Creato da atsinistra il 09/01/2011

a sinistra

il problema attuale non è più la lotta della democrazia contro il fascismo ma quello del fascismo nella democrazia (G. Galletta)

 

"Arancione" per rispondere al pensiero unico

 

                                           
L’evolversi della situazione politica ci impone delle riflessioni che investono inevitabilmente anche la politica locale, e credo che mai come in questo momento sia evidente come scelte importanti per Genova rischiano di essere prese in altri luoghi.
Il successo delle “primarie”, anche se giocato sull’equivoco “desiderio di partecipare” e “partecipazione” è comunque evidente, come è pure evidente che non sono uscite mai da una logica di “primarie del PD” senza mai entrare in una logica di “primarie di coalizione”, relegando la candidatura di Vendola ad una comprimarietà inadeguata, insufficiente e fortemente riduttiva delle aspettative di chi guarda ad una “sinistra arancione” fatta di cittadinanza attiva, associazionismo e mondo del volontariato.
Qualcosa più di un semplice rischio è che al termine della tornata elettorale nella sfera di influenza del “centrosinistra” ci si trovi di fronte ad un “pensiero unico” con una affermazione (salvo imprevisti di percorso) del PD importante ed una rosa di presenze di seconda fila relegati a frustranti quanto inutili testimonianze.
Localmente la depotenzializzazione dei risultati ottenuti alle precedenti amministrative diventerebbe evidente, e scelte e obiettivi importanti che hanno caratterizzato l’ala sinistra all’interno dell’attuale maggioranza cittadina difficilmente troverebbero sponda e sostenibilità. A rischio quindi, qualsiasi discussione su Gronda, mobilità cittadina privatizzazioni o ciclo dei rifiuti.
Genova, ancor più delle altre città come Milano o Napoli ha dato un segnale preciso verso la volontà di quell’ “arancione” all’interno del centro sinistra che possa determinare un cambio di marcia nel fare e concepire la politica. All’interno, e non alternativo al centrosinistra in quanto non l’ambizione ma il dovere è quello di governare. Governare per poter dare delle risposte a coloro che sono stati estromessi dai cicli produttivi o che hanno subito la precarizzazione del lavoro, risposte per la scuola che urla una dispnea culturale e risposte per tutti coloro che hanno visto tagliare sanità, pensioni e diritti ben oltre il limite di un paese che vuole definirsi civile.
Credo pertanto che il tentativo di unificare questo percorso da parte di tutte quelle componenti che sono già oggi presenti nel centrosinistra, includendo ulteriormente quelle realtà associative e di volontariato che fondano i valori e la propria azione nell’ambientalismo, nella solidarietà e nel pacifismo debba essere un dovere da percorrere per dare voce a coloro ai quali le politiche prima berlusconiane e poi di Monti, hanno tolto la possibilità di futuro, a Genova come al resto del paese.
Loris

 

 
 
 

Per un Software Libero in un Libero Stato

Post n°111 pubblicato il 28 Ottobre 2012 da atsinistra
 

scarica il volantino in PDF


"Il “Software Libero” è una questione di libertà, non di prezzo. Per capire il concetto, bisognerebbe pensare alla “libertà di parola” e non alla “birra gratis”. (NdT: il termine “free” in inglese significa sia gratuito che libero)."

Con questo paradigma in una società dove la dipendenza dalla robotica, e dalla computerizzazione è alla base di processi produttivi, della gestione della pubblica amministrazione e della supervisione di delicati interventi in campo sanitario, possiamo comprendere quanto viene delegato a “scatole nere” (software proprietario) di cui non conosciamo il contenuto e su cui non c’è comunque possibilità di intervenire in caso o di necessità o più semplicemente se le nostre esigenze diventano altre e vorremmo personalizzare ai nostri bisogni il software stesso.Non a caso alcuni di questi prodotti sono di “proprietà” di multinazionali che in un circolo vizioso arrivano a condizionare l’hardware stesso sul quale viene installato in un circolo vizioso di consumo e dipendenza.

L’uso del software libero quindi, non è e non vuole essere solo un utilizzo di software gratuito ma anche un impegno a far si che i nostri saperi uniti a quelli degli altri, contestualizzato ai nostri bisogni diventi una risposta sana, democratica e condivisa dando la possibilità di crescere a culturalmente e tecnicamente ad una nuova generazione di informatici . 


Richard Stallman è stato tra i primi a confrontarsi su queste tematiche e il valore etico che scaturisce dal suo operato è un patrimonio gia oggi condiviso a livello planetario dalle comunità che sviluppano e mettono in rete software libero. Se la filosofia parte dai propri bisogni è pur vero che con questa logica anche chi non ha la possibilità di acquistare software proprietario, e pensiamo al sud del mondo, quello libero può non solo scaricarlo e utilizzarlo, ma diventare protagonista di un suo ulteriore sviluppo richiudendo la forbice tra chi ha e chi non ha le possibilità . 
La massificazione del PC ha fortemente spinto verso una induzione dei bisogni da parte di chi ha monopolizzato il mercato, e le recenti scene di idolatria verso oggetti come l’iphone 5 è una resa culturale ancor prima che di mercato. L’adozione del software libero rappresenta infatti una alternativa alla cultura del tutto servito e tutto ignoto ed una gestione democratica dei “saperi”.

per saperne di più :

 

 
 
 
 
 

Partecipazione, La Nostra “Rivoluzione Democratica"

 

1) Perché nuove pratiche e nuovi linguaggi

Il nostro sistema politico è entrato in quella che si può definire una “crisi sistemica”, quelli che avrebbero dovuto essere degli anticorpi naturali, si sono rivelati per le ragioni più diverse a volte dei sollecitatori in questa stessa deriva. Partiti, leggi elettorali, governi tecnici e lo stesso parlamento svuotato delle sue stesse prerogative nella metodica legiferazione a botte di decretazione d’urgenza e fiducia.

In questa logica, quella componente (i partiti) a cui la Costituzione  dava la mediazione tra Stato e cittadini ha reagito autoreferenziandosi, perdendo quel rapporto rappresentativo verso quella che era la propria base elettorale. Sempre più sistemi lobbistici o gruppi di interesse diventano referenti elettorali e sempre meno il cittadino trova rappresentanza politica.

Dalla denuncia della “questione morale” di Enrico Berlinguer, passando per il craxismo, approdando a tangentopoli con episodi di “arresto della democrazia” come a Genova nel 2001 e degenerare negli eterni  conflitti di interessi il percorso non ha mai avuto momenti di “ripensamento”. I partiti hanno dato dimostrazione di non essere in grado di “autoriformarsi” e sempre più la ricerca è quella di “alleanze” che garantiscano “il controllo” che non i contenuti sui quale misurare le capacità progettuali dei modelli sociali.

Gli effetti di quanto descritto sono evidenti a tutti: antipolitica e disinteresse che si manifesta in astensionismo. Le vittorie, spesso e volentieri, sono assegnate per abbandono, e a governare, dai Municipi al Governo, restano spesso “minoranze” poco significative commisurate ai cittadini in età elettorale.E’ Gramsci che nell’aprile del 21 sull’”Ordine Nuovo” denuncia come l’antipartito ha aperto le porte al fascismo “...identificato con la psicologia antisociale di alcuni strati del popolo italiano, non modificati ancora da una tradizione nuova, dalla scuola, dalla convivenza in uno Stato bene ordinato e amministrato". Per questa ragione l’impegno deve essere profuso per un riavvicinamento alla politica  da parte dei cittadini per ridare  un’etica alla politica.

2) Quale strada percorrere coerenti con la Costituzione

A fronte di un quadro politico così desolante il quesito da porsi è verso quale sistema politico rivolgere i nostri pensieri e se la nostra stessa Carta Costituzionale risulti adeguata considerando i risultati attuali.

Anche in questo caso i Costituenti si mostrarono lungimiranti, e in quelle poche righe dell’art.3 confermano l’attualità di quel patto.:

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

Sicuramente non conoscevano gli attuali sviluppi della “democrazia partecipativa” nelle diverse declinazioni e dei suoi percorsi di istituzionalizzazione, sicuramente però avevano compreso e ci comunicavano che l’azione partecipativa era il fulcro su cui l’impianto stesso del sistema politico della “Res Publica” si fondava.

La  “Nostra Rivoluzione” pertanto, sarà compiuta non solo nel momento in cui saremo stati in grado di attivare nei vari livelli della discussione e deliberazione processi di democrazia partecipativa , ma, quando questo processo diverrà culturalmente egemone.

Riappropriazione quindi da parte dei cittadini della possibilità di partecipare attivamente alle scelte del paese con il proprio contributo attivo.

Se i partiti non sono stati in grado di autoriformarsi la riforma deve comunque avvenire, e dal basso, esternamente e con i partiti, perché proprio per il mandato che gli è stato conferito dalla nostra Costituzione l’ultima deliberazione rimane voce della  politica .

3) Proiezione su Genova

Come in altre città Genova è stata protagonista di una mutazione nelle aspettative dei cittadini nei confronti della propria amministrazione.

Anche se in una situazione di evidente minoranza, rispetto al corpo elettorale le condizioni sulle quali riflettere rispondono a grosse potenzialità, proprio nel recupero di quella parte di “città” disillusa e potenzialmente “contro” a prescindere.

All’elezione del Sindaco Marco Doria ha concorso un entusiasmo diffuso di individui molti dei quali al di fuori delle strutture dei partiti. Dopo la disillusione del post -“Sinistra Arcobaleno”  in molti e non necessariamente strettamente legati all’ambito della sinistra hanno individuato un segnale di potenziale cambiamento, che calato in una realtà governata da anni di un certo “centro-sinistra” può dare una svolta alla stessa cultura politica di questa città.

Non è casuale che un capitolo a parte del programma di Marco Doria sia stato dedicato alla “Partecipazione”, ed è evidente che questo processo non può e non deve, per quanta buona volontà possa essere, gestita e calata da un solo soggetto come il Sindaco che in considerazione dell’importanza del tema ha voluto mantenere per se la delega.

Occorre a questo punto attuare quel programma, che vuol dire dalla teoria passare al concreto confronto sia sulle “tematiche” vive dei territori (municipi),  sia sul come interreagire tra cittadinanza attiva e istituzioni, affinché il processo non risulti strumentale e finalizzato ad ingabbiare scelte decise in altre sedi.

Chi in prima persona ha appoggiato quel programma, ha il dovere di mettersi in gioco, attraverso le forme opportune affinchè quel programma sia attuato, senza scorciatoie e/o strumentalizzazioni, perché ciò non solo non favorirebbe le aspettative, ma, darebbe un segnale di inaffidabilità che ricadrebbe in modo fin troppo generico su tutti quanti hanno sostenuto il rinnovamento e inevitabilmente alimenterebbe il sentimento dell’ “antipolitica”.

Genova 12-08-2012

Loris 

Scarica il testo in formato PDF

 

 
 
 

Un momento di attenzione, prego: SALVIAMO LA "COLLINA DEI MATTI" - bastano pochi minuti...

Post n°108 pubblicato il 05 Agosto 2012 da atsinistra
 

 

vi preghiamo di concedere al problema di Quarto pochi minuti della vostra attenzione: se condividete il contenuto del documento seguente, inviate una mail di assenso all'indirizzo in calce (basta una riga con il vostro nome a sostegno della causa). 

G R A Z I E

Documento costitutivo del “coordinamento per Quarto”

 
L'ex manicomio di Quarto è stato costruito nel 1894 sul luogo in cui sorgeva Villa Isola, di proprietà della Famiglia Spinola, e andava a sostituire il precedente ospedale per infermi di mente. Dopo la chiusura è stato destinato ad altri usi, fra cui uffici ed ambulatori della locale ASL. Un luogo storico, ricco di memoria, ma ricco di grandi potenzialità, teatro di rivoluzioni nel campo della Salute Mentale, che ancora oggi ospita 80 pazienti e diversi presidi socio-sanitari, inoltre accoglie una importante Biblioteca per la Salute Mentale, l’Istituto Museo delle Forme Inconsapevoli, il Centro Basaglia, il Centro Diurno Il Girasole, il Centro Diurno Disabili, la Scuola Elementare e Media Barrili, il Centro per l’Alzhaimer, il Centro per i Disturbi alimentari e tante altre attività. Dal punto di vista architettonico-urbanistico è preziosa isola verde con enormi spazi ancora da utilizzare.
Guardiamo questi palazzi sognando quello che potrebbero accogliere, un luogo dove portare la bellezza, unica vera cura possibile contro la sofferenza che ormai appartiene a noi tutti.
Le potenzialità di questo posto sono enormi.
 
Facciamolo rinascere! Potrebbe diventare una cittadella per la salute, la socialità, il lavoro, per l’arte e la cultura, essere luogo di ricerca, punto d'incontro e condivisione di realtà differenti che ora più che mai hanno bisogno di lavorare vicine e di avere un loro luogo per crescere.
 
Sull'intero complesso incombe, invece, la vendita con la conseguente dismissione di tutte le attività compreso l’allontanamento imposto alle ottanta persone che vivono ormai lì anche da più di trent’anni.
 
Con tutta probabilità è prevista l’edificazione di residenze private o l'ennesimo centro commerciale. Spazi rivolti all'interesse remunerativo del singolo, non-luoghi che aumentano l'alienazione e la compulsione della collettività.
 
* è importante che i pazienti continuino a vivere dove hanno ormai radicato i loro riferimenti; alcuni vivono a Quarto da più di trent’anni e spostarli attraverso una gara o un atto amministrativo vuole dire tradire queste persone nei loro diritti e rimettere in crisi la loro salute;
 
* diamo valore alla prospettiva riabilitativa della salute mentale, nella dimensione del bene comune, nella dimensione del servizio pubblico;
 
* la Biblioteca Psichiatrica e L’Istituto delle Forme Inconsapevoli con il Mueseoattivo, devono rimanere dove sono, a testimoniare e a rinnovare la memoria, il lavoro e la cultura relativa alla storia che ha permesso di trasformare la "collina dei matti";
 
* la cessione del patrimonio pubblico dell’ex OP di Quarto cancellerebbe la memoria di questi luoghi. Per questo vorremmo conoscere le ragioni che rendono tale ipotesi economicamente vantaggiosa per la collettività;
 
* c’è bisogno di andare oltre alla sola prospettiva economica, dobbiamo imparare a progettare i beni comuni attraverso la loro complessità, attraverso la ricchezza che tale complessità comporta.
 
Per questo proponiamo di guardare oltre le mura dell’ex OP di Quarto, alle altre proprietà pubbliche contenitori di servizi alla persona. E’ possibile immaginare il trasferimento all'interno del complesso di Quarto dei diversi presidi socio-sanitari, oggi collocati sul territorio del Levante, in sedi difficilmente accessibili? E’ possibile pensare di mettere in vendita queste altre sedi?
 
In questo modo Quarto potrebbe diventare un modello di gestione efficace delle risorse, e nel contempo, sarebbero garantite le necessità di bilancio da destinare alla salute di tutti i Cittadini.
 
Difendiamo questa realtà, punto di riferimento per il territorio del Levante e per l’intera città.

oltreilgiardino.ge@yahoo.it  

oppure

coordxquarto@gmail.com

Attendiamo il vostro sostegno! Seguiranno altre comunicazioni sotto forma di note e/o eventi!

 
Non vi stancate, per favore, e passate parola!

Ogni amico=tanti amici: creiamo un grande movimento per la salvezza della collina! Condividi


per vedere le adesioni, consultare i documenti, leggere le riflessioni, vai al blog del coordinamento per Quarto   http://coordinamentoxquarto.wordpress.com/

 
 
 

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