che è facile sollevare le sue esili gambe, senza sforzo, per rendere molto più agile e saporita l’azione di sprofondarmi in lei. Ma ora basta, penso. Non so se è arrivata al culmine del suo piacere. Sembrerebbe di si, per le sue frasi sempre più alte, quei gridolini sempre più acuti e forti, poi seguiti da un cambiamento del respiro. La tengo stretta per le caviglie che uso per divaricarle le gambe dritte mentre tiene ancora gli occhi chiusi. Le sollevo e lascio che raggiungano come un compasso un angolo di 90 gradi, al cui vertice, la fessura sembra respirare e piangere come una bocca o un grande occhio gonfio. Appoggio l’apice del mio sesso su questo occhio, come per accecarlo e rimettere al loro posto quelle lacrime dense che ho cercato di togliere, prima, con baci pesanti. Non faccio fatica a spingere, si apre di nuovo con eleganza e morbida sicurezza, e penetro millimetro dopo millimetro in un interminabile viaggio dalla destinazione certa. Arrivo in fondo non so quanto tempo dopo, ma sento che non posso più entrare. Mi fermo e mi concentro su questa parte di me nascosta da lei. Ora la sento tutta. Mi sfilo ancora con un movimento che non sapevo di conoscere e del quale mi stupisco in quanto non credo sia naturale. Cerco di controllarmi e non appena sono quasi completamente uscito, do’ al contrario di prima una spinta vigorosa, veloce, forte, fino a sbattere senza dolore il pube e le mie sfere ovali ormai piene, contro la sua area fiorita. Risponde con un gemito, come se il diaframma provasse uno sforzo compresso e lasciasse uscire tutta l’aria dai polmoni. E sembro un pazzo mentre con la forza che consente il mio corpo, spingo forte dieci volte, il tempo col quale lei sta iniziando ad esprimere il mio ritmo con la voce sempre più acuta; spingo col bacino e per reazione stiro le sue gambe tirandole come se dovessi staccarle, con un gesto, dietro le mie spalle, come se non dovessi arrivare in fondo, aiutandomi, e sentire che al culmine sbatto in lei, in fondo, senza poter insistere. Sento montare in me il piacere, troppo presto, troppo forte, che se dovessi continuare ancora per qualche secondo non potrei più tirarmi indietro. Ma mi fermo. E respiro profondamente. E la guardo in viso mentre sta aprendo gli occhi e mi sorride spalancando la bocca grande mostrando i denti bianchi. Il piacere di vederla sorridere è pari a quello dell’amplesso. Infilo di nuovo piano e lei richiude di nuovo occhi e bocca lentamente sollevando il mento e lasciandosi scappare un gemito. Mi fermo ancora. Devo baciarla, e mi piego verso di lei mentre lascio piano le gambe a penzolare verso il basso. Passo le braccia sotto la schiena per stringerla forte mentre poggio le labbra sulle sue e comincio a rincorrere la lingua che non fatico a bloccare tra le spire scivolose, poi dribblo e sfioro il palato come per solleticarla. Lei scivola via dalle labbra e mi sfiora l’orecchio con un soffio, poi ruota il collo e con esso agile e sinuosa, come una serpe o un rettile, una lucertola, un coccodrillo ruota completamente il corpo scivolando da sotto il mio che non preme forte, che non la comprime, la lascia spostarsi libera. Ora sotto la mia bocca è la nuca calda e profumata, stende le braccia in avanti, allungandole. Le blocco con le mie. La spina dorsale che sento sotto di me ora si inarca come una gatta. Sento le natiche tonde, grandi, muscolose che guizzano e si muovono come se avessero una vita loro riservata. Devo vederle con i mie occhi. Scivolo con la bocca dalla nuca alla colonna e scendo ed arrivo ad esse, dove sprofondo il naso e la bocca chiudendo le palpebre. Sembra che mi stia immergendo in un fiume di torba, in carne sudata morbida e profumata. Lascio uscire la lingua per assaporare e solleticare, e nel buio di queste profondità esploro creandomi una dolce mappa tridimensionale in cui non posso perdermi. Lei dilata per lasciarmi sprofondare ancora e raggiungere il fondo che ora non è così lontano. La lingua si modifica, scorre, si rilassa, poggia, appuntisce ed entra, come se stessi massaggiando o spalmando burro, come se stessi raccogliendo marmellata, o sugo dal piatto. Come in un gioco entro ora in un piccolo pertugio, rotondo, ora in una profonda fessura, e non so cosa scegliere. Non scelgo e passo da uno all’altro con stupide mosse scherzose a prima vista, ma serie nella sistematicità della scoperta per evitare che nessun minimo spiraglio di pelle rimanga non assaporato. Ma non voglio che pensi che dia importanza solo una parte di lei. Mi preoccupo di quel che pensa, e desidero che si senti amata. Tolgo il viso da lei e mi alzo, iniziando a carezzarla dal collo fino a tutte le gambe. In primo piano le sue anche piene e rotonde attirano l’attenzione come se fossero il centro del mondo.  Le stringo spingendo i pollici nei muscoli, che non cedono. È’ resistente, soda, elastica e liscia,  mi sento attirare come una calamita, e come un gioco ad incastri, rispondo al suo inarcarsi e mostrarsi mia, completamente abbandonata: gira il volto per guardarmi negli occhi e sorride. Li chiude e fa un piccolo gemito mentre il mio sesso inizia a penetrarla di nuovo e con tutta calma, le stringo i fianchi e la tiro a me. Fino in fondo. Facilmente.

Fine della terza parte - continua

 
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