Il Vento Del Tempo

Da un'antica leggenda tramandata di padre in figlio, nasce un romanzo...Storie e leggende da Atlantide!

 

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Capitolo II

Post n°7 pubblicato il 27 Gennaio 2006 da Lare_il_silenzio
 
Tag: Romanzo
Foto di Lare_il_silenzio

Dopo parecchi giorni di viaggio, arrivai in un luogo desolato, freddo e glaciale. Vagai per giorni in cerca di una stele con un occhio di falco, che mi avrebbe indicato la strada da seguire. Invece, trovavo solo neve e gelo. Ero stanco e demoralizzato. Una febbre delirante mi costrinse a molti giorni rinchiuso nella tenda, riscaldato solo dal mio sacco a pelo.
Quando mi ripresi decisi di ritentare la mia ricerca. Continuai a cercare, finché, sfinito, mi gettai disteso sulla neve. Alzai lo sguardo verso la montagna di fronte a me e lo vidi. Non era una stele come la intendevo io che dovevo cercare. Era un lembo di roccia, parte della montagna. L’occhio di falco guardava proprio dietro di me, alle mie spalle, verso una montagna gigantesca.
La raggiunsi correndo con il cuore impazzito di gioia. Ora dovevo trovare la porta che mi avrebbe dato l’accesso alla città nascosta. Si stava facendo notte e decisi di trovare un posto per dormire. Trovai una grotta poco lontano. Raccolsi della legna che trovai nella grotta e accesi un fuoco. Mangiai una scatoletta di carne, riscaldandomi accanto al fuoco. Stavo stendendo il mio sacco a pelo quando qualcosa sulla parete colpì la mia curiosità. Tolsi l’erba che ricopriva la parete e, con mia grande sorpresa, comparve l’occhio di falco. L’emozione fu così forte che dovetti appoggiarmi con le spalle alla parete opposta, mentre il mio cuore batteva così forte da portarmi una mano sul petto per paura che balzasse fuori.
Dunque il sogno non era una allucinazione! Ero riuscito a trovare la strada e dietro quella porta c’era tutto un mondo da scoprire. Ripresi a respirare profondamente imponendomi lucidità. Presi il mio diario, dove avevo scritto le parole che avrebbero aperto la porta. Mi posi davanti all’occhio di falco, in modo che potessi essere proprio al centro del suo occhio e dissi:
-Io vengo in pace guidato dalla luce, potenza di verità sconosciute. Apri il mio cuore e svela il tuo segreto.
Ma la porta non si aprì. Ritentai di nuovo senza successo. Mentre stavo tentando di capire cosa non andava, una voce invase la grotta.
-Aspetta la luce- mi disse.
Guardai e capii che l’occhio di falco non era illuminato dalla luce del sole. Sebbene nella grotta non c’erano fenditure da far penetrare i raggi del sole, decisi di aspettare l’alba. Mi distesi e mi addormentai sfinito. Fui svegliato da qualcosa. Aprii gli occhi e vidi l’occhio del falco illuminato da una strana luce. Un arcobaleno di luci e di colori attorcigliati in un vortice, simile a quello sul cucchiaio.
In un primo momento rimasi immobile a guardare quel fenomeno inconsueto. Poi, una forza strana, che non mi incuteva paura, mi spinse nel vortice. Mi ritrovai dentro la luce a ripetere la formula e attraversai la porta. Percorsi un tunnel, che, a mio parere, portava verso il basso. La luce mi precedeva di un passo mostrandomi la strada. Dopo, mi parve, aver percorso circa 5 km, arrivai alla fine del tunnel.
Quello che vidi era un paesaggio irreale. La temperatura fredda era scomparsa. Tutto intorno era verde. Ciuffi di canne, foreste di papiro, frutteti, vigneti, ulivi. Un fiume che attraversava una valle grande come l’Egitto. Alzai lo sguardo e il cielo era uguale a quello che avevo lasciato fuori dalla grotta. Ma, allora, come era possibile che questo paesaggio fosse reale? Una strada di ghiaia mi portò in ciò che doveva essere la città. Entrai negli edifici che non sembravano erosi dal tempo.
Era come se qualcuno, per secoli, avesse avuto cura di mantenere intatte quelle mura. Mi accingevo ad entrare nell’edificio più grande quando un passero si posò sulla mia spalla e mi osservò. Mi guardai intorno stupito e vidi una miriade di specie animale. Tutto quello che era sparso nei vari continenti, viveva in questo minuscolo mondo. Ma quello che era sbalorditivo fu notare che le specie più feroci, come leoni, tigri, coccodrilli, iene e quant’altro, erano assolutamente innocue. Potevo avvicinarmi a loro e accarezzarli senza aver paura di essere divorato. Ero sbalordito e stravolto per tutte le meraviglie che stavo osservando. Cercai un posto al fresco per riposarmi.

 
 
 
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Un blog di: Lare_il_silenzio
Data di creazione: 22/01/2006
 

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