C'è un grande bosco fitto di alberi maestosi e sussurranti. D'un tratto l'erba s'inchina in una riva e si apre uno stagno dalle acque immote e silenziose. Forse i pesci dormono e l'acqua è limpida in superficie. Non si vede il fondo.
Poi, senza preavviso, un gran mestolo divino s'immerge e comincia a rimestare. Le acque si confondono e il fango turbina. Le particelle di migliaia di sedimenti oscurano la limpidezza dello specchio. Affiorano immagini e parole, gorghi d'infanzia, cose vecchie assopite e quasi dimenticate. La melma trasuda e passa nell'aria, filtrata dai raggi del sole, si secca e ricade come cipria impalpabile. Il sole impallidisce.
Il mestolo continua come dito nella piaga e tutto ribolle.
Poi tutto si acquieta, il legno divino si ritrae in una scia di gocce, l'acqua freme intorno alla ferita, gli alberi scrollano i loro rami e i sedimenti tornano a depositarsi, forse in un altro ordine. I pesci tornano a dormire sotto la superficie.
Ora si attende pioggia a riportare a terra la polvere dalle foglie e a ristabilire l'equilibrio del silenzio. Tutto scorre.
(disegno di R. Dautremer)
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