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PENSIONE TIBERTI, KADETT E STATALI DESERTE 2

Post n°690 pubblicato il 04 Giugno 2010 da piandeloa
 

...che poi alla fine, invece, si stava meglio allora, perché si sa che il presente è l'aspetto che ci interessa meno della vita, mentre il futuro è di gran lunga più importante. E quindi negli anni '60 il futuro era favoloso, mentre ora ce l'hanno rubato, o forse l'abbiamo distrutto. Cosa dite? Non c'entra nulla? Non me ne frega nulla, il blog è mio, e vado fuori tema finché voglio, ok? Comunque stavo dicendo che partivamo con l'Opel Kadett lungo quell'interminabile strada di montagna...ma fermi là, sulla statale 51 farò un post specifico, quindi teltrasportiamoci direttamente nella bassa veronese, dove i miei avevano vissuto qualche anno e avevano un sacco di amici. Ma prima c'era la tappa dai miei nonni nel mantovano, per dormire, perché mica si poteva fare in una sola giornata un viaggio così, eh! Allora, poi dalla bassa veronese partiva la carovana basso veronese-Igea Marina. Perché si trattava veramente di una carovana, c'erano una decina di macchine: lancia fulvia, 1100, 600 eccetera, tutte di rigorosa produzione nazionale, tranne la mitica Kadett bianca di mio papà. Cominciava così un viaggio interminabile, tutto su statali d’altri tempi e paesi abbandonati e tutti uguali. Difficile descrivere la bassa veronese degli anni ‘60 a chi non ci sia mai stato, però, in effetti, se togliamo qualche migliaio di capannoni e qualche condominio, non è molto diversa da oggi. A proposito, leggevo da qualche parte che la pianura padana è considerata una delle tre zone più fertili del mondo intero, assieme al delta del Mekong e alle pianure cinesi coltivate a riso. Secondo voi è stato un buon affare distruggerla per farne un unico groviglio di zone artigianali e commerciali? Siamo certi che sia indispensabile un centro commerciale ogni 15 km? So che allora era tutta campagna, con delle grandi corti coloniche - ci abitava anche della gente, credetemi - e un paese ogni decina di km. Credo che i paesi della bassa veronese siano fra i più brutti d’Italia. Tutti cresciuti per il lungo, seguendo la strada, il più delle volte senza una vera e propria piazza, solo uno slargo dove c’è la chiesa. Non c’è un portico, c’è pochissimo verde…poi, magari, per chi c’è cresciuto è il posto più bello del mondo. Allora, si passava in questi paesi completamente abbandonati sotto il sole torrido di luglio, e vedevi al massimo qualche vecchio e qualche bambino seduto all’ombra. E non si rallentava mai: fuori dai paesi 60 all’ora su strada deserta, nei paesi idem, tutti adeguati alla velocità dell’auto più lenta. Strade dritte come schioppettate, con l’illusione ottica delle pozzanghere in lontananza, tutte circondate da filari di platani che erano pericolosissimi, ma almeno davano un po’ d’ombra. Perché allora mica c’era l’aria condizionata, in macchina; andava già bene, per chi si sedeva dietro, avere un finestrino da abbassare, perché erano le auto erano quasi tutte a due porte. Per cui era ìndispensabile fermarsi ogni tanto, non solo per prendere un po’ d’aria, ma anche perché spesso a qualche bambino veniva mal d’auto, magari aiutato in questo dal padre che fumava una sigaretta dietro l’altra. Per fortuna ogni poco si trovava un passaggio a livello chiuso..,ma di questo parlerò nella prossima puntata.

 
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