Teilhard de Chardin
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AVVICINARSI A TEILHARD
Teilhard de Chardin La mistica della traversata di Edith de la Hérroniere
L'Ippocampo - Genova
Ci sono tanti libri che presentano l'opera e il pensiero di Padre Teilhard de Chardin s.j. Alcuni difficili come è difficile il pensiero di Teilhard, altri molto facili che però non centrano il bersaglio e ci danno di Teilhard interpretazioni di parte farcite di luoghi comuni facenti parte di quel bagaglio obsoleto messo in campo da tanti cattolici tradizionalisti e antievoluzionisti.
Edgardo Limentani in questa sua recensione ci presenta, invece, un libretto elegantemente scritto da Edith de la Héronniere (edito da l'Ippocampo di Genova) che ci accompagna alla scoperta di Teilhard con delicatezza, ma anche con profondità di vedute, attraverso i diari e le lettere private del gesuita.
Un viaggio interiore ed esteriore alla scoperta del pensiero di un grande della cultura scientifica e religiosa contemporanea.
Leggere questo agile libretto sarà certamente piacevole per chi vorrà avvicinarsi al pensiero teilhardiano.
dal sito: www.rebeccalibri.it
Ci sono libri «piccoli» e libri «grandi», e libri che sono «piccoli» solamente per il loro formato. Sulla scrivania ho uno dei libri più delicati ed eleganti che abbia letto negli ultimi anni, Teilhard de Chardin. Una mistica della traversata (traduzione di Orietta Mori, Genova, L’ippocampo, 2005), il quale appartiene all’ultima delle definizioni. La scrittura è elegante e profonda, e il tema biografico accompagna il lettore, pagina dopo pagina, in una gradevole mescolanza di viaggio interiore ed esteriore, con brani dai diari e dalla corrispondenza privata di Teilhard de Chardin a rendere la prosa di Edith de la Héronnière, se possibile, ancora più bella. Sovente, infatti, l’autore di una biografia perde al confronto con i documenti del personaggio del quale racconta la vita. Si sofferma su particolari talvolta insignificanti; affretta la scrittura facendola somigliare a quella delle colonne dei giornali. Non è così, invece, per questa allieva del filosofo Jankélevitch, noto per le sue riflessioni sulla morte, che affronta Teilhard con una garbata passione, sempre attenta a non eccedere in posizioni personali, aperture o chiusure arbitrarie. È vero che, quando si sceglie un soggetto biografico, ci si nasconde sempre un po’ dietro quello che studiamo, e l’abbiamo scelto proprio perché eravamo in sintonia con un certo modo di pensare la vita. L’errore più evidente che si commette è quello di nascondersi troppo, divenendo così inesistenti, quasi un preludio a trasformarsi in un doppio perfetto del nostro autore amato. Invece, in questo prezioso
innamorarsi di una prosa dalla cadenza musicale, e
ottimamente tradotta.
Dove ci conduce, dunque, questa «mistica della
traversata»? Su rotte dell’animo e del pensiero
innanzitutto, alla ricerca del ruolo dell’uomo nell’universo,
una ricerca condotta con tenacia e passione
sino a divenire la cifra della vita.
Sono pochi i libri «grandi», e questo lo è, di una
grandezza discreta ma non meno importante.
Edgardo Limentani
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" La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto. Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori? Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva. E' una distinzione illusoria. La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente, la Verità "
"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.
Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno... Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)
" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando... E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto... Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro. Manovra impossibile e fatale. La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide. Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936)
Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio. "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)
" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.
Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.
Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?
Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)
" Nel Cuore della Materia.
Un Cuore del Mondo,
Il Cuore d' un Dio"
(da Le Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)