C'è una forza misteriosa nelle cose esteriori [...]. Un attore, per immedesimarsi perfettamente nello spirito del personaggio da rappresentare, deve indossarne il costume.*
E poi d'improvviso, mentre percorri una via del centro, di quelle a passo d'uomo, dove non abitano le auto e le case sono antiche, si anima una vetrina. La cogli prima di sfuggita, quasi per caso, poi ti accorgi che l'impressione è giusta: non è più una vetrina ma un palcoscenico. Si assiepano dietro il vetro, strumenti e suonatori. Il ragazzo al violoncello, con un cilindro nero in testa da cui scappa il ciuffo biondo, inizia ad arringare scanzonato. Poi, dal sorriso per le sue parole, parte l'incanto per le sue melodie, il mare e i gabbiani della Croazia, piccole magie siciliane. Non so più cosa guardare, ci vorrebbero mille occhi, sugli archetti di violino e violoncello, sui tasti del pianoforte o i cilindri del flicorno, poi clarinetto e percussioni e la maniglia cigolante... ops... i gabbiani. Sui volti. I volti di chi suona che hanno sempre qualcosa di estatico, come di chi sia immerso nell'aura di un giardino segreto, e ascoltando se ne viene irraggiati. Una piccola, grande, meravigliosa sorpresa.
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il 02/09/2020 alle 10:01
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