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Uno scrittore parla di Teilhard

Post n°233 pubblicato il 19 Febbraio 2010 da bioantroponoosfera
Foto di bioantroponoosfera

Tom Wolfe stregato dal gesuita “eretico”

 

«Me ne frego dei teologi cristiani. Mi arrabbio perché mantengono il Cristianesimo in uno stato di nanismo mentre è l’unico phylum religioso capace di armonizzare l’Universo». Alla sua scomparsa, avvenuta nel 1955 nella sua stanza di Manhattan a New York, il nome di Teilhard de Chardin circola solo nella ristretta cerchia degli scienziati. Membro della Compagnia di Gesù, delle sue fatiche si conosce solo l’attività di paleontologo e geologo, non quella di uomo di fede e di pensatore. Soltanto dopo la sua morte le sue idee iniziano a farsi largo e ad attirare l’attenzione al di fuori degli ambienti ecclesiastici. Prima, a impedire la diffusione del suo capolavoro Il fenomeno umano e degli altri libri ci pensava un monito del Sant’Uffizio che lo accusava di panteismo e scientismo per il sostegno dato alla teoria dell’evoluzione. Lui, da buon gesuita, rispose rispettando il voto d’obbedienza. Così il dubbio se fosse un eretico o un visionario attese un bel po’ prima di coinvolgere il mondo delle lettere.

Per lo scrittore americano Tom Wolfe non ci sono dubbi: Teilhard è un profeta. In un ritratto che compare nella raccolta di saggi La bestia umana, il nome di Teilhard figura a fianco di Marshall McLuhan come uno degli anticipatori dell’Era digitale: «Il mondo si era ristretto. L’Era digitale stava rendendo obsoleti i concetti di confini nazionali e altre antiche nozioni geografiche. Il mondo era unificato... on-line. E da questa convinzione è nato il concetto di convergenza, coniato dal gesuita Pierre Teilhard de Chardin». Con l’idea di convergenza, elaborata intorno agli anni ’40, riesce a prevedere i paesaggi della globalizzazione. La fusione dei mercati, il dispiegarsi sul pianeta del Web, cosa se sono se non una convergenza di diverse realtà che cominciano a intrecciarsi? «Nel ventesimo secolo Dio stava creando», racconta sempre Wolfe, «una convergenza. Grazie alle tecnologie la varietà sparpagliata di Homo Sapiens veniva unita in un sistema nervoso per l’umanità che Teilhard ha chiamato noosfera». Ma non manca chi guarda alla sua opera con occhi critici. È il caso di Eugenio Montale quando scrive: «La pelle mi si aggriccia, quando ti ascolto». Anche se il cardinale Ratzinger, non ancora salito al soglio pontificio, ammette nei Principi di teologia cattolica che la Gaudium et spes risente del pensiero del gesuita francese.

Un uomo controverso e discusso, dunque, che però sarà unico tra i teologi e gli scienziati del secolo passato, soprattutto tra quelli che hanno cercato di conciliare scienza e religione. Ma chi è Teilhard de Chardin? Il suo pensiero non si estingue nell’idea di convergenza, né la sua vita finisce chiusa in uno studiolo.

Nato nel 1881 in Alvernia in una famiglia numerosa, Teilhard manifesta subito le sue passioni. La Materia diventa la sua ossessione quando, ancora imberbe, confessa di voler cercare il «Dio del ferro». Più tardi annoterà: «Vorrei immergermi nella Materia, recuperare ogni scintilla della fiamma celeste racchiusa nella triplice concupiscenza: santificare la potenza imprigionata nell’amore, nell’oro e nell’indipendenza con uno spirito di accettazione e di divinizzazione delle Potenze della Terra». Tutto il suo sforzo è teso a superare la frattura che separa Materia e Spirito, grazie alla teoria dell’evoluzione secondo cui la vita procede sempre in avanti verso il punto Omega in cui queste due dimensioni si fondono.

De Chardin si recherà, tra il 1905 e il 1908, in un collegio dei gesuiti al Cairo, come lettore di chimica e fisica. Nel corso delle escursioni nel deserto, visiterà le meraviglie degli antichi egizi, le piramidi, Luxor e l’oasi del Fayyum, e non mancherà di scoprire nuove varietà di pesci, imenotteri, lepidotteri, stelle marine e piante fossili, che recano tutte il suo nome: Teilhardi. Al rientro dall’Egitto, durante un soggiorno di studio in Inghilterra gli capita di prendere parte a una missione che condurrà al ritrovamento dell’uomo di Piltdown, l’anello mancante della catena evolutiva. La scoperta avrebbe dovuto rivoluzionare il mondo... se solo fosse stata vera. Anni dopo risulterà tutta una montatura orchestrata dal capo della spedizione ammassando un’accozzaglia di resti ossei di uomini e animali. Nei suoi anni di esilio in Cina, a partire dal 1926, Teilhard rimedierà a questo incidente contribuendo alla scoperta dell’uomo di Pechino, il cosiddetto Sinanthropus

Instancabile viaggiatore, attraverserà il deserto del Gobi, batterà le regioni inesplorate dell’Abissinia e della Somalia, guidato in queste da uno degli scrittori più affascinanti di Francia, il pirata e trafficante d’armi Henry de Monfreid. La Birmania e l’India settentrionale non sfuggiranno alla sua curiosità. L’Impero celeste lo attraverserà in lungo e in largo, dalle vallate del fiume Yangtze allo Shansi. Sete di scoperte, ma anche desiderio di mettersi alla prova. Quando parte per la Cina lo farà come un pluridecorato. Negli anni della Grande guerra, non vuole approfittare del suo abito talare per scampare al fronte. Farà di tutto per stare al fianco dei soldati in prima linea, meritandosi la medaglia d’oro al valor militare. Nessuna delle grandi battaglie lo vede assente: da Verdun alla Marna presta soccorso ai feriti e si avventura sul campo per recuperare i mutilati.

Nonostante questa vita avventurosa e di ricerca, non rientrerà, se non per brevi periodi, in Francia. Si eclisserà dalla vita terrena Oltreoceano, consapevole di «avere santificato tutte le potenze della Terra e di aver portato alla luce ogni scintilla di luce divina che vi soggiornava».

Dal   quotidiano  LIBERO del 25/6/2009

 

 

 

 
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RIFLESSIONI TEILHARDIANE

"  La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto.  Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori?  Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva.  E' una distinzione illusoria.  La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente,  la Verità "   

                                                                                                                                                          

 

" Senza che si possa dire per ora in quali termini esatti, ma senza che vanga perduto un solo frammento del dato, sia rivelato che definitivamente dimostrato, sul problema scottante delle origini umane, l'accordo si farà senza sforzo, a poco a poco, tra la Scienza e il Dogma.  Intanto, evitiamo di respingere anche il minimo raggio di luce, sia da una parte che dall'altra.  La fede ha bisogno di tutta la verità". (da Les Hommes fossiles, marzo 1921) 
 
" Inventariare tutto, provare tutto, capire tutto. Ciò che è in alto, più lontano di quanto è respirabile, e  ciò che è in basso, più profondo della luce.  Ciò che si perde nelle distanze siderali, e ciò che si dissimula sotto gli elementi... Il sole si alza in avanti... Il Passato è una cosa superata...  La sola scoperta degna dei nostri sforzi è come costruire l'Avvenire". (La découverte du passé, 5 settembre 1935)
 

"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.

Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno...  Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)

 
"  Chiniamoci dunque con rispetto sotto il soffio che gonfia i nostri cuori per le ansie e le gioie di "tutto tentare e di tutto trovare".  L'onda  che sentiamo passare non si è formata in noi stessi.  Essa giunge a noi da molto lontano, partita contemporaneamente alla luce delle prime stelle.  Essa ci raggiunge dopo aver creato tutto lungo il suo cammino.  Lo spirito di ricerca e di conquista è l'anima permanente dell'Evoluzione" (Il Fenomeno Umano 1940)
 

" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando...  E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto...  Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro.  Manovra impossibile e fatale.  La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide.  Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936) 

 
" L'Energia diventa Presenza...  Sembrerebbe che un solo  raggio di una tale luce, cadendo come una scintilla in qualsiasi punto della Noosfera, dovesse provocare un'esplosione abbastanza forte da incendiare e rinnovare quasi di colpo la faccia della Terra. Allora, come è possibile che, guardando attorno a me, è ancora tutto inebriato di ciò che mi è apparso, io mi trovi pressochè solo della mia specie?  Solo ad aver "visto"?...  Incapace, quindi, quando me lo si chiede, di citare un solo autore, un solo testo, in cui si riconosca, chiaramente espressa, la meravigliosa "Diafania" che, per il mio sguardo, ha trasfigurato tutto ?"  (Le Christique, marzo 1955) 
 
....IN QUESTA APERTURA VERSO QUALCHE COSA CHE SFUGGE ALLA MORTE TOTALE, L'EVOLUZIONE E' LA MANO DI DIO CHE CI RICONDUCE A  LUI . ( La Biologie, poussee à fond,peut-elle nous  conduire à èmerger dans le transcendant?  Maggio 1951)
 

Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio.  "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)

 

" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.

Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.

Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?

Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)

 

" Nel Cuore della Materia.

   Un Cuore del  Mondo,

    Il Cuore d' un Dio"

        (da Le  Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)

 
" Nella peggiore delle ipotesi, se ogni possibilità futura di parlare e di scrivere si chiudesse davanti a me, mi rimarrebbe, con l'aiuto di Gesù, quella di compiere questo gesto, affermazione e somma testimonianza della mia fede: scomparire,m inabissarmi in uno spirito di Suprema Comunione con le forze  cristiche  dell'Evoluzione  (da Note di esercizi spirituali, 22 ottobre 1945) 
 
 
 

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