Creato da atsinistra il 09/01/2011

a sinistra

il problema attuale non è più la lotta della democrazia contro il fascismo ma quello del fascismo nella democrazia (G. Galletta)

 

Genova- la violenza al territorio inghiotte sette vite

...E questa volta i morti sono sette (per ora) di cui tre sono bambini. Indignazione? rabbia? voglia di rovesciare tutto il rovesciabile? Non saprei proprio come esprimere il sentimento che  ormai da ore mi sta attraversando animo, corpo e mente.
Penso che il prezzo sia un prezzo inaccettabile e che le responsabilità siano molteplici. Penso che la violenza esercitata sul territorio si è trasformata in violenza esercitata fisicamente sui corpi di quei bambini, di tutte le vittime e di tutti coloro che hanno perso qualche bene in quell'acqua violenta.
Ci saranno inchieste della magistratura, ci saranno accertamenti più o meno di responsabilità, il fato si assumerà forse gli oneri più cospiqui.
Ieri infine in una parziale giornata di sole, sul giornale cittadino "Corriere Mercantile" Andrea Agostini esponeva in un articolo intervista il suo punto di vista.
Lo chiameremo Cassandra?
Loris


da  corriere mercantile del 3/11/2011
La denuncia - Da Ponente a Levante e nelle due vallate la “mappa" delle aree più esposte
Legambiente: <A Genova ancora tante zone a rischio>
Agostini: <Troppe cementificazioni e poca manutenzione del territorio. Un evento simile a quello di Vernazza potrebbe accadere qui>


<Se su Genova si abbattessero i 40 centimetri di pioggia che sono caduti su Vernazza, in molte zone della città si correrebbero rischi analoghi». Non teme di usare toni allarmistici Andrea Agostini, presidente del circolo Nuova Ecologia di Legambiente, mentre sulla città incombe la minaccia del nuovo allerta meteo. E la "sua" mappa dei rischi - che imputa a carenza di manutenzione del territorio e alle cementificazioni - spazia da Levante a Ponente, dalla Valpolcevera alla Valbisagno. «Mi pare che ormai si concordi sul fatto che per l’alluvione di Vernazza siano stati decisivi il crollo del parcheggio costruito a monte del paese e la mancanza di manutenzione del territorio soprastante - osserva Agostini - Ma, lasciando che la magistratura faccia il suo lavoro, bisogna chiedersi come è stato possibile che si sia autorizzata una costruzione di quel tipo. E siccome anche a Genova sono state autorizzate cementificazioni in zone fragili del territorio, siamo tutt’altro che immuni dal rischio di altre alluvioni». L’“excursus“ del rappresentante di Legambiente parte dalla Valpolcevera: «Con la realizzazione delle strade di sponda gli argini del Polcevera sono stati cementificati e, quando piove, questo aumenta la velocità di scorrimento dell’acqua e, di conseguenza, la potenza del suo impatto» spiega, citando l’area di Fiumara come una di quelle a facile rischio di allagamenti. «Nella stessa valle - continua Agostini - altre zone a rischio sono quella del rio Fegino a nord, dove ci sono i cantieri, e a valle verso Manesseno, dove i Comuni di Genova e di Sant’Olcese hanno autorizzato la costruzione rispettivamente di capannoni industriali e di palazzi lungo il Secca che su un lato non ha protezioni». Dalla Valpolcevera al Ponente, con i torrenti Branega e Chiaravagna: «A monte del Branega non sono ancora stati rimossi molti tronchi di alberi bruciati dopo l’ultimo incendio e pronti a finire nel torrente - denuncia Agostini - A Sestri l’"effetto tappo" costituito dagli interventi realizzati alla foce del Chiaravagna è sempre lo stesso, e il palazzo di via Giotto è ancora lì. Ma a Sestri la situazione è anche peggiorata rispetto all’alluvione che un anno fa aveva mandato a bagno le aziende di via Merano, perché a Erzelli si è continuato a costruire e, quindi, a impermeabilizzare il terreno e non mi risulta che si sia fatto nulla per evitare il rischio di un’altra alluvione». Spostandosi dal Ponente alla Valbisagno Agostini punta il dito sullo stato del Fereggiano: «L’ultimo tratto scoperto è quello più pericoloso - denuncia - Da un lato si è costruito e dall’altro ci sono muretti pericolanti e, come se non bastasse, a monte si è autorizzata la realizzazione di un parcheggio. Nonostante gli interventi in corso per rifare la copertura del Bisagno, la zona vicino al ponte di Sant’Agata resta a rischio, mentre non è stata ancora pulita, a monte, l’area della Valbisagno colpita dall’ultimo incendio». Ma, secondo l’esponente ambientalista, le cose non vanno meglio a levante, dove "nel mirino" c’è, fra l’altro, il rio Bagnara «che a Quinto scorre fra cementificazioni, muri pericolanti e argini dissestati» e «la zona fra via dei Floricoltori e via Donato Somma, a Nervi, dove si sta costruendo un parcheggio. Prima che si aprisse questo cantiere - osserva Agostini - il corso d’acqua che passa di lì, almeno da un lato aveva uno spazio verde che rappresentava un’area di sfogo in caso di forti piogge, mentre adesso c’è altro cemento». «Bastano questi pochi esempi - conclude - per capire che a Genova le esperienze del passato non hanno ancora insegnato abbastanza. Adesso tutti piangono per quello che è successo nelle Cinque Terre, ma noi di Legambiente lo denunciamo e diciamo che prima di autorizzare nuovi interventi di cementificazione un pubblico ufficiale dovrebbe valutare quali possono essere le conseguenze e avere anche una garanzia di manutenzione, perché non basta che il tubo sia abbastanza largo, se poi nessuno si occupa di 
tenerlo pulito. In una regione così fragile e che ha già pagato un alto prezzo alle cementificazioni, è ora che le amministrazioni pubbliche modifichino radicalmente la politica del territorio.
a.c.

 

 
 
 

Contro la chiusura dei centri antiviolenza - Sulle donne, e su quelle più deboli, l'effetto della crisi

Post n°85 pubblicato il 02 Novembre 2011 da atsinistra
 

In Italia, così come a Genova, la violenza domestica è in continuo aumento e le strutture qualificate a portare aiuto psicologico, legale e d’emergenza sono a rischio di  chiusura. I tagli economici effettuati dal Governo attraverso le diverse manovre hanno fatto sì che la Regione Liguria abbia notevolmente ridotto i finanziamenti, e reso quindi impossibile per Comune e Provincia di Genova, sopperire con i propri fondi all’esistenza del Centro provinciale antiviolenza di Via Mascherona, in modo da garantire il mantenimento dei servizi erogati. Ad oggi si prospettiva quindi la chiusura del Centro e dei Centri distaccati sul territorio. Per non disperdere completamente ciò che è stato fatto in questi tre anni d’interventi operativi, per dare risposte concrete alle donne e ai minori vittime di violenze, le Associazioni firmatarie di questa comunicazione organizzano, con la collaborazione di Coop Liguria, un 

l'iniziativa in programma causa maltempo è stata sospesa

“APERITIVO SOLIDALE”

4 novembre 2011 - ore 17.00
Sala incontri Coop Dinegro Terminaltraghetti  

OFFERTA LIBERA A SOSTEGNO DEL CENTRO ANTIVIOLENZA


L’iniziativa sarà animata da letture teatralizzate a cura di Antonella Sodini e Lorena Luccatini e da intervallo musicali di Alessandra Ravizza del gruppo musicale Rebis.
La manifestazione è finalizzata a una raccolta di fondi per il mantenimento del Centro di Via Mascherona. Partecipate  numerosi!

Il Centro Provinciale Antiviolenza, inaugurato il 25 novembre 2008 , è nato in ottemperanza alla Legge Regionale 12/2007, "Interventi di prevenzione della violenza di genere e misure a sostegno delle donne e dei minori vittime di violenza", e grazie alla collaborazione tra la Regione Liguria, la Provincia di Genova, il Comune di Genova e tutte le Associazioni e gli Enti aderenti alla Rete Provinciale contro la violenza di genere. (vai al sito)
Per informazioni e per eventuali donazioni andate sul sito per i contatti.  SITO


Puoi contribuire anche con un versamento su c/c 1000/860 Banca Intesa San Paolo Filiale 3948
 intestato a:  Gruppo Mafalda Sampierdarena Fondo Centro Antiviolenza 
IBAN: IT40D0306901455100000000860

 

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Lettera aperta a Napolitano - i responsabili della tragedia delle cinque terre siamo noi

L'amica e compagna Ross, del blog Attaccabottone nel commentare uno dei post sull'alluvione nello Spezino e in Lunigiana, mi ha segnalato un link di una lettera aperta di un sindaco della Val Susa.
ripropongo per esteso la lettera presa dal sito di "altraeconomia" e ne approfitto per segnalare il nuovo Blog di Ross "Alla Macchia - Briganti e partigiani".


Amministratori, cittadini, elettori: la colpa è nostra, non dei cambiamenti climatici

Mauro Galliano è assessore nel Comune di Sant’Ambrogio di Torino (in valle di Susa). Un piccolo Comune di 8,59 km2, con 4.843 abitanti. Il 26 ottobre ha indirizzato una lettera aperta al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per rispondere ad alcune affermazioni del Capo dello Stato in merito all'alluvione che ha colpito lo spezzino e la Lunigiana, causando morte e distruzione. La riportiamo integralmente.

Egregio signor presidente della Repubblica Giorgio Napolitano,

sono un amministratore comunale di un piccolo paese all'imbocco della Valle di Susa in Piemonte e le scrivo in merito alle sue dichiarazioni che ho avuto modo di leggere in merito alla disastrosa alluvione che ha colpito il levante ligure e la lunigiana. Lei attribuisce i morti ai cambiamenti climatici. Purtroppo non sono d’accordo con Lei.

 

Il responsabile di quella tragedia sono io: amministratore, cittadino italiano nonché elettore.

Sono io amministratore quando sono costretto ad ampliare le aree edificabili e quindi a cementificare il territorio che non è più in grado di assorbire l’ acqua piovana che così “scivola” altrove, per poter incassare oneri di urbanizzazione e quindi mantenere sano il bilancio del Comune. Quando non so urlare abbastanza la mia rabbia per i soldi che mancano per le piccole cose: mantenere puliti i canali, i torrenti di montagna, mettere in sicurezza gli argini, monitorare le frane ma che miracolosamente piovono dal cielo per le grandi, grandissime opere. Quando imploro l’aiuto dei volontari della Protezione civile che sostituiscono le gravi lacune delle Istituzioni pubbliche anziché pretendere con ancora maggior forza (se mai fosse possibile) i fondi necessari.

Quando i fondi me li procuro, ma con gli oneri di urbanizzazione creando così un circolo viziato senza fine.


 

Sono io cittadino italiano quando per pigrizia, disinformazione, troppa fiducia nei miei rappresentanti evito la partecipazione diretta, la cittadinanza attiva e lascio che presunte “scelte strategiche” quali Tav, ponte sullo stretto, rigassificatori, inceneritori sottraggano denaro alla manutenzione del territorio, delle sponde dei fiumi, alla messa in sicurezza delle scuole, alle energie alternative, tutte cose che creerebbero moltissimi posti di lavoro immediati e diffusi su tutto il territorio nazionale, ma soprattutto controllabili dagli enti locali e non fagocitati dalle scatole cinesi del general contractor o peggio dalla criminalità organizzata. Quando non faccio sentire la mia voce, quando resto a casa perché macinare km in un corteo è faticoso, rischioso o peggio sconsigliato a parteciparvi dagli stessi politici (se non sono stati loro a organizzarlo e promuoverlo!) o peggio ancora perché minacciato di essere “radiato” dal mio partito di riferimento se vi partecipo.
Sono io elettore, il responsabile, quando non vigilo sull’ operato degli eletti, non li stimolo,controllo, quando dopo aver espresso il mio voto delego ad altri in toto e mi allontano per 5 anni (o quanto dura la legislatura) dalla cosa pubblica, dalla vita associativa, dal volontariato.
Quando mi lascio: abbindolare dai media e fatico a farmi una mia opinione, terrorizzare dal voto utile (per non lasciare il paese in mano alle destre dicono gli uni o alle sinistre dicono gli altri), ingannare dagli apparentamenti di coloro che parenti stretti non potranno mai esserlo.
Quando non mi accorgo che miliardi di euro vengono impegnati e promessi nei programmi elettorali per l’ acquisto di aerei da combattimento (ma l’ Italia non ripudia la guerra?) o per un inutile buco in valle di Susa mentre una dopo l’altra le regioni italiane si sgretolano sotto frane, alluvioni, terremoti (non sempre così intensi rispetto ai danni arrecati anche agli edifici pubblici che dovrebbero essere i più sicuri).
In una democrazia “imperfetta” quale la nostra, la responsabilità è sempre mia, cioè di tutti i cittadini che liberamente e senza condizionamenti dovrebbero scegliere il meglio. Secondo me i cambiamenti climatici, purtroppo, non c’entrano o c’entrano poco.
Non so se questa lettera giungerà a destinazione, sicuramente arriverà nelle mani di chi la giudicherà inopportuna, infarcita di demagogia e populismo sostenendo che il Presidente della Repubblica ha sempre ragione. Io posso solo immaginare i motivi profondi della sua dichiarazione in cui cita i cambiamenti climatici come responsabili della disastrosa ultima alluvione. In questo caso è da ringraziare, per la sua prudenza e grande senso di responsabilità.

La saluto cordialmente,

Mauro Galliano

Sant’Ambrogio di Torino, 26 ottobre 2011

 


 

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Liguria: corsi d'acqua e alluvioni - 25/7/2011 - La Giunta Regionale predica bene e razzola malissimo!

Spesso quando accadono eventi che coinvolgono vite umane c'è sempre la propensione ad evitare di affrontare direttamente le responsabilità politiche accusando fin troppo spesso chi esterna le responsabilità altrui di azione di sciacallaggio.
Questo documento è del 25 luglio 2011. Dieci mesi dopo l'alluvione che ha colpito il ponente Genovese e tre mesi prima i tragici fatti dell'entroterra di Laspezia  con le devastazioni delle Cinque Terre e di intere comunità della val di Vara.
Non si parla ovviamente di Aulla in quanto competenze e assistenze riguardano Regione Toscana.
Loris
Con la mano destra si sollecita il Governo a trasferire più fondi per gli indennizzi dei danni provocati dall'alluvione del 4 ottobre 2010 che ha danneggiato Sestri Ponente.

Con la mano sinistra si pubblica un regolamento regionale che riduce da 10 a 3 metri le distanze minime per edificare vicino ai corsi d'acqua in ambito urbano.
Ma in Regione Liguria la mano destra sa cosa fa la mano sinistra?
Sul Bollettino Ufficiale della Regione Liguria del 20 luglio 2011 è stato pubblicato il Regolamento Regionale n. 3/2011,a firma del Presidente Burlando ( dopo la benedizione della Giunta del precedente 12 luglio ) , in materia di "tutela delle aree di pertinenza dei corsi d'acqua".
Dove stia la tutela non si sa, visto che a parere degli ambientalisti (inascoltati da gran parte della commissione consiliare chiamata a dare un parere alla Giunta) il famigerato art. 4 del Regolamento sancisce una riduzione delle distanze edificatorie rispetto alla legislazione nazionale (il testo unico delle opere idrauliche del 1904, che introduceva il principio base della distanza di 10 metri delle costruzioni dai corsi d'acqua), e si pone in netto conflitto con quanto previsto dall’art.115 del Dlgs.152/2006 (Testo Unico ambientale), in quanto contrasta con la necessità di una tutela attiva della fascia riparia di vegetazione spontanea (non basta il divieto di urbanizzazione) e la sua ulteriore riduzione è oltremodo contraria all’orientamento di tutela di queste fasce fondamentali per la riduzione del rischio idrogeologico. 
Il WWF ritiene non sormontabile la normativa nazionale ed in particolare quanto previsto dal vecchio ma vigente R.D. n. 523/1904, il quale fissa agli artt. 93 e seguenti, i principi generali per esercizio dell’attività di polizia idraulica, intesa come attività di controllo degli interventi di gestione e di trasformazione del demanio idrico e del suolo in fregio ai corpi idrici.
Quindi come sottolineato dalla scrivente associazione, era da evitare la riduzione delle fasce di inedificabilità da 10 a 5 (aree extraurbane) o 3 metri (aree urbane).
Inoltre l’art. 5 contenuto nel regolamento approvato apre la strada ad una serie di deroghe (strade incluse) in cui, ad esempio, la realizzazione di insediamenti produttivi , compensata secondo le convenienze del caso, da “opere di messa in sicurezza”, vanificherebbe il principio generale dei vincoli del RD 523/04, proprio quando nella nostra Regione, a causa dei rischi idrogeologici, i fenomeni di piena e dell’eccessiva urbanizzazione di aree golenali, andrebbe cristallizzato il principio delle regole di precauzione anziché quello delle deroghe.
WWF-LIGURIA
http://beta.wwf.it/client/ricerca.aspx?root=28713&content=1

PS. Da Sestrese, da amante del mio territorio non mi sento sciacallo a pubblicare questa informazione.
Informazione perchè notizia sarebbe che si tutela l'ambiente in cui viviamo.
 Loris

 

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Riflessioni sul 15 ottobre (2 parte) – Protagonisti e comprimari

…prima di cadere in equivoci­­­ è opportuno ricordare che la chiamata del 15 ottobre parte dal movimento degli indignados che rifiuta per sua natura l’etichettamento.

Rispondendo a chi imputava agli indignati spagnoli l’apoliticità e la responsabilità della perdita di consenso di Zapatero, favorendo la destra, affermavo che il disagio sociale e politico che veniva evidenziato da questo movimento era il conflitto che la sinistra per sua stessa natura doveva avere la capacità di gestire.

Tanto per fare un esempio dei nostri giorni, i lamentosi amano scagliarsi contro il movimento 5 stelle di Beppe Grillo accusandolo di sottrarre voti al centrosinistra favorendo quindi le coalizioni di centro-destra, mentre personalmente penso che se la qualità della proposta politica è buona, senza sovrapposizioni e ambiguità, oltre al 5 stelle potrebbe esserci anche il 6 il 7 o l’otto stelle che le coalizioni di centro sinistra non si porrebbero il problema del grillismo.

Tornando agli indignati del 15 ottobre, diverse sigle della sinistra, riunite sulle tematiche dei social forum ai primi di settembre lanciavano una chiamata al fine di facilitare, come sinistra diffusa, la partecipazione alla giornata del 15.

Nell’ulteriore allargamento dei soggetti, ritengo che avere avuto la presunzione di gestire come sigle, una chiamata che nasceva ed era valorizzata dagli individui, sia stato un grave errore.

Quello che era indubbiamente il necessario strumento per la costruzione di una grossa mobilitazione si è trasformato in un boomerang dagli effetti imprevedibili.

Se qualcuno ha pensato che dopo il decennale di Genova era possibile riproporre un coordinamento “stile Genova” per il 15 ottobre, ha evidentemente sottovalutato che dietro al risultato della manifestazione/corteo del 23 luglio, pur nelle sue contraddizioni, quel coordinamento, aveva cementato, nel lavoro di un anno un monolito che non lasciava spazi ad ambiguità (pressioni e forzature medianiche sono state presenti sino alla partenza del corteo, con false notizie di scontri nel centro storico genovese) mentre per la giornata degli indignati i tempi hanno limitato il lavoro ad una adesione formale e a un liberi tutte sulle pratiche ai margini del corteo.

L’evidente cura del proprio settore, delle proprie pratiche e delle proprie alleanze, è stato un corto circuito che ha depotenziato sin dal nascere una delle più imponenti manifestazioni popolari nate e volute dal basso.

Altro errore è stato quello di alcuni ambiti della sinistra di sovrapporre alle parole d’ordine del movimento degli indignati le proprie parole d’ordine.

Non è un caso se l’aggressione al corteo non è avvenuta su uno spezzone, ma tra gli spezzoni tanto sapientemente inquadrati . Non è un caso se le esternazioni postume sull’accaduto sono state fatte dagli organismi delle singole sigle piuttosto che collettivamente.

Forse però nell’amarezza dell’epilogo di quella manifestazione una ragione in più per indignarsi,  indignarsi di questa sinistra cercando di ridare voce a quei valori di solidarietà, condivisione e lotta tanto cari alla tradizione storica e culturale della sinistra italiana, ridare voce all’esserci e non al comparire.

L’aver fatto sclerotizzare all’interno del movimento italiano le tensioni e i conflitti all’interno del microcosmo della sinistra italiana, sono stati un regalo, per i più involontario al Governo italiano e al potere politico finanziario europeo.

Come un disco incantato ripeterò ciò che in altri momenti è stato detto: pratiche nuove di partecipazione e linguaggio nuovo. Se nel bucare lo schermo sta il “modernismo”, espressione del berlusconismo, colmiamo il buco culturale con i contenuti che non sono ne narrazioni ne litanie superate dagli sconvolgimenti sociali degli ultimi decenni.

Ritorniamo a leggere i soggetti sociali senza ne spaventarci  ne snobbando le manifestazioni di disagio espresse dalle centinaia di migliaia di indignados nel mondo e più che al protagonismo di un posto in prima fila torniamo al protagonismo nella gestione dei conflitti.

Sicuramente dopo il 15 ottobre sarà più difficile, ma forse riprendendo dai territori, dove il rapporto ritorna ad essere necessariamente diretto e personale una rete può trovare i nodi giusti sui quali ordire una trama di una nuova politica a sinistra e di sinistra.

Loris

 

Su a sinistra filmato con 4 interviste a leader comunisti che non sono riuscito a caricare su questo pezzo

 
 
 

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