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« Questi dannati segni ind...Principi fisici del metodo »

Il Carbonio 14 e le datazioni

Post n°146 pubblicato il 31 Maggio 2012 da Lare_il_silenzio
 
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Viarigola, mi hai fatto una bella domanda che non è particolarmente spiegabile in due righe e soprattutto, non facile se lo si deve scrivere, per i "termini tecnici"!
Spero di riuscire a darti una spiegazione abbastanza semplice. Mi sono avvalso per questo di uno studio universitario (di seguito riportato), per rendere facilmente comprensibile la terminologia!

La parola archeometria significa “misura ciò ch'è antico”; essa  si occupa dello studio scientifico con analisi di laboratorio dei materiali di cui i beni di interesse storico, archeologico, artistico e architettonico sono costituiti e dei contesti naturali in cui tali beni si sono ritrovati nel tempo.
L'archeometria comprende oggi le discipline, le tecniche ed i metodi atti ad estrarre dai reperti, dai manufatti e dai contesti archeologici (scavo stratigrafico) molte informazioni necessarie per una più completa lettura storica dell'oggetto, del monumento, della testimonianza archeologica, anche al fine di migliorarne la conservazione e progettarne il restauro.
Si può dire che l'archeometria ha come scopo lo studio delle tracce lasciate da eventi avvenuti nel passato per ottenere una migliore ricostruzione o interpretazione dei fatti o delle conoscenze presenti relative ad un reperto storico o preistorico.
La nascita dell'archeometria si ha, a partire dagli anni 40 e 50 del secolo scorso, con lo sviluppo del metodo del Radiocarbonio, che ha dato un fondamentale contributo all'archeologia.
Da allora molti sono stati gli sviluppi di questa disciplina nata come scienza della misura del tempo.

A partire dal secondo dopoguerra la ricerca archeologica si è avvalsa  in modo sempre più marcato di metodi e tecniche mutuati dalle scienze fisiche, matematiche e naturali (le 'scienze ausiliarie').
Una delle principali applicazioni consistette nell'ottenere date numeriche per i materiali archeologici sfruttando principalmente le tecniche del radiocarbonio e della termoluminescenza le quali richiedono attrezzature e competenze nel campo della fisica e geochimica e costituiscono una disciplina a sé, denominata archeometria, ancora in fase di rapido sviluppo.
È soprattutto dalla archeologia preistorica e dall'archeologia medievale che venne una più pressante domanda di strumenti naturalistici per ricostruire la storia di quelle popolazioni di cui nulla si era conservato se non le tracce della cultura materiale consistenti nei resti degli arredi domestici, degli attrezzi di lavoro e di caccia, delle strutture abitative. In questo quadro notevole impulso ebbero gli studi di archeobiologia e archeozoologia, volti alla ricostruzione delle risorse alimentari e degli ambienti vegetazionali e delle faune connesse ai siti archeologici. A partire dagli anni '60, ad opera di questo nuovo tipo di archeologia, detta  'New Archaeology', venne posto un rinnovato interesse al contesto ambientale dei siti archeologici ed alle sottodiscipline sopra ricordate si affiancò anche la geoarcheologia, specificamente dedicata allo studio del contesto geologico dei siti archeologici.



Nel 1988 tre diversi laboratori, quelli di Oxford, Tucson e del Politecnico di Zurigo - su incarico della stessa arcidiocesi di Torino - eseguirono separatamente una datazione della Sindone con la tecnica radiometrica del Carbonio 14, utilizzando i campioni di tessuto sindonico prelevati nel 1978.
Secondo il risultato dell'esame -annunciato il 13 ottobre 1988 e pubblicato su Nature il 16 febbraio 1989- il lenzuolo va datato nell'intervallo di tempo compreso tra il 1295 e il 1360. Questo risultato è stato contestato da diversi studiosi, che hanno evidenziato diverse possibili cause d'inquinamento del tessuto.

Bisogna considerare che il metodo di misurazione associato al Carbonio -14 è stato sviluppato primariamente per l'uso di oggetti recentemente dissotterrati, o comunque isolati da contatti umani prima della conduzione del test, questo soprattutto perché l'ignoranza delle condizioni ambientali (alte temperature, alte concentrazioni di energia, inquinamento, etc.) a cui un determinato oggetto è stato sottoposto rende difficile la calibratura del test.
Proprio per questo, l'utilizzo di questa prova per datare la Sindone di Torino è stato fortemente contestato, a partire dallo stesso Libby, per la notevole contaminazione che il manufatto ha subito nel corso dei secoli, contaminazione che ha profondamente alterato le quantità di carbonio presenti sullo stesso.

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