IL CARTOLIBRATEO

Mi sembra una bella cosa... soprattutto per quello che vuol significare questa tappa...
Chissa' mai che inquadrino anche qualche impianto dismesso, per la gioia di Piandeloa ;-)

Sì, è il cinquantenario della tragedia. Meritano di essere ricordati, perché lo stato ha speculato sulla loro pelle, e hanno ricevuto risarcimenti irrisori. Per gli impianti dismessi, nella tappa di Cortina, fra qualche giorno, passeranno vicino ai due skilift dismessi di Pié Rosà, ai piedi della salita del Passo Tre Croci, e poi, un po' più in alto, al glorioso skilift di Malga Lareto. In quello ci andavamo con lo sci club a fare gli allenamenti di discesa libera, perché già negli anni '70 era sempre deserto. Invece a Piè Rosà hanno mosso i primi passi sugli sci tutti i cortinesi negli anni '50 e '60, me compreso.

Gran bella tappa oggi, ed era più che giusto si arrivasse ad Erto quest'anno. Mio zio, che non c'è più, era in polizia ed era in servizio vicino Longarone o forse proprio Longarone quando venne giù il monte Toc. A 9-10 anni ho sentito parlare del Vajont poi due anni fa ci sono salito in quella valle, ho avuto un ertano come guida... Bisogna salirci lassù per capire.

È vero. Si provano i brividi, lassù.

Sono stato a vedere la diga, e poi ci ho portato i ragazzi. Vero, va vista per capire. Se sapevo che i ciclisti venivano dalle tue parti, ti mandavo un presente lor tramite: domenica erano a Firenze, bella acquata che si sono presi!!!

Ho visto! Dalle mie parti dove sto adesso passeranno fra qualche giorno. Quando sento parlare del vajont mi spunta sempre una lacrimuccia. Anche se non sono stato direttamente coinvolto, la sento un po' come la mia terra. E conosco persone che hanno perso la famiglia, in quel disastro provocato dall' uomo.

Voglio riportare uno stralcio di "Aspro e dolce" di Mauro Corona, che sto leggendo proprio in questi giorni, se permetti.

"Per tacitarsi la coscienza, lo Stato concesse un sussidio mensile ad ogni superstite di Erto. L'elargizione post-colpa duro' un certo numero di anni, durante i quali, uomini e donne abituati da secoli al lavoro nei campi, nei boschi e nei cantieri del mondo, d'improvviso si trovarono spiazzati, le mani in mano, senza lavoro, senza casa, ma con soldi che piovevano puntualmente ogni mese nelle loro tasche. Bastava portare una firma all'ufficio postale e ti trovavi nel portafoglio un bel gruzzoletto.
A quelle povere anime oltraggiate e disperse, abituate a sudar sangue anche per uno spillo, non pareva vero di ottenere denaro senza muovere un dito.
Fu così che in quegli anni il consumo di alcolici da parte della mia gente subì un'impennata verso l'alto. Ma non era per vizio, accidia o indifferenza. A favorire l'impennata furono il dolore, la disperazione, lo smarrimento di un popolo sopravvissuto all'annientamento, trovatosi in due minuti proiettato nel nulla, senza piu' affetti ne' patria.
Molti non ressero.
A Cimolais, Claut, Barcis, Maniago, i superstiti attoniti, spaesati, smarriti, bighellonavano dentro e fuori le osterie. Ogni giorno, ad ogni ora, senza meta, senza idee e senza piu' voglia di riprendere in mano la vita.
Così, per alleggerire quella situazione insostenibile, i superstiti del Vajont si abbandonarono al bicchiere.
Se un tempo nelle osterie di Erto con il vino s'alzavano i canti, dopo il Vajont i bevitori stavano in silenzio.
Furono anni difficili per tutti, anni che ci lasciarono addosso un untume di apatia senza scampo.
Una ruggine che ancora incrosta l'anima."
Così... per chi ha voglia di leggerlo...

Dopo l'alluvione del 66 a Firenze ci fu una morìa. Ma non era gente travolta dalle acque: erano tanti vecchi e meno giovani che si erano visti portare via tutto. Quell'inverno l'influenza, la polmonite, le malattie del cuore decimarono gli anziani di Firenze, e a Trespiano (il cimitero di Firenze) invece di un quadrato ne riempirono due.

Ad Erto ricordo le scritte di Mauro Corona sui muri del paese, l'osteria del Gallo Cedrone... ieri ho acceso la tv in tempo er l'arrivo, è stato bellissimo vederli arrivare lassù. Se volete un alto bel libro sul Vajont vi consiglio "Vajjont, l'onda lunga" di Lucia Vastano.

grazie Cappy..non conosco i luoghi dal vivo, ma guardando ogni volta i documnentari credo non sia neanche immaginabile capire quello che quelle persone hanno vissuto durante e dopo e credo davvero sia giusto ricordare, per non dimenticare mai la negligenza e il menefreghismo cosa possano causare.

PIANCLOOOOOOOOD... esci dal loculo, su!

il mio gnoccadetector mi ha svegliato nel pieno dell'azione col divanetto. Cosa succede?

Ora aziono il tensiopatonzimetro!

Un giorno dovremo scrivere un post a quattro mani che descriva le differenze estetiche e funzionali fra gnoccadetector e tensiopatonzimetro.

ora torno lemme lemme nel mio loculo, circondato da pile di alpha test usati e di pennarelli stabilo da prezzare, tutti con vigorosi aumenti.

è il brusco risveglio che ti rende poi rinvigorente Pian?!?;)))

Io questo post l'ho capito. Però non sono appassionato di ciclismo.
Lascio un saluto che confido possa essere gradito.

MA L'ARGOMENTO NON ERA IL CICLISMO!!!

ahahahaahah...
No guarda Pian... sempre in qualita' di tua tutor Cepu, l'argomento e' il ciclismo... devo dar ragione a Sciarc.
Cazzo pero'! Adesso devo spiegarti anche i tuoi post?????
ahahahahaah... ahahahaah... come mi diverto oggi! :-)))

Ho letto "Giro d'Italia".
E sul Vajont non mi esprimo per non dire cose già espresse in commenti più sopra.

http://www.youtube.com/watch?v=tZi9BZodHB8

Pian, forse tirarti su dal divanetto non è stata proprio una bella idea;PPPP

Non vi reggo più. A proposito, ora vi sparo un altro post pregno di significati, financo significati latenti.