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« Radiazioni elettro-magne...Ecologia ed economia »

Crimini ecologici e imperialismo

Foto di maxbianco1

Crimini ecologici e imperialismo

Dr. PhD Max Bianco

 

Bryan Farrell nel suo nuovo libro “The Green Zone: The Environmental Costs of Militarism”, dice che “il più grande attacco contro l’ ambiente, contro tutti noi nel globo, viene da un’agenzia…le Forze Armate degli USA”.

I test statunitensi di armi nucleari nel sud-ovest e nelle isole del sud del Pacifico hanno contaminato con radiazioni milioni di ettari di terre ed acqua. Montagne di scorie radioattive e tossiche di uranio sono state abbandonate in terre indigene nel sud-ovest. Più di 1000 mine di uranio sono state abbandonate in riserve navajo in Arizona e New Mexico.

Nelle Isole Marshall tra il1946 e il 1983 gli Stati Uniti condussero una serie di test con bombe nucleari e missili balistici. A questo scopo espulsero da alcune di queste isole, in particolare dall’Atollo di Bikini, tutta la popolazione. Molte persone rientrate nel 1968 dovettero fuggire di nuovo perché colpite o minacciate da massicce dosi di radiazioni. Alla quale popolazione di Bikini fu permesso solo nel 1983 di fare rientro, a condizione che non si nutrissero dei prodotti della terra.

Nella Guerra del Vietnam vi fu l’uso estensivo dei defolianti: gli USA sapevano che si sarebbero ritirati e i defolianti furono usati per distruggere le foreste di alberi della gomma del Vietnam del Sud perché non facessero concorrenza alle piantagioni che Multinazionali americane si erano procurate in Malesia. Gli Americani raccontavano di defoliare gli alberi per scoprire i Viet Cong, che sarebbero stati annidati fra i rami.

La guerra degli Stati Uniti in Vietnam lasciato vaste aree così contaminata con l’erbicida Agente Orange che attualmente, più di 35 anni dopo,la contaminazione da diossina è di 300 a 400 volte superiore rispetto ai livelli di “sicurezza”. Gravi malformazioni alla nascita e alti tassi di cancro derivanti dalla contaminazione ambientale stanno continuando in una terza generazione.

Armi statunitensi fatte con uranio impoverito hanno scaricato decine di migliaia di chili di microparticelle di rifiuti radioattivi altamente tossiche in tutto il Medio Oriente, Asia Centrale e Balcani.

Il 28 ottobre del 1981 si votava all’ONU la carta mondia-le per la tutela dell’ambiente. Il 17  icembre 1982 si votava per misure di protezione contro i prodotti dannosi per la salute e per l’ambiente. Gli unici a votare contro furono gli Stati Uniti. Il diritto alla salute per gli Usa viene dopo il diritto al profìtto delle multina-zionali.

In tempi più recenti sono stati gli unici a non sottoscrivere i ridicoli accordi di Kyoto sulla limitazione dei gas-serra. Durante le negoziazioni degli Accordi di Kyoto, gli USA hanno chiesto come condizione per la loro firma che tutte le loro operazioni militari nel mondo e tutte le operazioni nelle quali partecipano con l’ONU e/o con la NATO fossero totalmente esenti dalle misure di riduzioni. Dopo aver ottenuto questa assurda concessione, il governo Bush rifiutò comunque di firmare l’accordo.

In un articolo del 18 maggio del 1998, intitolato “National security and military policy issues involved in the Kyoto treaty” (Sicurezza nazionale e questioni politiche-militari coinvolte nel trattato di Kyoto) il direttore Jeffrey Salmon descrisse la posizione del Pentagono. Cita il documento annuale del 1997 al Congresso dell’allora segretario della Difesa William Cohen: “Il dipartimento della difesa raccomanda energicamente che gli USA insistano su una clausola di sicurezza nazionale nel protocollo sul cambiamento climatico che si sta negoziando”.

Secondo Salmon, questa disposizione nazionale per la sicurezza è stata avanzata in un progetto che specificava “esenzione militare totale dei limiti di emissioni di gas ad effetto serra. Il progetto comprende operazioni multilaterali come attività approvate dalla NATO e dall’ ONU, ma include anche azioni legate ampiamente con la sicurezza nazionale, che sembrerebbe comprendere tutte le forme di azioni militari unilaterali e la formazione di tali azioni.”

Eduard Eizenstat, che diresse la delegazione degli USA a Kyoto, ha informato che “il Dipartimento della Difesa e i militari in divisa che sono stati insieme a me a Kyoto, hanno ottenuto tutte le richieste che avevano detto di volere. Cioè, autodifesa, mantenimento della pace, aiuto umanitario”.

L’Inter Press Service, ha riferito il 21 maggio 1998: “I legislatori degli Stati Uniti, nel loro più recente golpe conto gli sforzi internazionali per contenere il riscaldamento globale, hanno esentato oggi le operazioni militari degli USA dall’accordo di Kyoto che specifica gli impegni vincolanti per ridurre emissioni di “gas effetto serra”. La Camera dei Rappresentanti ha approvato un emendamento alla legge dell’autorizzazione militare che l’anno prossimo “proibisce la restrizione delle forze armate sotto il Protocollo di Kyoto”.

Durante la conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico a Copenaghen, con più di 15.000 partecipanti da 192 paesi, più di 100 capi di Stato, 100.000 manifestanti per strada, un inquinante peggiore del biossido di carbonio e altre emissioni tossiche nel pianeta non è stato oggetto di nessuna discussione, proposte o restrizioni.

Il Pentagono è il più grande utilizzatore istituzionale di prodotti petroliferi e energetici. E, nonostante questo, il Pentagono è esente da ogni accordo climatico internazionale.

Le guerre del Pentagono in Iraq ed in Afghanistan; le sue operazioni segrete nel Pakistan; il suo equipaggiamento in oltre 1.000 basi statunitensi in tutto il mondo; le sue 6.000 installazioni negli USA; tutte le operazioni della NATO; le sue portaerei; aerei jet; sperimentazione; formazione e vendita di armi, non saranno prese in considerazione per quanto riguarda i limiti dei gas ad effetto serra degli USA o inclusi in alcun conteggio.

Il 17 febbraio, l’Energy Bulletin aveva dettagliato il consumo di petrolio del Pentagono solo per aerei, barche, veicoli terresti e installazioni che lo hanno reso il consumatore singolo di petrolio più grande del mondo. Fino ad allora, l’Armata degli USA aveva 295 navi da combattimento e ausiliarie e circa 4000 velivoli operativi. L’esercito degli USA aveva 28.000 veicoli blindati, 140.000 High-Mobility Multipurpose, più di 4.000 elicotteri da combattimento, varie centinaia di aerei di ala fissa ed una flotta di 187.493 veicoli. Fatta eccezione per 80 sottomarini e portaerei nucleari, che propagano inquinamento nucleare, tutti gli altri veicoli sono a petrolio.

Secondo il CIA World Factbook del 2006, solo 35 paesi (su 210 al mondo) consumano più petrolio, al giorno, del Pentagono.

Le forze armate degli USA usano ufficialmente 320.000 barili di petrolio al giorno. Tuttavia, questo totale non comprende il combustibile utilizzato dalle imprese appaltatrici o il combustibile consumato nelle strutture in affitto e privatizzate. Nè include l’enorme quantità di energia e di risorse utilizzate per produrre e mantenere il suo equipaggiamento di morte o le bombe, granate o missili che utilizza.

Secondo la giornalista e ambientalista, Johanna Peace, le attività militari continueranno ad essere esenti da un ordine esecutivo firmato dal presidente Barack Obama che prevede che le agenzie federali riducano le loro emissioni di gas d’effetto serra fino al 2020. Peace segnala che: “Le forze armate rappresentano un 80 % dei bisogni energetici del governo federale”.

L’esclusione generale delle operazioni globali del Pentagono fanno sembrare le emissioni di anidride carbonica degli USA appaiono molto meno di quello che in realtà sono. Ma, anche senza contare il Pentagono, gli USA hanno le maggiori emissioni di biossido carbonio del mondo. Oltre ad emettere biossido di carbonio, le operazioni militari degli USA liberano nell’aria, nell’acqua e nel suolo, altri materiali altamente tossici.

Il dipartimento della difesa si è opposto sistematicamente ad ordini dell’Environmental Protection Agency (Agenzia Protezione Ambientale-EPA) di ripulire le basi statunitensi contaminat . Le basi militari del Pentagono sono in testa alla lista dei siti più inquinati del Superfund, e gli inquinanti penetrano nelle falde acquifere di acqua potabile del suolo.

Il Pentagono si è anche opposto agli sforzi dell’EPA di stabilire nuovi standard di inquinamento per due prodotti chimici che si trovano ampiamente nei siti militari: perclorato, trovato nel propellente di razzi e missili; e tricloroetileno, uno sgrassante per parti di metallo.

Il tricloroetileno è l’inquinante d’acqua più diffuso nel paese ed è assorbito dalle falde acquifere in California, New York, Texas, Florida e altrove. Più di 1.000 siti militari negli USA sono contaminati con questa sostanza chimica. Le comunità più povere, in particolare comunità di gente di colore, sono le più colpite da questo avvelenamento.

Quasi la metà dell'acqua consumata negli Stati Uniti è destinata alle coltivazioni di alimenti per il bestiame. L'80% di erbicidi usati negli USA viene utilizzato nei campi di mais e di soia destinati all'alimentazione degli animali da allevamento. Gli allevamenti di animali negli Stati Uniti producono 1,4 miliardi di tonnellate di letame solido all’anno, 130 volte la quantità prodotta dalla popolazione umana.

Non solo il petrolio iracheno dev’essere a disposizio-ne delle banda di petrolieri (al tempo della guerra in Iraq Cheney-Bush-Rice), ma anche l’intero ecosistema planetario, già agonizzante, è una variabile dipendente dai profitti delle loro multinazionali del petrolio.

La guerra del 1991 degli USA in Iraq, seguita da 13 anni di crudeli sanzioni, l’invasione del 2003 e l’occupazione seguente, hanno trasformato la regione- che ha una storia di 5000 anni come granaio del Medio Oriente- in una catastrofe ambientale. La terra coltivabile e fertile dell’Iraq è diventata una landa desolata del deserto dove il minore dei venti causa una tempesta di sabbia. L’Iraq, che era esportatore di alimenti, adesso importa l’80% dei suoi alimenti. Il Ministro dell’Agricoltura irachena stima che il 90% della terra soffre una severa desertificazione.

Steve Kretzmann, direttore dell’Oil Change International, informa che:

 

La guerra in Iraq ha prodotto almeno 141 tonnellate di biossido di carbonio (MMTCO2e) da marzo del 2003 a dicembre 2007….La guerra emette più del 60% di tutti i paesi. …Queste informazioni non sono facilmente disponibili….perché le emissioni di militari all’estero sono esenti da obblighi di comunicazione nazionale, per la legge degli USA e della Convenzione quadro dell’ONU sui Cambiamenti Climatici .

 



Washington Post, 30 giugno 2008

www.naomiklein.org, 10 dicembre

 
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